Architettura razionalista PDF

Title Architettura razionalista
Author Simplicio Paris
Course Ingegneria Edile - Architettura
Institution Sapienza - Università di Roma
Pages 13
File Size 256.2 KB
File Type PDF
Total Downloads 92
Total Views 154

Summary

Download Architettura razionalista PDF


Description

L’ARCHITETTURA RAZIONALISTA Caratteristiche L’Architettura Razionalista nasce, nell’ambito del Movimento moderno, dalla necessità di avvicinamento dell’architettura alle reali esigenze sociopolitiche europee dei primi decenni del Novecento. Questo periodo è caratterizzato da una spinta tecnologica, derivante dalla rivoluzione industriale, e da una dualità tra ricostruzione post-bellica e rinnovamento edilizio. La distruzione delle città a seguito della Grande Guerra e le condizioni economiche disastrose hanno portato alla necessità di una ricostruzione rapida, intelligente ed economica. Da qui nascono le caratteristiche del movimento razionalista, strettamente legato allo sviluppo tecnologico e scientifico, che gli impone continue trasformazioni, e caratterizzato da una grande chiarezza costruttiva, linearità e purezza delle forme, assenza di ornamenti e uso di materiali quali vetro, acciaio e cemento nella loro naturale essenza. Il tutto riconducibile a una nuova impostazione della prassi progettuale, che si richiama ai processi logici della scienza e della tecnica e soprattutto all’uso della ragione, appunto, razionalismo, come strumento di risoluzione dei problemi dell’architettura; risoluzione affidata sia all’analisi delle funzioni alle quali l’organismo architettonico o l’oggetto d’uso è destinato, sia alla scelta di tecniche idonee atte ad ottenere soluzioni costruttive semplici ma non banali, ed efficaci, in cui la componente emotiva e decorativa viene eliminata. Quest’atteggiamento porta, probabilmente per la prima volta, ad un’omologazione dell’architettura a livello internazionale, grazie anche alle possibilità di uniformazione e prefabbricazione offerte dalla moderna industria delle costruzioni. Tutti gli autori del momento tendono ad esprimersi con le stesse caratteristiche, secondo il concetto del funzionalismo, con un certo tipo di costo e di tempo di costruzione, tutti sulla stessa linea di pensiero da questi intenti comuni nascono i CIAM (Congressi Internazionali di Architettura Moderna) che fanno vedere la convergenza di questi artisti sulle stesse tematiche e caratteristiche.

Per quanto molto variegata al suo interno, l’architettura razionalista può essere riassunta nel principio per cui la ricerca di una società ideale passa anche attraverso l’aiuto di un’architettura migliore. La città va dunque ripensata per intero, a partire dal problema della residenza. Quest’ultima deve rispondere a requisiti standard di funzionalità e di igiene quali quantità di aria e di luce necessarie al singolo individuo, ma anche di economicità di realizzazione. Grande attenzione è dedicata alla definizione dell’alloggio minimo, cioè del minimo spazio compatibile con un ragionevole livello di vita. Studi su questo argomento, basati anche su analisi sociologiche e misurazioni antropometriche, sono presentati al II CIAM che si svolge a Francoforte nel 1929: in questa sede si stabilisce il principio che l’abitazione moderna debba avere una camera per ogni adulto, sia pure di dimensioni molto limitate, in quanto «l’uomo sano necessita per il suo alloggio di un massimo di aria e di luce naturale, ma di una piccola quantità di spazio. [...] La parola d’ordine è: allargate le finestre, risparmiate lo spazio abitabile». Dall’elemento di base, l’alloggio, la progettazione architettonica deve rigorosamente espandersi all’edificio, al quartiere, fino all’intera città. Il modo di aggregare gli alloggi in edifici e la disposizione di questi ultimi nello spazio urbano devono garantire la generale salubrità del quartiere e lasciare ampi spazi liberi da destinare a verde, con attrezzature per lo sport e il tempo libero. Procedendo dalla scala dell’alloggio a quella della città, il Razionalismo giunge così a modificare profondamente la concezione della figura dell’architetto, che prima di un costruttore dev’essere un urbanista.

Da qui due princìpi fondamentali dell’Architettura Razionalista: la supremazia dell’urbanistica sul singolo intervento architettonico; la supremazia della funzione sulla forma, che troppo spesso è stata interpretata come via libera a soluzioni economicamente povere e squallide. Razionalismo in europaIl Bauhaus Il razionalismo si diffonde in Germania attraverso il lavoro del Bauhaus, nato nel 1919 a Weimar in Germania da Walter Gropius, che nel 1919 assume la direzione della Scuola di arti e mestieri e della Accademia di belle arti a Weimar e le unisce in un’unica istituzione, la Scuola superiore di design Das Staatliche Bauhaus Weimar ispirata ad un ripensamento del binomio arte e tecnica applicato all’architettura e al design: l’arte in funzione della tecnica, e in un’ottica più funzionale e razionalistica, conciliando la creatività del design alla perizia della tecnica. “Formiamo dunque una nuova corporazione di artigiani. […] Impegniamo insieme la nostra volontà, la nostra inventiva, la nostra creatività nella nuova costruzione del futuro, la quale sarà tutto in una sola forma: architettura, scultura e pittura e, da milioni di mani di artigiani, si innalzerà verso il cielo come un simbolo cristallino di una nuova fede che sta sorgendo.” – da Il Manifesto e programma del Bauhaus statale di Weimar 1919. La scuola trae ispirazione dal movimento ottocentesco inglese Arts and Crafts che in contrapposizione al veloce processo di industrializzazione intendeva riportare in auge un’arte capace di abbinare lo scopo utilitaristico al valore estetico. Il Bauhaus si impegna invece, anche nella ricerca di integrazione tra il prodotto artistico e la nuova realtà sociale e produttiva. La corrente di pensiero che alimentò il Bauhaus era fondata sul diverso tipo di organizzazione del lavoro dell’industria e dell’artigianato; da una parte la corretta suddivisione del lavoro, dall’altro il totale controllo dell’intero processo produttivo da parte del singolo artigiano. Quest’atteggiamento è atto a preservare gli standard di eccellenza che garantisce l’artigianato e che il processo produttivo meccanizzato dell’industria tende a perdere. Il Bauhaus rappresenta così negli anni il punto di riferimento fondamentale per tutti i movimenti nel campo del design e dell’architettura legati al Razionalismo. Inizialmente è sovvenzionata con fondi pubblici della stessa città di Weimar, amministrata dai socialdemocratici, poi subentrano contrasti con le autorità e nel 1925 viene spostata a Dessau, nella nuova sede progettata da Gropius stesso e diviene ben presto il manifesto del nuovo clima razionalista che va imponendosi nella cultura architettonica europea. La scuola Bauhaus rivoluziona la filosofia della costruzione, la cui estetica diventa secondaria all’uso per cui viene realizzata. Il lavoro dell’Architetto è quello di analizzare con attenzione le funzioni a cui dell’edificio è preposto e queste diventano fondamentali per la forma che avrà. Nel 1927 Gropius, alla ricerca di un docente per la neonata sezione di architettura, offre la cattedra a Hannes Meyer che già nella presentazione del suo corso colse l’occasione per determinare quei principi che diverranno peculiari nell’attività della scuola sotto la sua direzione: “il mio insegnamento sarà tendenzialmente di tipo funzionalistico e collettivistico e inoltre sarà particolarmente attento alle tecniche costruttive”. Dal 1928, poi, Meyer succede a Gropius e diventa il direttore della scuola del Bauhaus fino al 1930 quando arriva Ludwig Mies van der Rohe, il teorico del “Less is more” che imprime alla scuola un carattere più strettamente disciplinare incentrato sull’architettura, fino alla chiusura. L’arrivo del nazismo, con il suo odio per l’arte e la cultura contemporanea, sancisce la fine del Bauhaus. Senza sovvenzioni statali, con molti docenti licenziati perché ritenuti sovversivi, e con continue pressioni della Gestapo, l’istituto chiude nel 1933. Nonostante ciò il Bauhaus ha un enorme impatto sulle tendenze dell’arte e dell’architettura nell’Europa occidentale e negli Stati Uniti, anche grazie al fatto che molti dei docenti della scuola sono costretti a fuggire dalla Germania a seguito della chiusura della sede da parte della dittatura nazista. Per il regime la

maggior parte degli insegnanti del Bauhaus sono esponenti di correnti artistiche considerate degenerate e come tali, in patria, non riescono a trovare nessun incarico pubblico e si vedono precludere ogni possibilità di lavorare in territorio tedesco. Non rimase, che la via dell’emigrazione, per la maggior parte verso gli Stati Uniti. I quartieri e l’urbanistica la citta contemporanea Le condizioni sociali e le necessità della classe operaia portano al bisogno di una nuova struttura della città contemporanea e diventano un banco di esercizio e una vetrina pubblica per le teorie razionaliste. Dalle applicazioni delle concezioni urbanistiche razionaliste nascono progetti, poi realizzati e non, di agglomerati urbani e quartieri operai. Deutscher Werkbund, la lega tedesca degli artigiani Considerata la più importante organizzazione culturale tedesca del tempo, è fondata nel 1907 grazie al sodalizio tra intellettuali e costruttori con l’intento di salvaguardare la qualità nel costruire e di creare una compartecipazione degli artisti alla produzione industriale, volontà che si evince già dallo statuto. Tra gli intenti del movimento, c’è anche quello di mettere lo sviluppo industriale della Germania al passo di quello dell’Inghilterra e degli Stati Uniti. Tra i fondatori ci sono l’architetto Muthesius, l’imprenditore Karl Shmidt ed il politico Friederich Naumann. Lo scopo di eliminare il divario tra industria e arti applicative sorto nel corso dello sviluppo economico, propone una nuova cultura del lavoro industriale nella quale, per ogni progetto, devono essere analizzati i costi e i tempi di produzione e la qualità artigianale. Il Werkbund rappresenta una tappa importante nello sviluppo dell’architettura moderna, anche perché con esso matura la nuova generazione degli architetti tedeschi quali Mies van der Rohe, Gropius, Taut. Da mediatori tra questa generazione e la precedente si annoverano personaggi come Van de Velde e soprattutto Peter Beherens, che agisce focalizzandosi sull’esempio del lavoro pratico. Sulla scia di quello tedesco nascono nel 1910 il Werkbund austriaco, nel 1913 quello svizzero e nel 1915 quello inglese. Il movimento in Germania fu poi soppresso nel 1934 dal regime nazista, per poi rinascere nel 1950 perdendo però il peso e l’importanza che aveva avuto precedentemente. Due sono i momenti significativi nella storia del Werkbund tedesco: l’Esposizione a Colonia nel 1914, a cui partecipano diversi architetti proponendo nuove tipologie di edifici industriali e nella quale si ricorda il Padiglione di vetro di Bruno Taut; e l’Esposizione di Stoccarda del 1927, nella quale il Werkbund affida la direzione della progettazione del quartiere residenziale di Weissenhof a Mies van der Rohe. Mies van der Rohe ed il Weissenhof Mies vive tra due mondi: l’Europa delle avanguardie, dove nasce nel 1886 (ad Aquisgrana, in Germania) e l’America della modernità e dei grattacieli, dove muore nel 1969. Si trasferisce presto a Berlino ed entra nello studio di Peter Behrens, lavorando al fianco di Gropius e per breve tempo anche di Le Corbusier. Da Behrens apprende l’dea di architettura come “arte del costruire” ed il concetto di forma come evocazione e immagine dello spirito del tempo, inoltre si avvicina al Costruttivismo russo e al De Stijl olandese e alle opere di Karl Friederich Schinkel. Fa parte nel tempo sia del Deutscher Werkbund sia del Novembergruppe, movimenti che hanno influenza nello sviluppo del Movimento Moderno. Mies si afferma, dunque, come una delle principali personalità dell’architettura tedesca, cosa che gli vale un ruolo di primo piano tra i docenti del Bauhaus, di cui sarà il direttore e attraverso il quale dà i contributi maggiori alla filosofia architettonica dei tardi anni venti, grazie anche alla direzione artistica del progetto Weissenhof a Stoccarda sponsorizzato dal Werkbund. “lessi s more” “godi s in the details”

«Sapete, ogni cosa è così complicata in un edificio. Per raggiungere una chiarezza dobbiamo semplificare praticamente ogni cosa. È un lavoro duro. Bisogna combattere, e combattere, e combattere». La premessa teorica dell’opera di Mies è la volontà di costruire un’architettura moderna, espressiva dei valori del proprio tempo, basata su un’onestà materiale ed integrità strutturale. Tutto il lavoro di Mies e della sua scuola si fonda su due pilastri fondamentali: ordine e razionalità. Per Mies l’ordine non è qualcosa che si impone ma qualcosa che va cercato e trovato, il risultato di un processo di conoscenza della natura delle cose. L’architettura, allora, non è altro che una forma di conoscenza della realtà, la ricerca della forma più rispondente alla detta natura delle cose. La forma è il risultato di un percorso razionale, che non ha nulla a che vedere col fantasioso o l’arbitrario, ma che procede di scelta in scelta, dalla complessità all’essenzialità, fino al punto in cui nulla può essere aggiunto e nulla tolto. La misura esatta, l’esatta proporzione, il giusto uso del materiale. Si può allora comprendere le sue frasi più famose – “less is more” e “God is in the details” – al di là del banale minimalismo e razionalismo a cui spesso vengono ridotte: la semplificazione non è fine a se stessa, non è uno stile né un linguaggio, ma la riduzione della complessità dei fenomeni della realtà alla loro qualità essenziale. Weissenhof a Stoccarda Dal punto di vista delle realizzazioni, il Razionalismo a livello europeo si pubblicizza con la costruzione del quartiere Weissenhof a Stoccarda nel 1927, in occasione dell’esposizione organizzata dal Deutscher Werkbund. Qui i maggiori architetti dell'epoca, tra cui Mies van der Rohe, Le Corbusier, Walter Gropius, Peter Behrens, Bruno Taut, J.J.P. Oud, progettano una serie di case applicando per la prima volta i principi del razionalismo a questa tipologia abitativa. Direttore è Mies, il quale organizza anche la parte urbanistica, che riprende i temi del momento, come l’indipendenza della strada rispetto alla casa, la circolazione veicolare e pedonale che devono essere indipendenti e affida a tutti gli architetti i vari lotti, Mies si tiene il più grande. Weissenhof che significa villaggio bianco e il bianco è il colore guida del movimento, come anche altre caratteristiche come il tetto piano e le grandi terrazze, l’alto livello di prefabbricazione. Il comprensorio includeva ventuno edifici ognuno dei quali è un prototipo di casa che può essere riproposto su larga scala e che perciò può rappresenta implicitamente un modello di città. Houses 1-4 Mies Mies realizza una tipologia in linea con una struttura regolare, allungata e modulare, a quattro corpi allineati, ciascuno con due appartamenti per piano, qjuindi un totale di ventiquattro appartamenti. La struttura a telaio in acciaio permette a Mies sia di realizzare appartamenti aperti all’esterno attraverso ampie file di vetrate a nastro, interrotte da balconi incolonnati sopra gli ingressi, sia di dare flessibilità alle disposizioni interne, in cui solo la cucina e i W.C. sono fissi, mentre le pareti mobili definiscono gli ambienti secondo le esigenze. Houses 5-9 Oud Oud propone 5 case a schiera che affacciano sulla strada con il fronte sul retro. L’ingresso principale si trova in una piccola corte e apre ad una zona di servizi che conduce al soggiorno. Sono alloggi duplex con al piano superiore un piccolo balcone che si affaccia sulla camera da letto matrimoniale e sul giardino. Aspetto che richiama al razionalismo è il concetto di cucina razionale, pensata per corrispondere ai minimi standard abitativi. Houses 19 Bruno Taut Taut propone una casa unifamiliare per un ceto più elevato, una classe sociale più ricca, ma con le solite caratteristiche , ampi spazi e terrazze, forma razionale composta da un parallelepipedo tagliato da due logge di entratya principale e di servizio.

House 16-17 Walter Gropius: vogliono essere un esempio di prefabbricazione (tranne il basamento in cemento); sono edifici unifamiliari realizzati da dei telai metallici con montaggio a secco, nella casa 16 con pannelli di cemento pomice cavi e nella casa 17 con dei pannelli di sughero all’interno e di Eternit all’esterno. Houses 13-15 Le Corbusier Le Corbusier progetta due case che rappresentano un nuovo modo di vivere libero da vincoli artificiali e in cui lo spazio sia sempre tutto vivibile. Una è la casa in cemento armato, House Citrohan, la numero 13. È una riproposizione della casa mediterranea, con la tipica scala esterna al corpo di fabbrica. Lo spazio del piano terra è occupato da pilotis, ai piani superiori troviamo la cucina e il soggiorno a doppia altezza, su cui si affaccia il solaio della camera matrimoniale e del bagno, si sale ancora e si arriva alla stanza da letto per i figli organizzata per dare privacy ai due figli. Le finestre sono a nastro e lo stesso modulo della finestra viene composto in maniera diversa per creare aperture di piccole dimensioni oppure, nelle facciate più corte, composte per creare grandi vetrate a nastro. L'altra, la numero 14 e 15 ( i 5 punti) ha invece il telaio in acciaio in pilotis, dalla pianta del piano terra, vediamo che si accede attraverso una piccola scala che porta ai due appartamenti per piano, dove si ha un corridoio di dimensione ridotta. Da sottolineare come i pilastri siano arretrati rispetto al fronte della facciata e il tetto giardino con una zona studio dedicata. qui si ha un stretto corridoio di disimpegno e l’arredo è organizzato in maniera tale che il letto possa scomparire per lasciare spazio al soggiorno; infine uno studio-biblioteca a livello del tetto giardino (che è uno dei 5 punti dell’architettura). dalla pianta del piano terra (con i tipici pilotis) vediamo che si accede attraverso una piccola scala che porta ai due appartamenti per piano, dove si ha un corridoio di dimensione ridotta. Da sottolineare come i pilastri siano arretrati rispetto al fronte della facciata e il tetto giardino con una zona studio dedicata. Interessante l’uso del colore a seconda dell'incidenza della luce, elemento caratteristico della progettazione di Le Corbusier, anche qui colora le pareti con questi due toni, rosso o blu. Walter Gropius L’architettura di Gropius si concretizza in un momento della a storia in cui si crea una frattura col passato, in cui nasce la civiltà tecnologica. Nel 1908 quando inizia la sua carriera professionale con Peter Behrens, la sua concezione dell’architettura è ancora improntata al dominio stilistico degli ordini classici, l’influenza del suo maestro lo introduce ad un metodo di lavoro improntato sulla gestione logica dei temi architettonici. Decide poi di iniziare una personale carriera iniziando con il progetto Fagus-Werk ad esprimere le sue personali caratteristiche costruttive che si impongono solo dopo la Grande Guerra, una volta che le sue riflessioni stilistiche si sono radicalizzate in lui. Egli stesso afferma che dopo i quattro anni di interruzione dello sviluppo architettonico dovuti al conflitto bellico di cui lui stesso è partecipe, ogni persona ragionevole si è resa conto della necessità di una trasformazione sostanziale nel campo artistico. Su volontà di Henry Van de Velde, nel 1919 assume il controllo della Scuola di arti e mestieri e della Accademia delle belle arti. Avendo i pieni poteri riguardo la riorganizzazione delle due, decide di unire entrambe le scuole in un’unica istituzione sotto il nome di Das Staatiche Bauhaus Weimar. Nel 1923, Gropius attraverso la pubblicazione del saggio “Idee und Aufbau des Staatlichen Bauhauses” rende noto lo scopo del Bauhaus: conciliare la perizia della tecnica alla creatività del design. Nel 1925 la scuola si trasferisce a Dessau e lui ne progetta la sede. Quest’ultima è un esempio di architettura funzionale: la sua forma a doppia elle, in cui nessuna parte è preponderante rispetto alle altre, è improntata alle molteplici funzioni a cui l’edificio scolastico è

preposto: le aule, l’auditorium, i laboratori, gli uffici amministrativi e gli alloggi degli studenti. Il complesso appare come scomposto nelle varie componenti funzionali e poi ricomposto in un tutt’uno, in modo lineare ed uniforme, escludendo qualsiasi punto di vista privilegiato. L’edificio inoltre non è dotato di una facciata principa...


Similar Free PDFs