\"Baccanti\" di Euripide. Traduzione di Gianni Ghiselli Giovanni Ghiselli PDF

Title \"Baccanti\" di Euripide. Traduzione di Gianni Ghiselli Giovanni Ghiselli
Author Eleonora Baldi
Course Letteratura greca 2
Institution Università degli Studi di Firenze
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Summary

Testo integrale con traduzione letterale...


Description

"Baccanti" di Euripide. Traduzione di Gianni Ghiselli Bacco sollevando 145 la fiamma ardente dalla torcia di pino come fumo di incenso di Siria si precipita, con la corsa e con danze eccitando le erranti e con grida spingendole, e scagliando nellʼaria la molle chioma. 150 e insieme con urla di evoè grida così: “O andate Baccanti, andate Baccanti, con lo splendore dello Tmolo aurifluente, cantate Dioniso

155 al suono dei timpani dal cupo tuono, celebrando con urla di evoè il dio dellʼevoè tra clamori e gridi frigi quando il sacro flauto melodioso 160 freme sacri ludi, che si accordano alle erranti al monte, al monte: felice 165 allora, come puledra con la madre al pascolo, muove il piede rapido, a balzi, la baccante”. Primo Episodio vv. 170-369 Tiresia Chi è alla porta? Chiama Cadmo fuori dalla reggia, 170 il figlio di Agenore, che avendo lasciato la città di Sidone, cinse di torri questa rocca dei Tebani. Vada uno, tu annuncia che Tiresia lo cerca; egli sa perché sono giunto

e gli accordi che stabilii io che sono un vecchio con lui più vecchio, 175 cioè di preparare i tirsi e indossare pelli di cerbiatto e incoronare il capo con germogli dʼedera.

Cadmo O Carissimo, poiché ho inteso udendo la tua voce saggia da un uomo saggio, stando nella reggia; eccomi pronto con questo costume del dio; 180 bisogna infatti che quello essendo figlio della figlia mia (Dioniso che si rivelò dio agli uomini) per quanto ci è possibile venga esaltato come grande. Dove bisogna danzare, dove posare il piede, e scuotere la testa canuta? Spiegalo tu vecchio 185 a me vecchio, Tiresia: tu infatti sei pratico. Poiché non potrei stancarmi né di notte né di giorno di battere la terra con il tirso: ci siamo dimenticati volentieri di essere vecchi. Ti. Tu dunque provi le stesse sensazioni

mie; anche io infatti mi sento giovane e metterò piede alle danze. 190 Ca. Andremo dunque fino al monte coi carri? Ti. Ma il dio non avrebbe onore nello stesso modo. Ca. Io vecchio guiderò come un ragazzo te che sei vecchio? Ti. Il dio ci guiderà lì senza fatica. Ca. Saremo i soli della città a eseguire la danza sacra per Bacco? 195 Ti. Solo noi infatti abbiamo senno, gli altri no. Ca. Lungo è lʼindugiare: su, prendi la mia mano. Ti. Ecco, stringi e congiungi la mano. Ca. Non disprezzo gli dèi, io che sono mortale. Ti.Il nostro uso dellʼingegno non vale nei confronti degli dèi. 200 Le tradizione ricevute dai padri, quelle che possediamo coeve con il tempo, nessun ragionamento le abbatterà, neppure se per opera di menti aguzze viene trovato il sapere.

Dirà qualcuno che non rispetto la mia vecchiaia se mi accingo a danzare dopo avere coperto di edera la testa mia? 205 Di fatto non distingue il dio né se deve danzare il giovane né quello più vecchio, ma da tutti vuole ricevere onori comuni, e vuole essere celebrato senza fare alcuna classifica. Ca. Poiché tu, Tiresia, non vedi questa luce, 210 io sarò per te annunciatore di notizie. Eccolo, che procede di corsa attraverso la scena verso la reggia, Penteo, figlio di Echione, cui do il potere sulla terra. Come è sconvolto: che cosa dirà mai di nuovo?

Penteo Mentre mi trovavo a essere lontano da questa terra, 215 sento dire di nuovi mali che incombono su questa città, che le donne nostre hanno abbandonato le case

per baccanali finti, e che negli ombrosi monti vagano frenetiche, onorando con danze il demone appena arrivato, Dioniso, chiunque egli sia; 220 e che crateri pieni stanno in mezzo alle congreghe, e che appartandosi in solitudine, una qua una là, prestano servizio ai letti dei maschi, pretestuosamente come Menadi celebranti, ma è Afrodite che preferiscono a Bacco. 225 Ora quante ne ho prese, le custodiscono i servi con le mani legate nelle pubbliche carceri; quante invece sono lontane, le stanerò dal monte 230 E dopo averle sistemate opportunamente in reti di ferro le farò cessare subito da questo baccanale perverso.

Dicono poi che è giunto uno straniero,

un ciarlatano che fa incantesimi, dalla terra di Lidia, profumato nella chioma dai biondi riccioli, 235 con le grazie avvinazzate di Afrodite negli occhi

che giorno e notte sta insieme alle fanciulle mettendo avanti i riti dellʼevoè. Ma se lo prenderò dentro questo tetto, gli farò smettere di provocare il frastuono del tirso e di agitare 240 le chiome, staccandogli il collo via dal corpo. Quello sostiene che Dioniso è un dio,

quello, che una volta fu cucito nella coscia di Zeus, invece colui è rimasto bruciato dalle folgori fulminee con la madre, perché mentì le nozze con Zeus. 245 Non è meritevole di una spaventosa impiccagione questo accumulare oltraggi su oltraggi, chiunque sia lo straniero?

Ma ecco unʼ altra cosa strana, vedo

lʼosservatore di prodigi Tiresia in nebridi screziate e il padre della madre mia – cosa molto ridicola – 250 che baccheggia con il tirso; ho vergogna, padre, di guardare la vostra vecchiaia senza senno. Non butterai via lʼedera? Non libererai la mano dal tirso, padre della madre mia? Tu, Tiresia, lʼhai persuaso a questo; tu vuoi, 255 introducendo per giunta questo nuovo demone tra gli uomini, osservare gli alati e dai sacrifici trarre guadagno Se la vecchiaia canuta non ti salvasse, staresti incatenato in mezzo alla baccanti, tu, dato che introduci riti perversi; infatti quando 260 per le donne cʼè nel banchetto lo splendore del grappolo, io dico che non cʼè più nulla di sano nei riti misterici.

Coro Lʼempietà! O straniero, non hai rispetto degli dèi né di Cadmo che seminò la messe nata dalla terra,

e, pur essendo figlio di Echione, oltraggi la stirpe? 265 Ti. Quando un uomo capace di fare discorsi abbia preso buoni spunti non è grande impresa il parlare bene; tu hai sì una lingua sciolta, come se avessi senno, ma nei tuoi discorsi non cʼè senno.

Lʼuomo forte per audacia e capace di parlare 270 diventa un cattivo cittadino se non ha mente. Questo demone nuovo, che tu deridi, non potrei dire quanto importante per grandezza sarà nella Grecia. Due infatti, o giovane, sono i princìpi primi per gli uomini: la dea Demetra- 275 ed è la terra, chiamala con il nome dei due che vuoi: ella nutre i mortali con alimenti secchi;

poi quello che venne dopo, il figlio di Semele, e trovò la liquida bevanda del grappolo a controbilanciare, e la

introdusse tra i destinati a morire, quella che libera gli infelici mortali dalla 280 pena, quando si sono riempiti del succo della vite, e dona il sonno, oblio dei mali quotidiani e non cʼè altro rimedio per gli affanni. Questo che è un dio viene libato agli dèi, sicché gli uomini grazie a lui hanno il bene.

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E tu lo deridi poiché fu cucito in una coscia di Zeus? Ti spiegherò come veramente sta questa cosa. Dopo che lo ebbe sottratto al fuoco del fulmine Zeus, ed ebbe fatto salire allʼOlimpo lʼinfante, siccome un dio, Era voleva cacciarlo dal cielo; 290 Zeus allora trovò un espediente contrario come appunto può un dio. Dopo avere strappato un pezzo di etere

che circonda la terra, ne fece un Dioniso dandolo ………………………………………………………. come ostaggio per la contesa con Era; poi con il tempo i mortali dicono che fu cucito in una coscia di Zeus, 295 avendo cambiato il nome, poiché il dio una volta fu ostaggio di Era, e misero insieme la favola.

Questo dio poi è profeta: infatti la frenesia bacchica e il delirio ha molta capacità profetica; infatti quando il dio è entrato nel corpo con abbondanza 300 fa in modo che gli invasati predìcano il futuro.

Poi ha preso anche una parte di Ares: chè lʼesercito in armi e già schierato la paura suole atterrire prima che abbia toccato lancia. Anche questo è follia che deriva da Dioniso. 305 Un giorno lo vedrai anche sulle rupi Delfiche

saltare con le fiaccole sullʼaltopiano a due cime agitando e scagliando il bacchico ramo, grande per lʼEllade. Via Penteo, daʼ retta a me: non presumere che il potere abbia potenza sugli uomini, 310 e non credere, se tu hai unʼopinione, ma è unʼopinione malata, di capire qualcosa; invece accogli il dio nella nostra terra e fai libagioni e baccheggia e incoronati la testa.

Non sarà Dioniso a costringere le donne a essere caste nei confronti di Cipride, ma nel temperamento 315 (sta sempre lʼessere casto in tutte le occasioni sempre) a questo bisogna pensare: e infatti anche nei baccanali quella che è casta non si guasterà.

Lo vedi, tu hai piacere quando si mettono in fila alle porte in molti, e la città magnifica il nome di Penteo; 320 anche quello, credo, gode di essere onorato.

Io dunque e Cadmo, che tu deridi, ci incoroneremo dʼedera e danzeremo, coppia canuta, ma tuttavia bisogna danzare, e non combatterò contro un dio persuaso dalle tue parole. 325 Infatti tu sei matto nel modo più doloroso, e non potresti trovare rimedio nei filtri, né senza questi sei malato. Co. O vecchio, tu non oltraggi Febo con le parole, e onorando Bromio sei saggio: è un grande dio. Ca. O figlio, Tiresia ti ha consigliato bene. 330 Stai con noi, non fuori dalle norme. Ora infatti vaneggi e, pur avendo facoltà mentali, non sai farne uso. Anche se questi non è un dio, come dici tu, tiello per te: e afferma con una menzogna bella che lo è, perché sembri che Semele abbia generato un dio, 335

e a noi e a tutta la stirpe si aggiunga onore. Tu vedi lo sventurato destino di Atteone, che le crudivore cagne che aveva allevato sbranarono nelle radure montane, perché si era vantato di essere superiore ad Artemide nelle cacce. 340 Che tu non abbia a soffrire questo: qua, ti incoronerò il capo con lʼedera: rendi onore al dio insieme con noi.

Pe. Non puoi evitare di avvicinarmi la mano, e non te ne andrai a baccheggiare da unʼaltra parte e smetterai di attaccare la tua follia a me? Questo maestro della tua pazzia 345 lo punirò. Vada uno al più presto, e, giunto alla postazione di costui dove trae gli auspici, scalzala con pali e rovesciala allʼindietro sopra sotto ogni cosa confondendo insieme, e getta le bende ai venti e alle procelle. 350

Lo colpirò infatti nel modo più efficace facendo questo. E voi, andando per la regione, rintracciate lo straniero con forme da femmina, che introduce un morbo nuovo tra le donne e i letti ne guasta. E se davvero lo prendete, portatelo qui 355 legato, perché muoia condannato alla lapidazione, dopo aver visto comʼè amara lʼorgia bacchica in Tebe.

Ti. Disgraziato! Come non sai quello che dici!

Oramai sei diventato pazzo; e già prima eri uscito di senno. Andiamocene noi, Cadmo, e preghiamo 360 per questʼuomo anche se è incivile e per la città, che il dio non faccia nulla di nuovo. Avanti, seguimi con il bastone adorno di edera e cerca di tenere dritto il mio corpo ed io il tuo: è vergognoso che due vecchi cadano: si vada comunque, 365 poiché bisogna servire Bacco figliolo di Zeus.

Che Penteo non porti pena nella reggia tua, Cadmo: non parlo profeticamente, ma secondo i fatti: poiché quello è folle e dice follie. 369 Primo Stasimo vv. 370-432 Coro Str. a Santità signora tra gli dèi Santità che attraverso la terra porti lʼala dʼoro, odi queste bestemmie di Penteo? Odi lʼempia violenza a Bromio, il figlio 375 di Semele, il primo dio tra i beati, durante le gioiose feste dalle belle corone? Il quale ha queste prerogative, di prendere parte alle danze del tiaso

e al suono del flauto scoppiare a ridere

380

e far cessare gli affanni, quando lo splendente succo del grappolo giunga nei banchetti degli dèi, e nelle feste incoronate di edera il cratere abbraccia gli uomini 385 con il sonno. Ant. a Di bocche senza freno di empia stoltezza il termine è sventura; mentre la vita della tranquillità e il comprendere 390 rimangono al riparo dai flutti e tengono unite le case: da lontano infatti i celesti, pur abitando lʼetere, vedono comunque i fatti dei mortali. Il sapere non è sapienza 395

e avere la pretesa di comprendere fatti non mortali. Breve è la vita: per questo uno che insegue grandi fantasie non può conseguire quello che cʼè. Questa 400 è lʼattitudine secondo me di uomini dissennati e sconsigliati.

Str. b Potessi io giungere a Cipro,

lʼisola di Afrodite, dove dimorano gli Amori che affascinano gli animi ai mortali, 405 in particolare a Pafo che correnti dalle cento bocche di un fiume barbaro rendono fertile senza pioggia. E dove cʼè la Pieria bellissima sede delle Muse, 410

sacra pendice dellʼOlimpo, là conducimi, Bromio, Bromio, dio evio guida delle Baccanti. Là ci sono le Grazie, là il Desiderio, là è lecito alle baccanti celebrare lʼorgia. 415 Ant. b Il demone figlio di Zeus gioisce delle feste, e ama Irene che dona benessere, dea nutrice di figli. 420 Uguale al ricco e a quello di rango inferiore concede di avere la gioia del vino che toglie gli affanni; e porta odio a chi queste cose non stanno a cuore: durante la luce e le amabili notti 425

passare una vita felice, e saggia tenere la mente e lʼanima lontane dagli uomini straordinari; ciò che la massa 430 più semplice crede e pratica, questo io vorrei accettare.

Secondo Episodio vv. 434-518 Servo Penteo, eccoci qui dopo avere preso alla caccia questa preda per la quale ci mandasti, né ci siamo mossi invano. 435 Questa fiera però è stata mansueta con noi né sottrasse il piede con la fuga, anzi ci porse le mani non controvoglia né divenne pallido, né mutò la guancia rubiconda, ma ridendo lasciava che lo si legasse e portasse via e stava fermo, rendendo il mio compito facile. 440

E io per rispetto dissi:”O straniero, non di mia volontà ti porto via, ma per gli ordini di Penteo che mi ha mandato”. Invece le Baccanti che tu hai rinchiuso, quelle che tu facesti afferrare e legare nelle catene del pubblico carcere, quelle, dileguatesi, sciolte per le radure montane 445 tripudiano invocando Bromio come dio; da sole si slegarono le catene dei loro piedi e le chiavi aprirono le porte senza mano mortale.

Questʼuomo dunque è venuto pieno di molti prodigi qui a Tebe. Al resto devi pensarci tu. 450 Pe. Liberate le mani di costui: infatti dal momento che è nella rete non è così veloce da sfuggirmi. Però di aspetto, straniero, non sei brutto, almeno per le donne, e per questo motivo appunto sei qui a Tebe. Infatti la tua chioma ricciuta e lunga, non da lotta,

455 versata fin lungo la guancia è piena di desiderio: e bianco hai lʼincarnato a bella posta, non esponendoti ai raggi del sole ma sotto lʼombra vai a caccia di Afrodite con la bellezza . Per prima cosa dunque dimmi chi sei quanto alla stirpe. 460 Dioniso Nessun vanto: è facile dire questo. Il fiorito Tmolo forse lo conosci per averne sentito parlare. Pen. So, è quello che cinge a cerchio la città dei Sardi. Dio. Sono di lì, e la Lidia è la mia patria. Pe. E come mai introduci in Grecia questi riti? 465 Dio. Dioniso mi ha mandato, il figlio di Zeus. Pen. Cʼè uno Zeus da quelle parti che genera nuovi dèi? Dio. No, ma è quello che si è unito in nozze qui, con Semele.

Pen. Ti ha costretto di notte oppure in un faccia a faccia? Dio. Guardando me che lo guardavo mentre mi affida i suoi riti. 470

Pen. E questi riti quale carattere hanno per te? Dio. Sono arcani alla conoscenza dei mortali non iniziati ai misteri di Bacco Pen. Hanno una qualche utilità per coloro che li celebrano? Dio. Non è lecito che tu lo sappia, ma sono riti che vale la pena conoscere. Pen. Hai falsificato bene questa storia, affinché io voglia ascoltare. 475 Dio. I riti del dio detestano chi pratica lʼempietà. Pen. Dal momento che dici di avere visto con chiarezza il dio, comʼera? Dio. Come voleva: non ero io a disporre questo. Pen. Hai astutamente deviato di nuovo questo discorso, senza dirmi nulla. Dio. A chi non capisce, uno che dice cose sagge sembrerà non essere in senno. 480 Pen. Sei venuto qui a portare il dio come prima tappa? Dio. Ognuno tra gli stranieri celebra con danze questi riti.

Pen. Infatti capiscono molto meno dei Greci.

Dio. In questo, almeno, di più: piuttosto sono differenti i costumi. Pen. I riti li celebri di notte o di giorno? 485 Dio. Per lo più di notte: la tenebra ha qualcosa di sacro.

Penteo Questo riferito alle donne significa inganno e vizio . Dio. Anche di giorno uno potrebbe trovare della turpitudine. Pen. Tu devi pagare il fio dei tuoi sofismi malvagi. Dio. Tu piuttosto quella della tua incapacità di comprendere poiché sei empio verso il dio. 490 Pen. Comʼè temerario il baccante e non inesperto di discorsi. Dio. Dimmi che cosa devo subire: che cosa di tremendo mi farai? Pen. Prima di tutto ti taglierò quel ricciolo delizioso Dio. La mia chioma ricciuta è sacra: per il dio la faccio crescere. Pen. Poi consegna questo tirso dalle tue mani. 495 Dio. Tu stesso toglimelo: questo che porto è di Dioniso.

Pen. Dentro la prigione custodiremo il tuo corpo. Dio. Il dio stesso mi libererà, quando e se io lo voglio. Pen. Certo, quando e se tu lo convochi, stando ritto tra le baccanti. Dio. Anche ora è qui presente e vede quello che patisco. 500 Pen. E dovʼè? poiché non è manifesto, almeno ai miei occhi.

Dio. Qui da me, ma tu non lo vedi, perché sei empio

Pen. Afferratelo! Costui disprezza me e Tebe. Dio. Ordino di non legarmi io che capisco a voi che non capite. Pen. E io, invece, di legarti: ho più potere di te. 505 Dio. Non sai che vita vivi, né quello che fai, né chi sei. Pen. Penteo, figlio di Agave e mio padre è Echione. Dio. Sei adatto a essere un disgraziato secondo il nome.

Pen. Vattene: rinchiudetelo nelle vicine greppie dei cavalli, perché veda il buio tenebroso.

510 Fai là le tue danze: queste che vieni a portare qui, complici di misfatti, o le venderò, oppure le terrò come serve ai telai dopo aver staccato la loro mano da questo frastuono e dal fracasso della pelle. Dio. Posso andare: infatti ciò che non è destino non è certo necessario 515 patire. Ma di certo il prezzo di questi oltraggi te lo farà pagare Dioniso del quale tu dici che non esiste; infatti infliggendo ingiustizia a noi tu porti in carcere quello. Secondo Stasimo vv. 519-575 Str. Figlia di Acheloo, signora e bella vergine Dirce, 520 tu infatti una volta nelle tue acque accogliesti il figlio di Zeus, quando Zeus il genitore lo strappò con la coscia al fuoco immortale gridando così : 525

Vieni, Ditirambo, entra in questo mio maschio grembo: io ti rivelo a Tebe, o Bacco, perché ti chiami così. Ma tu, o beata Dirce, 530 respingi me che guido intorno a te tiasi incoronati. Perché mi rifiuti? Perché mi fuggi? Ancora, sì, per la gioia a grappoli della vite di Dioniso, 535 ancora ti importerà di Bromio.

Antistr. Quale quale ira

rivela la razza tellurica nata dal drago una volta, Penteo che Echione 540 tellurico generò, mostro dallo sguardo feroce, non

uomo umano, ma sanguinario come un gigante che si oppone agli dèi;

lui che nei lacci presto 545 stringerà me, la compagna di Bromio, mentre tiene già dentro il palazzo il principe del mio tiaso nascosto in un carcere tenebroso. Vedi questo, o figlio di Zeus, 550 Dioniso, chi ti preannuncia in lotta con la necessità?

Vieni, scuotendo lʼaureo tirso, signore, giù dallʼOlimpo, reprimi la violenza dellʼuomo sanguinario. 555 Epodo In quale parte del Nisa dunque nutrice di fiere tu guidi i tiasi col tirso,

o Dioniso, oppure sulle vette Coricie? O forse nelle incavate valli fitte di alberi dellʼOlimpo, dove 560 una volta Orfeo suonando la cetra radunava gli alberi con il canto, radunava le belve feroci.

Beata o Pieria, 565 lʼEvio ti onora, e verrà a farti danzare con le feste di Bacco, e guiderà le Menadi vorticose attraversando lʼAssio dalla rapida corrente, 570 e il Ludia padre di felicità per i mortali, dispensatore di benessere, di cui sentii dire che impingua con le sue bellissime acque una terra dai cavalli belli .

575 Terzo Episodio: vv. 576-861 Dioniso Iò, udite la mia voce udite, iò baccanti, iò baccanti. Coro Chi è questo, chi, da dove mi ha chiamato il grido del dio Evio? Dio. Iò iò, di nu...


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