Bonaiuti Calvani Ranieri - Fondamenti di didattica teoria e prassi dei dispositivi formativi PDF

Title Bonaiuti Calvani Ranieri - Fondamenti di didattica teoria e prassi dei dispositivi formativi
Author Daniele Menozzi
Course Didattica Generale
Institution Università degli Studi di Parma
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Riassunto del libro oggetto d'esame...


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Bonaiuti G., Calvani A., Ranieri M., Fondamenti di didattica. Teoria e prassi dei dispositivi formativi. Roma: Carocci, 2016. Didattica Pedagogica Università degli Studi di Padova 40 pag.

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CAPITOLO 1 DIDATTICA GENERALE →Le conoscenze offerte devono essere essenziali e accessibili. Dopo di che io organizzo il mio sapere. Rimodulo i contenuti con modalità di tipo dialogico per adeguarla alle esigenze formative dei discenti. Quando parliamo di didattica, il progetto si esprime nella forma di ipotesi di lavoro. Quello che io progetto deve essere confermato o smentito nelle varie situazioni. Va monitorato dunque quello che si fa per eventualmente modificarlo. Si modifica per soddisfare la committenza e per favorire approfondimenti utilizzando le tecnologie dell’istruzione. Prima si progetta e poi si organizza.

COSA VUOL DIRE INSEGNARE QUALCOSA A QUALCUNO? ESEMPIO “Ieri ho insegnato per tutto il pomeriggio” -(A chi?) -(Che cosa?) SI INSEGNA SEMPRE QUALCOSA A QUALCUNO. “Che cosa intendevi insegnargli?” (intenzione) “Cosa sei riuscito ad insegnargli?” (successo nell’azione) OGGETTO DI STUDIO→ PERSONA Importanti sono i mezzi, i metodi, gli spazi per far si che uno apprenda. -Può esserci insegnamento senza apprendimento. (Frase descrittiva) -non può esserci insegnamento senza apprendimento. (Frase prescrittiva) Sono in contraddizione.

NE CONSEGUE CHE.. • L’insegnamento va monitorato e modificato alla luce degli effetti che produce (responsabilità), ma vi sono comunque dei limiti (ad es., del discente), che non sono sempre superabili. • L’azione di insegnare va interpretata in rapporto al contesto in cui accade, alla luce di criteri e condizioni ritenute peculiari dell’insegnamento. • Entrano perciò in campo altri elementi, oltre al docente e al discente: l’azione, il contenuto, l’esito, il contesto, i mezzi…

REGOLE: • Se l’azione di insegnamento ha un esito aleatorio, esistono regole per evitare l’insuccesso? • Regole esaurienti vs regole non esaurienti. ESEMPIO: -Esaurienti: “scrivere la parola pane” -Non esaurienti: “come vincere una gara” 1

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• Le “regole” per l’insegnamento possono renderlo più efficace, ma non possono garantire il successo: - alcune escludono tentativi che sarebbero inefficaci. - altre indicano, tra quelle efficaci, quelle che lo sono in misura maggiore o minore. • Esse possono essere desunte dalla pratica o attivamente ricercate in funzione della loro generalizzabilità. La didattica mi da dei criteri regolativi. Possono ritardare il raggiungimento di un obbiettivo oppure no.

DIDATTICA: ARTE DI INSEGNARE -Arte di insegnare: c’è una componente soggettiva che è comparabile all’arte. “La didattica (generale) studia l’insegnamento in quanto tale, vale a dire (l’analisi di) tutto quello che si fa (cioè la creazione delle condizioni favorevoli) perché un soggetto, che voglia imparare, apprenda conoscenze relative ai diversi saperi”. (Laneve, 1993) “La didattica in senso stretto evoca […] l’etimologia greca del vocabolo (didasko: io insegno), pertanto indica l’arte di insegnare come l’attività di esporre in maniera facilitata, con procedure adatte ai destinatari […] i contenuti di apprendimento; in ciò distinguendosi dalla pedagogia, che designa l’attività teoretica di riflessione, fondazione e ricerca che concernono in generale l’educazione, l’istruzione e la formazione”. (Laeng, 1991)

VERSO UNA NUOVA IMMAGINE DI DIDATTICA →Neo-idealismo: Giovanni Gentile La pedagogia è legata alla didattica. Critica all’assunto neo-idealistico: • non basta sapere per saper insegnare. Critica ad alcune concezioni della didattica: • la didattica non è mera tecnica/procedura applicativa • la didattica non è un repertorio di “espedienti” occasionali Qual è la forza della didattica? È la forza del “come”: “Essa esprime il momento in cui tutto l’itinerario compiuto dall’analisi pedagogica (critica dell’esistente, progettazione delle modalità d’intervento per risolvere in senso migliorativo la situazione data, descrizione e reperimento dei dati disponibili) si sintetizza in una decisione progettuale e operativa (si traduce cioè nella previsione di fatti e atti compiuti e si realizza in specifiche strutture di azione effettiva)” (Scurati 1991).

UNO SGUARDO AL PASSATO “Didakticós” significa: attinente all’insegnamento, atto a istruire. • Senso originario: didattico (o didascalico) era un genere letterario che, nella cultura antica, greca e romana, aveva l’intento di ammaestrare. ESEMPIO: Esopo- “la cicala e la formica” La didattica esisteva, ma non era nè un settore di ricerca, nè un sapere da cui potessero emergere problemi a sé stanti. Era costituita da un insieme di regole che gli insegnanti mettevano in atto. 2

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→Pestalozzi propose una educazione integrale della persona in un contesto inspirato al clima affettivo famigliare, alla serenità e alla fiducia. →Froebel sottolinea il ruolo dell’attività spontanea e dell’autosviluppo del fanciullo e l’importanza di una scuola ispirata ai bisogni del bambino, fondata sugli interessi e sul gioco. →Herbart mette in relazione la didattica con la dimensione psicologica dell’apprendimento. L’insegnamento deve essere attento alla motivazione e agli interessi del fanciullo. →Nel latino medievale entra in uso la locuzione “ars didactica” (arte dell’istruire), equivalente all’“ars docendi” (arte dell’insegnare). →Con Giovanni Amos Comenio (1592-1670), autore della Didactica Magna(1667), la Didattica diviene metodologia pedagogica: “una teoria dell’educazione in cui gli obiettivi dell’insegnamento sono mezzi per il raggiungimento di finalità educative. […] vi è alla base un nuovo modo di intendere l’istruzione come educazione universale, che si attua mediante l’organizzazione di una scuola, per tutti, di tutti, a tutti” (Grassilli 2003).↓ Contadino che vive in Boemia vuole affermare l’indipendenza e afferma che in un mondo devastato dalle guerre bisogna istruire tutti dalla nascita perché tutti hanno diritto all’istruzione. Voleva formare dei veri esseri umani. • Sullo sfondo c’è per Comenio “la battaglia per una società libera, tollerante, religiosa, riformata nei costumi, sensibile alla cultura”: educazione e cultura come crescita e presa di coscienza del mondo (Fornaca). Dunque non serve solo a condividere conoscenze o regole. • “Insegnare tutto a tutti”: problema pedagogico e didattico insieme. “OMNES OMNIA DOCERE” • Al centro il problema del metodo: passaggio dal cosa si insegna al come insegnare. Spostamento della visione dai contenuti al metodo. Attraverso un metodo valido posso insegnare tutto a tutti. Occorre proporzionare i contenuti all’età in modo che tutto ciò che viene promosso possa essere compreso. Si devono vedere i desideri, le aspirazioni, gli interessi, la curiosità del discente. L’insegnamento deve essere graduale, dal semplice al complesso. →Locke sosteneva che la mente era una tabula rasa e che l’istruzione doveva essere impartita attraverso l’esercizio, l’abitudine e il ragionamento. Si parla di una istruzione impartita dall’esterno. →Rousseau sposta l’attenzione sul bambino, buono per natura, che la società finisce per corromperlo. Si immagina un metodo basato sulla educazione negativa e su quella indiretta.

DIDATTICA: TERMINE POLISEMICO • Come sostantivo: “il termine viene usato per significare la progettazione e la realizzazione di quell’insieme di attività e procedure che, grazie all’impiego organizzato di mezzi e di tecniche, sono atte a risolvere un problema di insegnamento” (Grassilli 2003) • Sostantivo spesso accompagnato da una specificazione di contenuto (didattica della storia, ecc.) e/o di contesto (didattica del nido, ecc.) →problemi di trasposizione didattica (un sapere esperto deve essere trasformato in rapporto al contesto, alle opportunità, alle azioni, ai mezzi..in un sapere insegnabile/ trasposizione “in atto” si modificano le cose prefissate in conseguenza a delle esigenze, a dei cambiamenti) • Come aggettivo: qualifica il sostantivo cui si accompagna come attinente a dinamiche di insegnamentoapprendimento (tecnica didattica, strumento didattico, ecc.). • “Didattica è anche la disciplina di ricerca e studio […] che si occupa dei problemi relativi ai principi orientativi e ai problemi decisionali in ordine alla scelta dei modi, degli strumenti e dei contenuti attraverso i quali si attuano l’educazione e l’insegnamento” nei diversi contesti operativi (Grassilli 2003). Chiamo didattica anche una attività di ricerca che si interroga su quali sono i principi che orientano le scelte didattiche. Quando parlo di didattica parlo sia della azione concreta sia della scienza. 3

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-Dagli anni Settanta la Didattica assume nuovi significati. Estensione spaziale= nel senso che la didattica non è più incentrata solo all’interno delle aule, ma è anche extrascolastica. Lo spazio non è inteso solo quello fisico ma anche virtuale. Estensione temporale= la didattica prosegue negli anni oltre la scuola ma è specifica nella varie età della vita. ESEMPIO: didattica della prima infanzia, didattica della terza età..ecc. Condizioni governabili: spazio, tempo.. Condizione influenzabili: motivazione, attenzione... VISITARE SITO- NUOVA DIDATTICA EDITRICE “LA SCUOLA”

IL PRIMO NOVECENTO La scuola diventa scuola di massa. Pedagogisti noti: Freinet, Decroly, Montessori, le sorelle Agazzi, Dewey, Pankhurst↓ L’attivismo era incentrato sul puerocentrismo, nella valorizzazione del “fare”, nell’attenzione verso i bisogni del fanciullo, nella sua motivazione, nello studio in ambienti idonei e stimolanti, nell’importanza della socializzazione.

Freinet=Il testo libero fu la prima tecnica a cui approdò il Freinet, come vissuto che si vuole narrare, contro il tema obbligato e amorfo. Un testo libero, come indica il nome, è un testo che il ragazzo scrive liberamente, quando abbia voglia di scriverlo, e secondo il tema che lo ispiri.

Pankhurst=sostituì le aule con un sistema di laboratori specializzati, abolì l’orario scolastico, la centralità della lezione e puntò l’attenzione sui materiali didattici.

Si sviluppano diverse scuole di pensiero:

→Inizia a formarsi il mastery learning: apprendimento per la padronanza- secondo cui è possibile portare tutti i soggetti a una padronanza completa degli obbiettivi con feedback ricorrenti.

La scuola di palo alto definisce 5 assiomi fondamentali della comunicazione:

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Gardner:

→A livello europeo nel 1994 è stata fondata l’Associazione EERA ( European Educational Reasearc Association) che si propone di promuovere lo scambio e la collaborazione tra i ricercatori europei, di migliorare la qualità di ricerca e di offrire suggerimenti ai professionisti del settore. La ricerca didattica italiana, si rifà ai riferimenti internazionali ma allo stesso tempo segue percorsi propri, attraverso i pensieri di autori, rivisitati nel tempo e con modelli e strumenti mostratisi efficaci (decreti legge, riforma elementare..). In modo particolare negli ultimi si è assistito: 1. all’emergere si nuove sensibilità 2. all’allargamento del campo d’indagine, in relazione all’età, sia verso il basso (0-3, 36) che verso l’alto (università, formazione professionale..). 3. All’interesse per le differenze (individuali, culturali, ambientali) Tra i tempi maggiormente affrontati risaltano: - Le problematiche istituzionali, organizzative e di sistema - Il curriculo formativo - La progettazione per competenze - Le questioni relative ai metodi di insegnamento e di studio - La formazione degli insegnanti

APPROFONDIMENTO PRINCIPALI AUTORI: 1. JOHN DEWEY: Apparirà ormai chiaro che per Dewey l'educazione viene a coincidere con l'esperienza, e si connota quindi come un processo interattivo tra l'individuo e l'ambiente in cui esso è inserito. Ma siccome risulta altresì ovvio che non tutte le esperienze possono dirsi educative, cosa fa di un'esperienza particolare un'esperienza educativa? Dewey postula che per essere educativa, e vantare dunque un valore pedagogico, un'esperienza debba avere le caratteristiche della continuità e dell'interazione. La continuità si riferisce al fatto che l'educazione del giovane non deve essere limitata all'ambito scolastico ma deve continuare in senso orizzontale in tutti gli ambienti di vita del giovane: in famiglia, con gli amici, nei suoi rapporti con l'ambiente sociale in genere... Lo sviluppo viene pertanto concepito dall'autore americano come un processo integrale, che necessita quindi una notevole apertura mentale, dilatazione degli interessi in modo da poter associare sempre nuovi significati costruttivi all'esperienza. L'interazione, invece, sottolinea l'importanza del legame tra l'individuo (psicologia) e l'ambiente (sociologia): l'educazione si pone quindi come mediazione tra la dimensione psicologica e quella sociologica ponendosi come processo interattivo volto a fondere in maniera armonica i due processi. I due principi di continuità e interazione si pongono come non separabili e si giustificano si arricchiscono l'un l'altro. 2. JEAN PIAGET: Piaget è fondatore di un apparato teorico da lui denominato epistemologia genetica. La conoscenza fondamentalmente non è ritrascrizione, ma ricostruzione della realtà attraverso un processo di apprendimento, al fine di permettere all'individuo di adattarsi all'ambiente, ossia di equilibrare esigenze e attese del soggetto conoscente e caratteristiche e richieste dell'oggetto conosciuto. Tale adattamento si realizza attraverso l'accomodamento delle strutture mentali, cioè attraverso la loro trasformazione per meglio aderire alla realtà, e l'assimilazione di quest'ultima agli schemi mentali posseduti, in una dinamica di continuo superamento degli schemi mentali disponibili al fine di comprendere più adeguatamente gli aspetti della realtà che via via emergono con l'esperienza. In sostanza potremmo dire che il meccanismo 5

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che regola l'evoluzione del mondo biologico viene esteso da Piaget anche al mondo mentale: in entrambi i casi ci sarebbe un'interazione tra qualcosa che è dato in partenza, il genotipo per la biologia e la struttura mentale nell'altro caso, e qualcosa che viene incontrato, l'ambiente. Una visione impostata secondo questi principi non poteva non avere ripercussioni anche in ambito pedagogico, dove tanta importanza ha il tema della conoscenza e della sua acquisizione. Piaget critica fortemente le metodologie didattiche che poggiano sui processi intuitivi del bambino o che fanno eccessivo affidamento su comunicazioni esclusivamente verbali. Nel primo caso, infatti, l'intuizione presenta il grave limite di essere e rimanere troppo limitata agli oggetti concreti da cui trae spunto; potrà dunque essere utile al bambino per un apprendimento di tipo fisico, ma non lo aiuterà certo a sviluppare una forma di pensiero logico-matematico. La comunicazione verbale, invece, è criticata dall'autore in quanto egli evidenzia come la verbalità corra spesso il rischio di essere deformata dal bambino che attraversa gli stadi sensomotorio e preoperatorio. La didattica per Piaget, pur lasciando spazio alla considerazione delle dinamiche motivazionali dello studente, deve essere impostata sullo sforzo dell'alunno, in maniera coerente con una visione costruttivistica dell'intelligenza. I formandi dovranno dunque lavorare su stimoli così come sulle loro intuizioni, in modo da elaborare le informazioni in forma di rappresentazioni e concetti, compiendo operazioni che da concrete diverranno poi simboliche e infine astratte quando lo studente sarà giunto a impossessarsi della logica formale. 3. LEV VYGOTSKIJ: L'idea centrale della prospettiva di Vygotskij è che lo sviluppo della psiche è guidato e influenzato dal contesto sociale, quindi dalla cultura del particolare luogo e momento storico in cui l'individuo si trova a vivere e che provoca quindi delle stimolazioni nel bambino, e si sviluppa tramite "strumenti" (come il linguaggio) che l'ambiente mette a disposizione. Per Jean Piaget la pressione dell'ambiente non ha effetto sul sistema nervoso (il bambino impara interagendo da sé sugli oggetti) mentre per Vygotskij è l'ambiente culturale a consentire lo sviluppo cognitivo. Il salto qualitativamente superiore delle abilità cognitive avviene secondo Vygotskij tramite età stabili ed età critiche, la relazione fra queste consente lo sviluppo cognitivo. Le età stabili sono quei periodi di vita in cui i cambiamenti sono minimi ma che con l'accumularsi portano alla creazione di età critiche che consentono il passaggio allo stadio successivo. Queste crisi sono importanti perché se superate correttamente garantiscono uno sviluppo cognitivo corretto nel bambino. La psiche non è altro che il riflesso delle condizioni materiali, le quali possono essere modificate e trasformate in prospettiva di un fine concreto. Vygotskij accetta l'ipotesi che la struttura base dei processi psichici sia la sequenza stimolo-reazione, ma in merito a processi psichici superiori (il livello delle funzioni intellettive) inserisce un nuovo elemento: lo stimolo mezzo. Lo stimolo-mezzo è uno stimolo "creato" dall'uomo; è utilizzato per instaurare un nuovo rapporto stimolo-risposta e promuovere lo svolgimento del comportamento in una direzione diversa. In particolare egli studia l'importanza dell'uso di strumenti e simboli nello sviluppo umano come stimoli-mezzo. L'esempio più celebre con cui Vygotskij illustra il concetto di stimolo-mezzo è quello del fazzoletto: se una persona deve ricordarsi di svolgere una mansione, può fare un nodo su un fazzoletto; il nodo è uno stimolo-mezzo, che media il rapporto tra il dovere di compiere una mansione e l'azione-risposta. Il comportamento umano non è quindi per Vygotskij la semplice interazione fra stimoli e risposte, ma è mediato da stimoli-mezzo, i quali possono essere strumenti esterni (il nodo del fazzoletto), ma anche strumenti acquisiti dall'ambiente sociale e interiorizzati. In virtù di tale caratteristica i processi psichici superiori (pensiero, linguaggio, memoria) non hanno un'origine naturale, ma sociale e li si può comprendere solo prendendo in considerazione la storia sociale. 4. JEROME BRUNER: Questo tentativo di far convergere la struttura psicologica del soggetto che apprende con la struttura culturale in cui è inserito, delinea la proposta pedagogica di Bruner in un'ottica strutturalistica, pur distante da una visione come quella di Piaget. Si è vista l'importanza che ha per Bruner nell'apprendimento il possesso da parte del bambino di strategie volte a organizzare il reale e/o il conosciuto. Esse non solo agevolano l'apprendimento del concetto cui 6

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sono propriamente collegate, ma permettono anche “transfer” tra ambiti diversi, consentendo al bambino non solo un apprendimento più efficace ma anche un migliore controllo dell'ambiente. Queste modalità cognitive spontanee nel bambino portano l'autore a ritenere imprescindibile nella didattica l'attenzione all'esperienza immediata degli alunni: essa viene vista come il punto di partenza ottimale su cui innestare l'intero processo di apprendimento, in modo da farlo sentire al bambino come più “vicino” a sé, rendendolo dunque più interessante e gratificante di per se stesso. Interessante anche notare come la funzione di unificazione e strutturazione non giunge per Bruner al suo livello massimo nella simbolizzazione scientifica, in quanto oggettiva e condivisa. Essa, infatti, viene considerata solo come uno dei possibili sbocchi del processo cognitivo di organizzazione che però trala...


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