Copia di tra le braccia di un figlio non tuo Riassunto PDF

Title Copia di tra le braccia di un figlio non tuo Riassunto
Author User 1998
Course Psicologia dei legami familiari
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Tra le braccia di un figlio non tuo Libro per esame di psicologia dei legami familiari Primo capitolo: l’affidamento di neonati e bambini piccolissimi (dal punto di vista della letteratura nazionale e internazionale). 1.1.

Introduzione:

Nella letteratura psicologica il tema dell’affidamento è stato oggetto di molti studi a riguardo, infatti l’affidamento di neonati e bambini piccolissimi è una forma molto particolare di affido; Nella letteratura nazionale(Italia) è presente solo un articolo riguardante tale tematica, mentre invece è molto in voga negli U.S.A. dove vengono pubblicati circa una 50ina di articoli riguardanti l’affido di neonati. 1.2.

Teoria attaccamento:

La teoria dell’attaccamento risale agli anni ’50, in cui venivano anche studiati gli effetti negativi e patologici della mancanza di una figura materna nella vita dei piccoli (primi mesi di vita). Una figura importante sulla teoria dell’attaccamento è J.Bowlby, che negli anni ’50, richiamò l’attenzione sull’elevata sofferenza che dovevano vivere i bambini piccolissimi a causa del fatto di venir separati dalla figura di riferimento (mamma solitamente) e che ciò avrebbe portato a effetti patologici(a breve e lungo termine) causati dalla separazione. La teoria si opponeva sia alle teorie dell’apprendimento, sia a quelle della pulsione e della libido, e Bowlby riteneva che tale teoria aveva una dinamica propria; Ma qual è la teoria dell’attaccamento? Di cosa tratta? L’attaccamento è un sistema di controllo basato su processi di elaborazione dell’informazione che diventa + evidente qualora l’individuo si trovasse di fronte a un pericolo (situazioni di disagio, stress o paura): l’attaccamento si sviluppa nei primi mesi di vita e si organizza attorno a una figura di riferimento> ossia la figura di attaccamento durante il primo anno di vita. Cosa succede in una situazione di pericolo/ paura? Si attiva e prende ‘vita’ il sistema di attaccamento, e il bambino tramite pianto oppure attaccandosi alla mamma (schemi comportamentali), in modo tale da assicurarli il contatto con l’adulto di riferimento per essere protetto. Si usa quindi il genitore come base

sicura dalla quale partire x esplorare l’ambiente, e per essere consolato nelle situazioni stressanti. 1.3.

Tipologie di attaccamento nell’infanzia

All’interno della teoria dell’attaccamento, vengono individuati 4 tipologie(pattern) di attaccamento. Ovviamente per quanto riguarda l’infanzia, non quella adulta.  Attaccamento sicuro: riguarda bambini che nei primi 12 mesi di vita possono contare su una mamma che risponde alle loro richieste, bisogni di protezione. E’ una mamma sensibile verso il figlio. Quando devono separarsi dalla mamma all’inizio fanno fatica, ma poi riescono a esplorare l’ambiente, perché sanno che potranno sempre contare sulla mamma. La visione di sé è positiva: si è degni di ricevere e dare amore.  Attaccamento insicuro: riguarda bambini che nei primi 12 mesi di vita sono a contatto con una madre non sensibile ai loro segnali e bisogni, solitamente è una mamma che rifiuta il contatto fisico quando loro hanno paura o stanno male. Quando sono senza la mamma non dimostrano sconforto perché non è presente, e quando lei torna si dimostrano distaccati e non cercano il contatto fisico. La rappresentazione di sé sarà negativa: ci si considera persone poco amabili.  Attaccamento ansioso: riguarda bambini che nei primi 12 mesi di vita sono a contatto con una mamma che dimostra affetto non quando lo richiede il bambino, ma solo quando ne hanno bisogno loro. Questi bambini piangono tanto, non esplorano l’ambiente e quando la mamma torna scatenano la loro rabbia. La rappresentazione di sé è negativa: per avere le attenzioni dell’altro ci si deve comportare in un determinati modo.  Attaccamento disorganizzato: riguarda un fallimento nella costruzione del rapporto mamma- figlio, il bambino non è capace di strutturare un comportamento coerente verso la madre, mescolando vicinanza e evitamento. La rappresentazione di sé è ‘accettabile’ ma allo stesso tempo il bambino percepisce la mamma come fonte di paura, creando un’immagine di sé come vittima.

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1.4.

Attaccamento in età adulta

l’Adult Attachement Interview rappresenta lo strumento per studiare l’attaccamento in età adulta. Consiste in un’intervista semi-strutturata in cui vengono poste domande riguardanti la propria infanzia e le relazioni che da bambino si avevano con le figure di attaccamento (di solito madre e padre). Vengono individuate 4 categorie di attaccamento adulto:  Individui sicuri sono coloro che parlano liberamente e positivamente della loro infanzia. Avranno avuto quindi un’infanzia positiva e hanno interiorizzato positivamente un modello di attaccamento.  Individui insicuri(preoccupati): i soggetti parlano delle loro esperienze in modo confuso e poco coerente, si tratta di individui ancora coinvolti nelle relazioni con le figure genitoriali.  Individui distanziati: sono individui che non ricordano le proprie esperienze infantili, talvolta forniscono descrizioni idealizzate dei loro genitori per poi negare l’influenza da loro esercitata sul loro sviluppo.  Individui con attaccamento irrisolto: individui che non hanno risolto traumi o perdite di figure significative. Si può notare, che le categorie emerse dall’A.A.I, coincidano e corrispondano ai Pattern di attaccamento del bambino. Il tipo di attaccamento rilevato nei bambini nella fascia 1-6 anni, è correlato al tipo di modello operativo interno del genitore(a.a.i). 1.5.

Affido di neonati nella prospettiva dell’attaccamento

I bambini dati in affidamento devono costruire un nuovo legame di attaccamento. Il primo anno di vita risulta fondamentale per lo sviluppo di una relazione positiva, per assicurare le basi di uno sviluppo ottimale nel bambino. 1.6.

Strumenti per lo studio dell’affido di neonati

Ce ne sono di diversi:  A.A.I.  Strange situation  Parent Attachament Diary: strumento x valutare attaccamento tra bambino in affido e genitore affidatario.  This is my baby interview: intervista per valutare l’impegno del genitore affidatario verso il bambino. Alla mamma viene chiesto di descrivere il

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1.7.

minore e le viene chiesto di rispondere ad alcune domande sulla percezione del bambino, sui sentimenti che prova verso di lui, e quanto li mancherebbe se esso venisse allontanato da casa. La scala di valutazione va da 1( scarsa attenzione) a 5 (attenzione elevata). Motivi per cui i neonati vengono dati in affido

Diversi studi si sono occupati delle problematiche dei bambini 0-3 anni che sono stati affidati allo stato definendoli come soggetti ad alto rischio sociale. Molti di loro hanno infatti avuto esperienze di maltrattamenti, abuso e trascuratezza. Negli USA circa 1 milione di bambini vengono maltrattati durante l’anno, e 500.000 sono i minori in affido. Quali sono i motivi che portano i servizi a predisporre affidi di neonati o comunque bambini piccolissimi?

 Problemi di salute fisica e mentale, disturbi del sonno, psicopatologie e ritardi nello sviluppo: spesso i neonati dati in affido sono già affetti sin dalla nascita da problematiche mediche come disabilità mentali o fisiche, che li pongono in situazioni ad alto rischio se lasciati nella famiglia d’origine. Essi necessitano di cure speciali e se esse non sono disponibili non fanno che peggiorare la situazione.  Disturbi comportamentali e emotivi: i bambini maltratti sono soggetti a sviluppare disturbi post traumatici da stress, o problemi sociali come l’aggressività e comportamenti oppositivi, ansia, depressione e somatizzazione.  Disturbi dell’attaccamento: ci sono problematiche di attaccamento disorganizzato, molti tendono a considerare la maggior parte degli adulti pericolosi, evitando qualsiasi contatto con loro. Questi bambini dimostrano una sfiducia e paura nel careviger, poiché ritengono di essere poco meritevoli di ricevere amore.  Problematiche psicofisiche o mentali dei genitori: i bambini vengono dati in affidamento se i genitori fanno uso di sostanze stupefacenti o hanno comportamenti maltrattanti verso di loro, o anche se i genitori presentano disturbi mentali, psichiatrici, o fattori legati a carenze materne o in situazioni di estrema povertà. 1.8. Affidamento familiare o comunità L’ambiente della comunità di affidamento ha caratteristiche simili a quello familiare, però tranne per il numero di careviger di chi si occupa del bambino, maggiore in comunità. I bambini in comunità manifestano una minore capacità 4

di riconoscere il careviger primario come base sicura e manifestano anche una certa insicurezza nei suoi confronti. Si osserva poi che nella comunità la probabilità di manifestare una risposta di attaccamento specifico cresce con l’età. 1.9.

Sviluppo dell’attaccamento nei neonati in affido fattori positivi e di rischio

La permanenza tra bambino e famiglia d’origine rimane, inoltre le ricerche hanno dimostrato la possibilità che questi bambini hanno di sviluppare nuovi legami di attaccamento con la nuova famiglia. Steineaur-> dimostrò che per aiutare i bambini a sviluppare nuovi attaccamenti fosse necessario permetterli di elaborare il ‘lutto’ della perdita degli attaccamenti precedenti. Dozier e Baltes-> in uno studio parlano di 2 variabili per lo sviluppo del pattern di attaccamento del minore in affido: pattern di attaccamento adulto della mamma affidataria, e l’età del neonato all’ingresso nella nuova famiglia. Già dopo i 7 mesi di età i bambini iniziavano ad avere difficoltà di relazionarsi con il careviger rispetto a coloro che venivano dati in affidamento i 1° mesi di vita. Sono stati individuati fattori di rischio che possono danneggiare l’affido:  Frammentazione delle agenzie che gestiscono l’affidamento(risulta difficile una cooperazione e coordinazione tra operatori, genitori affidatari, terapisti).  Assenza di supporto nella relazione bambino-genitore  Poca formazione nelle famiglia affidatarie

1.10. Motivazione dei genitori affidatari Perché viene richiesto l’affido di un neonato? E’ opportuno fare due distinzioni:  Parenti che prendono in affido un neonato: desiderio di mantenere il bambino entro i confini familiari  Per coloro che non sono imparentati con il piccolo, le motivazioni sono diverse: il desiderio di diventare genitore qualora non si riuscisse ad avere figli, e la capacità di identificarsi con il bambino in affido e le sua difficoltà. 5

Diversi studi hanno rilevato che, le motivazioni alla scelta d’affido possono influenzare lo sviluppo dell’attaccamento dei neonati. I risultati mostrano che un attaccamento sicuro è legato a ragioni come il desiderio di accrescere la propria famiglia. Mentre motivazioni come un’enfatizzata valenza religiosa, intendi adottivi o di sostituzione di un figlio cresciuto, sono risultati portatori di un attaccamento negativo del neonato. 1.11. Programmi di intervento x famiglie con neonati in affido L’A.B.C. catch up è un programma di parent training, efficace e di durata limitata e contenuta nel tempo che ha dimostrato come un intervento relazionale può avere effetti sulla regolazione fisiologica e comportamentale dei neonati in affido e favorirne il benessere. Esso viene sviluppato in 10 sessioni settimanali: le prime 6 hanno lo scopo di insegnare ai genitori affidatari a creare delle relazioni efficaci (imparare a discriminare le emozioni dei neonati, interagire fisicamente in modo costruttivo). Le ultime 4 hanno l’obiettivo di aiutare gli affidatari a essere maggiormente affidabili e accudenti. Ogni sessione è interattiva: i genitori si confrontano tra loro in discussioni teoriche e esercitazioni con i neonati. Vi è poi un altro tipo di intervento: parent training-> ancora in fase di sperimentazione, rivolto a bambini da 3 anni in su, che mira a promuovere il co-parenting, ossia coinvolge sia la coppia di genitori affidatari, sia quelli naturali. Questo intervento cerca di ridurre i problemi socio-comportalmentali che si potrebbero manifestare nel bambino. E’ suddiviso in 12 sessioni di 2 ore: la prima parte è formata da coppie di genitori e cerca di promuovere e sviluppare le capacità genitoriali tramite una metodologia attiva, mentre la seconda parte è rivolta a singole unità (famiglia affidataria, famiglia naturale ) e mira appunto a promuovere il co-parenting. Secondo capitolo: ‘’tavola rotonda’’ sull’affido dei neonati, quale sguardo adottare? Prima parte: L’apporto dei riti allo sviluppo dei legami: Nei riti del quotidiano, ossia nella ripetizione cioè delle modalità in cui nella vita familiare si giocano comunicazioni profonde tra genitori e figli, tra adulti e bambini i cui significati vanno ben oltre la scena che si gioca in quel momento nella vita della famiglia. In ogni famiglia si sviluppano riti specifici che marcano la modalità affettiva con cui si gestiscono.

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1.1.

Importanza del rito

La ripetizione genera un ricordo che è sempre associato a emozioni, quindi si tratta di ricordi di situazioni che vengono interiorizzate con valenze affettive specifiche. Il rito alimenta il ricordo e il sistema delle aspettative entra pian piano nella costituzione della modalità relazionali di gestione dei legami adultobambino. 1.2.

Formazione dei legami

La tensione del bambino verso l’attaccamento scatta alla nascita, e necessita della presenza attiva di un adulto(careviger) in grado di rispondere in modo adeguato ai suoi bisogni. Così nella qualità dei primi rapporti influenza lo sviluppo individuale e i concetti che la persona si forma di sé e degli altri. Nel tempo si sviluppa la tendenza a ripetere non solo le semplici abitudini apprese in famiglie, tramite i rituali, ma anche gli stili di relazione a essa sottesi. 1.3.

Doppia separazione e separazioni multiple nella creazione dei legami

Bowlby sostiene che le relazioni dei bambini a fronte di una lunga separazione dalla mamma passano dalla protesta, alla disperazione e distacco. Attaccamento e separazione sono due dinamiche che si giocano insieme nella vita delle persone, in quanto per vivere psicologicamente è necessario sviluppare sia attaccamento ma anche una separazione. La decisione di separare i bambini dalle loro famiglie d’origine, e affidarli a una nuova, va programmata e studiata. Ci sono due tipi di affido: temporanei(con prospettiva di ritorno nella famiglia d’origine) e affidi temporanei in funzione di un’adozione. Seconda parte: 1.1. Affido di neonati come evento familiare Secondo l’approccio relazionale simbolico alla famiglia, l’affido viene interpretato come una transizione critica del ciclo di vita familiare di + famiglie. L’affidamento non è un intervento solo a favore del bambino, ma è un’esperienza, che ha al centro il legame in particolare sociale e familiare che si esprime in una forma di generatività sociale espressa con una solidarietà tra le famiglie. 1.2. La relazione La persona non si definisce se non in relazione agli altri. Gli esseri umani sono esseri relazionali, e la dimensione sociale è connaturata con l’umano e le sue

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relazioni primarie. Le scienze umane si devono occupare non dell’individuo isolato ma dell’individuo in relazione. Essa è ciò che lega i membri di una famiglia tra di loro.

1.3. Il simbolico La dimensione simbolica è la struttura che attraversa diverse forme storiche di famiglia ed è tipica della specie umana. Il familiare è la matrice simbolica del legame che da sostanza psichica alle singole famiglie e alle varie forme familiari. 1.4. La transizione Le transizioni sono i passaggi cruciali della storia di una famiglia, innescati da eventi prevedibili e non, segnati dall’acquisizione di nuovi membri o perdita, o da nuovi rapporti con il mondo sociale, o ancora caratterizzate da passaggi meno databili e + sfumati, come la transizione alla vita adulta. Non riguardano solo l’individuo ma tutta la famiglia. 1.5. Coping e riserve Il coping è la capacità del sist. Familiare di fare fronte alle difficoltà, vedendo le risorse disponibili nei sottosistemi, nel sistema familiare/sociale, sapendole organizzare e usare x scopi desiderati. 1.6. Compiti di sviluppo Ogni transizione ha un suo obiettivo, una meta di sviluppo che è propria di tutto il sistema familiare, che deve saper assumere determinati compiti di sviluppo. Tali compiti riguardano tutta la famiglia, e hanno una valenza affettiva ma anche etica. Aiutare le famiglie affidatarie a riconoscere i limiti e assumersi le responsabilità richieste, è il 1° passo per garantire un buon esito del passaggio che si sta affrontando. L’evento critico(affido neonato) non è portatore di patologia ma è rilevatore di risorse inaspettate. Capitolo terzo: accogliere un neonato a tempo La ricerca effettuata tra il 2004 e il 2008 è una delle prime ricerche esplorative nel campo dell’affidamento di bambini in Italia, con lo scopo di indagare la complessità delle dinamiche che caraterizzano l’affido. Si è svolta in 2 fasi: la prima con operatori dei servizi, la seconda con 37 genitori affidatari. 1.1.

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La ricerca: approccio teorico di riferimento

Le ricerche sull’affido si muovono a partire da un approccio + teorico, basato sulla teoria dell’attaccamento vista precedentemente. L’intervento dell’affido ha all’origine una prospettiva relazionale-familiare (famiglia d’origine+ altre famiglie come quella degli operatori e la comunità sociale). 1.2.

La metodologia

Questa ricerca ha una finalità di tipo descrittivo ed esplorativo. Si è utilizzato un approccio qualitativo che permette a chi effettua la ricerca, di concentrarsi sulla profondità del dato. La ricerca qualitativa è interessata ai significati che i partecipanti attribuiscono al mondo in cui vivono. Si tratta di uno studio trasversale, che pone tra loro a confronto, i diversi punti di vista di operatori e famiglia protagonisti dell’affido familiare e del neonato. 1.3.

1.4.

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Studi e obiettivi della ricerca  Primo studio-> operatori sociali: attenzione posta agli operatori tra cui psicologi e ass. sociali, sulla percezione dell’affidamento di neonati in alcuni centri del Nord e Centro Italia. L’obiettivo è individuare che rappresentazioni hanno sull’affidamento, in modo da mettere in evidenza gli aspetti di forza e debolezza percepiti dagli operatori. Vengono utilizzati 2 strumenti di ricerca: questionario e intervista semistrutturata.  Secondo studio-> rappresentazioni dei genitori affidatari. Obiettivo è in questo caso approfondire le diverse modalità con cui viene percepito l’affido di famiglie e neonati, allo scopo di coglierne i vissuti, le credenze, e le emozioni legate alla loro esperienza con bambini molto piccoli. Vengono coinvolte 37 coppie affidatarie e gli strumenti di ricerca usati sono intervista semi strutturata e calendario. Strumenti e analisi dei dati raccolti:  Questionario: permette di valutare ciò che non è osservabile-> il questionario si usa per valutare le prospettive interne dei soggetti come le loro emozioni, credenze, atteggiamenti: punto di vista del soggetto. Un esempio(libro) è composto da 14 domande a risposta multipla, per ottenere informazioni sugli aspetti organizzativi dei centri di affido. Il questionario veniva spedito x posta all’operatore del centro affido prima di incontrarlo per l’intervista.  Intervista: permette di cogliere la prospettiva del soggetto, ed ha uno scopo prettamente conoscitivo. Le domande hanno un grado

1.5.

di formulazione piuttosto rigido. Nello studio l’intervista è semistrutturata ( 9 domande predefinite ma che permettono al soggetto di parlare di ciò emerge spontaneamente). Per la somministrazione dell’intervista ci vuole solitamente 1 ora di tempo, e viene analizzata con due metodi: analisi del contenuto carta- matita-> griglie di riferimento adottate dall’intervistatore per analizzare le risposte, e software informatico t-Lab -> il ricercatore seleziona delle parole da prendere in considerazione, in base a obiettivi e ipotesi di ricerca. Il disegno

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