Tra le braccia di un figlio non tuo PDF

Title Tra le braccia di un figlio non tuo
Course Psicologia dei legami familiari
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Riassunto libro a scelta prof Iafrate ...


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1 TRA LE BRACCIA UN FIGLIO NON TUO 1. L’AFFIDAMENTO DEI NEONATI E BAMBINI PICCOLISSIMI: UN PANORAMA DELLA LETTERATURA NAZIONALE E INTERNAZIONALE (di Ivana Comelli) L’affidamento familiare di neonati e bambini piccoli è una forma particolare di affido, presenta connotazioni e problematiche peculiari proprio per l’età del minore affidato. La chiave di lettura delle dinamiche dell’affido di neonati è ricondotta alle teorie di attaccamento. 1. La teoria dell’attaccamento Le origini della teoria dell’att . John Bowlby nel 1951 infatti presentò un rapporto intitolato “maternal care and mental health” in cui passava in rassegna le prove empiriche dell’influenza sfavorevole dell’inadeguatezza delle cure materne durante la prima infanzia. Egli richiamò l’attenzione sull’elevata sofferenza dei bambini piccoli che venivano separati r . Egli sosteneva che il legame tra la madre (caregiver) e il bambino fosse da considerarsi come la risultante di un sistema di schemi a base innata. La sua teorizzazione si x

Teorici dell’apprendimento che volevano l in seguito a rinforzi e condizionamenti ambientali

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e messo in atto solo in seguito al bisogno di scaricare l’energia psichica accumulata Egli aveva fatto riferimento alle teorie etologiche di Lorenz che sostiene che si può creare un legame nei confronti di una figura materna senza l’intermediazione del cibo, e alle teorie di Harlow che aveva studiato gli effetti che la privazione delle cure materne aveva sulle scimmie rhesus. L’attaccamento si sviluppa durante i primi mesi di vita e si organizza attorno a una particolare esibisce un insieme di schemi comportamentali che vanno dal pianto all’aggrapparsi alla madre e che gli assicurano il contatto e la prossimità con l’adulto di riferimento, nonché la possibilità di essere protetto. (applicabile solo nei primi due anni di vita del bambino) a esplorare l’ambiente e a cui poter ritornare ad essere c . Si tratta di una procedura sperimentale nella quale si alternano momenti di separazione e di ricongiungimento fra un bambino e la sua figura di riferimento. I pattern tendono a diventare stabili in quanto sono costruiti sulla base di modelli operativi interni che indirizzano l’individuo nell’interpretazione delle informazioni che provengono dal mondo esterno e guidano il suo comportamento nelle situazioni nuove. 1.1 Le tipologie di attaccamento nell’infanzia i bambini nei primi 12 mesi di vita fanno esperienza di un a madre responsiva verso le loro richieste e sensibile ai loro bisogni di protezione. Quando devono separarsi dalla mamma questi bambini esprimono il loro sconforto, ma poi sono in grado di esplorare l’ambiente circostante poiché sanno di poter contare sulla madre quando hanno bisogno. Rappresentazione di sè: soggetto degno di amore i bambini nei primi anni di vita sono a contatto con una a esibiscono un eccesso di autonomia, non manifestano alla mamma il dolore per la separazione e al suo ritorno si mantengono a distanza da lei, evitando qualsiasi contatto

2 Rappresentazione di sé: possedere scarse capacità per suscitare nell’altro risposte positive e affettuose, e di essere una persona poco amabile la madre nei primi anni di vita è i , non esplorano l’ambiente e quando la mamma ritorna scaricano la rabbia che hanno accumulato di sé: compito suo quello di mantenere la relazione e che per ottenere la vicinanza e l’attenzione della madre deve comportarsi in un certo modo :f appare incapace di strutturare un comportamento coerente verso la figura di attaccamento Rappresentazione di sé: accettabile e della figura di attaccamento come potenzialmente disponibile, ma allo stesso tempo il bambino percepisce la madre come fonte di paura. 1.2 L’adult attachment interview e i pattern di attaccamento adulto Un concetto fondamentale della teoria dell’attaccamento è quello della trasmissione intergenerazionale di tale modello, infatti le rappresentazioni mentali che i genitori hanno circa le loro esperienze di attaccamento infantile sono il maggior fattore che influenza la qualità del legame di attaccamento del bambino L’adult attachment interview modelli operativi interni e l’attaccamento in età adulta. Esso consiste in un’intervista semistrutturata avuto con la figura di attaccamento e all’influenza esercitata da queste prime relazioni sul suo Sono emerse diverse categorie di attaccamento adulto: 1. Individui sicuri: hanno avuto esperienze infantili positive e hanno interiorizzato un modello di attaccamento sicuro. 2. i: i soggetti . Essi sono ancora coinvolti nella relazione con le figure genitoriali, in qualche modo ancora attive nei loro pensieri. 3. si contraddistinguono per una di attaccamento e che talvolta forniscono descrizioni idealizzate dei loro genitori per poi negare l’influenza da essi esercitata sul loro sviluppo e sulla loro attuale personalità. 4. o: eventi come e perdite di figure significative 5. Adulti non classificabili: gli elementi emersi dall’intervista non sono collocabili in nessuna delle altre categorie Il tipo di attaccamento rilevato nei bambini da 1 a 6 anni è correlato al tipo di modello operativo interno del genitore. 2. L’affido di neonati nella prospettiva dell’attaccamento Il primo anno di vita risulta fondamentale per lo sviluppo di una relazione positiva e di legami di attaccamento sicuri, tali da assicurare le basi per una crescita ottimale del bambino. I bambini e i neonati che vengono posti in affido presentano un’alta percentuale di problematiche

2.1 Quali strumenti per lo studio dell’affido di neonati? 1. Adult attachment interview 2. Strange situation 3. è uno strumento dell’attaccamento tra il bambino in affido e il genitore affidatario. Il caregiver primario ha il compito d

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viene separato dall’affidatario. I genitori affidatari inoltre de Tutti i comportamenti vengono annotati all’interno di una griglia, che viene poi decodificata da due sperimentatori indipendenti per trarne conclusioni sul comportamento di attaccamento del bambino. è un’intervista semi strutturata sviluppata per valutare l’impegno del s i. Le interviste vengono poi trascritte e codificate lungo un continuum che va da 1 a 5. Ogni intervista viene codificata da due sperimentatori indipendenti e i punteggi risultanti sono la media delle due codifiche. con bambini e attente ai loro bisogni di cura. 3: livelli di impegno moderato Æ indicatori di alto impegno, ma anche indicatori di una non adeguata integrazione del bambino della famiglia 1: l mamme che mostrano scarso investimento emotivo nella cura dei

2.2 Perché i neonati vengono dati in affido? 1. Problemi di salute fisica e mentale, disturbi del sonno, psicopatologie, e ritardi nello sviluppo, soprattutto nell’area delle competenze cognitive e dell’espressione del linguaggio. I bambini che i. Inoltre se non aiutati adeguatamente possono sviluppare un disturbo post traumatico da stress o ipervigilanza che potrebbe causare maggiore reattività e scarse compe 2. Disturbi comportamentali ed emotivi. I bambini maltrattati pres . Altre problematiche sono l’ansia, la depressione e la somatizzazione. Si è dimostrato inoltre che i bambini in affido presentano diversi livelli di cortisolo nel sangue (il cortisolo è un ormone che interviene nelle situazioni di stress e regola il comportamento durante il trascorrere della giornata). 3. Disturbi dell’attaccamento: ci sono molti casi di attaccamento disorganizzato. Alcuni tendono a tto con le persone sconosciute. Altri invece esibiscono un’amichevolezza indiscriminata verso le persone sconosciute perché ricercano continuamente nell’adulto una potenziale figura di adattamento. Questi bambini mostrano una mancanza di fiducia nella disponibilità e nella possibilità di ricevere protezione dai caregiver, dal momento che hanno sviluppato la convinzione di essere immeritevoli di amore. I genitori affidatari quindi devono imparare a interpretare i segnali di rifiuto del bambino e a fornirgli cure, anche se egli non appare averne bisogno. 4. Problematiche psico-fisiche e/o mentali dei genitori I bambini che vengono dati in affido quindi necessitano di ambienti sicuri e stabili, di cure terapeutiche e di molta sensibilità da parte dei caregiver sostituitivi per sviluppare adeguate capacità di autoregolazione e comportamenti interpersonali competenti. 2.3 Affidamento familiare o comunità: alcune riflessioni sul tema L’ambiente interattivo e comunicativo delle comunità ha caratteristiche simili a quello familiare, tranne che per il numero di caregiver che si occupano del bambino che è maggiore in comunità. I bambini in comunità manifestano una minor capacità di utilizzare il caregiver primario come base sicura per orientarsi nel mondo. Si osserva inoltre che in comunità la probabilità di manifestare una risposta di attaccamento specifico cresce con l’età.

4 2.4 Lo sviluppo dell’attaccamento dei neonati in affido: fattori protettivi e fattori di rischio

permettere ai bambini in affido uno spazio di pensiero e parola sul proprio status e mantenere con la famiglia naturale dei contatti. Lo studio di Bates e Dozier dimostrò che i bambini affidati entro i 12 mesi di vita e madri classificate come autonome avevano maggiore tendenza di sviluppare un attaccamento sicuro e di influenzare il coinvolgimento della madre affidataria nella cura del neonato. I genitori non autonomi hanno maggiori difficoltà nella comprensione del livello di sviluppo del bambino e tendono a riferire molti attributi mentali anche a bambini molto piccoli, proiettando parti di sé nel bambino e vendendolo come un piccolo adulto. La “mind mindness” (studiata da Bernier e Dozier) è l’elemento di trasmissione intergenerazionale, è la capacità di formarsi una rappresentazione del bambino e di considerarlo come un individuo con una vita mentale autonoma. Genitori dotati di tale abilità saranno anche in grado di rispondere in modo più appropriato e sensibile ai segnali del bambino. L qualità dell’attaccamento: i bambini sono in grado di sviluppare comportamenti sicuri in una o due settimane di affido se collocati in un ambiente stimolante e accudente. Un’altra variabile fondamentale è il livello di impegno degli affidatari. I neonati più piccoli sono in grado di elicitare maggior impegno da parte dei genitori affidatari. che possono compromettere l’affido: f gestione dell’affidamento (risulta difficile una cooperazione e coordinazione tra i diversi soggetti: operatori, genitori affidatari e terapisti) (mantenere e rafforzare tal molto difficile); inadeguata formazione e scarso accompagnamento delle famiglie affidatarie (molti genitori sembrano distanti dai bambini che sono stati dati loro in affidamento Æ difesa per sé per prevenire il dolore che si proverà per la perdita del bambino e per il bambino che deve essere tutelato dalla difficoltà di dire addio alla famiglia affidataria). Tre sfide che mettono a rischio la riuscita dell’intervento stesso: capacità dei genitori di saper capacità del caregive accudente nei confronti del minore; il bambino corre il rischio di non essere in grado di sviluppare golazione bio-comportamentale. 2.5 Le motivazioni dei genitori affidatari e l’attaccamento del minore Solitamente i parenti che si offrono per prendere in affido un minore sono spinti dal desiderio di mantenere il piccolo entro i confini familiari. Cambiano le motivazioni tra coloro che non sono imparentati con il piccolo: . Sono importanti le motivazioni per predire il benessere del minore in affido. Un attaccamento sicuro è influenzato da ragioni come il desiderio di accrescere la propria famiglia e la pro-socialità degli affidatari. Al contrario motivazioni come un enfatizzata valenza religiosa o sostituzione di un figlio cresciuto sono risultati predittivi di un attaccamento insicuro nei neonati. 3. Programmi di intervento per famiglie con neonati in affido L’ABC è un programma di parent training efficace e di durata limitata e contenuta nel tempo che ha dimostrato come un i Esso viene sviluppato in . mparare a discriminare le emozioni dei neonati e di interagire fisicamente in modo costruttivo. Le ultime 4 hanno l’obiettivo di ai i. Ogni sessione è interattiva: i genitori si confrontano tra loro in discussioni teoriche ed esercitazioni con i loro neonati.

5 Un altro tipo di intervento (ancora in fase di sperimentazione) è rivolto a bambini da 3 anni e mira a Questo intervento cerca di i. Questo parent training viene sviluppato in 12 sessioni di 2 h. La prima parte (formata da a o 7 coppie di genitori) cerca di promuovere e sviluppare le capacità genitoriali attraverso una metodologia attiva. La seconda parte è rivolta alla singola unità (famiglia naturale e affidataria e minore) e cerca di promuovere il co-parenting. 2. “TAVOLA ROTONDA” SULL’AFFIDO DI NEONATI: QUALE SGUARDO ADOTTARE 1. Riti e attaccamento nell’affidamento familiare di bambini piccoli 1.1 L’apporto dei riti allo sviluppo dei legami rofonde tra genitori e figli, tra adulti e bambini, i cui significati e l’iscrizione degli stessi all’interno della persona vanno ben oltre la scena che si gioca in quel momento nella vita della famiglia Dalla modalità in cui si vivono e si interiorizzano le semplici operazioni di base della vita dipende la qualità della vita stessa (per esempio dormire può essere visto come piacere oppure come punizione). 1.2 Ma perché il rito è così importante? L he è sempre associato a emozioni, q e il sistema delle aspettative entra piano piano nella costruzione delle modalità relazionali di perazioni basiche della vita vengono interiorizzate con particolari valenze affettive che si ripetono nel tempo diventando rituali che incidono sulla qualità della vita. Inoltre i riti nascono nella relazione e di questa si nutrono, determinando anche l’orientamento alla relazione stessa. 1.3 Attaccamenti plurimi e formazione dei legami La tensione del bambino verso l’attaccamento scatta alla nascita e necessita della presenza attiva di un adulto che risponda adeguatamente ai suoi movimenti ed è in base allo sviluppo continuo del gioco dinamico tra neonato e caregiver di riferimento che prende avvio un certo tipo di attaccamento. Così la qualità dei primi rapporti influenza lo sviluppo individuale e i concetti e i concetti che la persona si forma di sé e degli altri. Nel tempo si sviluppa la tendenza a ripetere non solo le semplici abitudini apprese in famiglia attraverso i rituali, ma anche gli stili di relazione a questi sottesi. La famiglia quindi per tutti i bambini è vitale sia per la predisposizione all’attaccamento, sia per la formazione dei riti e per lo sviluppo dei modelli operativi interni. Bowlby sostiene che rappresentazioni diverse danno vita a modelli multipli nella mente dei bambini. L’autore ipotizza che questi bambini soffrano a causa di modelli multipli di due tipi diversi: il primo è il modello basato su comportamenti contraddittori dello stesso caregiver e il secondo può derivare dalla frequente esperienza di caregiver molteplici, cosicché questi bambini portano con sé un gamma di rappresentazioni differenti e conflittuali che si sono formate sulla base delle diverse e spesso improvvisate mutevoli situazioni di accudimento sperimentati. Uno dei possibili costi di ciò è l’ipervigilanza del bambino nei confronti dello stato della mente caregiver con cui al momento si trova a interagire. La situazione di modelli multipli di attaccamento presenti nella mente del minore possa essere elemento favorente la possibilità di accostare e anche accogliere modelli di attaccamento differenti dai propri. Questo stato di ipervigilanza innesca una situazione di ipersensibilità che può consentire al minore di cogliere e di lasciarsi contagiare dai nuovi modelli di attaccamento cui è confrontato.

6 1.4 Doppia separazione e separazioni multiple nella costruzione dei legami Bowlby sostiene che le reazioni dei bambini a fronte di una lunga e protratta separazione dalla figura materna, passano dalla protesta alla disperazione al distacco. Ipotizza anche che un bambino sufficientemente amato dalla sua famiglia protesterà e proverà dolore se separato, ma potrà mantenere un sufficiente livello di fiducia nella possibilità di ricreare nuovi attaccamenti. Attaccamento e separazione sono dinamiche che si giocano insieme nella vita delle persone in quanto per vivere psicologicamente è necessario sviluppare attaccamento, ma altrettanto per crescere è necessario sviluppare separazione in quanto è necessario liberare energie affettive da spostare su oggetti nuovi, più rispondenti al livello evolutivo. La decisione di separare i bambini dalle loro famiglie per affidarli a un’altra famiglia va ben accompagnata e programmata, tenendo conto che una separazione traumatica può diventare evolutiva (necessaria per favorire il progredire dello sviluppo e sostenere l’individuazione). Ci sono due tipi di affido: 1. Affidi temporanei con prospettiva di ritorno nella famiglia naturale: le due famiglie sono compresenti e il minore sperimenta una doppia separazione continua che si concretizza attraverso micro-separazioni ripetute e ritmiche. 2. Affidi temporanei ma in funzione di lavorare per un’adozione: le visite con la famiglia naturale saranno più dosate proprio per preparare una separazione definitiva. In questo caso il piccolo sperimenta una doppia separazione che si concretizzerà come definitiva sia rispetto alla famiglia originaria, sia rispetto a quella affidataria. Successivamente ci sarà un ulteriore percorso di separazione in quanto il minore per diventare grande dovrà separarsi anche dalla famiglia adottiva. In questo caso di affido nel piccolo si crea l’esperienza di separazioni multiple. 2. L’affido di neonati come evento familiare Secondo l’approccio relazionale-simbolico alla famiglia, l’affido viene interpretato come una transizione critica del ciclo di vita familiare di più famiglie, transizione che coinvolge più generazioni e che comporta l’assunzione di specifici compiti di sviluppo da parte di tutti i membri familiari coinvolti, sia come genitori, sia come figli, sia come membri di una comunità sociale. L’affido quindi non è un intervento solo a favore del bambino, ma è un’esperienza che ha al centro il legame, in particolare il legame sociale e familiare che si esprime in una forma di generatività sociale espressa attraverso una solidarietà tra famiglie. 2.1 Relazione La persona non si definisce se non in relazione ad altri. Gli esseri umani sono “esseri relazionali”. La dimensione sociale è connaturata con l’umano e con le sue relazioni primarie. La scienze umane quindi si devono occupare non tanto dell’individuo isolato, ma dell’individuo in relazione. La relazione è ciò che lega i membri della famiglia tra di loro, è la loro storia familiare e la loro storia della cultura di appartenenza, ossia tutto ciò che si è sedimentato e si sedimenta continuamente in quanto a valori, miti, riti e modelli di funzionamento. La relazione ha perciò una dimensione intergenerazionale. La storia delle generazioni è poi anche storia culturale e sociale perché la famiglia è un organismo vivo della società. 2.2 Il simbolico La dimensione simbolica è la struttura invariante che attraversa le diverse forme storiche di famiglia ed è specie-specifica, cioè tipica della specie umana. Il famigliare, cioè la matrice simbolica del legame, dà sostanza psichica alle singole famiglie e alle varie forme familiari. La famiglia è il luogo degli affetti, ma anche il luogo della responsabilità nei confronti dell’altro. Il prototipo della qualità affettiva è la fiducia-speranza, il dono della madre che dà la vita, la protegge e la contiene: il prototipo della qualità etica è la lealtà-giustizia, il dono del madre che guida, regole e spinge in avanti. Fiduciasperanza da una parte e lealtà-giustizia dall'altra, in una certa misura, convivono con il loro opposto:

7 nessuna famiglia è infatti perfetta e una certa quota di mancanza di fiducia e di prevaricazione vive nelle nostre relazioni familiari. La famiglia può essere la sede del benessere della persona, ma può anche essere la sede della grave patologia e della sofferenza psichica. La condizione che consente alla famiglia di costruire una vera risorsa per il benessere è dunque quella d'incrementare la sua linfa relazionale-simbolica, il famigliare e contrastarne i processi degenerativi che ogni epoca e ogni fa...


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