Cottini, L. (2017). Didattica speciale e inclusione scolastica. Roma, Carocci (2° edizione del 2018) PDF

Title Cottini, L. (2017). Didattica speciale e inclusione scolastica. Roma, Carocci (2° edizione del 2018)
Author VERONICA PASINI
Course Pedagogia speciale 1
Institution Università degli Studi di Bergamo
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riassunto solo parte prima:il piano dei principi...


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DIDATTICA SPECIALE E INCLUSIONE SCOLASTICA-COTTINI SOLO PRIMA PARTE Introduzione Inclusione scolastica: un inquadramento L’idea che una scuola di qualità debba porre al centro della propria attenzione le esigenze diversificate di tutti gli allievi, nel rispetto del principio di pari opportunità e di partecipazione attiva di tutti, si è andata sviluppando in maniera sempre più decisa a partire dagli anni 90, alimentando in questo senso la ricerca di un orientamento educativo capace di includere tutti. L’inclusive education è un orientamento educativo capace di includere tutti, è un modello teorico promosso e supportato dall’UNESCO, che nasce con lo scopo di rispondere alle diversità dei bisogni dei singoli studenti con dei sistemi scolastici capaci di accogliere tutti e di articolarsi in maniera flessibile in relazione alle esigenze di ciascuno: ci si vuole quindi allontanar da una scuola organizzata per soddisfare le richieste degli allievi “normali” e si vuole invece promuovere un sistema educativo capace di intercettare le differenze e specificità di ognuno. Un momento chiave per l’affermazione di tale concetto è stato rappresentato dalla Conferenza di Salamanca del 1994 dove si è affermato “l’impegno a favore dell’educazione per tutti, consapevoli che sia necessario ed urgente garantire l’educazione di alunni che presentano BES”. Con la Carta di Lussemburgo del 1996 invece, l’UE riconosce che la scuola per tutti e per ciascuno deve garantire un insegnamento di qualità e offrire un’accessibilità uguale ad ogni studente per tutto il percorso formativo. Più recentemente nel 2006, la Convenzione sui diritte delle persone disabili ha evidenziato l’importanza cruciale della dimensione inclusiva del sistema scolastico e nello specifico sottolinea che, per realizzare il diritto all’istruzione delle persone con disabilità senza discriminazioni e su basi di pari opportunità, deve essere garantito un sistema di istruzione inclusivo a tutti i livelli. L’UNESCO, con le linee guida sull’educazione inclusiva del 2009, sottolinea che la scuola inclusiva è un processo di fortificazione delle capacità del sistema di istruzione di raggiungere tutti gli studenti. Il modello dell’INCLUSIVE EDUCATION si è diffuso grazie al significativo ruolo ricoperto dall’European Agency for Special and Inclusive Education: si tratta di un’organizzazione indipendente sostenuta dall’UE e dai ministri dell’Istruzione dei paesi membri. Tale organizzazione sottolinea che la scuola inclusiva richiede sistemi di istruzione flessibili in risposta alle diverse e spesso complesse esigenze dei singoli alunni, e questo sta a significare che l’Inclusive Education interessa un raggio sempre più ampio dis tudenti e non solo quelli in situazione di disabilità. In Italia, l’orientamento inclusivo sta progredendo in maniera faticosa: esso si inserisce su una storia di integrazione lunga 40 anni, dove si è cercato di evitare qualsiasi forma di discriminazione per gli alunni con disabilità, assicurando le stesse opportunità dei compagni. Questo orientamento però si è sviluppato mantenendo in troppe situazioni una debolezza di fondo: puntare in larga misura sull’adattamento dell’allievo con disabilità a un’organizzazione scolastica strutturata in funzione degli alunni “normali” e poco disponibile a modificarsi per accogliere tutti. Il problema di fatto è stato interpretato principalmente come riferito all’individuo e alle sue carenze, senza però porre la necessaria attenzione all’organizzazione dell’ambiente e della didattica → come dice Lascioli, in Italia si parla ancora di un sistema “ibrido” con un ampliamento dell’attenzione anche ad altre esigenze oltre a quelle degli alunni con disabilità ma tramite un orientamento che fativa ad uscire da una visione individuale del problema e ad organizzare e attivare tutte le risorse ordinarie presenti nel contesto scolastico. L’inclusione, se ben interpretata e praticata, persegue l’obiettivo di una

scuola delle differenze: la diversità di ognuno è una condizione di base di cui tenere conto per costruire un ambiente in grado di accogliere tutti. Non è certo negata l’esistenza di bisogni particolari di allievi, ma si invita a considerarli in una dimensione sociale e di sistema, non solo come semplice deficit degli individui. Dunque non si deve includere l’alunno nella classe, sostituendo in questo modo solo il termine integrazione ma bisogna rendere inclusivi i contesti, i metodi, gli atteggiamenti per tutti. Il concetto di inclusione, articolato in questi termini, pone nuove sfide alla progettazione curricolare, invitandola a ripensarsi su nuove basi: non si tratta di indirizzarsi ad un allievo medio per poi aggiungere percorsi personalizzati, ma concepire una progettualità fin dall’inizio rivolta a tutti, tenendo conto delle differenze e orientandosi a promuovere per ciascuno le migliori opportunità di crescita personale. Mitchell definisce l’inclusione come un processo poliedrico: per potersi attivare e sviluppare concretamente necessita una partecipazione coinvolta di tutti fli attori, di adattamenti metodologici e di adeguate risposte e supporti. Parlare di educazione inclusiva significa quindi fare i conti con le differenze: in che modo affrontare la scuola, in classe, nelle programmazioni. Cottini individua 4 piani integrati tra loro che descrivono e orientano la riflessione sulla dimensione inclusiva: •

Piano dell’affermazione dei principi di riferimento: diritto di tutti gli individui ad avere accesso all’istruzione all’interno di contesti comuni e non separati: l’allievo con disabilità/altre difficoltà non è un ospite della scuola o della classe ma parte integrante di esse. Dietro a questo concetto c’è il modello sociale della disabilità che sottolinea le responsabilità del contesto nel creare le condizioni e rimuovere gli ostacoli all’apprendimento e partecipazione degli alunni.



Piano dell’organizzazione del contesto e delle procedure ai fini inclusivi: la predisposizione di contesti educativi in grado di accogliere tutti, com’è nella logica dell’inclusione, richiede un’organizzazione e un coordinamento precisi e, contemporaneamente, flessibili tra i diversi attori che entrano in gioco.



Piano metodologico-didattico: le procedure didattiche devono promuovere il ruolo attivo di ogni studente, facilitando la partecipazione di tutti, oltre a stimolare rapporti interattivi e di supporto reciproco. La ricerca in tale settore mette a disposizione dei docenti una serie di strategie e approcci di grande interesse, schematizzate in 5 linee di lavoro integrate fra loro → questo significa che la didattica inclusiva non è rappresentata da un insieme di contenuti specifici ma si caratterizza per un orientamento metodologico e uno stile operativo da adottare nella prassi quotidiana. Le 5 linee di lavoro sono: clima e gestione della classe strategie cooperative strategie cognitive e meta cognitive educazione socio-emozionale e pro sociale strategie specifiche rivolte ai bisogni speciali

1. 2. 3. 4. 5. •

Piano dell’evidenza empirica (verifica della significatività operativa delle metodologie): é necessario appurare se le procedure organizzative e le strategie didattiche adottate per promuovere il successo formativo di ogni alunno nel contesto scolastico in una prospettiva realmente inclusiva, risultano efficaci o meno.

PARTE PRIMA-IL PIANO DEI PRINCIPI Sottolineare con forza che tutti gli allievi, qualunque sia la loro condizione, hanno diritto di avere accesso all’istruzione all’interno di contesti comuni e non separati non è un esercizio retorico di poco significato. Costituisce il fondamento per l’affermazione di una cultura dell’inclusione e delle pari opportunità che considera ogni individuo come entità costitutiva dell’istituzione sociale, la quale trova nella piena valorizzazione di tutti la sua ragione di esistere. Basandosi su questo orientamento, l’alunno con disabilità/altre difficoltà non può essere pensato come un ospite della scuola o della classe ma come parte integrante di queste, che devono modificarsi e rimuovere le barriere esistenti. CAP.1 – L’EVOLUZIONE NEL QUADRO NORMATIVO A SUPPORTO DELL’INCLUSIONE Il lungo cammino che si sta conducendo verso un modello di scuola sempre più in grado di accogliere tutti gli alunni è stato accompagnato e stimolato da specifiche normative nazionali. In Italia la storia quarantennale dell’integrazione scolastica si è legata ad una normativa orientata al tentativo di rimuovere qualsiasi forma di discriminazione per gli alunni con disabilità. LA SCELTA ITALIANA PER L’INTEGRAZIONE TOTALE • Anni 60: L’approccio alla disabilità era principalmente medico e si riteneva che l’alunno con disabilità potesse essere aiutato in maniera più incisiva se inserito in gruppi di bambini con deficit simili → emarginazione e istituzionalizzazione. Legge n.444/1962: sezioni speciali o scuole materne speciali per i casi più gravi per i bambini dai 3 ai 6 anni; istruzione separata: a seconda del tipo e della gravità del deficit gli allievi venivano avviati alla scuola speciale o a classi differenziate. • Anni 70: Crisi delle istituzioni separate a causa della costatazione di quanto fossero stati limitati i risultati ottenuti. Sono state così autorizzate le prime esperienze di inserimento degli allievi in situazioni di disabilità nelle scuole comuni. Legge n.118/1971: riconosce agli allievi con disabilità il diritto all’educazione in classe comune, escludendo però i soggetti più gravi. 1974: Commissione Falcucci → per studiare l’inserimento dei bambini con disabilità nella scuola comune. 1975: la Commissione elabora un documento in cui viene ribadito che il superamento dell’emarginazione passa da un nuovo modo di concepire e attuare la scuola e che l’inserimento nelle scuole comuni di bambini con disabilità non implica il raggiungimento di mete culturali minime comuni. Legge n.517/1977: vengono abolite le classi differenziali e le scuole speciali. Questo favorisce il passaggio da inserimento a integrazione. La legge prevedeva la programmazione di attività integrative organizzate per gruppi di alunni della stessa classe, interventi individualizzati in relazione alle esigenze dei singoli alunni e la presenza di insegnanti specializzati. • Anni 80: Legge n.215/1987: garantisce la frequenza della scuola media superiore a tutti i disabili, senza limitazione per quanto concerne la gravità. • Anni 90: Legge n.104/1992: riguarda l’assistenza e i diritti delle persone con disabilità con lo scopo di raccogliere organicamente le disposizioni precedenti e riempire i vuoti legislativi. Negli artt. 12-17si parla di integrazione scolastica, la quale può essere realizzata se si pone in primo piano non solo i bisogni particolari della persona con disabilità ma anche i suoi desideri, le sue risorse e potenzialità nell’ambito dell’apprendimento, della comunicazione e delle relazioni, in quest’ottica è data grande rilevanza al confronto di tutte le istituzioni e in particolare il coinvolgimento sempre più attivo della famiglia nella

formulazione sia del Profilo dinamico-funzionale (PDF) che del Piano educativo individualizzato (PEI). Decreto del Presidente della Repubblica del 24/02/1994: stabilisce che le unità sanitarie locali hanno il compito dell’individuazione della disabilità che deve essere corredata dalla Diagnosi Funzionale (DF), che insieme al PDF costituisce la documentazione fondamentale richiesta dall’amministrazione scolastica. La DF viene definita “descrizione analitica della compromissione funzionale dello stato psicofisico dell’alunno in situazione di disabilità” ed essa non si limita ad accertare il tipo e la gravità del deficit di cui è portatore l’alunno ma pone in evidenza le aree di potenzialità dal punto di vista funzionale. Il PDF fissa le linee di sviluppo potenziale del bambino a medio e breve termine e consente di individuare obiettivi, attività e modalità del progetto di integrazione scolastica che trova la sua definizione nel PEI. Decreto legislativo n.66/2007:prevede che dopo l’accertamento della condizione di disabilità venga redatto un Profilo di funzionamento, secondo i criteri del modello bio-psico-sociale dell’ICF: tale documento ricomprende la DF e il PDF ed è predisposto dall’unità di valutazione multidisciplinare con la collaborazione della famiglia di un rappresentante dell’amministrazione scolastica. Legge n.59/1997: le scuole acquisiscono autonomia in termini giuridici, finanziari, amministrativi, didattici, di ricerca, di sperimentazione e organizzativi. Abolizione dei programmi nazionali e maggiore responsabilità progettuale alle scuole attraverso il Piano dell’Offerta Formativa (POF) che comprende il curricolo didattico e questioni organzzative interne, gestione delle risorse, relazioni col territorio. • Anni 2000: Legge n.107/2005: istituisce il POF con il quale si dovrebbe esprimere la sensibilità della comunità attraverso l’accoglienza degli studenti con difficoltà e le scuole autonome promuovono percorsi funzionali alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni; riconoscono e valorizzano la diversità; promuovono la potenzialità di ciascuno; adottano tutte le iniziative utili al raggiungimento del successo formativo; regolano i tempi di insegnamento e dello svolgimento delle singole discipline e attività nel modo più adeguato al tipo di studi e ai ritmi di apprendimento degli alunni; adottano forme di flessibilità dell’organizzazione educativa e didattica; assicurano iniziative di recupero e sostegno, continuità, orientamento. 2009:La sintesi di questo percorso di progressiva attenzione ai bisogni degli allievi può essere rintracciata nelle Linee guida sull’integrazione scolastica emanate dal ministero nel 2009 che non apportano modifiche normative ma delineano impegno per migliorare la qualità dei processi di integrazione scolastica nella prospettiva dell’inclusione, anche alla luce dell’emanazione della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia con la legge 18/2009 e dall’ICF → enfasi sulla gestione coordinata dell’integrazione, ruolo di tutti gli attori, coinvolgimento di tutti i docenti, valutazione da rapportare al PEI e considerare come analisi dei processi e non dalla performance.

LA CURVATURA NORMATIVA VERSO LA PROSPETTIVA DELL’INCLUSIONE L’emergere della prospettiva inclusiva non rappresenta uno stacco o una modifica radicale del percorso, quanto un’opportuna curvatura che amplia l’orizzonte alla considerazione della diversità come caratteristica di tutti e di ognuno e orienta maggiormente la riflessione e le prassi sull’individuazione delle barriere e degli ostacoli sociali, i quali rendono difficoltosa la partecipazione di ogni persona alla vita comunitaria. Tale curvatura è preparata da una serie di riflessioni sviluppate all’interno di organismi internazionali e trova concretizzazione nella nostra organizzazione con alcune importanti disposizioni normative. •

Le disposizioni internazionali : la riflessione che si è creata in altri paesi ha preso spunto da una realtà che vedeva mantenuto un sistema parallelo di educazione per allievi con disabilità significative. Questa situazione ha portato a concentrarsi non solo sugli allievi ma anche su situazioni problematiche presenti in ogni classe comune.

1978-Rapporto di Warnock-Inghilterra→ in media il 15/20% degli studenti in un momento della loro vita scolastica incontrano difficoltà e per tale motivo, avranno bisogno di particolari supporti per proseguire nella loro frequenza scolastica. Alla luce di ciò, è introdotto il concetto di Special Education Needs (BES), il quale ha contribuito ad orientare un approccio inclusivo alle diversità, centrato sull’individuazione di obiettivi comuni a tutti gli allievi. Nel rapporto però, questo orientamento resta ancora soltanto accennato: infatti, la natura della scuola non deve essere sconvolta, anche se l’obiettivo mirato è la piena partecipazione di allievi con BES alle regolari attività nelle classi. com’è tipico di ogni processo di partecipazione, anche in questo caso è colui che entra a far parte del sistema sociale che deve adattarsi e non il contrario. 1994-Dichiarazione di Salamanca: decisivo passo in avanti. Cinque articoli centrati sui temi dell’educazione, rappresenta a livello internazionale un momento senza precedenti di rottura col passato e innovazione verso il futuro. Chiaro impegno nei confronti del principio dell’educazione per tutti e per ciascuno, riconoscendo urgenza e necessità che bambini, giovani e adulti con BES frequentino percorsi di formazione e istruzione all’interno dei comuni sistemi educativi. L’idea di fondo è che l’educazione delle persone con disabilità sia parte integrante del compito della scuola regolare. Per raggiungere tale obiettivo le scuole devono predisporre percorsi educativi in grado di considerare anche i BES degli allievi. La prospettiva sociale dell’integrazione scolastica è così rovesciata: sono i programmi scolastici che devono adattarsi ai bisogni del bambino e non viceversa. 1996-Carta di Lussemburgo: documento programmatico per le politiche europee, finalizzato a costruire le condizioni per promuovere una scuola davvero per tutti e per ciascuno. È articolata in 3 parti: 1. PRINCIPI FONDAMENTALI: ogni Stato membro deve adottare una legislazione che garantisca a tutti l’accesso a un sistema scolastico ordinario; viene data importanza al ruolo rivestito dai genitori, alla centralità dell’intervento avviato precocemente e fondato su una valutazione precisa e costante dei bisogni dell’individuo e dell’ambiente familiare. 2. STRATEGIE: riferite agli aspetti e alle attività concrete da mettere in atto quando si vogliono applicare principi generali. Enfasi sulla qualità dell’insegnamento che deve mirare a un rapporto educativo globale e alla costruzione della rete tra famiglia, insegnanti e specialisti a supporto dei processi inclusivi. 3. PROPOSTE: riguardano le prospettive e i cambiamenti da attuare in futuro, specialmente per quanto riguarda concerne l’acquisizione di una mentalità maggiormente orientata a porre al centro temi dell’inclusione. Viene messa anche in risalto la necessità di una figura professionale capace di coordinare gli aiuti necessari alla persona con BES. 2006-Convenzione sui diritti delle persone disabili (ONU): rappresenta la soluzione più forte e importante per sancire il diritto alla piena inclusione in ogni contesto alle persone con disabilità. 50 articoli che vogliono promuovere e garantire al disabile il pieno godimento dei diritti in ogni ambito della vita. La disabilità viene definita come il risultato dell’interazione tra persone con menomazioni e barriere comportamentali e ambientali, in grado di impedire la loro piena ed effettiva partecipazione alla società sulla base di uguaglianza con gli altri → riferimento al modello sociale della disabilità e all’ICF: il contesto è spesso organizzato in maniera tale da creare ostacoli, barriere e discriminazioni e la disabilità è frutto di una complessa interazione di condizioni create appunto dal contesto. La sfida dell’inclusione delle persone con disabilità non riguarda solo una piccola minoranza ma l’intero genere umano: la disabilità è un’esperienza che nell’arco della vita ogni persona vivrà. Italia, legge n. 18/2009: Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità presso il Ministero del Lavoro, della Salute, delle Politiche Sociali con funzioni consultive e di supporto tecnico-scientifico.

2009-UNESCO-Linee guida sull’educazione inclusiva: l’inclusione è vista come un processo in grado di rispondere alle diversità delle esigenze di tutti gli allievi attraverso l’incremento delle possibilità di partecipazione all’apprendimento, alle culture e alle iniziative comunitarie.

• In ambito europeo: sono presenti numerose iniziative volte alla promozione dell’inclusione scolastica, tra cui: European Agency for Development in Special Needs Education: ad essa si devono studi e pubblicazioni che hanno contribuito alla diffusione del modello di educazione inclusiva. In particolare del documento sui Principi guida per promuovere la qualità nella scuola inclusiva (2009). In esso sono formulate delle raccomandazioni politiche: -ampliare l’ac...


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