Dino Buzzati –La boutique del mistero PDF

Title Dino Buzzati –La boutique del mistero
Author Jonathan Volpe
Course Letteratura italiana moderna e contemporanea
Institution Università di Pisa
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Dino Buzzati –La boutique del mistero La boutique del mistero si compone di 31 racconti brevi che secondo lo stesso Buzzati dovrebbero rappresentare il meglio del suo lavoro. Il termine “boutique” probabilmente allude proprio a un negozio raffinato dove trovare “articoli” di lusso. I temi prediletti da Buzzati sono l’angoscia, la paura della morte, del misterioso e di ciò che trascende l’uomo, fede e mancanza di fede. Si parla cioè di vita così come la intendeva Dino Buzzati, con un occhio pessimistico e malinconico che però non annoia e non demoralizza. Le storie sono interessanti, in bilico tra realtà, verosimiglianza e fantasia; si leggono con un piacere per la simpatia dei personaggi e la singolarità degli eventi e per il fatto che nascondono un significato metaforico che a volte si trova in superficie ma altre va cercato più in profondità. Tutto ciò si avverte ad esempio nel racconto “Sette piani”, dove si narra la vicenda di Giuseppe Corte, che per una “leggerissima forma incipiente” si ricovera presso una nota casa di cura: “Il bianco edificio a sette piani era solcato da regolari rientranze che gli davano una fisionomia vaga d’albergo. Tutt’attorno era una cinta di alberi”. Corte capisce che il sanatorio è strutturato in modo che le persone meno ammalate stiano ai piani più alti dell’edificio mentre quelli in condizioni peggiori stiano ai piani più bassi; lui viene messo “in una gaia camera del settimo ed ultimo piano” dalla quale comincia una lenta discesa; all’inizio, a causa di alcune coincidenze, viene spostato per futili motivi non legati alla sua salute ma non riesce a risalire perché, parallelamente, anche la sua malattia si aggrava e così arriva al primo piano dove ci sono i moribondi. L’autore chiude il racconto con il protagonista che: “Voltò il capo dall’altra parte, e vide che le persiane scorrevoli, obbedienti a un misterioso comando, scendevano lentamente chiudendo il passo alla luce”. Ne “Il mantello” Buzzati parla di un soldato che torna a casa dopo essere stato in guerra due anni; ad accoglierlo ci sono la madre e i due fratelli minori, ma lui sembra avere fretta e non vuole sfilarsi il mantello che indossa perché fuori, ad attenderlo, c’è “una figura che camminava su e giù lentamente; era tutta intabarrata e dava sensazione di nero”. La madre, dopo la gioia iniziale, si preoccupa per il comportamento del figlio e non viene rassicurata dalla vista di quella strana persona che lo accompagna e che non vuole entrare in casa nemmeno per un bicchiere di vino. Gli angusti presagi della donna sono confermati dal figlio minore che, alzando un lembo del mantello di quella figura, vede del sangue. Il soldato dopo poco riparte: “Era già alla porta. Uscì come portato dal vento. Attraversò l’orto quasi di corsa, aprì il cancelletto, due cavalli partirono al galoppo, sotto il cielo grigio, non già verso il paese, no, ma attraverso le praterie, su verso il nord, in direzione delle montagne”. Il lettore si trova quasi disorientato e non riesce bene a comprendere se questo figlio sia veramente tornato a casa della madre o se invece si tratti di un sogno, ma il messaggio è chiaro: l’amore e la fede sono in grado di andare oltre le leggi fisiche. Ancora, in “Il tiranno malato” Buzzati racconta di un mastino, Tronk, che da anni domina sugli altri cani del quartiere, tra cui il volpino Leo o il cane lupo Panzer. Anche per Tronk giunge però il momento della fine: “Ma per il satrapo, il sire, il titano, il corazziere, il re, il mastodonte, il ciclope, il Sansone non esistono più le torri di alluminio e malachite, né il quadrimotore in partenza per Aiderabad che sorvola rombando il centro urbano, né esiste la musica trionfale del crepuscolo che si espande pur nei tetri cortili, nelle fosse ignominiose delle carceri, nei soffocanti cessi incrostati d’ammoniaca”. Leo e gli altri cani allora lo aggrediscono, ma prima di ucciderlo sono assaliti dalla paura e quindi scelgono di lasciarlo morire da solo. Ritorna così il tema del contrasto tra l’energia della natura e il suo stesso svilimento quando la vecchiaia e la malattia si fanno prossime. Buzzati indaga il mistero della vita, scavando oltre le apparenze per tentare di decifrare la vera natura dell’animo umano. In “La giacca stregata” l’autore narra di un uomo che si fa confezionare un vestito da un vecchio e sgradevole sarto. La giacca del completo pettinato grigio ha la particolarità di produrre soldi facendoli spuntare dalla tasca come un bancomat impazzito e in una sola notte produce 58 milioni

di vecchie lire. Ma ogni volta che l’uomo li spende succede qualcosa di atroce. Nonostante ciò, l’uomo continua ad abusarne fino a quando non decide di bruciare la giacca, ma è troppo tardi… L’autore sembra farci riflettere sul valore del denaro, soprattutto su quello guadagnato facilmente. “La Torre Eiffel” è il racconto della conquista del cielo da parte di André, un bravo operaio meccanico: “Avremmo continuato a bullonare le travi di acciaio, sempre più in su, e dopo di noi avrebbero continuato i nostri figli, e nessuno dalla piatta città di Parigi avrebbe saputo, lo squallido mondo non avrebbe capito mai”. “La ragazza che precipita” è la caduta dei sogni. La storia di Marta che si lancia da un grattacielo e nel suo volo, visto al rallentatore, incontra gli inquilini dei diversi piani. Prima la invitano per un drink, poi la esortano a fermarsi perché ha tutta la vita davanti, ma lei continua dicendo che qualcuno l’aspetta. In ultimo, una coppia dei piani bassi la vede passare come una stella cometa ma non sente il tonfo a terra. Buzzati utilizza un linguaggio semplice e immediato così come i suoi racconti sembrano caratterizzati da una serie di istantanee. La grande protagonista di questi racconti è la quotidianità vista in un gioco di chiaro scuro che ben si presta a rompere il piano dell’ordinario, nelle cui crepe si insinua lo straordinario che più ha a che fare con l’enigma esistenziale. In tale clima l’autore raggiuge l’assurdo e il non decifrabile attraverso la rottura delle logiche di causa – effetto e delle leggi naturali. Raccont I sette messaggeri: Ambizione e scoperta, una specie di Alessandro Magno che si spinge ai confini del suo regno, confini che non possono essere fisici, non ci sono muri a delineare i limiti e ad aspettarlo, gli unici confini sono quelli interiori. L’assalto al grande convoglio: Storia di lotta alla rassegnazione e alla dimenticanza, un vecchio capo che si sente ancora tale, per dimostrarlo a se stesso ancora prima che ai vecchi compagni tenterà un assalto improbabile al grande convoglio. Non è la vittoria o la sconfitto che importa, la cosa importante è il sentirsi ancora vivo, ed anche nella morte ancora un grande uomo. Sette piani: Un ipotetico inferno fatto di gironi ospedalieri dove, iniziando dal piano più alto si finisce per una serie di sfortunati eventi alla base del palazzo/ospedale , piano terra vuol dire probabilmente morte per il povero protagonista che non è riuscito a risollevare il morale piegandosi alla sfortunata rassegnazione psicologica dettata dal fato. Vecchio adagio mente sana in corpo sano, viceversa morte. Eppure battono alla porta: Escaletion di saccenza e presunzione, voglia di mantenere a tutti i costi perfetta la facciata di una famiglia/casa nonostante la piena di un fiume minacci la stabilità e la sicurezza delle persone. Il fiume sono tutti gli eventi che possono imbarazzare i bigotti personaggi, da nascondere a tutti i costi anche oltre ogni ragionevole possibilità. Il mantello: Un figlio, già soldato, che porta un ultimo saluto alla madre nonostante la prossima dipartita. La vecchia meretrice aspetta in osservante rispetto ai cancelli della casa mentre il figlio indugia un ultimo momento prima del definitivo addio. La madre capisce tutto, purtroppo è troppo tardi. Una cosa che comincia per elle: Un mercante spavaldo e sprezzante scopre di aver contratto la lebbra a causa di uno sfortunato evento, marchiato per sempre e trattato come uno zimbello vagherà suonando l’infausto campanello. Una goccia: Una goccia d’acqua che sfida la gravità e risale le scale di un palazzo. Ogni abitante dello stabile, finanche di quelli vicini, interpreta questo strano evento a sua discrezione, nessuno ne verrà a capo, di certo gli auspici non sono dei migliori. Sfidare la gravità vuol dire andare contro i chiari e definiti usi delle genti, i tarli tengono svegli e non portano bene.

La canzone di guerra: Soldati cantano i timori celati dell’esercito, che ben sa che spingendosi lontano per conquiste e vittorie non resterà niente in loro di quella che era definita casa, la vittoria cela dentro di sé la sconfitta perché andando troppo avanti non sarà più possibile guardarsi indietro. La via del ritorno nessuno la ritroverà. La fine del mondo: Folla che accorre alla confessione in attesa del giudizio universale. Una mano svetta nel cielo, tutti vogliono l’indulgenza, tutti fedeli prima della fine. Sarà salvezza per tutti? Invit superflui: Lettera improbabile all’amore che fu, piena di possibilità e propositi. Tutto questo cadrà di fronte alla realtà dei fatti, la donna è lontana, il tempo passato, il ricordo sbiadito, la vita ancora uguale a quella di sempre, una piacevole boccata d’aria prima dell’apnea. Racconto di natale: Metafora della presenza e della generosità di Dio, che è di tutti, e quando qualcuno vuole tenerselo per se ( un prete che non apre le porte, un contadino che non dona un po’ del suo Dio nel suo orto) questo viene meno. Dio si trova nelle situazioni più umili, e con umiltà si dona. Il cane che ha visto Dio: Un paese come tanti, dove le persone comuni vivevano pensando più al proprio interesse che a quello della comunità. La morte di un eremita sconvolge definitivamente gli equilibri dei cittadini, presenza continua a vegliare sulle anime del paesino sotto forma di un cane randagio tacitamente adottato dalla comunità, che grazie a quel cane trova in se la bontà mai dimostrata in precedenza. Cure ed attenzioni celate alla vista degli altri che non aiutavano solo il cane ma anche chi dispensava questa segreta generosità. Il cane era per tutti il portatore della parola di Dio, e questo risollevò le sorti del popolo intero. Qualcosa era successo: Escaletion di suspance per i passeggeri di un treno destinato al settentrione che durante il viaggio si accorgono, osservando il paesaggio e le persone scorrere dai finestrini, che qualcosa di apocalittico ed imminente è in attesa di succedere. Soltanto all’arrivo, scendendo dal treno e trovando la città deserta avvertiranno un grido di aiuto squarciare l’irreale silenzio e dar vita ai sinistri presentimenti. I topi: Casa di campagna, luogo delle vacanze estive del protagonista per anni, diventa lo scenario di questa novella dove oscure presenze (topi) vengono taciute oltre ogni logica, ignorate, nascoste fino a diventare però così ingombranti da spodestare i proprietari e affermarsi essi stessi i padroni incontrastati di ogni proprietà. Gli uomini soccomberanno fino a ridursi a schiavi, ai servizi dei roditori, conquistatori di tutto e tutti. Il disco si posò: Improbabile incontro tra un prete e due marziani, i quali chiedono lumi sulla figura della croce e vengono addottrinati sulla storia di Cristo , dell’Eden e del sacrificio di questo per la specie umana. Gli alieni non capacitandosi di come gli uomini abbiano disobbedito a tali regole commettendo il peccato originale a cui loro invece rimasero fedeli salutano e tornano sulla loro navicella. Ma il prete, chiaramente simbolo dell’umanità che non accetta il diverso come possibile, tira fuori il fucile e spara verso lo straniero, che può essere un marziano oppure qualsiasi persona non appartenente al nostro credo. Il tranno malato: Rivincite verso il capo spodestato, un mastino che ha sempre dettalo legge viene affrontato ed umiliato nel momento in cui dentro di lui avanza la malattia e la vecchiaia. Dopo la battaglia non resta che l’amara consapevolezza del tempo che passa, dei rapporti di forza mutati e probabilmente della rassegnazione. Potrà un vecchio re accettare tale capovolgimento? I sant: Sant’Gancillo, dopo la beatificazione prova a ritagliarsi una piccola cerchia di fedeli, ma il suo impegno sarà vano in quanto dopo tanti anni nessuno si ricorda più della santità di un piccolo uomo buono. Non gli resta che accettare tale oblio e godersi la vista del paradiso lungo le rive di un bel mare. Lo scarafaggio: Uno scarafaggio mezzo ammazzato infonde la sua agonia nell’aria, una donna non dorme, i cani ululano, i bambini piangono. Una piccola creatura che muove il destino di tante anime. Solo quando l’agonia sarà spezzata la calma tornerà sulle genti.

Conigli sotto la luna: Scene bucoliche al chiaro di luna, tempo che scorre ed animali che passano, ed ancora tempo che scorre vita che va. Questoni ospedaliere: Corsa disperata di un padre con la figlia in mano, non un aiuto per raggiungere il giusto padiglione, a volte la cura è a portata di mano, ma regole zelo e burocrazia diventano nemici di un’anima disperata. Il corridoio del grande albergo: Improbabile situazione che si crea lungo il corridoio di un albergo dove le persone si incrociano celando le loro voglie ed intenzioni, non una parola né uno sguardo, ed il tempo scorre. Pur di non mostrarsi per quelli che siamo ci limitiamo finendo per nasconderci negli angoli bui aspettando la mossa dell’altro. Vicendevolmente sconfitti. Ricordo di un poeta: Contrapposizione la vita di una persona normale e quella di un artista, del primo nessuno se ne ricorderà, del secondo prematuramente scomparso ammireremo le opere nei tempi rendendolo immortale. Una fiamma lucente che seppur bruciata presto continua ad irradiare nel buio. Il colombre: Storia di tradizioni e leggende, una presenza che ti rincorre per tutta la vita, da cui sfuggi ma che in realtà non è altro che il tuo destino che deve compiersi, e quando ti abbandoni ad esso puoi scoprire che non tutto il male vien per nuocere. A volte serve solo il coraggio di lasciarsi andare al corso degli eventi. L’umiltà: Storia di un prete che cercava l’assoluzione dal suo peccato più grande, quello dell’orgoglio nel sentirsi ammirato dai fedeli, che per una vita intera raggiungerà un povero eremita per avere l’assoluzione. Passano anni ed i destini si compiono, e quando alla fine l’eremita scoprirà che il povero prete era diventato il santo padre sarà bello sorridere insieme in ricordo dei tempi che furono. Riservatssima al signor direttore: Lettera/ammissione di uno scrittore e del rapporto con il suo ghost writer. Non per onestà ma per liberarsi del fardello opprimente della figura nell’ombra. Ci sarà la pace oppure la caduta del castello? Le gobbe del giardino: Un giardino che è coscienza ed anima, che si gonfia in ricordo di chi non c’è più. Segni indelebili nell’erba che ogni volta in cui verranno toccati riporteranno alla mente ricordi. A tutti servono passeggiate notturno sotto un cielo di stelle ed in compagnia dei ricordi. L’uovo: Una madre impazzisce nel vedere togliere alla figlia qualcosa che lei desiderava tanto, e come ogni madre, seppur in situazioni umili cerca di proteggerla ad ogni costo e contro tutti. Mai mettersi contro una madre furente, nemmeno mille eserciti potranno vincere. La giacca stregata: Avarizia ed ingordigia, economica in questo caso. Una giacca magica che dona denaro non è una benedizione ma piuttosto una catena dorata, quanto costerà al proprietario tanta grazia, l’anima forse? La torre Eiffel: Storia di ambizione e di idee, Gustav Eiffel e la sua torre, non 300 metri ma le stelle erano l’obbiettivo del grande ideatore. Solo il volere di Dio avrebbe fermato l’ascensione, oppure una giusta combinazione di regole e buon senso. Altezza rispettata e immagine salvata. Ragazza che precipita: Metafora della vita, da giovani vogliamo correre e non soffermarci sulle decisioni, dalla cima di un grattacielo è facile toccare il cielo con un dito, lasciarsi cadere è un po volare. Poi il tempo passa e l’aspetto cambia ed in prossimità della fine si vorrebbe rallentare, la consapevolezza arriva sempre troppo tardi. I due autst: Un ultimo viaggio, il ricordo di una lenta corsa verso la fine. I pensieri ed i rimorsi di un figlio arrivano sempre troppo tardi, alla fine del percorso. Nella vita niente va dato per scontato, l’amore chiama amore. Prendiamoci del tempo, non sarà vano....


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