Diritto Amoroso - Diritto Feudale - Diritto consuetudinario PDF

Title Diritto Amoroso - Diritto Feudale - Diritto consuetudinario
Course Filologia Romanza
Institution Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale
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Diritto Amoroso - Diritto Feudale - Diritto consuetudinario...


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22 APRILE 2020 Conclusione del ragionamento sulla verità del romanzo e i suoi rapporti con la storia, anche se è una conclusione provvisoria perché il genere romanzesco in tutta la sua storia ha riconfigurato di volta in volta il suo rapporto da una parte con la storia e dall’altra con la verità. alcuni parametri si sono configurati nella sua fase di gestazione e sono rimasti quelli, cioè che il romanzo è una storia di finzione che si situa in un mondo verosimile che ha dei confini riconoscibili anche da un punto di vista storico che in maniera diretta, per i romanzi realisti, che in maniera indiretta, metaforica per il romanzo che deborda sul piano del fantastico. Il romanzo del XX secolo è molto più fantastico di quanto sia fantastico il romanzo medievale che stabilisce con la storia un rapporto dialettico che tutto sommato è molto controllato. Ragionamento sul diritto e il tema amoroso perché il tema amoroso viene spesso considerato come un tema accessorio nel discorso romanzesco anche se il romanzo parla d’altro; ragionamento valido per alcuni tipi ma per il romanzo di Chrétien de Troyes il tema amoroso è sostanziale. Questo tema sta sotto la tenuta generale della trama, se viene sottratto la trama non si regge più e assume un significato molto debole anzi il loro significato risiede proprio nella forte adesione di questa prospettiva che può essere definita ovidiana. L’argomento amoroso prevale per una ragione fondamentalmente inerente alla natura di questo sentimento che è riconducibile a una dimensione di alterazione degli strati fisiologici tale che non c’è nessuna controllabilità e non c’è nulla che possa intervenire o impedire che questo sentimento divampi e prenda il sopravvento. In tutti i casi in cui ciò non accade Chrétien de Troyes ci dice che in realtà non si tratta di vero amore ma di forme di ipocrisia che invece hanno a che fare con forme di abbassamento del sentimento amoroso, cioè non si è realmente innamorati e quindi è facile controllarlo mentre il vero innamorato rischia di fare la fine di Tristano e Isotta perché l’amore è il potere più grande che ci sia al mondo, la forza più grande. Chrétien de Troyes offre in maniera più o meno esplicita una soluzione a questa dimensione più o meno incontrollabile, soluzione che risiede nel marriage plot cioè nel piano matrimoniale, l’idea che nel momento in cui il matrimonio non si pone in un’ottica antitetica rispetto ad amore è lì che non si trova nella posizione di dover combattere tra il sentimento che si prova e le leggi che presiedono nel mondo feudale del XII secolo. Le operazioni di proiezioni indietro di tutto ciò che non ci piace della nostra esistenza contemporanea sussistono così come tante forze di attualizzazione, è evidente che questo discorso viene messo un po’ a sistema dal romanzo medievale che proietta indietro usi e costumi del secolo XII fino alle vicende di Artù o addirittura fino alle guerre di Troia. L’elemento di anacronismo non deve mettere nella posizione di non apprezzare una serie di sforzi che Chrétien de Troyes fa per ragionare sulla differenza tra il mondo arturiano e il mondo in cui vive: -

La prima è quella che ha sottolineato ne Chavelier o Lion tutto a vantaggio del passato rispetto al presente ma rientra anche nei discorsi tradizionali della

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predicazione (le forme di laudatio dei tempi passati) che va di pari passo con il biasimo dei tempi presenti, sono delle forme topiche che alimentano questo luogo comune e sono fortemente diffuse nella predicazione medievale e non solo, perché sono una forma di predicazione all’indietro mentre la contemporaneità è l’epoca della corruzione. Differenza di tipo amoroso: diceva che i cavalieri di re Artù erano veramente innamorati; Altre differenze riguardano gli usi giuridici o di attitudini, costumanze che sono caratteristiche del passato e che lui recepisce dalle fonti tradizionali, anche dalle storie che racconta ma anche da fonti scritte. Nel tentativo di sottolineare la distanza tra le leggi del mondo di Artù e il suo mondo queste differenze fondamentali si trovano nel romanzo di Lancillotto e Ginevra. È la sua storia più famosa, viene recepita anche dalla tradizione in prosa, anche Dante la riprende, naturalmente si sa che questa storia che viene recepita per intero mentre la Charrette viene incorporato nella narrazione in prosa nel ciclo della vulgata a differenza di quello che capita con gli altri romanzi. In che modo il romanzo cerca di marcare una differenza nei tempi nel quale viene scritto rispetto al passato che racconta. D’altra parte, bisogna continuare un altro discorso che riguarda il genere romanzesco nelle sue tematiche e della sua struttura profonda, in particolar modo l’importanza del tema amoroso. Ragionando su queste due categorie, viene fuori un discorso su vari livelli sul diritto che si evidenziano dal modo in cui Chrétien de Troyes racconta le storie arturiane. Questi tre livelli hanno una loro gerarchia, alcuni si dimostrano più importanti, gli altri meno ma soprattutto ci aiutano a capire il senso del più complicato perché se guardassimo l’elemento di trama di base cioè che il cavaliere racconta l’amore tra Lancillotto e Ginevra ma in particolare racconta il momento in cui quest’amore ha una configurazione propriamente erotico che è una cosa che potrebbe apparire piuttosto sconveniente da un punto di vista morale. Tra queste figure esistono, sul piano dei rapporti giuridici, dei rapporti che sono molto simili che esistono tra Artù, Ginevra e Lancillotto. Lancillotto è uno dei cavalieri di Artù, anche se ciò lo ricaviamo dal ceto della vulgata, è Ginevra che lo ha fatto cavaliere, è lei che le ha cinto la spalla al fianco secondo gli usi del regno di Artù e quindi Lancillotto deve obbedienza a lei, quindi lui è un cavaliere di Ginevra secondo il ciclo della vulgata che anche dal punto di vista moralista è più censorio. Il rapporto tra Lancillotto e Artù è piuttosto equivoco nel senso che non sappiamo se abbia dato obbedienza a Artù o meno, di sicuro lo ha fatto nei confronti di Ginevra. In ogni caso Lancillotto viene annoverato come uno dei cavalieri della tavola rotonda. Chrétien ci dice che la legge d’amore è una legge più importante di qualunque legge umana, che sia una legge articolata in norme di diritto feudale e quindi il giuramento di fides e tutto ciò che ne consegue, o anche norme di diritto consuetudinario, cioè le leggi che si osservano perché si è sempre fatto così, se c’è un barone o un’autorità di tipo feudale che presiede al fatto che quella determinata consuetudine sia osservata.

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Le costume di cui parla Chrétien de Troyes fanno riferimento a modalità del diritto che sono in vigore da un tempo non in memore, le costume di cui ci parla saranno in vigore da una 50ina d’anni, non sono tradizionali, non sono delle norme su cui si appoggia il diritto ma sono delle norme in vigore. Naturalmente ci dev’essere un’autorità che deve farle rispettare e in genere sono di tipo feudale, dei baroni che governano i castelli e le terre circostanti. Quindi il diritto feudale e quello consuetudinario sono incrociati, le norme del secondo sono quelle norme che si insidiano un po' tra quelle del diritto feudale che invece ha una forma di patto tra due persone che deve essere a monte della norma, senza di esso il diritto feudale non sarebbe esistito. Il diritto consuetudinario è indipendente da un accordo ma è lì perché magari a monte c’è un accordo di 50 anni prima tra persone. Il diritto amoroso ha un’importanza maggiore e l’elemento che Chrétien all’interno de Chevalier de la Charrette sottolinea ha a che fare con il fatto che se una persona è davvero innamorata è una cosa completamente diversa dal non esserlo ma l’amore da il diritto ad accedere al godimento sessuale della persona amata, questa è un elemento fondamentale perché è alla base del concetto che alimenta il significato generale de Chevalier de la charrette, Lancillotto è autorizzato a fare l’amore con Ginevra perché è sinceramente innamorato e l’unico ostacolo a rendere questo amore illegittimo sarebbe un argomento di tipo amoroso, per esempio che il suo amore non si dimostrerebbe sincero. Tutto il rapporto tra Lancillotto e Ginevra all’interno del romanzo ruota esclusivamente attorno a questo argomento, cioè se Lancillotto fosse sinceramente innamorato di Ginevra e tutti gli indizi tranne uno fanno pensare che lui lo sia. Chrétien de Troyes adora giocare attorno a queste forme di debolezza del protagonista, in maniera tale che lo mette in una posizione di difficoltà, altro elemento sostanziale del romanzo medievale in versi: il protagonista non è nella posizione di ottenere facilmente tutto quello che vuole perché altrimenti la tenuta drammatica del racconto non regge.

Rapporto tra il diritto d’amore e le altre forme di diritto che Chrétien de Troyes descrive all’interno dei suoi romanzi, ogni romanzo implica un sistema di leggi. Articolo la legge dell’amore All’interno di Erec et Enide troviamo due costume che si collegano a due animali dall’aspetto mitico perché non sono intesi in funzione della loro dimensione di preda del cervo bianco e nel secondo caso, dello sparviero, di uccello da caccia, quanto piuttosto del loro significato profondo e delle loro implicazioni. Catturare il cervo bianco nella corte di Artù e riuscire nella prova dello sparviero nella corte del valvassore che amministra la seconda costumanza. Nel prologo di Erec et Enide si introduce un po' il racconto.

Costune del cerf blanc (vv. 27-48) Ci troviamo nel castello di Caradigan e re Artù tiene corte, corti molto ricche e generose, nei giorni in cui ci sono le grandi festività. Viene descritta la corte come il posto in cui ci sono i cavalieri e le dame, le giovani figlie di re, a un certo punto il re Artù comunica ai suoi cavalieri che vuole ripristinare l’usanza della caccia del cervo bianco per riesumare un’antica usanza, la legge della caccia del cervo bianco. A Galvano ciò non piacque infatti afferma che nel momento in cui si fosse tenuta questa caccia non sarebbe venuto nulla di buono. Presente anche un elemento didascalico perché l’intervento di Galvano serve anche a chiarire il significato di questa costume, afferma che colui che può uccidere il cervo bianco può baciare la più bella delle giovani che è a corte indipendentemente dal fatto che ciò possa dispiacere a qualcuno. questa norma può suscitare qualche forma di gelosia. Questa costume a Chrétien de Troyes non piace perché dà accesso a un bacio con una donna a prescindere dal fatto che sia innamorato ma solo perché ha ucciso un cervo bianco. Ci si trova all’interno di un’ottica di amore che è la più lontana da quella che Chrétien impone, di tipo ovidiana incentrata sull’importanza e l’autenticità del sentimento. Colui che bacia la più bella della corte del re Artù è semplicemente colui che ha cacciato un cervo bianco, con il sentimento che lui prova o con la reciprocità di questo sentimento non c’entra nulla. (vv. 287-290) Succede un’altra cosa interessante: il cervo bianco lo ammazza Artù quindi se ne va a prendere il bacio per portare a compimento questa usanza. Quindi ha valore perché Artù non soltanto ripristina l’uso del cervo bianco, quest’antica costumanza che lui spiega, tra questi due passi, che è un’usanza che era in vigore dai tempi del padre e che lui si sente in grado di volerla amministrare anche se era caduta nel dimenticatoio, perché lui si sente intitolato a mantenere le antiche usanze. Si configura un’idea della legge che contempera il diritto consuetudinario all’interno del sistema delle leggi che il re amministra a corte, non a caso che proprio a corte che lui decide di andare a cacciare il cervo bianco. Si scopre così che il diritto consuetudinario non è in antitesi con il diritto feudale ma è una parte integrata e integrante del diritto che viene amministrato, l’importante è che ci sia un’autorità che lo amministri e in questo caso è la carica più alta possibile, ovvero quella del re. Il diritto consuetudinario non piò essere considerato una minaccia per le autorità perché sono proprio i re e i baroni che lo amministrano e che grazie ad esso si garantiscono una serie di privilegi, in questo caso Artù si garantisce il privilegio di baciare la più bella delle fanciulle che è nella sua corte. Bisogna oltremodo considerare che quando Erec et Enide si svolge Artù già era sposato, siamo in un’epoca nella quale Artù già avevo sposato Ginevra e infatti anche il racconto di Wace pone le avventure dei cavalieri della tavola rotonda in un’epoca successiva al matrimonio tra Artù e Ginevra che accade prima dell’interludio nel quale Wace dice che lì si sono svolte tutte le avventure di Artù e dei cavalieri. Artù nonostante sia

sposato con Ginevra non si fa scrupolo di baciare una fanciulla, questo per dire che la norma del diritto consuetudinario che da diritto a chiunque abbia ucciso il cervo di baciare la più bella delle fanciulle che ci sono a corte non è una norma in contradizione co il giuramento di fides che Artù ha fatto nei confronti di Ginevra. Cosa ancora più interessante è che la più bella della corte di Artù è Enide, la protagonista del romanzo, che è stata portata alla corte di Artù proprio da Erec che intanto si è cimentato in un’altra costume, quella dello sparviero (vv.556-580); quindi le due costume si incrociano l’una con l’altra. Costume de l’esparvier: mentre stanno andando a cacciare il cervo bianco Erec insegue un cavaliere e si ritrova al castello di un barone, proiettato all’interno di un’altra avventura che lo porta all’interno di quest’altra costume. All’interno del castello del barone si tiene una festa e tutti i cavalieri sono andati, si continua parlando dello sparviero che ha fatto già cinque mute, è uno dei migliori. Il barone racconta come funziona la faccenda dello sparviero, cioè se c’è un cavaliere così ardito che voglia ottenere la lode e il pregio ella più bella farà prendere lo sparviero alla sua amica davanti a tutti sulla pertica, a meno che non ci sia qualcuno che glielo impedisca. È una sorta di usanza che viene ancora celebrata sotto forma di festa che adombra un antico rituale di accoppiamento, una forma caratteristica delle comunità di rilievo etnografico per cui per conquistare il pregio e il valore si manda avanti l’amica a prendere lo sparviero e se qualcuno interviene a contestare questa unione. Tutto questo prende l’aspetto della festa e viene narrato come un rituale che assume i contenuti celebrativi, come quando il rito diviene rituale. Questa è la costume in base alla quale Erec conquista Enide, lei prende lo sparviero dopo di che c’è un cavaliere che contesta ma Erec lo sconfigge e la può portare con sé e la porta a corte, dove d’altra parte Artù ha catturato, ha ucciso il cervo bianco e decide di dare il bacio proprio a Enide. Da un certo punto di vista sancisce la sua primazia a corte dicendo che è la più bella, d’altra parte appropriandosi della conquista che ha fatto Erec sulla base di un’altra costume. Questo incastro che Chrétien de Troyes costruisce porta con sé una serie di implicazioni: possiamo notare come funziona il gioco della seduzione e della conquista dell’amata in un mondo in cui l’elemento amoroso non prevale, ma prevalgono antiche costumanze, antiche tradizioni, antiche gesta di prodezza che hanno a che fare con la guerra e con la caccia, forme che hanno poco a che fare con la cortesia. Galvano, infatti, quando Artù decide di voler ripristinare questa costume dice che è una cosa antica che fa anche orrore. Nel prologo de Chevalier au Lion abbiamo visto come il cavaliere seduce la fanciulla, racconta storie d’amore o vicende che hanno contenuti avventuri che celebrano il suo pregio, il suo valore. Nei vv. 1803-1814 Artù spiega che questa usanza della tavola rotonda sia una cosa molto giusta da mantenere. “la costume ne li usages” termini che identificano chiaramente le norme del diritto consuetudinario. Artù afferma che dovrebbe pesare, dovrebbe dispiacere se lui volesse introdurre e amministrare delle altre leggi che non erano in uso nel tempo del padre, ma non di certo se lui vuole ripristinare una vecchia costume. È come se affermasse che lui è un re giusto che non introduce

delle norme a suo piacimento, ma mantiene quelle che la sua discendenza manteneva prima di lui. Siamo di fronte a una situazione nella quale Chrétien ci descrive tutte le modalità di gestione dei rapporti tra i sessi nel momento in cui non c’è una reale identità del sentimento che i personaggi provano. Il romanzo però ci racconterà dell’amore tra Erec e Enide, la parte introduttiva serve a spiegare il mondo prima che l’amore diventasse l’elemento che garantisce la cortesia, elemento importante perché ci mette nella condizione di apprezzare in che modo Artù alla fine non si sente vincolato semplicemente da norme che hanno a che fare con il diritto amoroso ma anche con una serie di altre leggi che lo autorizzano a baciare un’altra donna che non sia Ginevra. Nei vv. 1845-1850, in cui si conclude tutta la faccenda delle avventure incastrate della costume del cervo bianco e dello sparviero, c’è un impegno che Erec ha preso con il barone del castello dove viene amministrata la costume dello sparviero e che però è subordinata a quello del cervo bianco che si tiene presso la corte di re Artù per cui l’autorità di Artù viene prima di quello dello sparviero, alla quale lui però ha fatto la promessa che sarebbe tornato. Erec è dispiaciuto, infatti, perché ci ha perso due volte, ha portato Enide alla corte, Artù se l’è presa e si è trovato in una posizione deficitaria nei confronti del barone del castello. Abbiamo visto in che modo queste norme di diritto consuetudinario convivono con le norme di diritto feudale e sembrerebbero anche prevalere su quelle di diritto amoroso, perché Erec sembra sinceramente essere innamorato di Enide ma l’usanza del cervo bianco fa si che amore non possa prevalere. Terza costume all’interno di Erec et Enide (vv. 2826-2830): Erec si trova a combattere contro due ladri, due cavalieri che non sono nei ranghi della cavalleria feudale; c’è una costume al tempo di Artù in base alla quale non si combatte due contro uno perché risulta essere una cosa scorretta, una forma di infrazione nei confronti del diritto.

CLIGÈS Il torneo di Oxford (vv. 4620-4625): ci racconta che a quei tempi si combatteva schierandosi in due ranghi, gli uni contro gli altri, scontrandosi faccia a faccia. Spiega la legge secondo la quale la guerra si svolgeva, è una norma che ha più a che fare con i tempi di Chrétien perché è stata introdotta dai normassi successivamente. La norma consisteva di legare i cavalieri gli uni agli altri e proiettarli di fronte alla schiera avversaria a gran velocità in maniera molto violenta per sfondare le linee nemiche. Qui emerge un tema fondamentale: si parla di ert a cel tens che vuol dire a quei tempi, Chrétien ci sta parlando di una serie di usanze antiche che si svolgono in un passato che è il mondo arturiano nel caso specifico o in altre usanze che fanno parte di un passato pre-arturiano che sopravvivono in epoca arturiana, come appunto la costume dello sparviero e del cervo bianco, anche se quest’ultima era stata amministrata dalla discendenza di Artù. C’è un rapporto con la storia quando entrano in campo queste costumanze di tipo consuetudinario, questo rapporto proietta molto indietro nel tempo e segna un’alterità rispetto ai tempi di Artù o dei

tempi di Artù rispetto a un passato, una continuità di un passato che si proietta nei tempi arturiani. La storia, quindi, sopravvive tramite le menzioni di queste costumanze, una forma di archeologia giuridica costruendo attorno a queste norme di diritto una serie di incastri di racconto che hanno una loro efficacia. L’amore di Cligés per Fénice non è scevro da timore (vv.3843-3856) In questo passaggio è contenuto il rapporto che c’è tra amore e timore, per Chrétien de Troyes il rapporto tra questi due elementi è fondamentale cioè secondo lui l’innamorato ha una sorta di timore o paura nei confronti di amor, questo concetto non è caratteristico della tradizione romanzesca del Medioevo perché questa tradizione si appoggia molto frequentemente su un’espressione che viene attribuita a Seneca e che ritroviamo anche in significativi passi pe...


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