Dispensa 24 cfu antropologia culturale PDF

Title Dispensa 24 cfu antropologia culturale
Author Chiara Cerrata
Course Antropologia culturale
Institution Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
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Summary

Corso di perfezionamento per il conseguimento di 24 CFUAntropologia CulturaleProf Cristiana CARDINALICONTENUTI DEL CORSOCREDITO 1Il genere umano nella prospettiva dell’antropologia culturale Il concetto di culturaL’antropologia materia interdisciplinareOrigini dell’antropologia culturaleCREDITO 2 L’...


Description

Corso di perfezionamento per il conseguimento di 24 CFU Antropologia Culturale Prof.ssa Cristiana CARDINALI

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CONTENUTI DEL CORSO CREDITO 1 Il genere umano nella prospettiva dell’antropologia culturale Il concetto di cultura L’antropologia materia interdisciplinare Origini dell’antropologia culturale CREDITO 2 L’antropologia evoluzionista La teoria dell’evoluzione naturale di Charles Darwin Maine, Lubbock e Lewis Henry Morgan Edward Tylor e James Frazer Importanza e limiti dell’antropologia evoluzionista CREDITO 3 Franz Boas e la nascita del relativismo culturale Ruth Benedict CREDITO 4 Funzionalismo e struttural-funzionalismo Bronislaw Malinowski Alfred Reginald Radcliffe-Brown L’osservazione partecipante

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CREDITO 5 L’antropologia e i paradigmi della contemporaneità L’empatia nel lavoro etnografico Antropologia delle emozioni CREDITO 6 Religioni e culture Lingua e culture Multiculturalismo e intercultura

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CREDITO 1 Il genere umano nella prospettiva dell’antropologia culturale L’antropologia può essere definita come lo studio della natura umana, della società umana, del passato umano (Greenwood e Stini 1977). È una disciplina accademica che mira a descrivere nel senso più ampio possibile che cosa significhi essere umani. Gli antropologi non sono i soli a focalizzare la propria attenzione sugli esseri umani e le loro creazioni. La biologia umana, la letteratura, l'arte, la storia, la linguistica, la sociologia, le scienze politiche, l'economia - e molte altre discipline accademiche - si concentrano su uno dei vari aspetti della vita umana. Gli antropologi sono tuttavia persuasi che le spiegazioni delle attività umane non potranno che essere superficiali se non si riconosce che le vite umane sono complicati intrecci di lavoro e famiglia, di potere e significato. Che cosa distingue il modo in cui gli antropologi studiano la vita umana? Come vedremo, l'antropologia è olistica, comparativa, basata sulla ricerca sul campo ed evolutiva. Innanzitutto, pone l'accento sul fatto che gli aspetti della vita umana si intersecano fra loro in maniere complesse, plasmandosi a vicenda fino a integrarsi. Pertanto I' antropologie è lo studio integrato, o olistico, della natura umana, della società umana e del passato umano. Tale olismo è stato a lungo fondamentale per la prospettiva antropologica e rimane la caratteristica in grado di far avvicinare tra loro gli antropologi, che rimarrebbero altrimenti divisi dalle loro rispettive specializzazioni. In secondo luogo, oltre a essere olistica, l'antropologia è una disciplina interessata alla comparazione. Per formulare generalizzazioni a proposito della natura umana, della società umana e del passato umano, occorre trovare prove tratte dalla più ampia gamma possibile di società umane. Non basta, per esempio, osservare soltanto il nostro gruppo sociale, accorgerci che non mangiamo insetti e concludere che gli esseri umani, come specie, non si cibano di insetti. Quando compariamo le diete umane in differenti società, ci rendiamo conto che cibarsi di insetti è un fatto abbastanza comune e che l'avversione nordamericana per tale pratica dietetica non è altro che una specificità della nostra società. In terzo luogo, l'antropologia è una disciplina basata sulla ricerca sul campo. Ciò significa che, per quasi tutti gli antropologi, l'effettiva pratica dell'antropologia - la raccolta 4

di dati - avviene lontano dall'ufficio e a diretto contatto con le persone, i siti o gli animali a cui si sono interessati. Per la maggior parte degli antropologi la ricchezza e la complessità di tale immersione in altri modelli di vita costituisce uno degli aspetti più distintivi di questa disciplina. Infine, gli antropologi si sforzano di arrivare a generalizzazioni su cosa significhi essere umani che siano valide nello spazio e nel tempo. Dal momento che gli antropologi sono interessati a documentare e a spiegare i cambiamenti che hanno avuto luogo nel corso del tempo nel passato umano, l'evoluzione è un aspetto centrale della prospettiva antropologica. Gli antropologi esaminano l'evoluzione biologica della specie umana documentando come sono cambiati nel tempo le caratteristiche fisiche e i processi vitali degli esseri umani e dei loro antenati. Tra gli argomenti a cui si interessano vi sono tanto le origini umane quanto le variazioni genetiche e l'ereditarietà nelle popolazioni umane viventi. Se l'evoluzione è concepita in senso lato come mutamento nel corso del tempo, allora si può ritenere che anche le società e le culture umane si siano a loro volta evolute dalle epoche preistoriche fino al presente. Per lungo tempo gli antropologi si sono interessati all'evoluzione culturale, occupandosi dei cambiamenti avvenuti nel tempo alle credenze, ai comportamenti e agli oggetti materiali che plasmano lo sviluppo degli uomini e la vita sociale. Le prime discussioni, in campo antropologico, concernenti l'evoluzione culturale ponevano l'accento sul susseguirsi di una serie di stadi universali. Tale punto di vista, tuttavia, è stato rifiutato dagli antropologi contemporanei che si occupano di evoluzione culturale. I dibattiti teorici riguardanti il cambiamento culturale e l'opportunità o meno di definirlo “evoluzione culturale” sono attualmente molto vivaci, non solo in antropologia, ma anche in campi a essa collegati come la biologia evoluzionistica e la psicologia dello sviluppo. Al centro di tale dibattito uno dei contributi più importanti dell'antropologia allo studio dell'evoluzione umana rimane l'aver dimostrato che l'evoluzione biologica non coincide con quella culturale. La distinzione fra le due continua a essere importante poiché dimostra le fallacie e le incoerenze delle argomentazioni in cui si afferma che tutto ciò che gli uomini fanno o pensano si possa spiegare in termini biologici, per esempio in termini di "geni", di "razza" o di "sesso".

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Il concetto di cultura La conseguenza dell'evoluzione degli uomini che ha esercitato l'influenza più profonda sulla natura e sulla società umane è stata l'emergere della cultura, che qui definiamo come l'insieme di idee e comportamenti appresi che gli esseri umani acquisiscono in quanto membri della società, insieme agli artefatti e alle strutture materiali che gli umani creano e usano. La nostra eredità culturale permette a noi umani di adattarci al mondo nel suo complesso e di trasformarlo attraverso le nostre interazioni con le strutture materiali e gli oggetti presenti nelle comunità in cui viviamo, attraverso le connessioni che stabiliamo con altre persone, attraverso le azioni e le capacità individuali dei nostri corpi e attraverso le idee e i valori delle nostre menti. Il patrimonio culturale della specie umana è dotato di significato, ma ha anche una dimensione materiale, ed è questa duplice connotazione ciò che e ci rende unici tra le creature viventi. Gli esseri umani dipendono per la sopravvivenza dall'apprendimento più di qualsiasi altra specie, perché non abbiamo istinti che in maniera automatica ci proteggono e ci aiutano a trovare cibo e riparo. Siamo, invece, riusciti a utilizzare il nostro grande e complesso cervello per imparare dagli altri membri della società ciò che abbiamo bisogno di conoscere per sopravvivere, come imparare a gestire l'ambiente che abbiamo costruito - le nostre dimore e i nostri insediamenti - e a diventare abili con strumenti e altri artefatti che ci permettono di sopravvivere nel tempo. Apprendimento e formazione sono il fulcro primario dell'infanzia che nella specie umana si protrae più a lungo che in qualsiasi altra. Nella prospettiva antropologica, il concetto di cultura è centrale nelle spiegazioni che formuliamo sul perché gli esseri umani sono ciò che sono e fanno ciò che fanno. Spesso gli antropologi sono in grado di dimostrare che i membri di un particolare gruppo sociale si comportano in un certo modo non perché quel modo di agire sia programmato dai loro geni, ma perché hanno osservato altre persone o hanno interagito con gli altri e imparato a mettere in atto anche loro lo stesso comportamento. D'altro canto, per comprendere il potere della cultura, gli antropologi devono conoscere anche la biologia umana. In Nord America, gli antropologi hanno tradizionalmente una formazione in entrambe le aree disciplinari, così che possano comprendere come funzionano gli organismi viventi e acquisire informazioni comparative su un'ampia varietà di culture umane. Come risultato, la maggior parte degli antropologi rifiuta spiegazioni del comportamento umano che li costringano a scegliere era biologia e cultura come unica causa. Enfatizzano, invece, il fatto che gli esseri umani sono organismi bioculturali. La nostra costituzione biologica - il nostro cervello, il nostro sistema nervoso e la nostra 6

anatomia - è il prodotto di processi di sviluppo a cui i nostri geni e la nostra chimica cellulare danno un contributo fondamentale; inoltre essa ci rende capaci di creare e usare la cultura. Senza simili dotazioni biologiche, la cultura umana come noi la conosciamo non esisterebbe. Al tempo stesso, la nostra sopravvivenza come organismi biologici dipende da modi appresi di pensare e di agire che ci mettono in condizione di trovare cibo, riparo e partner sessuali e che ci insegnano come crescere i nostri figli. La nostra dotazione biologica rende possibile la cultura; la: cultura umana rende possibile la sopravvivenza biologica umana. Per comprendere il potere della cultura, gli antropologi stanno anche prestando un'attenzione crescente al ruolo giocato dalla cultura materiale nelle vice degli organismi bioculcurali umani. Molti antropologi culturali, inclusi i sottoscritti, hanno solitamente enfatizzato il fatto che i modi in cui le persone si relazionano agli artefatti è modellato dai significati culturali che attribuiscono a tali artefatti. Una simile enfasi è sembrata particolarmente necessaria di fronte alla convinzione, diffusa nella nostra società nordamericana, secondo cui gli oggetti materiali hanno ovvi significati funzionali che sono gli stessi per chiunque, ovunque. Gli antropologi culturali hanno invece ripetutamente osservato che lo stesso oggetto può avere significati diversi per persone diverse.

L'antropologia materia interdisciplinare L’antropologia nordamericana è stata tradizionalmente suddivisa in quattro branche: l'antropologia biologica, I'antropologia culturale, l'antropologia linguistica e I'archeologia. L’antropologia biologica A cominciare dal diciannovesimo secolo, quando l'antropologia si stava affermando come disciplina accademica, gli antropologi hanno studiato gli esseri umani come organismi viventi per scoprire che cosa li rendeva diversi dagli altri animali, oppure simili a essi. L’interesse iniziale su tali questioni era un portato di secoli di esplorazioni. Gli europei occidentali avevano constatato un'enorme diversità nell'aspetto fisico dei popoli del mondo e si erano sforzati a lungo di dare un senso a tali differenze. Alcuni ricercatori elaborarono una serie di tecniche complicate per misurare varie caratteristiche osservabili delle popolazioni umane, tra cui il colore della pelle, il tipo di capelli, la corporatura e così via, sperando di scoprire prove scientifiche che avrebbero permesso loro di incasellare tutti i popoli del mondo in una serie di categorie non ambigue, basate su specifiche combinazioni 7

di caratteri biologici. Tali categorie furono chiamate razze e molti scienziati erano convinti di poter scoprire criteri inequivocabili di classificazione razziale, se solo si fossero condotte attente misurazioni su un numero sufficiente di soggetti appartenenti a popolazioni differenti. Per prima cosa, gli scienziati europei applicarono le categorie razziali ai popoli della stessa Europa, ma ben presto le loro classificazioni si estesero a quei popoli non europei che stavano cominciando a cadere sotto il crescente dominio politico ed economico delle società capitaliste europee ed euroamericane in piena espansione. Questi popoli differivano dai "bianchi" europei non solo a causa della colorazione più scura della pelle, ma anche per i loro linguaggi e costumi inconsueti. Nella maggior parte dei casi, inoltre, le loro tecnologie non potevano competere con quelle occidentali. Queste conclusioni servirono a giustificare la pratica sociale del razzismo, vale a dire la sistematica oppressione dei membri di una o più "razze" socialmente definite da parte degli appartenenti a un'altra razza socialmente definita, che viene giustificata sulla base della presunta superiorità biologica intrinseca dei dominatori e dell'altrettanto presunta inferiorità biologica intrinseca dei dominati. Quando però gli scienziati giunsero a comprendere meglio la diversità biologica che caratterizza le popolazioni umane, alcuni di loro finirono per rendersi conto che i tratti tradizionalmente utilizzati per identificare le razze, come il colore della pelle, non mostravano una relazione con gli altri caratteri fisici e biologici, senza contare i tratti mentali o morali. In realtà, gli scienziati non riuscirono ad arrivare a un accordo né su quante fossero le razze umane né su dove si dovessero tracciare i confini fra l'una e l'altra. All'inizio del ventesimo secolo alcuni antropologi e biologi cominciarono a sostenere che la razza è un'etichetta culturale inventata dagli esseri umani per classificare le persone in gruppi e che le razze, intese come insiemi distinti e unici di attributi biologici, semplicemente non esistono. Antropologi come Franz Boas, per esempio, che agli inizi del Novecento fondò il primo dipartimento di antropologia degli Stati Uniti, alla Columbia University, si sentiva da tempo a disagio con le classificazioni razziali utilizzate in antropologia. Boas e i suoi allievi dedicarono molte energie a sfatare gli stereotipi razzisti, avvalendosi tanto delle loro r competenze nel campo della biologia quanto della loro conoscenza della cultura. Quanto più l'antropologia come disciplina si sviluppava negli Stati Uniti, tanto più gli studenti venivano formati sia in biologia umana che in cultura umana in modo da dorarli degli strumenti atti a contrastare gli stereotipi razziali. Sia che studino la biologia umana, i primati oppure i resti fossili dei nostri antenati, gli antropologi biologici condividono ovviamente molti metodi e teorie delle scienze naturali: 8

principalmente quelli che provengono dalla biologia, dal!' ecologia, dalla chimica e dalla geologia. Ciò che tende a distinguere gli antropologi biologici dai loro colleghi non antropologi è la prospettiva olistica, comparativa ed evolutiva che ha caratterizzato il loro percorso formativo in questa disciplina. Tale prospettiva ricorda loro che il lavoro che svolgono è solo una parte dello studio complessivo sulla natura umana, la società umana e il passato umano. L’antropologia culturale La seconda specializzazione nell'ambito dell'antropologia è l'antropologia culturale, detta talora anche antropologia socioculturale, antropologia sociale o etnologia. Dagli inizi del ventesimo secolo, gli antropologi si sono resi conto che la biologia razziale non poteva spiegare perché non tutte le persone al mondo vestono nello stesso modo, parlano la medesima lingua, pregano lo stesso dio o mangiano insetti a cena. Più o meno nello stesso periodo, antropologi come Margareth Mead stavano cominciando a dimostrare che la biologia della differenza sessuale non poteva essere usata per prevedere il modo in cui uomini e donne si sarebbero comportati o quali compiti sarebbero stati chiamati a svolgere in una data società. Gli antropologi conclusero allora che ci doveva essere qualcos'altro, oltre alla biologia, a cui attribuire la responsabilità di queste variazioni. E proposero che questo "qualcos'altro" fosse la cultura. Nel corso del ventesimo secolo, molti antropologi hanno compiuto ricerche significative per distinguere la variabilità biologica umana dalle pratiche culturali umane, dimostrando come tali pratiche non potessero essere ridotte alla differenza "razziale". Verso la fine del ventesimo secolo, gli antropologi hanno cominciato regolarmente a distinguere tra il sesso biologico di cui un individuo si ritrovava dotato e i ruoli di genere, modellati dalia cultura, considerati appropriati per ciascun sesso in una data società. Come vedremo nel corso del testo, l'attenzione al genere è divenuta parte integrante di tutto il lavoro antropologico. Dal momento che, ovunque, le persone usano la cultura per adattarsi e per trasformare qualsiasi cosa faccia parte del mondo in cui vivono, ecco allora che il campo dell'antropologia culturale è piuttosto vasto. Gli antropologi culturali tendono a specializzarsi in questo o in quel dominio dell'attività culturale. Alcuni studiano i modi in cui particolari gruppi di esseri umani si organizzano per portare a termine compiti collettivi, siano essi di natura economica, politica, o spirituale. L’enfasi posta su questi temi porta l'antropologia culturale ad assomigliare molto alla sociologia e da ciò è derivata l'identificazione dell'antropologia come una delle scienze sociali. La sociologia e l'antropologia si sono sviluppate nella stessa epoca e condividono interessi simili per 9

l'organizzazione sociale. Ciò che differenziava l'antropologia dalla sociologia era l'interesse antropologico per la comparazione tra forme differenti di vita sociale umana. Nell'impostazione razzista della società europea e nordamericana del diciannovesimo secolo e degli inizi del ventesimo c'era chi considerava la sociologia come lo studio delle società industriali "civilizzate", mentre etichettava l'antropologia come lo studio di tutte le altre società, riunite nella comune definizione di "primitive." Oggi, invece, gli antropologi sono impegnati a studiare tutte le società umane e rifiutano le etichette di civilizzato e di primitivo per la stessa ragione per cui rifiutano il termine razza. Gli antropologi contemporanei effettuano le loro ricerche negli ambienti urbani e rurali di tutto il mondo e fra i membri di tutte le società, inclusa la propria. Gli antropologi hanno scoperto che in molte società non occidentali le persone non organizzano apparati burocratici, chiese o scuole, e tuttavia riescono comunque a svolgere con successo l'intera gamma delle attività umane, poiché hanno sviluppato istituzioni relazionali che li hanno messi in condizione di organizzare gruppi sociali grazie ai quali possono vivere con soddisfazione le loro vite. Una forma di relazionalità, chiamata parentela, lega reciprocamente i soggetti sulla base della nascita, del matrimonio e dell'accudimento. Lo studio della parentela ha avuto un grandissimo sviluppo in antropologia e rimane tuttora un argomento di interesse centrale. Gli antropologi hanno, inoltre, descritto svariate forme di gruppi sociali organizzati sulla base di principi differenti, quali le società segrete, le coorti e numerose forme di organizzazione politica complessa, compresi gli stati. Negli ultimi anni gli antropologi culturali hanno studiato questioni attuali quali il genere e la sessualità, la migrazione transnazionale a scopo di lavoro, l'urbanizzazione, la globalizzazione, la ricomparsa di fenomeni di etnicità e nazionalismo in varie parti del mondo dopo la fine della Guerra fredda e i temi relativi ai diritti umani. Gli antropologi culturali hanno condotto ricerche sui modelli di vita materiale scoperti in differenti gruppi umani. Fra le variazioni più evidenti che ritroviamo nel mondo vi sono quelle relative al modo di abbigliarsi, di abitare, di produrre utensili e alle tecniche per procacciarsi il cibo e fabbricare beni materiali. Alcuni antropologi si specializzano nello studio delle tecnologie presenti in società diverse oppure nell'evoluzione della tecnologia nel corso del tempo. Quelli che si interessano alla vita materiale studiano anche gli ambienti naturali per i quali le tecnologie sono state elaborate e analizzano il modo in cui tecnologie e ambienti si influenzano reciprocamente. L’antropologia linguistica 10

Il linguaggio è forse la più straordinaria caratteristica culturale della nostra specie: si tratta di un sistema di simboli vocali arbitrari che utilizziamo per codificare la nostra esperienza del mondo e degli altri. Le persone usano il linguaggio per ...


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