Domande esame economia applicata al turismo PDF

Title Domande esame economia applicata al turismo
Author Federica Rigato
Course Economia Applicata al Turismo
Institution Università degli Studi di Padova
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domande e risposte fatte durante gli esami orali negli appelli giugno 2021 - settembre 2021 dal professore Marchioro...


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DOMANDE ECONOMIA APPLICATA AL TURISMO 1. Evoluzione degli studi sul turismo Lo studio del fenomeno del turismo è un fatto relativamente recente che ha conosciuto in Italia una delle sue tappe fondamentali. I primi studi vennero intrapresi per opera di autori europei tra la fine dell’800 e i primi decenni del ‘900. Nel 1991, Fernandez Fuster teorizzò una cronologia degli studi del turismo, basata sulla loro suddivisione in periodi corrispondenti con le 4 fasi dello sviluppo turistico, a cui appartengono molte generazioni di studiosi, ovvero: • Dagli inizi del 1900 alla Seconda guerra mondiale: in questa prima generazione gli studiosi lamentarono scarsa autonomia, scarso rigore scientifico degli studi dedicati al turismo, assenza di metodi validi, una mancanza di terminologia e una dipendenza dalle scienze economiche e sociali. Nei primi decenni del Novecento furono caratterizzati da sforzi per la coniazione delle prime definizioni da attribuire al fenomeno del turismo e da una sperimentazione di criteri e parametri per il suo studio. Gli studi internazionali di turismo si avvalsero dei contributi del “filone italiano”: fu infatti Angelo Mariotti a redigere il primo testo per lo studio del turismo pensato per usi didattici, pubblicato nel 1922. Lo stesso pubblicherà poi nel 1933 il corso di economia turista, considerato il primo moderno manuale di economia turismo. Il clima politico dell’epoca non era però favorevole all’espansione e al consolidamento del movimento turistico a causa dell’avvento delle autocrazie europee. Queste dittature diedero vita ad un sistema di turismo veicolato con l’intento di controllarne le variabili sociali messe in moto dal fenomeno. Negli anni Trenta e quaranta cominciarono ad apparire contributi scientifici non più solo di natura economica, ma aventi un approccio interdisciplinare (Hunziker e Krapf). L’avvento della Seconda guerra mondiale e la ricostruzione economica segnarono l’azzeramento delle attività riguardanti il fenomeno del turismo fino alla fine degli anni ’40. Negli anni ’50 invece vi fu una ripresa e la crescente consapevolezza del fatto che il turismo costituisse una realtà economica importante. • Dal Dopoguerra agli anni ’70: la seconda generazione di studiosi sosteneva la necessità di creare uno “sviluppo turistico integrato” nelle aree insulari del Mediterraneo, del Pacifico e dei Caraibi. In concomitanza con il primo e secondo boom economico che colpì gran parte delle nazioni occidentali, compresa l’Italia, furono istituiti il diritto alle ferie retribuite e la fruizione della cultura e dello svago per tutti. In questa fase il turismo viene considerato come “un’industria senza ciminiere”, assumendo i numeri di un fenomeno economicamente rilevante per intere regioni. • Anni ’70: la terza generazione di studiosi invece, si contrapposero ad uno sviluppo turistico incontrollato e privo di modelli razionali. Inoltre, parte della dottrina pone l’accento in modo polemico su aspetti ed implicazioni che derivano dagli assetti geopolitici dell’epoca, mettendo in luce negli investimenti turistici effettuati nei paesi in via di sviluppo dai paesi ricchi, la presenza di effetti socioeconomici tipici del colonialismo e dell’imperialismo, attribuendogli un carattere egemonico e uno sfruttamento sconsiderato delle risorse. In questo periodo, uno dei temi forti della sociologia del turismo sarà il concetto di Host and Guest, insieme agli studi sulla mercificazione del turismo e dei suoi elementi culturali. Negli ultimi decenni del secolo il fenomeno del turismo assunse un ruolo sempre più in primo piano nelle democrazie industriali, nelle quali la domanda del leisure diventa un fenomeno di enorme portata. L’ IUOTO (International Union Of Official Travel Organization) nato dopo la Seconda guerra mondiale si trasforma in OMT (Organizzazione Mondiale Del Turismo) ed in seguito diviene UNWTO (United Nations World Tourism). Molti studiosi inoltre contribuirono al consolidamento di discipline come la sociologia del turismo, l’antropologia del turismo, la geografia del turismo e il management del turismo. In Italia, si riscontrò un pauroso ritardo rispetto alla comunità internazionale nei campi di studi sul turismo, nonostante sia stato tra i primi al mondo ad istituire insegnamenti accademici sul turismo.

• Dagli anni ’80 ad oggi: la quarta generazione di studiosi è costituita da una comunità che comunica

via web attraverso siti specializzati sul coordinamento e sulla diffusione della ricerca scientifica del turismo. Il dibattitto di questi studiosi verte soprattutto sugli “effetti collaterali” del turismo. Con l’affermarsi del turismo globale sono sorte nuove questioni come la relazione tra la dimensione globale e quella locale, portando così all’elaborazione del paradigma dello sviluppo sostenibile. Nel pieno processo di globalizzazione del turismo, la tendenza sembra essere quella di un approccio olistico al fenomeno, caratterizzato da una visione sistemica di tutti gli elementi che fanno parte del concetto di spazio turistico: sostenibilità, salvaguardia delle risorse, misurazione degli impatti socio-antropologici, qualità dei servizi e dei prodotti, valorizzazione delle risorse umane e pianificazione e gestione dello spazio turistico 2. Il turismo è una scienza? I maggiori contribuiti alla ricerca scientifica sul turismo del XXI secolo sono da attribuire al mondo sassone, anche se appare comunque poco strutturata. La comunità scientifica degli studiosi di turismo è composta dadiversi ambiti disciplinari all’interno dei quali si sono formate delle correnti o scuole che condividono principi e metodi di ricerca elaborati e diffusi da alcune di esse. Nasce quindi l’esigenza di chiarire se gli studi dedicati al turismo possano essere equiparati ad una disciplina, o se siano un insieme di concetti appartenenti ad un campo di indagine con scarsa autonomia scientifica. Nonostante posizioni piuttosto divergenti, sembra prevalere un orientamento che considera gli studi di turismo come un campo di indagine o come una materia in via di evoluzione. In merito a questo, ci sono diverse teorie come: • Quella di Tribe (2004), che si richiama alla teoria di Hirst, secondo cui i 4 criteri per definire una disciplina sono: 1. L’OGGETTO, la disciplina deve avere insieme di concetti su cui si sviluppa la conoscenza; 2. IL METODO, i concetti devono assumere una forma di struttura logica; 3. LA VERIFICABILITA’ E LA FALSIFICAZIONE, i risultati devono essere provati difronte all’esperienza reale; 4. L’INDIVISIBILITA’ della materia in sub-discipline. Nonostante questo Tribe nega che gli studi di turismo ad oggi si trovino in una simile condizione infatti afferma che i concetti contenuti negli studi di turismo sono raramente riconducibili ad un unico oggetto di studio; inoltre gli studi di turismo sono privi di una struttura teorica coesiva. • Quella di Candela e Figini (2009), anch’essa basata sulla teoria di Hirst, parte dal presupposto di Tribe secondo cui il turismo non è una disciplina di genere. Si domandano invece, se il turismo possa essere considerato una disciplina di specie, nell’ambito dell’economia politica, ed arrivano ad affermare che può esserlo in quanto: 1. Secondo i criteri II e IV sono soddisfatti dalla disciplina di genere (economia politica) 2. Secondo il criterio I, l’economia del turismo ha un oggetto specifico, ovvero il prodotto turistico e la destinazione turistica, arrivando quindi ad affermare che l’oggetto di studio è la destinazione e non l’impresa; 3. Secondo il criterio III, soddisfatto sulla base di due teoremi, quello della Varietà: secondo cui la soddisfazione del turista aumenta con la varietà del prodotto turistico, ergo lo sviluppo turistico di una destinazione dipende anche dalla varietà del prodotto locale offerto; quello del Coordinamento: ovvero la necessità di un coordinamento delle destinazioni turistiche e/o la nascita di un’impresa specifica del turismo. Per la creazione delle scienze turistiche possono essere utilizzati più approcci: 1. QUALITATIVO: abbastanza diffuso e applicato nel campo del turismo, soprattutto nel mondo anglosassone. 2. EPISTEMOLOGICO: metodologia utilizzata da Tribe separando i due principali campi di indagine

del turismo: a. ECONOMICO (TF1): è quello più maturo per il conseguimento di una propria autonomia, grazie

alla proliferazione e all’affermazione di materie come il management e il marketing del turismo, la cui struttura è estendibile a figure professionali specializzate; b. NON ECONOMICO (TF2): è formato soprattutto o in gran parte da studi sociali e antropologici e rispetto al campo economico, è privo di legami diretti con l’oggetto centrale di studio. Tribe utilizza inoltre 3 approcci, in base alla situazione in cui si trova, chiamati: I. MULTIDISCIPLINARE: quando le varie discipline sono applicate ad uno dei due campi di indagine, per la comprensione dei sub-fenomeni ad esso connessi; II. INTERDISCIPLINARE: quando per l’analisi delle variabili dei due campi, si ottengo risposte concettuali mediante l’applicazione di più discipline; III. EXTRADISCIPLINARE: quando per analizzare alcuni aspetti riguardanti il settore reale, non è richiesta l’applicazione né di una disciplina compiuta, né dei relativi metodi, ma potrebbe bastare l’osservazione diretta dei fenomeni. INTEGRATO TEORICO-PRATICO: metodo proposto da Ritchie, Bourns e Palmer, è definito integrato in quanto è costituito da alcune tecniche e dall’uso di casi di studio integrabili con le discipline impiegate per la ricerca sul turismo; inoltre, questo metodo dovrebbe avvalersi dell’apporto di esperti della materia e di figure con rilevante esperienza sia a livello operativo sia a livello accademico. Questo approccio mira, dunque, ad ottenere analisi più precise attraverso strumenti di carattere applicativo

3. Definizioni di turista, visitatore ed escursionista e le diverse forme di turismo Le definizioni di visitatore, turista ed escursionista vennero approvate durante la Conferenza internazionale del turismo di Roma del 1963 organizzata dalle Nazioni Unite e dalla IUOTO (oggi chiamata UNWTO). Il visitatore è chiunque si rechi dal proprio paese di residenza ad uno diverso per un qualsiasi motivo purché non sia lavorativo con retribuzione. Questa categoria di persone venne poi divisa in turisti che sono coloro che viaggiano verso un luogo diverso da quello in cui hanno la residenza abituale, per un periodo di almeno una notte ma inferiore ad un anno e il cui scopo sia diverso dall’esercizio di un’attività remunerata nel luogo in cui si reca, e in escursionisti che sono coloro che si spostano dal luogo di residenza per gli stessi motivi sopra indicati ma per un periodo inferiore alle 24 ore. Entrambe le definizioni furono poi omologate con la Conferenza di Manila del 1980 organizzata dall’UNWTO che sancì l’estensione delle definizioni anche al turismo domestico, e non più solo al turismo outbound. Dalle definizioni di visitatore, turista ed escursionista presero poi vita diverse forme di turismo; si parla infatti di: • Turismo domestico per i residenti in visita nel loro paese • Turismo inbound per i non residenti in visita in un paese straniero • Turismo outbound per i residenti in visita in uno o più paesi stranieri La combinazione di queste forme di turismo dà luogo a sua volta ad altre 3 forme di turismo: • Turismo internazionale: corrisponde agli spostamenti inbound + outbound • Turismo interno: corrisponde agli spostamenti domestici + inbound • Turismo nazionale: corrisponde agli spostamenti domestici + outbound.

4. Qual è il ruolo delle organizzazioni internazionali nel contributo sugli studi del turismo (seconda metà del 1900) Nella Conferenza internazionale del turismo di Roma del 1963 organizzata dalle Nazioni Unite e dalla IUOTO (oggi UNWTO) furono quindi approvate le definizioni di turismo e di visitatori in seguito accolte da tutti i maggiori paesi interessati dai flussi turistici. Nell’occasione venne condiviso che Turista è chiunque

viaggi verso luoghi diversi da quello in cui ha la residenza abituale, al di fuori del proprio ambiente quotidiano, per un periodo di almeno una notte ma non superiore ad un anno e il cui scopo sia diverso dall’esercizio di un’attività remunerata nel luogo dove si reca. Diciassette anni dopo, nel 1980 la Conferenza di Manila estese questa definizione anche al turismo domestico.

5. Quali sono i fattori che hanno portato alla crescita del turismo? Premesso che le origini e la crescita del turismo di massa sono strettamente legate al diffondersi delle Rivoluzioni industriali e dell’urbanesimo, tra i fattori di sviluppo si annoverano: • l’organizzazione del lavoro, che distingue il tempo libero dal tempo destinato al lavoro; • l’aumento del reddito; • le grandi trasformazioni dei trasporti; • l’accresciuta stratificazione sociale; • l’istituzione delle ferie retribuite; • il successo dei viaggi organizzati. Il TSA è un metodo avanzato per la misurazione degli impatti economici messo a punto a partire dal 2000 dal UNWTO, e fornisce: - AGGREGATI MACRO ECONOMICI per descrivere le dimensioni e l’importanza del turismo - DATI DETTAGLIATI sui consumi dei visitatori - INFORMAZIONI DI BASE richieste per lo sviluppo di modelli di impatto economico del turismo - LEGAME TRA DATI ECONOMICI ED ALTRE INFO non monetarie sul turismo. Il TSA infine deve essere visto sotto due prospettive: 1) Come un PROCESSO COSTRUTTIVO, per la standardizzazione internazionale di concetti, classificazioni, definizioni, tavole e aggregati; 2) Come un PROCESSO GUIDA di paesi nello sviluppo dei loro sistemi statistici sul turismo.

6. Cos’è una destinazione turistica? Modello di Lieper e i fattori push e pull? Il concetto di destinazione è entrato nella letteratura e nella prassi turistica a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, e ne esiste un’ampia varietà di definizioni: - La DESTINAZIONE è il luogo obiettivo di viaggio che il turista desidera visitare, grazie alle attrazioni che esso offre; per questo deve disporre di tutte le strutture e le infrastrutture necessarie al soggiorno, oltre ad una adeguata capacità di richiamo emozionale, legato alla sua notorietà e alla sua immagine. Un luogo diventa destinazione quando il mercato ne acquisisce consapevolezza e questa si traduce in domanda effettiva anche grazie alla capacità di comunicare i servizi offerti. Quando viene definita una destinazione, ci sono 3 elementi che vengono richiamati: 1) Uno SPAZIO GEOGRAFICO 2) Il riferimento ad un PRODOTTO e ad un MERCATO 3) L’aggregato di RISORSE, STRUTTURE, ATTIVITA’, ATTORI, che erogano l’offerta - Le DESTINAZIONI sono quindi un’amalgama di prodotti, servizi e attrazioni variamente composti in uno spazio geografico. Le destinazioni sono definite dalla DOMANDA attraverso meccanismi variabili nel tempo e nello spazio. Secondo il modello spaziale del turismo, la destinazione può essere osservata da due punti di vista: 1) Attraverso il PROCESSO DI AUTODETERMINAZIONE da parte di un territorio che si propone sul mercato come destinazione: le destinazioni tendono ad auto riconoscersi, sulla base di criteri di diversa natura. Le destinazioni esistono in quanto si manifestano verso l’esterno dal punto di vista dell’organizzazione e del marketing, grazie ad un organismo che si fa carico di garantire la predisposizione dell’offerta e la successiva azione promozionale. È necessario quindi verificare quale sia la percezione dello spazio da parte dei target della domanda. 2) Attraverso le REGIONI GENERATRICI di domanda turistica, che diventano una destinazione percepita dal punto di vista del mercato: si ha con il riconoscimento del territorio come destinazione da parte dei fruitori; le destinazioni sono quindi spazi geografici conosciuti, percepiti e immaginati come luoghi turistici da parte del mercato, indipendentemente dai confini amministrativi e/o organizzativi

(il problema della sovrapposizione fra spazio turistico/geografico e spazio amministrativo lo si può vedere nel caso delle dolomiti). I FATTORI PUSH , che sono quegli elementi che spingono una persona ad abbandonare temporaneamente la località di residenza alla ricerca di mete turistiche dove trascorrere una vacanza. Questi elementi a loro volta si possono dividere in 2 categorie: 1) Le caratteristiche interne alla regione di generazione. Tra queste ci sono: • I fattori economici (reddito disponibile, sua distribuzione, propensione alla spesa, cambio valuta); • fattori sociali (attività economica prevalente, “tempo di non lavoro”, livello di istruzione); • fattori demografici (età media popolazione, speranza di vita; numerosità e composizione delle famiglie); • fattori ambientali (caratteristiche climatiche, geo-morfologiche, urbanizzazione). 2) Il rapporto fra la regione generatrice e quella di destinazione Di questa categoria fanno parte: • fattori geografici (distanza fra le due regioni, sviluppo del trasporto aereo, tempi di percorrenza); • fattori storici (tradizione di scambio fra le due regioni, fenomeni migratori, etc.); • fattori culturali (grado di similitudine delle culture locali, nella cultura, nei costumi, nelle tradizioni, nella religione, nella lingua etc.) FATTORI PULL invece, sono quelli che agiscono dall’interno della regione di destinazione e che I motivano la scelta del viaggio. Essi, sono legati alle risorse disponibili e alle azioni realizzate dalle regioni di destinazione e sono: I. Attrazioni: elementi naturali o artificiali che spingono un visitatore verso un luogo; elementi distintivi che caratterizzano una destinazione, che attivano e provocano il viaggio (fenomeno del sight seeing, immagine significante del luogo che giustifica il viaggio). La forza competitiva della destinazione è strettamente legata al grado di imitabilità e riproducibilità delle attrazioni turistiche di cui dispone. Le attrazioni artificiali (strutture, infrastrutture, eventi) hanno minore capacità distintiva e conferiscono alla destinazione un vantaggio competitivo meno durevole anche se le tendenze più recenti dimostrano un aumento della loro rilevanza. Alcune categorie di attrazioni artificiali sono: infrastrutture per il tempo libero (parchi divertimento, zoo, centri commerciali, outlet); musei e centri culturali, a volte rilevanti anche sotto il profilo architettonico (museo Guggenheim di Bilbao); eventi e manifestazioni (culturali e sportive), destinati non solo alla generazione di flussi turistici ma anche a incidere sull’immagine del territorio per le infrastrutture realizzate (expo, olimpiadi, campionati mondiali, etc.); è l’equilibrata mescolanza di elementi naturali e artificiali che qualifica una destinazione come luogo turistico. In mancanza di originalità vi è il rischio della standardizzazione e della sostituibilità con altri territori. II. Accessibilità: Tre dimensioni che caratterizzano la destinazione. L’accessibilità geografica (raggiungibilità, percorsi, mezzi di trasporto, infrastrutture disponibili: strade, porti, aeroporti, linee ferroviarie); l’accessibilità socio-politica (procedure formali, autorizzazioni, visti, permessi di soggiorno, condizioni di sicurezza, ordine pubblico, assistenza sanitaria, servizi finanziari, attività commerciali); l’accessibilità economica/affordability , il costo che i turisti provenienti da una determinata regione generatrice devono sostenere per raggiungere e alloggiare nella destinazione (politiche di prezzo, esclusività). III. Informazione, accoglienza, ricettività: informazione e accoglienza rientrano nelle azioni di marketing della destinazione svolta dagli enti pubblici locali e dalle categorie imprenditoriali; la ricettività è nello stesso tempo servizio di supporto e fattore di attrazione (intervento di catene alberghiere, società immobiliari, società di gestione di villaggi e residence oppure emersione dell’imprenditorialità locale con affitto di stanze, appartamenti, b&b, agriturismo, etc.). IV. Immagine turistica: le destinazioni turistiche devono gran parte del proprio successo alla propria immagine, ossia alla considerazione positiva che i mercati potenziali hanno del luogo e delle sue caratteristiche. Il turismo si indirizza verso luoghi degni di essere visti. Il processo decisionale dei turisti è fortemente influenzato dall’immagine dei luoghi anche quando non è frutto dell’esperienza diretta passaparola, c...


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