Domande esame scrittura di sé e formazione su film e libro PDF

Title Domande esame scrittura di sé e formazione su film e libro
Course Scrittura di sé e formazione
Institution Università degli Studi di Firenze
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Domande su film suffragette, il diritto di contare e vogliamo anche le rose. Domande su libro "storie di donne" ...


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Questionario sul volume "Storie di donne" e schede dei tre film di matricola:

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Questionario a risposta aperta sul testo “Storie di donne. Autobiografie al femminile e narrazione identitaria” CAPITOLO 1: 1)Le donne degli anni del “pre-femminismo” hanno dovuto subire ingiustizie e violenze, venivano considerate inferiori rispetto agli uomini, erano escluse dalla vita politica e sociale. Le donne erano invisibili, il loro unico scopo era quello di servire l'uomo e accudire i figli. Il silenzio è la condanna che le donne hanno subito per secoli, sono state considerate, solo quando loro stesse hanno preso voce e autorità, combattendo e sacrificando tutto quello che avevano. L'originalità del pensiero femminile sta nel partire da sé stesse, dai propri vissuti e desideri per costruire la propria storia. Tutte le donne avevano cose in comune e questo le ha portate ad allearsi e ha confrontarsi, acquisendo così un senso di consapevolezza che Anna Maria Piussi ha definito “ sapere di sapere”. Le donne capiscono che per raggiungere la libertà devono svincolarsi da un cultura che le ha sempre rappresentate come una proiezione del desiderio maschile, devono prendere coscienza di sé e del loro potenziale. Così nascono gruppi di autocoscienza in cui le donne si appropriano della parola e rivendicano il diritto a uno spaio radicalmente femminile: un luogo di confronto tra donne in cui conoscersi e riconoscersi, come ad esempio il Collettivo di via Cherubini 8 a Milano creato nel 1972. 2)L'autocoscienza coincide con il prendersi cura di sé, promuovendo il proprio operato e rafforzando la propria autostima. Confrontarsi con altre donne era un momento prezioso, attraverso la condivisione di storie e vissuti si avviava il processo di liberazione femminile. La presa di coscienza è sia nel privato che nel politico di ogni donna: è nella relazione di coppia, nel rapporto sessuale, nella famiglia, ma anche nell'attivismo sociale. I collettivi erano luoghi in cui le donne potevano uscire dall'isolamento familiare, infatti la pratica dell'autocoscienza vuole reinterpretare l'immagine femminile fuori dall'ambiente domestico, e restituire alla donna quel valore sociale e umano che la cultura maschile le aveva negato. E' fondamentale “strappare la parola all'uomo” e allontanarsi dal mondo maschile per appropriarsi di sé stesse e per superare quel senso di inferiorità e inadeguatezza e conquistare il proprio “universo autobiografico”. L'autocoscienza è pratica del linguaggio e comprende codici linguistici verbali e non verbali: grande importanza fu data anche ad altri strumenti comunicativi come l'abbigliamento, la gestualità, la corporeità in ogni sua espressione. 3)Per dare spazio al processo di autocoscienza è stata fondamentale l'amicizia con altre donne, attraverso la quale era possibile affrontare insieme le difficoltà ed essere solidali a vicenda. I luoghi di confronto diventano uno spazio di libertà, una vera e propria sorellanza intesa come capacità empatica di raccontarsi ed essere capite tra donne. Con la condivisione comunicativa le donne creano un riconoscimento reciproco, realizzando una coesione e sperimentando un senso di appartenenza. Veniva rifiutata la rappresentazione maschile della donna, restituendo così alla donna quel valore sociale e umano che la cultura maschile le aveva negato. La sorellanza che nasce dal neo-femminismo è qualcosa di nuovo, lontano dalle abituali confidenze tra donne. Amicizia fra donne ha un significato diverso, vuol dire una comunità condivisa, fatta di capacità di riconoscimento l'una dall'altra che è anche un riconoscimento dei percorsi diversi di ognuna. Qui nasce la consapevolezza che il mondo in cui le relazioni di amicizia si sostengono possa essere una pratica non solo amicale, ma anche politica. La sorellanza infatti era intesa come un'amicizia politica che nasceva all'interno di una relazione di ascolto e solidarietà, ma anche conflitto, e avveniva all'interno di un progetto politico di cambiamento: la costruzione di una nuova cittadinanza al femminile. Il rapporto tra donne vissuto all'interno di piccoli gruppi, veniva a trasformare una relazione clandestina in un legame politico, che produceva una rottura e apriva il conflitto con il sesso opposto dando visibilità alle donne.

4)La narrazione di sé ha avuto un effetto positivo sulla formazione di una identità femminile favorendo la trasformazione dei ruoli pubblici, privati e spesso con risposte dirompenti anche dentro i rapporti figli/genitori o di coppia. La parola pronunciata e scambiata con altre donne non è stata solo un medium per far emergere la coscienza di sé, ma si fa strumento di liberazione femminile e nel momento in cui viene trasferita per iscritto diventa patrimonio comune e condivisibile. La scrittura ha permesso il sedimentarsi delle esperienze vissute e narrate, tracciando esempi da seguire soprattutto dalle ragazze più giovani. E' stato possibile per loro identificarsi, di ritrovarsi e riconoscersi nei racconti di altre donne. Per Virginia Woolf lo spazio per sé delle donne deve essere uno spazio reale, un luogo oggettivo e per molte questo senso di appartenenza si realizzerà attraverso la scrittura di sé. CAPITOLO 2 1)Per potersi raccontare e scrivere di sé è fondamentale una memoria autobiografica, la quale rappresenta una funzione chiave del processo educativo: Attraverso la memoria si ha la possibilità di pensare e rielaborare la propria identità di genere per raccontarsi e raccontare d sé. La ricerca neuro scientifica degli ultimi decenni concorda su una concezione multi sistematica ed ecologica della memoria e questo vuol dire che le capacità cognitive di ogni persona si formano attraverso interazioni tra mente individuale e contesto ambientale/culturale. Progettare percorsi formativi che mirano ad una lettura dei ricordi legati all'identità di genere risulta essenziale per una memoria collettiva che riconsegni il soggetto alla sua identità di genere, al suo patrimonio di conoscenze, legittimando i ricordi in una continua ricerca di senso. Educare ed auto-educarsi sull'autobiografia significa riconoscere le premesse di una pedagogia della memoria come patrimonio comune per la nostra società. Ricordare è un dovere sociale e politico, è fondamentale per creare un'alleanza intergenerazionale. Quindi è necessario creare processi formativi che aiutino il soggetto a leggere la propria storia di genere, riflettere sull'ideologia sessista veicolata dal linguaggio, mettere a fuoco i ricordi legati alla propria identità di genere per avere più consapevolezza sulle questioni che ci riguardano tra cui il rispetto della vita e della cultura. 2)Donne e uomini hanno forme e qualità diverse, non possono essere identificate solo dalle azioni o dai ruoli. “Lui e lei” corrispondono a diverse identità ed è necessario riaffermare le specificità di ogni genere e valorizzare le differenze. Per categorizzare le differenze occorre usare metodologie qualitative, interviste, biografie, storie di vita per dare voce all'esperienza femminile. Le riflessioni della pedagogia sulla differenza di genere operano una profonda messa in crisi delle opposizioni che caratterizzano la cultura occidentale, a favore di un sapere inteso come molteplicità dei punti di vista e come perenne intreccio fra oggettività e soggettività. L'autobiografia è un viaggio formativo che consente di recuperare una conoscenza vissuta della propria storia personale, in una lettura del genere in quanto realtà “scritta nei corpi” e allo stesso tempo “calata nei tempi e nei contesti”. Anche se sono presenti sia il maschile che il femminile, in misura sempre diversa, all'interno di ciascuno/a, la nostra identità di genere si costituisce come radicata nell'esperienza corporea. Promuovere una cultura della differenza vuol dire, dal punto di vista pedagogico, legittimare i processi di esplicitazione di un io sessuato/a, comunicato/a e svelato/a agli altri, ovvero una memoria collettiva sessuata, intervenendo sullo spazio di educabilità della memoria come processo dinamico. 3)Il recupero del pensiero narrativo da parte del discorso ufficiale si afferma in molte discipline, sotto la spinta di riflessioni epistemologiche e metodologiche. Ad esempio Caravero ricorda a tal proposito la figura dello story teller, cioè colui che raccoglie testimonianze orali e di rielaborarle in forma scritta, per esempio all'interno di una ricerca antropologica o storica. Essere consapevoli della propria epistemologia in reti d'incontro con altre epistemologie, vuol dire produrre un dialogo tra diversi saper, un confronto tra diverse modalità di saperi. 4)Una mini indagine ha involto quindici dottorande e due dottorandi del dipartimento di “fondamenti e metodi dei processi formativi” della Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università degli studi di Catania. Lo scopo di questo studio è quello di scoprire se i partecipanti si configurano come nuova categoria performativa, e quindi con un diverso modo di osservare,

leggere e giudicare le cose che accadono e si ricercano. Sono stati organizzati due incontri sulla “pedagogia della differenza” e sui “dispositivi narrativi nella costruzione dell'identità di genere”. Le risposte sono state: il genere può e deve influenzare la ricerca, il genere può influenzare la ricerca come altre variabili e il genere non può influenzare la ricerca. Quindi occorre un'opera di ritessitura per riparare quanto il passato ha rovinato nelle relazioni tra i generi. Lo scopo è quello di creare un nuovo mondo che non è del tutto sconosciuto a noi, poiché è qualcosa che costruiamo prima dentro di noi e non bisogna imporlo agli altri ma offrirlo come spazio libero. CAPITOLO 3 1)La scrittura femminile rompe i canoni e le rigidità dei consueti generi letterali, frammenta, moltiplica e rinnova i significati. Quando le donne iniziano a scrivere nel Novecento, scoprono una rappresentazione dell'io narrante tutta al maschile. Per le donne l'autobiografia rappresenta una possibilità di raccontarsi e di prendersi cura di sé, a lungo pero' la loro storia non ha potuto essere raccontata. La narrazione di sé femminile si presenta nella sua differenza rispetto a quella maschile: si narra di un sé privato, ma allo stesso tempo ha un desiderio di un ascolto sociale e alla costruzione di una solidarietà femminile, alla denuncia di una condizione individuale e collettiva. La scrittura diviene uno strumento educativo, di auto-formazione, confronto fra generi e generazioni, di apertura verso la scoperta della propria interiorità . 2)La scrittura nel Novecento diventa una dichiarazione dell'esserci nel mondo. La donna diventa “soggetto imprevisto” ovvero una figura che no ha bisogno né di passato né di futuro e non è né attesa né presupposta. L'arrivo della donna nel mondo della scrittura però, ha cambiato tutti i canoni classici, da “assente” è passata ad essere un soggetto attivo, che nessuno si aspettava. 3)Le donne si raccontano direttamente o attraverso le parole dell'altra o con i personaggi di una letteratura nascente, che svela l'inganno della scrittura neutra ovvero di una parola che legittima il proprio valore come parole di tutti, perché si finge o si crede senza sesso, ma esprima la visione del mondo in un solo sesso. Gli uomini sono sempre stati quelli che hanno ordinato e interpretato il mondo e allo stesso tempo lo hanno anche raccontato. Le donne quindi, devono creare storie di vita usando un linguaggio maschile cioè parole che gli altri hanno utilizzato per tenerle lontane. CAPITOLO 4 1)Il concetto di identità viene definito come una condizione del soggetto che è frutto di un continua mediazione fin dalla nascita tra esterno ed interno. L'ambiente esterno influisce sul soggetto, infatti tutti hanno bisogno di un ambiente che accudisca e sostenga, di una famiglia e sopratutto di una madre. L'uomo quindi deve essere educato sin dalla nascita alla cura, alla gestione del corpo, all'orientamento, alle regole e tutto ciò viene immagazzinato grazie a un processo di interiorizzazione in base al quale si creano delle “identificazioni”. Quelle più lunghe e durature sono quelle create nei primi anni di vita, infatti un ruolo centrale nel processo di creazione delle identificazioni è svolto dalla madre. Nel processo di assorbimento delle identificazioni si costruisce l'identità. 2)La trasmissione trans generazionale è il passaggio da madre a bambino di tematiche e ideologie che sono state a loro volta ereditate in una discendenza familiare. Tutti i genitori, infatti, hanno una propria teoria educativa e trasmettono le proprie rappresentazioni ai figli. In questa interazione di scambio di informazioni c'è una trasmissione dello psichismo, si parla di “contagio”. Questo significa che la madre invade lo spazio mentale del figlio. Durante l'adolescenza poi, il/la ragazzo/a cercherà la sua strada con fatica e disorientamento causate dallo staccarsi dal gruppo di appartenenza. 3)Si parla di “Mater Dolorosa” quando si trasmette l'idea di madre legato al tema della sottomissione sofferente e dolorosa del figlio e ai problemi della maternità. Nel libro “Segreti di donne” di Cramer vengono raccontate le storie di tre donne, tra cui quella di Graziella. Quest'ultima fa parte a quella categoria di madri che deve “soffrire per i figli”, ha la credenza che per essere buone madri sia necessario rinunciare a se stesse, sacrificando tutti i loro piaceri e la vita sociale. Graziella comunica a sua figlia i valori culturali che sono ancorati nella sua famiglia da generazioni,

tra cui l'idea che che l'identità della donna è fondata sulla sofferenza. Trasmette così la convinzione che madre e figlia si identificano l'una con l'altra attraverso l'intermediazione dei dolori del parto, attraverso il motto biblico “partorirai nel dolore”. In questo caso è evidente come la fede cristiana influenzi l'ideologia di Graziella, per cui le donne sono condannate alla sofferenza per i loro peccati. CAPITOLO 5 1)Maria Montessori è nata nel 1870 in Italia da genitori liberali e impegnati nella politica, è morta nel 1952 in Olanda, quindi ha vissuto in pieno il periodo fascista. Le sue teorie pedagogiche si scontravano con quelle del regime. Questo perché all'epoca i bambini venivano solitamente sottomessi e educati in maniera molto autoritaria. La Montessori invece credeva nella libertà del bambino di esprimere sé stesso. L'educazione montessoriana veniva fatta in ambienti idonei, a misura di bambino in cui quest'ultimo poteva esplorare e imparare dai suoi successi o dai suoi sbagli. Infatti la studiosa non era molto apprezzata in Italia ed ebbe più successo all'estero. 2)La storia di Maria Montessori può essere definita “eccezionale” perché è stata la prima donna a occuparsi di tematiche che nel periodo a cavallo tra Ottocento e Novecento nessuno voleva prendere in considerazione e creò un modello pedagogico tutto nuovo e che ancora oggi è in vigore in alcune scuole. Agli inizi del XX secolo affrontò la tragica situazione dei bambini disabili che venivano spesso lasciati in stato di abbandono con episodi di maltrattamento. La Montessori decise di dedicarsi a loro, non attraverso la medicina, ma con ausili idonei e strutture pedagogiche adeguate ai loro bisogni. A Roma, a fine 1906 creò per i bambini emarginati del quartiere un luogo adatto a loro. Così nacque la Casa dei Bambini, per ospiti da tre a sei anni in cui veniva applicato il metodo della pedagogia scientifica. La scuola era a misura di bambino, voleva vedere gli effetti della psiche umana in un ambiente non mortificante e non opprimente. Infatti nessuno sgrida i bambini, come succedeva nella scuola tradizionale, ma bensì si aiutavano tra di loro acquisendo capacità di autocontrollo. 3)Maria Montessori fu una femminista attiva, infatti nel 1906 aderì alla proposta di Anna Maria Mozzoni di presentare una petizione al parlamento per il voto femminile. La giovane scienziata di appellò alle donne italiane attraverso le pagine de “La Vita” affinché si iscrivessero alle liste elettorali. Nel 1899 si era iscritta alla Theosopical Society e ne seguì un certo influsso per tutta la vita, forse attratta da alcuni principi tra cui quello dell'eguaglianza sessuale tra uomo e donna. CAPITOLO 6 1)Nel 1975 lo studioso Rubin introdusse nel dibattito scientifico il termine “gender”. Rubin utilizza questo termine per indicare l'insieme dei processi, adattamenti, modalità di comportamenti e rapporti, coi quali ogni società trasforma la sessualità biologica in prodotti dell'attività umana e organizza la divisione dei compiti tra uomini e donne differenziandoli l'un l'altro. Questo sistema impone a individui maschi o femmine di diventare uomini o donne e di interpretare ruoli differenti, non interscambiabili, pena l'esclusione sociale. Il genere è un costrutto sociale la non naturalità delle differenze tra sessi e rivendica il ruolo centrale della cultura nei processi di socializzazione e dell'apprendimento della mascolinità e della femminilità. 2) I gender studies si sono sviluppati in ambito sociologico, filosofico, storico, pedagogico e linguistico. Un filone di studi sul rapporto donna/linguaggio si occupa di esaminare la posizione della donna nella lingua e in particolare le forme di sessismo linguistico. In Italia è stata Alba Sabatini a porre il dibattito sul sessismo linguistico dando via ad un area di studi. L'autrice individua una disparità linguistica tra uomini e donne sia a livello strutturale, cioè di norme linguistiche grammaticale, sia a livello semiotico, cioè di significato e uso a livello lessicale. Il maschile possiede un significato non marcato, al contrario del femminile, e può essere usato per indicare entrambi i sessi. Il femminile, invece, si usa quasi esclusivamente con significato marcato, quindi per indicare il sesso femminile. 3)Un problema riguardante il sessismo linguistico riguarda i titoli professionali e consiste nel fatto che nella lingue italiana mancano forme femminili simmetriche. E'infatti l'ambiguità del maschileneutro che provoca dissimmetrie grammaticali. Alcuni esempi sono: l'uso dei sostantivi come

fratelli, fratellanza, la concordanza al maschile di aggettivi come “tutti” per indicare un gruppo di persone di entrambi i sessi. Queste espressioni possono provocare effetti comuni di marginalizzazione e cancellazione delle donne come soggetti del discorso. Le femministe hanno infatti, proposto l'abolizione di tutti i termini apparentemente neutri e la loro sostituzione con termini realmente non marcati, come ad esempio in America hanno proposto di sostituire il termine “manhood” con “adulthood”. 4)Il linguaggio ha un ruolo chiave nel processo di interpretazione del mondo e della produzione di un senso condiviso, in quanto tende a rappresentare la realtà come ordinata e coerente. Una volta che il linguaggio ha costruito una rappresentazione della realtà, il pensiero dei parlanti è vincolato dai concetti e dagli assunti che questo incorpora. Giulio Lepshy afferma che i cambiamenti linguistici non possono essere né programmati né imposti perché sono la conseguenza naturale dei cambiamenti socio-cuturali. Quindi i termini grammaticali non possono essere semplicemente modificati da un giorno all'altro perché sono conseguenza di anni di sessismo e ormai sono impressi nel linguaggio sociale. PARTE SECONDA, CAPITOLO 1 1)Caterina Benelli esamina storie e racconti di donne semplici, quasi sempre sotto forma di diari (conservati nell'archivio nazionale di Pieve Santo Stefano). Sono quindi testimonianze autobiografiche di donne comuni, talvolta le autrici raccontavano di momenti difficili o anche lettere d'amore, momenti spensierati. Questo tipo di scrittura veniva definita di “gente comune e popolare”, ma questo concetto presenta un ambiguità, perché il termine popolare è sinonimo di basse competenze culturali. Per questo motivo gli studiosi hanno deciso di usare il termine “scritti di gente comune”. Si tratta di autobiografie e testimonianze di grandi avvenimenti della storia raccontati da persone che li hanno vissuti in prima persona. Gli archivi autobiografici sono in questo senso “custodi di ricordi” e chi consegna le proprie storie all'archivio ha il desiderio che qualcuno li legga. E' possibile ricostruire la storia contemporanea attraverso le trame del racconto diaristico e le categorie guida attorno il quale il racconto si muove nelle varie f...


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