Domande psicologia sociale-Esame Pacilli -Spaccatini PDF

Title Domande psicologia sociale-Esame Pacilli -Spaccatini
Author Lucia-Sara Uni
Course Psicologia sociale
Institution Università degli Studi di Perugia
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Summary

1 che si autoadempie. La Profezia che si autoadempie (teorizzata da Robert Merton), definita anche Effetto Pigmalione, è un processo che si realizza quando gli schemi, ossia le strutture mentali che organizzano la conoscenza del mondo sociale, si avverano a seconda del modo in cui trattiamo gli altr...


Description

1.Profezia che si autoadempie. La Profezia che si autoadempie (teorizzata da Robert Merton), definita anche Effetto Pigmalione, è un processo che si realizza quando gli schemi, ossia le strutture mentali che organizzano la conoscenza del mondo sociale, si avverano a seconda del modo in cui trattiamo gli altri. Questo processo opera dunque quando le persone hanno delle aspettative rispetto a un altro individuo e ciò influenza il modo di agire nei suoi confronti facendo si che queste attese influenzino la risposta dell’individuo che adotta comportamenti coerenti con le attese originali, facendo in modo che queste diventino vere. Rosenthal e Jacobson a tal proposito condussero un esperimento, somministrando un test d’intelligenza a degli allievi di una scuola elementare, riferendo agli insegnanti quali erano stati gli alunni che avevano raggiunto un punteggio più elevato. In realtà tale assegnazione avvenne casualmente. Al termine dell’anno scolastico somministrarono degli autentici test d’intelligenza e notarono che la profezia si era effettivamente realizzata: gli alunni che erano infatti stati etichettati come delle promesse mostrarono in maniera significativa dei punteggi maggiori rispetto ad altri. Ciò avvenne in quanto gli insegnanti riservarono un trattamento diverso nei confronti di tali studenti attraverso quattro modalità: creando un clima emotivo migliore; assegnando loro materiale più difficile; aumentando il feedback di risposta al lavoro; dando loro più opportunità di rispondere in classe 2. Modello della covariazione e esperimento. Kelley Il modello della covariazione è una teoria elaborata da Kelley, la quale si concentra sul modo in cui formuliamo giudizi sulle cause del comportamento, e afferma che per dedurre le cause dei comportamenti usiamo dati su come il comportamento covaria a seconda della situazione spazio-temporale e degli attori e dei bersagli presenti. Mentre compiamo un’attribuzione facciamo riferimento a tre tipi fondamentali di attribuzioni: Consenso, specificità e coerenza. L’informazione di consenso si riferisce al modo in cui le altre persone si comportano nei confronti del medesimo stimolo (Hannah). L’informazione di specificità si rivolge al modo in cui l’attore risponde ad altri stimoli (se il capo maltratta e sgrida anche gli altri). L’informazione di coerenza: riguarda la frequenza con cui il comportamento osservato fra lo stesso attore e lo stesso stimolo si verifica nel tempo e in varie circostanze (se il capo la sgrida sempre o è un caso circoscritto). Se il consenso e la specificità sono basse, mentre la coerenza è alta le persone tenderanno a compiere delle attribuzioni interne, decidendo che il comportamento sia da addebitare al capo. Se sia il consenso, la specificità e la coerenza sono elevate , si tende a compiere un’attribuzione esterna ( qualcosa da addebitare ad Hannah). Secondo gli studiosi le persone mettono in atto il modello di kelley quando inferiscono dei comportamenti ma con due eccezioni: Le persone non utilizzano le informazioni di consenso come riportato nella teoria ma si affidano maggiormente a quelle di specificità e di coerenza; le persone non sempre dispongon o di informazioni rilevanti sulle tre dimensioni identificate e dunque in questi casi mettono in atto il processo di attribuzione usando le informazioni disponibili e facendo inferenze sui dati mancanti. 3. Cosa si intende per malattia psicogena di massa e le principali caratteristiche. La malattia psicogena di massa è un fenomeno sociopsicologico che riguarda la diffusione epidemica di presunte malattie e di gravi sintomi di disagio psicologico. Un particolare tipo di malattia psicogena di massa è la diffusioni di sintomi quali vertigini, nauseam difficoltà respiratorie, che può verificarsi in luoghi ad alta densità senza che vi siano cause apparenti del disagio. Uno dei primi fenomeni di questo tipo avvenne nel 1962 negli stati uniti in una fabbrica di abbigliamento. Ben 62 persone lamentarono la puntura di un insetto e furono sottoposti a cure mediche. La maggior parte di loro lamentava nausea, , forti dolori e senso di disorientamento, Non furono trovati però né insetti né elementi tossici che potessero causare tali sintomi e perciò arrivarono alla conclusione che si trattava di un fenomeno di origini esclusivamente psicogena. Fenomeni di questo tipo avvengono quando le persone sono sottoposte a situazioni lavorative stressanti e svolgono un’attività insoddisfacente. La malattia psicogena di massa è assimilabile all’effetto nocebo ( corr neg ef plac), in virtù del quale le persone manifestano sintomi indesiderati in seguito all’assunzione di una sostanza che, sebbene inerte, ritengono possa causare effetti negativi. Mazzoni e colleghi a tal proposito condussero un esperimento: hanno chiesto a degli studenti univ inglesi di partecipare ad una ricerca x studiare gli effetti di una sostanza potenzialmente tossica sospettata di aver causato precedentemente mal di testa, nausea, prurito e sonnolenza. I partecipanti inalarono questa sostanza (in realtà aria pura) e assegnati in diverse condizioni sperimentali in cui un altro studente (complice in realtà degli sperimentatori) mostrava o meno i siintomi descritti. Dai risultati emerse che le persone tendevano a percepire più sintomi quando lo studente complice manifestava tali sintomi, in dal sex o car personalita dei parte. Si ritiene che esso sia dovuto all’azione congiunta di due fattori: la risposta attesa e il modellamento. Le esperienze soggettive di piacere-dolore delle persone in det erminate situazioni dipendono infatti in parte da quello che le persone si aspettano di provare in quella situazione. In secondo luogo entra in gioco il modellamento

ossia la tendenza a imitare il comportamento osservato in un’altra persona. Osservare dunque una persona che mostra sintomi con la’informazione attesa aumenta l’aspettativa di riscontare anche su di se quei sintomi che di conseguenza “per contagio” mostrerà gli stessi sintomi. 4.Cosa si intende per Sexual Harassment facendo riferimento ai principali risultati delle ricerche./ Street herassment Il sexual harassment (corrispettivo italiano di “molestie sessuali”) è l’insieme delle condotte di natura sessuale, non richieste da chi ne fa esperienza e non sempre facilmente riconoscibili, che avvengono spesso sul luogo di lavoro e ledono la dignità delle donne e degli uomini. Le molestie sul lavoro possono essere verbali, non verbali, e fisiche. Fitzgerald e colleghi propongono un’altra classificazione in cui vi sono 3 forme principali, fra loro collegate, che il sexual harassment può assumere. La prima è quella della coercizione sessuale, in cui chi molesta minaccia la vittima da un punto di vista lavorativo o promettendole favori in cambio di rapporti sessuali. La seconda è quella dell’attenzione sessuale non richiesta, in cui chi molesta fa avances sessuali insistenti e offensive. La terza è il gender harassment (molestie di genere), il cui intento è il solo ed esclusivo di umiliare, ridicolizzare e degradare l’altro con commenti sessisti. Il profilo della persona tipicamente vittima delle molestie sessuali è quello di una donna giovane, di solito single o divorziata al di sotto dei 35 anni. Tale fenomeno, inoltre, sembra manifestarsi maggiormente negli ambienti in cui la presenza di uomini è preponderante rispetto alle donne. Fra le ricerche sulla relazione fra oggettivazione sessuale e sexual herassment troviamo: Ruman e Borgida (1995), Hitlan e colleghi, Yao, Mahood e Linz (2010), Galdi Mass e Cadinu. Borgida e Ruman nel loro esperimento invitarono dei partecipanti di sesso maschile a cimentarsi in un colloquio di lavoro con una candidata di sesso femminile dopo aver guardato pubblicità televisive in cui le donne venivano presentate come oggetti sessuali nella condizione sperimentale e in modo non sessuale/sessista nella condizione di controllo. Emerse che gli uomini della condizione sperimentale tendevano a rivolgere domande inappropriate rispetto al colloquio, sedersi più vicino a lei, valutarla meno competente e ricordare di lei soprattutto dettagli collegati all’aspetto fisico. Hitlan e colleghi ossservarono invece che degli uomini esposti a un frammento di 12 minuti del film Show Girl in cui venivano presentate le donne in modo sessualizzato, tendevano in un colloquio di lavoro successivo a Rivolgere alla candidata donna più domande sessiste rispetto al gruppo di controllo al quale veniva mostrato un filmato “neutro” sulla censura nell’arte. Yao , Mahood e Linz , dopo aver chiesto a degli studenti di giocare per 30 min a un videogioco con protagoniste ipersessualizzare hanno riscontrato una maggiore associazione automatica, in un compito di decisione lessicale, fra le donne e il concetto di oggetto sessuale e una più elevata disponibilità nei confronti delle molestie sessuali. Galdi Mass e Cadinu attraverso due studi sperimentali hanno mostrato come l’esposizione a programmi tv oggettivanti, rispetto ad altri due programmi in cui le donne apparivano come ruoli professionali e programmi in cui le donne non apparivano proprio, aumentava negli uomini la disponibilità nei confronti delle molestie sessuali. 5.Cosa si intende per auto-oggettivazione descrivendo il modo in cui il genere e l’orientamento sessuale intervengono in questo fenomeno. L’auto-oggettivazione sessuale fa riferimento a un modo più o meno stabile a guardare a se stessi/e che consiste nell’attribuirsi un valore principalmente in funzione del proprio sex appeal e del proprio aspetto fisico. Si tratta di una condizione psicologica in cui si assume quella stessa prospettiva oggettivante, esterna a sé, come modo principale attraverso cui percepirsi. McKinely e Hide hanno individuato le 3 dimensioni in cui l’auto-oggettivazione si articola: 1 SORVEGLIANZA DEL PROPRIO CORPO: la tendenza a pensare e a preoccuparsi spesso del proprio aspetto estetico; 2

VERGOGNA PER IL PROPRIO CORPO: la tendenza a vergognarsi di parti del nostro corpo considerate non belle, in modo così da inibirci o stare male psicologicamente;

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3CREDENZE ASSOCIATE AL CONTROLLO: la tendenza a credere di poter controllare il proprio corpo attraverso l’impegno. Nella società capitalistica vi è la tendenza, secondo il filosofo marxista George Lukacs, alla REIFICAZIONE: considerare il proprio corpo come un bene di consumo, un oggetto di scambio, un valore economico. Non vi è una riscoperta del corpo ma una visione del corpo come merce. L’esperienza psicologia dell’auto-oggettivazione ricorre più frequentemente nelle donne, ma gli uomini non ne sono comunque immuni. Nell’o femminile il corpo delle donne è socialmente presentato come un o sessuale di cui si enfatizza l’estrema magrezza e il sex appeal.

Nel processo di oggettivazione sessuale maschile, l’uomo mira ad una ipermuscolosità, ad un corpo a V, ovvero bacino stretto e spalle larghe. Sempre di più, infatti, aumentano gli acquisti di steroidi e esercizi fisici ossessivi. Alcuni studiosi hanno osservato che gli uomini con alta oggettivazione hanno bassa fiducia nella possibilità di avere relazioni intime soddisfacenti perché hanno la costante paura che siano apprezzati solo per il loro aspetto fisico (visto che sono loro stessi ad apprezzarsi e preoccuparsi per questo). Da alcune indagini, sembra che gli uomini gay siano più colpiti dall’auto-oggettivazione e sottoposti agli stessi stimoli delle donne che incitano ad un corpo perfetto (basta vedere siti e riviste del mondo omosessuale). Gli uomini gay manifesterebbero pii più frequentemente disturbi alimentari connessi all’auto-oggettivazione rispetto agli eterosessuali. Anche le donne lesbiche, sebbene in misura minore, sono influenzate dagli standard di bellezza proposti dalla società, anche perché negli ultimi tempi sempre di più le donne lesbiche sono rappresentate dai mass media come ipersessualizzate e sexy. 6. Auto-oggettivazione e performance cognitiva. Fra i vari studi sulla auto-oggettivazione sono emersi dati molto interessanti sul rapporto fra a.o. e performance cognitive. Nel 1998 Friedrickson ha analizzato gli effetti negativi dell’ao sulla performance cognitiva con un esperimento che vedeva coinvolti uomini e donne in una ricerca indicata come volta a capire gli stili decisionali dei consumatori. Si è chiesto ai partecipanti di indossare un costume da bagno o una maglia a v in un camerino con uno specchio a figura intera ed è stato loro misurata la massa corporea. Successivamente è stato chiesto di risolvere un test di matematica. Il risultato è stato che le donne in costume da bagno hanno avuto un risultato del test di matematica peggiorativo. Gli uomini non hanno riscontrato differenze dovute all’abbigliamento. Successivamente a questo esperimento, nel 2006, altri psicologi hanno effettuato altri esperimenti per verificare se e quanto l’ao determinasse il risultato di test cognitivi. Il risultato è stato interessante: ipotizzando che potesse essere anche un fenomeno di “minaccia dello stereotipo” riferito al test di matematica ( la matematica è indicata socialmente come difficoltosa per le donne ) hanno sostituito il test di matematica con un test su parole e colori. Il risultato in realtà non è stato diverso: le donne in costume, preoccupate per il loro aspetto, hanno avuto performance carenti rispetto alle donne in maglietta. Nel 2011 altri studiosi hanno: individuato sostanzialmente 3 processi che potrebbero far decrementare le capacità cognitive: 1) preziose energie cognitive vengono distolte dall’operazione richiesta per essere concentrate sull’aspetto; 2) una elevata autosorveglianza corporea comporta la minore esperienza di flow ( stato di benessere che si prova quando alle proprie alte capacità avviene una richiesta alta);3) l’auto oggettivazione induce una serie di emozioni negative tali da condizionare pesantemente il soggetto. Risulta chiaro, comunque, come una auto-oggettivazione possa condizionare il soggetto che se donna si trova ad avere una moltitudine possibile di condizionamenti che possono inficiare pesantemente le sue attività anche cognitive. 7. Sindrome pre-mestruale È socialmente diffusa l’idea che il comportamento delle donne sia profondamente influenzato dal ciclo mestruale: si adotta, cioè, la variazione ormonale legata al ciclo mestruale per interpretare un comportamento ritenuto irrazionale e mutevole delle donne, biologizzando il comportamento femminile. Per Sindrome Premestruale( si intende un repertorio di cambiamenti fisici e psicologici associati a quella fase del ciclo mestruale che si aggira in un periodo non ben identificato che va dal 14esimo giorno prima del ciclo mestruale fino all’arrivo delle mestruazioni. Secondo tale visione, dunque, le difficoltà psicologiche legate a tale periodo venggono derubricate come “malattia del corpo” ed è perciò inutile provare a capirle o ad agire intervenendo sulle cause effettive. Colui che “scoprì” o “inventò” tale sindrome, a seconda dei punti di vista, fu Robert Frank 1931, ma il termine fu introdotto nel 1953 dalla ginecologa Katharina Dalaton. La biologizzazione del comportamento è quindi in forte continuità con l’O.S. , riducendo la donna alla sua fisiologia e alle sue funzioni corporee, assimilandola implicitamente agli animali schiavi dei loro istinti e dei loro corpi. In più, cosa assai grave e densa di discriminazione in sé, la sindrome pre-mestruale presenta anche la funzione di rendere accettabile socialmente l’aggressività delle donne al suo manifestarsi, svilendola a un aspetto patologico del loro modo di essere, oltre a rafforzare lo stereotipo di genere della volubilità, irrazionalità e fragilità. L’aspetto più inquietante di tutto ciò è che le donne stesse partecipano a questa credenza, facendola propria e giustificando il loro comportamento in tal senso, rafforzando così il ciclo vizioso ormai accettato e partecipato da tutti. Il tutto produce una ulteriore divisione del mondo femminile, legato alla natura e al corpo, dal maschile pensato come legato a mente e cultura: una differenza che pone la donna al di sotto dell’uomo, in una scala

gerarchica teorica che pone di fatto le basi per una gerarchia realmente limitativa per la crescita anche lavorativa della donna.

8. Oggettivazione sessuale. Si può parlare di oggettivazione sessuale tutte le volte in cui le parti del corpo di una persona o le sue funzioni sessuali sono artificiosamente separate dal resto della persona, ridotte allo status di mero strumento e considerate come in grado di rappresentarla e descriverla nella sua interezza. Il termine consente di indicare sia il processo psicologico e sociale che influenza il modo in cui noi percepiamo una determinata persona o percepiamo un gruppo di persone sia il suo esito, ovvero le conseguenze che questo tipo di percezione ha rispetto all’umanità attribuita al bersaglio oggettivato. Tale proccesso ha a che fare dunque come il percepire le persone e soprattutto le donne in modo sessuale e sessualizzante. Secondo Kant si può parlare di o. s. tutte le volte in cui una persona è considerata non come un fine in sé, ma solo come un mezzo per il soddisfacimento del piacere sessuale altrui. Catharine MacKinnon= imporre sulla persona o. un significato sociale che non solo la definisce come oggetto sessuale ma ne permette l’uso in quanto tale, sancendo la sua subalternità a livello sociale. Bartky= distinzione o come processo ( separare le parti sessuali del corpo di una personao le sue funzioni sessuali dal resto della persona stessa); o come esito ( riduzione di mero strumento di quelle parti e della persona tutta). Nussbaum:individua 7 dimensioni per descrivere il concetto di O. che secondo le comporta trattare l’altro: 1.come strumento per raggiungere i propri fini (strumentalità); 2.come se non avesse autonomia e capacità di autodeterminazione (negazione dell’autonomia); 3. come privo di agentività ( inerzia); 4.come se fosse interscambiabile con oggetti dello stesso tipo o altri oggetti (fungibilità); 5. come se fosse privo di confini e di integrità, quindi come qualcosa che può essere fatto a pezzi (violabilità); 6.come se fosse una proprietà e quindi passibile di essere comprato, venduto ecc. (proprietà); 7. come se fosse privo di sentimenti ed esperienze sue proprie (negazione della soggettività). Rae Langton a ciò integra tre componenti: 1) la riduzione al corpo; 2) la riduzione all’aspetto; 3) il silenziamento . Papadaki distingue l’intenzionalità e la non intenzionalità. L’oggettivazione sessuale si articola in 3 dimensioni: 1. Il CONTESTO: trattare l’altro come un oggetto sessuale anche in ambiti non sessuali; 2. La MODALITà: l’oggettivazione sessuale può riguardare l’atteggiamento e/o il comportamento, può essere intenzionale o meno; 3. Il BERSAGLIO: oggetto dell’oggettivazione sessuale sono spesso le donne, da sempre. 9. Teoria della reattanza. Non bisogna esagerare quando si cerca di vaccinare le persone dagli assalti ai loro atteggiamenti. Esercitare divieti assoluti genera spesso il rischio di un effetto boomerang pari alla forza del divieto. Secondo la teoria della reattanza, le persone non amano sentire minacciata la loro libertà di fare o pensare qualcosa. Tale sarà la loro sensazione se un’azione viene vietata con rigore, a cui reagiranno con una ribellione contro la proibizione, causando un aumento dell’interesse per l’attività proibita, oltre che una sensazione di rabbia e aggressività contro chi l’ha vietata. Pennebaker e Sanders = “si prega di non scrivere sui muri” ha più efficaci di “è vietato scrivere sui muri”. Esistono strategie che ci permettono di resistere al bombardamento dei messaggi persuasivi. • indurre le persone a soppressare gli argomenti a favore o contro il loro atteggiamento prima che esso venga messo in discussione da qualcuno. Maggiore è il tempo dedicato a questa attività preliminare, migliore è la capacità degli individui di respingere gli attacchi che mirano a modificare la loro opinione mediante degli argomenti logici. • Numerosi attacchi contro i nostri atteggiamenti non si fondano su argomenti logici, ma fanno appello alle nostre emozioni (molti giovani che iniziano a fumare lo fanno in risposta alla pressione proveniente dai loro amici). Un modo per contenere questo genere di cambiamento è stendere la logica dell’approccio di inoculazione a tecniche prevalentemente a base emotiva, come la pressione ...


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