Doratura dei Dipinti Murali PDF

Title Doratura dei Dipinti Murali
Course Procedimenti Esecutivi E Documentazione Delle Tecniche Artistiche
Institution Università degli Studi della Tuscia
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doratura dei dipinti murali...


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DORATURE SUI DIPINTI MURALI

Abbiamo parlato delle stesure a calce, della stesura a secco di alcune classi di pigmenti, ora facciamo un appunto invece sulle tecniche di doratura. Nei dipinti murali. la doratura viene eseguita come elemento finale, nel momento in cui l’intonaco e la pellicola pittorica sono asciutti, quindi è una stesura su intonaco secco. Che vede l’applicazione di diverse tecniche e diversi materiali, a seconda del tipo di elemento che deve essere dorato, difficilmente su un dipinto murale si trovano delle ampie superfici dorate, perché come vedremo ci sono delle difficoltà proprio tecniche, nel realizzare delle ampie superfici con foglia d’oro, perché su un intonaco, quindi su una superficie non completamente liscia è difficile riuscire a brunire la foglia d’oro, quindi creare un effetto di luminosità che appartiene alla pittura su tavola. Le porzioni che trovate dorate su un dipinto murale possono essere: le aureole, le decorazioni degli abiti e le decorazioni dei troni, quindi superfici che non sono mai ampie, come lo sono ad esempio i fondi delle grandi pale d’altare. Un accenno sulle tecniche di doratura, le tecniche che si conoscono sono sostanzialmente tre e alcune di esse in alcuni casi vengono utilizzate anche per la pittura murale, quali sono queste tecniche? Sono le tecniche del fondo oro, l’oro a missione e l’oro a conchiglia. Sono tre tecniche diverse tra loro che hanno un’applicazione in base all’obbiettivo da raggiungere, il fondo oro, va da sé, che è una tecnica che prevede l’applicazione di oro in foglia su una preparazione, normalmente rossa preparata con bolo, o di colore aranciato come può essere il minio. La superficie dipinta prima con bolo e poi dorata, applicando la foglia oro sul bolo con colla animale, veniva poi levigata con una pietra d’agata, una pietra molto liscia, che consentiva di brunire la foglia d’oro e risaltarne le caratteristiche luminose. Questa tecnica non può essere adottata, proprio perché nei dipinti murali, non è possibile brunire e levigare l’oro, perché la superficie esterna dell’intonaco, non è mai una superficie liscia come quella predisposta nei dipinti su tavola. L’oro a missione invece, prevede l’utilizzo sempre di foglie d’oro, sempre molto sottili e impalpabili, che venivano adagiate sulla superficie pittorica, sulla quale erano stati disegnati con adesivi o mordenti gli elementi decorativi, come ad esempio questi motivi che vanno a decorare la veste di questo personaggio, e quindi è una tecnica che può essere applicata anche sui dipinti murali. Si va a disegnare con l’adesivo o il mordente l’elemento decorativo, si stende la foglia d’oro, che aderirà solo dove è stato disegnato il motivo decorativo con mordente e una volta asciugata la parte restante viene eliminata. Un’altra tecnica è quella dell’oro a conchiglia è una tecnica più rara, che permette l’utilizzo di oro in polvere e viene utilizzato sostanzialmente come pigmento disperso chiaramente in un legante che è normalmente oleo- resinoso, quindi a base di olio e resine, in questo modo, utilizzando l’oro come pigmento si dipinge in oro con il pennello. Le difficoltà per dorare su intonaco, la prima che ho già accennato riguarda la superficie dell’intonaco che non è mai una superficie levigata e liscia e questo rende complesse e difficili le operazioni di brunitura con le quali appunto si rendeva attraverso un’azione meccanica, lucida la superficie dorata. L’altra difficoltà consiste nel garantire una buona adesione tra la lamina metallica e la superficie dell’intonaco, inoltre l’oro, molto spesso è molto sottile e quindi difficilmente attacca su una superficie non completamente liscia, per questo motivo, molto spesso sui dipinti murali si trovano dei sostituti dell’oro e tra questi soprattutto lo stagno dorato con diverse tecniche. Le fonti parlano di uso dell’oro e raramente dell’uso dell’argento, che come dice Cennini “non dura e vien negro”. L’oro veniva utilizzato in foglia, molto spesso si trattava di una lega con piccole quantità di: piombo, argento e rame e veniva applicato con missione sulla superficie dell’intonaco, la missione

in base a numerose indagini condotte sui dipinti murali poteva essere composta da sostanze pigmentanti come: giallolino e ocra gialla e altre pigmenti come bianco di piombo mischiato e legato con olio di lino. Quindi si creava una sorta di mordente o adesivo colorato sul quale veniva stesa la foglia d’oro che aderiva solo nelle zone trattate con il mordente. Questo tipo di doratura è molto diffusa già a partire dal medioevo e trova traccia in fonti che precedono anche Cennino Cennini, più diffuso invece è l’uso dello stagno dorato, che poteva essere preparato secondo due tecniche. Lo stagno ha un colore abbastanza sordo, non è brillante come superficie e per renderla brillante poteva essere verniciato utilizzando vernice e pigmenti andando a conferire una sorta di meccatura, cioè un’imitazione dell’oro attraverso la vernice. Oppure si potevano predisporre delle foglie di stagno composite, cioè ricoperte con foglie d’oro, fatte aderire alla lamina di stagno con una vernice. Queste due tecniche sono molto diffuse e trovano riscontro in molte analisi fatte sulle dorature, il tema della doratura non è molto affrontato dalla letteratura, non esistono studi sistematici che consentono di seguire i cambiamenti e le modalità di stesura. Nell’ambito degli studi condotti dall’Opificio delle pietre dure, soprattutto da Matteini e Moles si apre un campionario di indagini che portano ad un punto della situazione nei sistemi di doratura dal Medioevo al Quattrocento. Va detto per esempio che vengono individuate anche una serie di adesivi, studiati in rapporto alla lettura delle fonti, alcune delle quali le leggeremo oggi stesso, ma non forniscono un quadro esaustivo della situazione, perché oltre agli adesivi e ai mordenti che vengono citati dalle fonti, molto spesso si trova una foglia di stagno dorato o l’oro anche fissati con la cera sui dipinti murali, come è il caso dei dipinti di Filippino Lippi nell’abside del Duomo di Spoleto, in cui ci sono delle pastiglie di cera, che quindi doveva essere morbida che sono state dorate, in questo modo si garantisce anche una maggiore stabilità anche alle foglie metalliche che aderiscono bene sulla superficie più liscia della cera, cera che aderisce bene all’intonaco e nello stesso tempo si creano degli elementi a rilievo sull’intonaco. La foglia composita appare nelle fonti a partire dal Trecento e non è una prerogativa di ambito italiano, ma ci sono una serie di documenti importanti, legati alla produzione artistica dell’abbazia di Westminster che parlano sia dei materiali utilizzati, ma anche forniscono informazioni sulla tipologia di stagno dorato che veniva utilizzato, dimostrando come la foglia composita (stagno + oro), non solo avesse un’ampia diffusione, ma era predisposta a priori, cioè le lamine di stagno erano in commercio (esistono documenti di carattere commerciale che lo dimostrano). Gli adesivi quali sono? Sono trasmessi dalle fonti e in parte riconosciuti dalle indagini, nei dipinti murali viene usata una miscela oleo – resinosa, capace di mantenersi umida a lungo, la resina ha come funzione quella di indurente, altrimenti l’olio rimarrebbe sempre morbido e appiccicoso. Cennino Cennini parla di un olio di lino cotto, di biacca, verderame e vernice, con questa miscela si ottiene un mordente colorato, che essicca più o meno velocemente in base alla quantità di pigmenti e sali metallici che sono presenti all’interno. Quindi le quantità sono determinanti per realizzare un buon adesivo. Lo scopo del colore è abbastanza semplice da intuire, intanto rende riconoscibile la zona che deve essere dorata, e quindi la zona realizzata a missione ha una gradazione riconoscibile al momento della stesura delle foglie dorate, e poi serve come anche il bolo a rafforzare il colore della foglia d’oro. La missione pigmentata è adatta per le foglie d’oro, che sono molto sottili e vanno rafforzate come colore di base, invece per lo stagno dorato, Cennni consiglia una vernice liquida non pigmentata, le foglie di stagno sono molto spesse, più spesse rispetto alle foglie dorate e quindi la pigmentazione del mordente non si vedrebbe attraverso la foglia. Altri adesivi trasmessi dalle fonti sono: la chiara d’uovo (Teofilo) e l’olio di lino mescolato a vernice (Manoscritto Bolognese XV sec.).

Inizia la lettura del testo, capitoli di Cennino Cennini: CAPITOLO XCV. Il modo dell’adornare in muro ad oro, o con istagno. “Ora, poi che dimostrato t’ho del modo del lavorare in fresco, in secco, e ad olio, ti voglio dimostrare a che modo dèi adornare in muro con istagno dorato in bianco, e con oro fine. E nota, che sopra tutto fa’ con meno ariento che puoi, perchè non dura, e viene negro in muro e in legno; ma più tosto perde in muro. Adopera in suo cambio innanzi dello stagno battuto, o vogli stagnuoli. Ancora ti guarda da oro di metà, chè di subito viene negro”. Che cosa dice qui Cennino? Dopo aver parlato di una stesura ad affresco, a secco e ad olio, inizia a parlare delle tecniche di doratura e di lavorare con lamine di stagno battuto e con lamine d’oro molto fini. Dice anche di non utilizzare l’argento, sennò diventa nero. CAPITOLO XCVI. Come dèi sempre usare di lavorare oro fine, e di buoni colori. “In muro i più hanno per usanza adornare con stagno dorato, perchè è di meno spesa. Bene ti do questo consiglio, che ti sforzi di adornare sempre d’oro fine, e di buoni colori, massimamente in nella figura di Nostra Donna. E se vuoi dire: una povera persona non può fare la spesa; rispondoti: che se lavori bene, e dia tempo nelli tuoi lavorii, e di buoni colori, acquisti fama in tal modo, che una ricca persona ti verrà a pagare per la povera; e sarà il nome tuo sì buono in dare buon colore, che se un maestro arà un ducato d’una figura, a te ne sarà proferto due, e verrai ad avere tua intenzione; come che proverbio antico sia: chi grossamente lavora, grossamente guadagna. E dove non ne fossi ben pagato, Iddio e Nostra Donna te ne farà di bene all’anima o al corpo”. Bene, allora è chiaro che consiglia di lavorare con lo stagno dorato, però dice anche di sforzarsi di usare l’oro fine e di buon colore, cioè di buona qualità, soprattutto nella figura della Vergine e di non piegarsi a problemi economici dettati dalla committenza e di far in modo che il proprio lavoro, sia talmente di alto livello da poter essere pagato abbastanza per poter realizzare e ripagare bene la spesa delle dorature. Quindi il suggerimento è quello di usare da un lato l’oro per alcune figure, seguendo una gerarchia di importanza e dall’altra anche lo stagno dorato perché sicuramente costa meno. Ora spiegherà come realizzare lo stagno dorato, quindi entrambe le tecniche, la foglia d’oro in lega ovviamente e lo stagno dorato sono entrambe tecniche note e conosciute con pregi e difetti che riguardano anche la gestione del materiale all’interno del cantiere. CAPITOLO XCVII. In che modo dèi tagliare lo stagno dorato, e adornare. “Quando adorni di stagno, o bianco o dorato, che l’abbia a tagliare con coltellino; prima abbia un’asse ben pulita, di noce o di pero o di susino, sottile non troppo, per ogni parte quadra, sì com’è un foglio reale. Poi abbi della vernice liquida, ungi bene questa asse, mettivi su il tuo pezzo di stagno, ben disteso e pulito. Poi va’ tagliando con coltellino bene aguzzato nella punta, e con riga taglia le filuzza di quella larghezza che vuoi fare i fregi, o vuoi pur di stagno, o vuoi sì larghi, che gli adorni poi o di negro o di altri colori.”

CAPITOLO XCVIII. Come si fa lo stagno verde per adornare. “Ancora, per adornare i detti fregi, togli del verderame, triato con olio di linseme; e danne distesamente su per un foglio di stagno bianco, che sarà un bel verde. Lascialo ben seccare al sole, poi in sull’asse distendi con vernice, poi taglia con coltellino, o vuoi prima con istampa fare o rosettine, o qualche belle cosette; e con vernice liquida ungi l’asse, e quelle rosette vi pon su; poi l’attacca al muro. Ancora, se vuoi fare stelle d’oro fino, o mettere la diadema de’ santi, o adornare con coltellino, come ti ho detto, ti conviene prima mettere l’oro fine in su lo stagno dorato.” Allora, cosa emerge da questi due capitoli? Come tagliare la lamina di stagno e come realizzare le decorazioni e applicarle sul muro. La cosa che percepiamo in modo chiaro è che siamo di fronte ad una lamina metallica di un certo spessore, che viene tagliata anche con il coltello, ed è proprio questa una delle caratteristiche che viene richiesta, cioè quella di creare uno spessore tale da poter essere facilmente sistemata sul muro e adesa su una superficie che non è completamente liscia. La foglia di stagno può essere utilizzata o da sola e quindi decorata con altri colori, o anche dorata, fa da supporto in qualche modo anche alla doratura per mettere in vista il metallo più pregiato. CAPITOLO XCIX. Come si fa lo stagno dorato, e come colla detta doratura si mette d’oro fine. “Lo stagno dorato si fa in questo modo. Abbi un’asse lunga tre o quattro braccia, ben pulita; e ungesi con grasso o con sevo. Mettevisi su di questo stagno bianco; poi con uno licore, che si chiama doratura, si mette sopra il detto stagno in tre o in quattro luoghi, poco per luogo; e colla palma della mano si va battendo su per questo stagno, gualivando questa doratura così in un luogo come in un altro. Al sole lascialo ben seccare. Quando è squasi asciutta, che poco poco pizza, allora abbi il tuo oro fine, e ordinatamente metti e cuopri il detto stagno del detto oro fine. Poi puliscilo con la bambagia ben netta; spicca lo stagno dall’asse. Quando il vuoi adoperare, fa’ con vernice liquida, e fanne quelle stelle o quei lavorii che vuoi, a modo che fai dello stagno dorato.” Cosa dice in questo capitolo che è abbastanza complesso? Che cos è il sevo, letteralmente non ve lo so dire. Secondo voi sta parlando di una doratura a vernice o di una doratura con foglia in questo caso? Sopra lo stagno mette la vernice e poi? In realtà quando parla di licore che si chiama doratura, è questo il problema, sarebbe il liquido che si chiama doratura, ma non è l’oro è la vernice. Dopo dice di battere su questo licore, su questo liquido, stendendolo o rendendolo uniforme con il palmo delle mani e quando incomincia ad asciugare a questo punto si mette l’oro; questo era perché all’inizio quando si riferisce alla doratura in realtà era riferito al mordente, non è come la doratura che intendiamo oggi, che è il gesto di mettere la foglia dorata, ed è chiaro invece quando parla di oro fine che si tratta della foglia, è chiaro che sta descrivendo la realizzazione di una foglia composita, quindi la foglia di stagno sulla quale viene fatta aderire la foglia d’oro. Il liquido che si chiama doratura ha delle elevate proprietà adesive ed è su questo liquido una volta che si comincia ad asciugare e ad appiccicare che si può mettere l’oro, senza brunirlo ma pulendolo con bambagia ben pulita, quindi con qualcosa di morbido, con una pezza che sia morbida per rendere la superficie lucida, dopo di che si può staccare lo stagno dall’asse, sarebbe un supporto di legno di cui ha parlato all’inizio. Abbi un asse, significa tira fuori, cioè prendi un asse lunga tre-quattro braccia, pen pulita, ungila con il grasso e con il sevo, che non so cosa sia, ma immagino sia sempre un grasso, ma bisogna vedere l’etimologia da cui deriva questa parola. Una volta che lo stagno è fissato su quest’asse, si passa alla doratura e poi si stacca.

CAPITOLO C. Come si debbano fare e tagliare le stelle, e metterle in muro. “In prima hai a tagliare le stelle tutte colla riga; e dove le hai a mettere, metti in su l’azzurro dove viene la stella, prima una bollottolina di cera; e lavoravi la stella a razzo a razzo, siccome hai tagliato in su l’asse. E sappi, che si fa molto più lavorìo con meno oro fine, che non fa a mettere a mordente.” Ecco qui compare l’uso della cera, quindi lo stagno dorato è un materiale che va perfezionato, tagliato nella forma da utilizzare, in questo caso parla di come fare le stelle e come metterle in muro. Le stelle vengono tagliate geometricamente in modo preciso utilizzando una riga per tracciare bene tutti i raggi, poi si metteva una pallina di cera sul muro, dove doveva ricadere il centro della stella e con il mordente cioè l’adesivo si dava la forma della stella, per consentire poi anche alle punte della stella di aderire. CAPITOLO CI. Come del detto stagno, mettuto d’oro fine, puoi fare le diademe de’ santi in muro. “Ancora se vuoi fare le diademe de’ santi senza mordenti, quando hai colorita la figura in fresco, togli una agugella, e gratta su per lo contorno della testa. Poi in secco ungi la diadema di vernice, mettivi su il tuo stagno dorato, o ver mettudo d’oro fine; mettilo sopra la detta vernice, battilo bene colla palma della mano, e vedrai i segni che facesti coll’agugella. Togli la punta del coltellino bene arrotata, e gentilmente va’ tagliando il detto oro; e l’avanzo riponi per altri tuoi lavorii.” Ecco questo è un procedimento importante perché lo troviamo spessissimo, lo abbiamo visto anche oggi nei dipinti che avete analizzato, che cosa sta descrivendo? Sta descrivendo quale parte della realizzazione delle figure? Il diadema è l’aureola dei Santi, senza mordenti e dopo che hai colorito la figura in fresco, prendi un punteruolo e gratta, cioè incidi il contorno della testa. Poi in secco, cioè quando l’aureola è secca chiaramente, dipingilo con la vernice e mettici sopra lo stagno dorato o l’oro fine. Sia lo stagno dorato che l’oro fine ( cioè l’oro in foglia), si mette sopra la vernice e lo si batte con il palmo delle mani, una volta che viene battuto, si vedono i segni fatti con il punteruolo e allora con la punta del coltello si taglia l’oro in eccesso e si conserva per fare altri lavori, perché chiaramente l’oro è un materiale molto prezioso che viene sempre riutilizzato, fino ad impiegarne anche la polvere. Poi da quello che avete visto oggi, chi stava lavorando su San Lorenzo, ma anche su altri Santi, ma anche sulla Crocifissione più antica, dove ci sono quegli avanzi di foglie che emergono, c’erano sia delle tracce scure, che naturalmente sono quello che rimane dello stagno di base, di una verniciatura o di una foglia, oppure sulla figura di San Lorenzo nel dipinto del Pastura si vedono ancora molto bene le tracce di una doratura con foglia d’oro. E vedete sempre però anche laddove non è rimasta traccia della foglia d’oro, come ci sia questa incisione realizzata a secco, intorno alla testa e nel contorno dell’aureola, quindi questo è lo spazio che delimita il campo che doveva essere dorato, la vernice veniva stesa all’interno di questo campo, al di sopra di una preparazione che normalmente è pigmentata, quindi una preparazione ocra, talvolta di altri colori, ma soprattutto ocra, si stendeva la foglia oro, veniva battuta con le mani, in modo molto lieve, molto morbido, per farla ben aderire, facendo emergere il contorno realizzato con il punteruolo e di nuovo si tagliava, si sagomava, per distinguere la parte adesa sul muro dalla parte che era in eccesso e che veniva poi riutilizzata.

CAPITOLO CII. Come dèi rilevare una diadema di calcina, in muro “Sappi che la diadema si vuole rilevarla in su lo smalto fresco con una cazzuola piccola, in questo modo. Quando hai disegnata la testa della figura, togli il sesto, e volgi la corona. Poi piglia un poca di calcina, ben grassa, fatta a modo d’unguento o di pasta, e smalta la detta calcina, grossetta di fuori intorno intorno, e sottile inverso il capo. Poi ripiglia il sesto, quando hai ben pulita la detta calcina; e col coltellino va’ tagliando la detta calcina su per lo filo del sesto, e rimarrà rilevata. Poi abbi una stecchetta di legno, forte; e va’ battendo i razzi d’attorno della diadema. E questo ordine vuole essere in muro.” Questo è un altro punto importante, perché di cosa sta parlando? St parlando delle aureole a rilievo, ed hanno uno spessore rispetto al dipinto murale e spiega come realizzarla. Con l’intonaco fresco ed una cazzuola piccola. Prima disegni la figura e prendi il compasso e segna la circonferenza dell’aureola, poi prendi poca calcina, ben grassa, fatta con una pasta un po’ unta quindi molto ricca di legante e smalta cioè metti l’intonaco, nell’area che ...


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