Duchamp E Ready MADE E Object Trouve\' PDF

Title Duchamp E Ready MADE E Object Trouve\'
Course Design della comunicazione
Institution Istituto Europeo di Design
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Duchamp E Ready MADE E Object Trouve'
fenomenologia arte contemporanea...


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Dadaismo e il ruolo della casualità Nel mondo della cultura la Grande Guerra genera reazioni di sconcerto e impotenza. In tutte le forme di espressione artistica si registra una reazione di annichilimento spirituale, causato dalle conseguenze del conflitto, con i suoi oltre quindici milioni di morti, l’elevato numero di mutilati e le gravissime turbe psichiche riportate dai reduci. L’arte allora rappresenta l’orrore e il rifiuto della guerra, perseguendo varie forme di disarmonia, rottura, chiusura, fuga dalla realtà. Molti giovani scappano e scelgono la via della negazione. Nel 1916, un gruppo di disertori riunitisi in Svizzera – zona neutrale – dà vita al movimento Dada. Dada è una parla che non significa nulla, come dichiara Tristan Tzara (1896-63), suo principale teorico, nel Manifesto del 1918. Il termine viene scelto dai fondatori aprendo a caso un vocabolario Larousse, ma è anche una parola tratta dal linguaggio infantile. Il gruppo si forma a Zurigo, attorno al Cabaret Voltaire e comprende artisti e scrittori che condividono una visione anti-borghese e anti-accademica e propugnano il ritorno ai valori di umanità, semplicità, purezza di spirito. Per i dadaisti l’arte è espressione di libertà di pensiero che non necessita di tecniche e modelli, ma può esprimersi anche solo attraverso a capacità di scegliere. Secondo i dadaisti stessi, il dadaismo non era arte, era anti-arte. Tentava, infatti, di combattere l'arte con l'arte. Per ogni cosa che l'arte sosteneva, Dada rappresentava l'opposto. Mentre l'arte prestava attenzione all'estetica, Dada ignorava l’estetica; se l'arte doveva lanciare un messaggio implicito attraverso le opere, Dada tentava di non avere alcun messaggio, infatti l'interpretazione di Dada dipende interamente dal singolo individuo. Molto importante era il ruolo assegnato alla casualità. Hans Arp (1887-1966) realizza dei collage lasciando cadere casualmente dei frammenti di carta colorata che poi fissa. *Hans Arp – Collage (1917) Sta qui all’osservatore cercare una chiave di lettura alla composizione. L’interpretazione è comunque slegata da ogni intento figurativo, ma rimanda all’intervento della coscienza di chi guarda. Appartengono a questa fase della sua produzione numerosi collage astratti, xilografie, rilievi in legno monocromo dominati da forme bimorfiche e curvilinee, come ad esempio: *Hans Arp – Ritratto di Tristan Tzara (1916) In Germania, nel drammatico clima della Repubblica di Weimar, all’indomani della Grande Guerra, il fenomeno dadaista si diffonde. Tra i primi interpreti c’è Kurt Schwitters (1887-1948), le cui opere più conosciute sono i cosiddetti Merzbilder, combinazioni casuali di oggetti catturati dalla realtà. *Kurt Schwitters – Merzbild Rossfett (1919) Qui gli oggetti, come il frammento di carta da gioco, il lacerto di giornale, i chiodi sono pezzi di vita, testimonianze del flusso dell’esistenza. L’artista li raccoglie e li assembla, creando associazioni e fissando i materiali consunti per esaltarne la forza drammatica. Schwitters, diversamente dagli altri, persegue ancora un ideale estetico. *Kurt Schwitters – Merzbau (1923) è un accumulo di oggetti che l’artista realizza in una stanza di casa sua, una grande e incompiuta scultura ambientale, una porzione di realtà sottratta al flusso del tempo e purtroppo andata distrutta nel 1943.

Raoul Hausmann (1886-1971) è una figura chiave del Dada berlinese e della cultura dell'arte figurativa del '900. I suoi collages fotografici sperimentali, assemblaggi polimaterici, poemi sonori ebbero infatti una profonda influenza sull'Avanguardia europea del primo dopoguerra. *Raoul Hausmann – Tatlin at Home (1920) Non è un caso che questa sua "testa meccanica" del 1920 sia considerata una delle icone del '900. L’artista visse a lungo a Berlino e a Weimar e lavorò come docente presso la Bauhaus. Durante il nazismo, per sfuggire alle persecuzioni che colpirono gli esponenti delle avanguardie si trasferì prima a Ibiza, poi a Zurigo e a Praga, e infine a Limoges, dove si fermerà dopo la guerra e dove vivrà sino alla morte. È considerato l'inventore del fotomontaggio. Membro del Dada berlinese, Hannah Höch (1889 – 1978) sceglie di esprimersi attraverso il linguaggio frammentato e poliedrico del collage. Usa immagini ritagliate da riviste, giornali, disegni, combinate in una visione del mondo beffarda. Ne risulta una satira stridente e amara che non risparmia temi controversi della vita pubblica e privata, in cui corpi femminili si sovrappongono a maschere e totem tribali), con particolare interesse per i concetti d’identità e genere, già vicini a tematiche del successivo pensiero femminista. Un esempio di collage è: *Hannah Höch - Taglio con coltello da cucina (1919). *Raoul Hausmann - Testa meccanica. Lo spirito della nostra epoca (Mechanischer Kopf, Der Geist unserer Zeit), 1919 Testa in legno di un manichino da parrucchiere con diversi oggetti. In alto si trova una tazza telescopica. Lateralmente poi sono fissati una custodia in pelle e un portagioie. Sulla fronte compare un cartoncino bianco con il numero 22 e un pezzo di metro sartoriale. Al posto dell’orecchio sinistro è fissato un doppio decimetro. Infine c’è l’ingranaggio di un orologio, un rullo per inchiostro da stampa e un cannello di pipa. MARCEL DUCHAMP Gli esordi di Marcel Duchamp (1887-1968) toccano il tardo impressionismo, il fauvismo, il cubismo. La sua prima opera di autentica rottura è *Marcel Duchamp – Nudo che scende le scale n. 2 (1912) Il dipinto, presentato all’Armory Show di New York nel 1913, fu accolto come una summa delle Avanguardie europee. Lo scandalo che suscitò il dipinto non fu dovuto tanto ai tratti linguistici – mutuati da cubismo e futurismo – ma dal fatto che il nudo in movimento sembra quasi trasformato in automa. Questa scomposizione, infatti, viene recepita come qualcosa che viola la sacralità del corpo umano, fino a quel momento immaginato in chiave classica. In quegli anni, Duchamp anticipa alcuni temi che saranno poi del dadaismo europeo. Sue è, infatti, l’invenzione del ready made, una pratica che consiste nell’individuare un oggetto già pronto all’uso, già esistente al quale si assegna una nuova funzione estetica, trasformandola in opera d’arte. *Marcel Duchamp – Fontana (1917) Il celebre orinatoio, firmato dall’artista con lo pseudonimo R. Mutt, è sottratto al suo utilizzo reale, capovolto e modificato nell’uso. Secondo l’artista, questa modificazione d’uso, impone un nuovo modo di pensare l’oggetto e lo trasforma in opera.

Il ready made, però, può essere eseguito in due modi: nel primo caso si elegge un oggetto , sottraendolo alla quotidianità; nel secondo caso, si trasforma l’oggetto o lo si combina con altri manufatti. Alla prima categoria appartiene per esempio *Marcel Duchamp – Scolabottiglie (1914); alla seconda categoria *Marcel Duchamp – Ruota di bicicletta (1913), realizzata tre anni prima della fondazione di Dada innestando una ruota di bicicletta, simbolo di dinamismo, su uno sgabello statico. *Marcel Duchamp – L.H.O.O.Q. (1919) In questo singolare ready made l’artsita disegna baffi e pizzetto a una riproduzione della Gioconda. Il gesto è realizzato su un’icona assoluta della storia dell’arte, oggetto di devozione e simbolo di una certa sacralizzazione dell’arte del Rinascimento, che qui viene vilipesa e ridicolizzata. Duchamp intende scuotere l’osservatore dal torpore dei luoghi comuni, dal gusto indotto dalla tradizione. Il misterioso titolo è l’acronimo francese di una frase volgare: Elle a chaud au cul (Lei ha caldo al sedere). L’obiettivo polemico di Duchamp non è l’arte del passato, ma il circuito di trasmissione culturale delle istituzioni, che contribuisce alla formazione di un gusto standardizzato. *Man Ray - Rrose Sélavy (Marcel Duchamp), 1921 Alter-ego inventato nel 1920, Rrose Selavy ("Rosa così è la vita") è in un certo senso un “ready made”. La ripetizione della "r" viene da un gioco di parole con «arrose» e Sélavy (arroser la vie) o con Eros e Sélavy, trasposizione fonetica di Éros, c'est la vie. Duchamp arriva fino a farsi fotografare in abiti femminili e firma con questo pseudonimo diverse opere, tra cui Belle Haleine - Eau de Voilette, Fresh Widow e Pourquoi ne pas éternuer? (Perché non starnutire?). *Rrose Sélavy (Marcel Duchamp) - La belle Haleine – Eau de Voilette, 1921 Come tutte le opere di Duchamp, anche Eau de Voilette è un rompicapo formato da giochi di parole. Non è un errore di battitura: “Eau de Toilette” non diventa ”Eau de Violette” con riferimento alla fragranza del profumo, ma “Eau de Voilette” che rimanda per assonanza alla poesia di Artur Rimbaud ”Les Voyelles”. “Belle Haleine” invece è un richiamo all’espressione francese ”de longe haleine” cioè di ”lungo respiro”, evocativo della grande passione dell’artista per le cose che lui definiva infrasottili come il profumo, cioè delle dimensioni artistiche tanto trascurate quanto essenziali. *Marcel Duchamp – Air de Paris (1919) Nel dicembre del 1919, lasciando Parigi per New York, Duchamp porta con sè un dono per Louise e Walter Arensberg: un ready-made, dall'originale variazione dada sul tema del souvenir, denominato Air de Paris. Duchamp prende un'ampolla di vetro per usi medici (con l'indicazione Serum physiologique) e, facendosi aiutare da un farmacista parigino, la svuota del suo contenuto e la riempie con 50 cc di aria di Parigi. *Marcel Duchamp - La sposa messa a nudo dai suoi scapoli, anche (1915-23) Detta anche il Grande vetro, è un’opera composta da due lastre di vetro sovrapposte su cui sono raffigurati elementi e figure che rappresentano un amore impossibile tra la sposa e il suo corteggiatore. Il Vetro è bipartito: in alto la femminilità, fatta di forme fluide, in basso la mascolinità, con forme rigide. Duchamp la definì «una macchina agricola». Il riferimento all'agricoltura è dovuto al fatto che questa attività era pensata come un'unione simbolica tra la

Terra e il Cielo, così come l'aratura poteva essere accostata all'atto sessuale. In alto a sinistra, c’è a una figura femminile, chiamata da anche l'Impiccatofemmina, sospesa a un gancio. A destra, la “Via lattea”, con tre fori quadrati, chiamati Pistoni di corrente d’aria o Reti. Alla destra 9 fori, "l'area dei Nove spari". Per realizzarli Duchamp usò fiammiferi intinti nella vernice fresca che, lanciati sul vetro per mezzo di un cannone giocattolo, segnarono i punti perforati da un vetraio. I nove scapoli sono collegati per mezzo di Vasi capillari e comunicano con i sette Setacci (coni disposti a semicerchio dietro la Macinatrice di cioccolato al centro e realizzati lasciando depositare la polvere sul vetro per tre mesi). Sul fusto centrale sono raffigurate delle Forbici, che collegano l'oggetto a un Carrello, Slitta o Scivolo sulla sinistra. Il Carrello esegue dei movimenti in avanti e indietro, sopra dei pattini mossi da un mulino ad acqua, permettendo, l’apertura e la chiusura delle Forbici. Dai setacci sono emessi schizzi verso l’alto, che si collegano ai nove spari sovrastanti e che rappresentano l’orgasmo degli Scapoli, finalizzato alla fecondazione della Sposa, che però non avviene perché gli spari non colpiscono l'obiettivo e sono sparsi in un’area del vetro superiore *Marcel Duchamp - Macinatrice di cioccolato n. 2 La Macinatrice si trova al centro del Regno dello sposo ed è formata da tre rulli. Nel 1913 Duchamp aveva già realizzato un'opera che raffigurava questo soggetto, dal nome Macinatrice di cioccolato n.1. Osservandone spesso una nella vetrina di una nota pasticceria di Rouen, la sua città, Duchamp la prese a modello per realizzare la sua versione della macinatrice. Lavorando al Vetro egli ne ridisegnò un'altra: Macinatrice di cioccolato n.2 *Man Ray - Dust Breeding (1920) Nel 1920 Man Ray si trova a visionare l’opera dell’amico depositata in un angolo del suo studio. Affascinato dall’effetto di quelle sedimentazioni prodotte dal tempo, decide di fotografarla, dandogli l’ironico titolo di Allevamento di polvere. In seguito, Duchamp fisserà al vetro gli impalpabili frammenti depositati, rendendoli parte integrante dell’opera. Nel 1918 si trasferì a Buenos Aires, dove rimase fino alla metà dell'anno seguente, poi nel 1923 tornò a Parigi. A partire dal 1923, Duchamp diradò progressivamente la produzione artistica e per dieci anni si occupò quasi esclusivamente di scacchi, arrivando ad alti livelli (fu capitano della squadra olimpica francese.Duchamp con le sue negazioni influenza radicalmente il futuro movimento Surrealista e nel 1936 organizza insieme a Breton una mostra sconvolgente, L’Esposizione Internazionale del Surrealismo alla Galerie Beaux-Arts di Parigi nel 1938. Organizzata da André Breton e Paul Èluard e curata da Marcel Duchamp, questa non è la prima mostra surrealista, che è del 1925 e a cui ne seguiranno altre, ma è la più radicale e sconvolgente grazie alla curatela di Duchamp che stravolge la nozione classica di “allestimento” e trasforma la mostra stessa in un’opera collettiva. “Per un lungo corridoio, dove lo accoglievano dei manichini preparati dai pittori surrealisti, il visitatore accedeva a una vasta sala il cui soffitto era ingombro di milleduecento sacchi di carbone ancora tutti coperti della loro polvere” – ricorda André Breton – Al centro della sala ardeva un braciere. Uno degli angoli

della stanza era occupato da uno stagno (dico proprio uno stagno, non il suo simulacro) contornato da piante naturali, in cui si rifletteva un letto sfatto”. La mostra è divisa in tre sezioni dove i manichini sono protagonisti di una vicenda culturale e artistica: 1. Il Taxi piovoso di Dalì esposto all’entrata; 2. La Città Surrealista (opera di vari artisti) dove i manichini sono abbigliati in modi grotteschi e sensuali in una fittizia geografia urbana; 3. La sala centrale, “grembo materno” dove natura e civiltà si incontrano intorno allo stagno. *Marcel Duchamp - Boîte en-valise (Scatola in una valigia), 1941. E’ una valigia di pelle contenente copie in miniatura, riproduzioni a colori e una fotografia delle opere dell'artista con aggiunte a matita, acquerello e inchiostro, Collezione Peggy Guggenheim, Venezia Si tratta della prima di un’edizione deluxe di valigette da viaggio Louis Vuitton, che raccoglie 69 riproduzioni di opere di Duchamp. Contiene un “originale”, una dedica a Peggy Guggenheim, una miniatura di Fountain del 1917, una riproduzione di un “ready-made rettificato” L.H.O.O.Q. Con la Boîte-en-Valise, Duchamp intendeva realizzare una specie di museo portatile di repliche, creato con l’aiuto di elaborate tecniche di riproduzione come il pochoir, simile allo stencil. In questo modo l’artista condusse fino alle estreme conseguenze l’operazione avviata coni ready-made, una parodia dell’arte e dei meccanismi creativi, che colpisce al cuore l’idea stessa di museo. *Marcel Duchamp - Etant donnés: 1. La chute d'eau, 2. Le gaz d'éclairage o semplicemente detta Étant donnés (Trad: Essendo dati: 1. La cascata d'acqua, 2. L'illuminazione a gas) 1969. I materiali con cui è realizzata sono: porta di legno, velluto, ramoscelli, vetro, linoleum, un motore elettrico alloggiato in una scatola di biscotti che ruota un disco forato, un assortimento di luci, elementi fotografici e dipinti a mano che formano il paesaggio e una forma femminile in pelle. E’ l’ultima opera, un'installazione ambientale costruita con materiali vari segretmente tra il 1946 e il 1966, e conservata al Philadelphia Museum of Art, scoperta dopo la morte. L'opera si presenta all'osservatore come una porta in legno massiccio, ma se la si esamina più da vicino si possono individuare due spioncini attraverso i quali è possibile spiare cosa c'è al di là. Dietro la porta è presente una costruzione tridimensionale che rappresenta una donna nuda distesa su di un letto di ramoscelli secchi, con le gambe spalancate a mostrare i genitali: il volto della donna non è visibile, ma possiamo vedere che con la mano sinistra essa tiene sollevata una lampada a olio che emette luce, e dietro di lei si apre un paesaggio forestale montano con in lontananza una cascata zampillante. Il titolo completo viene da alcuni appunti di Duchamp per Il grande vetro, ma da queste premesse comuni le due opere procedono verso dei risultati finali sorprendentemente differenti. ll grande vetro ed Etant donnés sono visioni diverse dello stesso evento: nella prima si verifica in un mondo invisibile ed astratto, mentre nella seconda si verifica nel mondo reale che ci circonda. Ne Il grande vetro era presente uno spioncino nel mondo visibile, che non rivelava niente; al contrario in Etant donnés lo spioncino rivela tutto. Le due opere si combinano nella mente dello spettatore per creare un'epifania, dove il

mondo interiore e quello esteriore si fondono. MAN RAY Altro importante esponente del Dadaismo è Emmanuel Rudzitsky, alias Man Ray (1890-1976), nato a Filadelfia da una famiglia di immigrati russi di origine ebraica. Cresce a New York dove completa gli studi. Termina la scuola superiore ma rifiuta una borsa di studio in architettura per dedicarsi all'arte. A New York lavora come disegnatore e grafico. Nel 1912 inizia a firmare le sue opere con lo pseudonimo “Man Ray”, che significa uomo raggio. Acquista la sua prima macchina fotografica nel 1914, per fotografare le sue opere d'arte. Nel 1915 il collezionista Walter Conrad Arensberg lo presenta a Duchamp, di cui diverrà grande amico. I tre fondano la Society of Independent Artists. Nel 1919 dipinge le sue prime aerografie, immagini prodotte con un’aeropenna uno strumento di ritocco di uso comune per un grafico disegnatore. Con Duchamp forma il ramo americano del movimento Dada, ma dopo alcuni tentativi senza successo e soprattutto dopo la pubblicazione di un unico numero di "New York Dada" nel 1921, Man Ray afferma che "il Dada non può vivere a New York". Man Ray comincia nel 1922 a realizzare le prime Rayografie, nome dato ai suoi fotogrammi creati ponendo degli oggetti a contatto con materiale fotosensibile. In pratica si tratta di fotografie eseguite senza la presenza di una fotocamera (vedi immagine in PPT). Man Ray è anche autore di inquietanti ready made come Cadeau (1921) un ferro da stiro al quale sono stati applicati dei chiodi che ne annullano l’originale funzione. Il titolo, che significa Regalo, assume un significato provocatorio e ironico che punta a scuotere l’osservatore, il quale deve attivare la sua immaginazione per produrre una propria narrazione personale sulla storia dell’oggetto. OBJECT TROUVÉ di Ivan Quaroni OBJECT TROUVÉ. – Termine francese che significa “oggetto trovato”. Prelevato dal quotidiano per essere esposto come opera d’arte, l’object trouvé può essere fabbricato dall’uomo oppure essere di origine naturale. Il procedimento di sottrazione dell’oggetto dal suo contesto corrisponde a una revisione del suo significato e della sua funzione d’uso. L’artista sceglie l’oggetto per le sue caratteristiche formali, attribuendogli un valore estetico per esporlo, tale e quale, come opera d’arte o come parte di un’opera d’arte. ORIGINI. – La pratica dell’Object trouvé nacque dalla tecnica cubista dei papier collé, locuzione francese che indicava l’incollaggio su una superficie di pezzi di carta, come frammenti di giornale, spartiti musicali, manifesti o carte da parati. I primi a praticare il collage furono G. Braque e P. Picasso nel 1912, con l’intento di sintetizzare la rappresentazione pittorica con l’inserto di materiali e frammenti prelevati dalla realtà stessa. Anche i Futuristi italiani usarono la tecnica del collage inserendo nelle loro composizioni frammenti di giornale, caratteri tipografici e altri materiali per superare gli schemi rappresentativi del passato e per ottenere immagini più dinamiche. Il primo fu G. Severini che, influenzato dai cubisti, applicò dei lustrini sul vestito della sua Ballerina blu (1912). Due anni dopo, nel dipinto

Manifestazione interventista (1914), C. Carrà usò i papier collé per raffigurare il lancio da un aereo di volantini interventisti sulla Piazza del Duomo di Milano. F. T. Marinetti, fondatore del movimento, nelle tavole poetiche Parole in libertà si è servito della scrittura e dei caratteri tipografici come elementi di un nuovo linguaggio visivo (Une Assemblée Tumultueuse. Sensibilité numerique, 1919). Dal collage cubista si sviluppò l’assemblage, una tecnica basata sulla composizione di oggetti tridimensionali. Ne s...


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