Due in una carne chiesa e sessualita nella storia 2008 margherita pelaja lucetta scaraffia PDF

Title Due in una carne chiesa e sessualita nella storia 2008 margherita pelaja lucetta scaraffia
Course Storia Società e Famiglia
Institution Università di Bologna
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Riassunto introduzione, capitolo 1, capitolo 2...


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Margherita Pelaja e Lucetta Scaraffia Due in una carne: Chiesa e sessualità nella storia Introduzione: due in un libro -Margherita Pelaja è laica. Storica e militante femminista negli anni Settanta, ha progressivamente saldato interessi scientifici e passione politica nel progetto e nell'esperienza della storia delle donne. Nello studio dello Stato pontificio ha potuto analizzare le politiche delle diverse istituzioni ecclesiastiche nelle loro articolazioni storiche, scegliendo di non prendere in considerazione le critiche di chi ritiene parziale o addirittura fuorviante un'analisi che non comprenda in sé la dimensione spirituale e la questione della fede. -Lucetta Scaraffia condivide la lunga pratica di storia delle donne e di femminismo, ma da circa vent'anni è tornata a sentirsi appassionatamente cattolica, e quindi ad affiancare alla sua attività di ricerca sulla storia delle donne e della vita religiosa un impegno culturale che si può definire militante. -scrivere insieme un libro che non c'era: la ricostruzione di lungo periodo del discorso e della politica della Chiesa sulla sessualità. Una ulteriore ragione è la complementarietà delle nostre direzioni di ricerca: più sociale quella di Margherita Pelaja, più culturale e teorica quella di Lucetta Scaraffia. -Le ricerche finora disponibili sul tema più in generale, sembrano confermare un'antica dicotomia, prendendo in esame le norme da una parte, e i comportamenti -preferibilmente «devianti»- dall'altra, trascurando il discorso prodotto sul tema, che comprende anche gli aspetti simbolici, l'arte, l'immaginario. -importante porre in questione il pregiudizio che attribuisce alla Chiesa cattolica un'antica e lineare sessuofobia, che si dipana in un atteggiamento repressivo costante e generalizzato. Il luogo comune è solido: per il cattolicesimo il piacere è colpa, il sesso è peccato da praticare con parsimonia e disagio esclusivamente nel matrimonio, e principalmente per procreare. Non tutto del luogo comune va sfatato. -piano teologico: modo completamente nuovo con cui il cristianesimo affronta il problema del rapporto sessuale  il rapporto sessuale fra una donna e un uomo deriva dall'Incarnazione, è metafora del rapporto fra l'anima e Dio, fra la Chiesa e Cristo, anticipo del piacere d'amore che si vivrà in paradiso. -poiché l'Incarnazione promuove il corpo allo stesso livello dello Spirito, all'atto sessuale viene dato un significato spirituale che lo carica di un'importanza e di una luce che lo assolvono, per sempre, dal sospetto e dal disprezzo con cui lo guardavano gli stoici conseguenza fondamentale: se il rapporto sessuale è pervaso di significati spirituali, esso deve essere privato dell'aspetto Iudico che lo aveva contrassegnato nel mondo pagano, e soprattutto deve venir regolamentato con attenzione e severità. -Alle fondamenta della morale sessuale cristiana è dedicato il capitolo d'inizio, che copre tutto il primo millennio; il capitolo successivo, sui simboli e l'immaginario, si sofferma sulla disinvoltura con cui la cultura cristiana ha usato per secoli ardite metafore sessuali per trattare del rapporto dell'anima con Dio, raggiungendo vette stilistiche importanti con i mistici. -Allo stesso modo, fino al Cinquecento, l'arte rappresenta con simboli sessuali dogmi teologici, come quello della vera umanità di Cristo, ritratto a questo fine con l'organo sessuale in erezione. -La cesura è operata dalla Riforma, che denuncia la corruzione e il lassismo della Chiesa di Roma anche nel campo della morale sessuale. Si aprirà da qui una lunga stagione densa di contraddizioni, nella quale il cattolicesimo amplierà e perfezionerà il proprio apparato normativo accentuando il rigore degli enunciati e mettendo in atto nello stesso tempo strategie articolate di controllo e tolleranza. -Ma è anche la stagione della politica  politica della sessualità che deve esibire la capacità della Chiesa di governare i comportamenti dei fedeli: si articolano allora gerarchie e responsabilità, affidando ai parroci e ai confessori il compito di temperare l'universale intransigenza delle norme con le necessità quotidiane e particolari della carne e del desiderio. -Il conflitto nasce alla fine del Settecento e si inasprisce nel se colo successivo, quando il discorso sulla sessualità viene attribuito all'esclusiva competenza di medici, biologi, antropologi e poi psicoanalisti. I nuovi scienziati negheranno alla Chiesa il diritto di imporre norme universali e ai teologi la capacità di definire il senso e il valore dell'atto sessuale, ai loro occhi ormai depotenziato di ogni significato spirituale. -La contesa non occupa soltanto il terreno della teoria, ma è anzi l'eco di sommovimenti profondi, che toccano gli assetti sociali, economici e culturali di tutti i paesi occidentali: dalla rivoluzione demografica ai mutamenti culturali indotti dall'Illuminismo, dall'affermarsi dell'individuo come soggetto di diritti al fatto che il sesso viene progressivamente sottratto alla dimensione religiosa per essere studiato come fenomeno scientifico. Non è un caso che il termine «sessualità» venga coniato solo nell'Ottocento. -il controllo delle nascite ha costituito quindi l'oggetto di una lunga contesa che ha diviso società e Chiesa a partire dall'Ottocento. Il suo rifiuto da parte della Chiesa è stato sancito da ben due encicliche: Casti connubii del 1930 e Humanae vitae del 1968, che ribadiscono la ferma opposizione della Chiesa alla separazione fra sessualità e riproduzione.

-Di fronte alla diffusione crescente di comportamenti sessuali estranei alla legittimità coniugale, il cattolicesimo sembra progressivamente irrigidire le proprie posizioni, opponendo una condanna dura e solitaria: come se alla secolare tolleranza avesse sostituito un rigore coerente e selettivo. 1)IL CORpO, LE PULSIONI Una rivoluzione culturale -«Ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito. Il marito compia il suo dovere verso la moglie; ugualmente anche la moglie verso il marito», Prima lettera ai Corinzi (7, 2 -3 ) -e poco più avanti: «Agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito [ . ] e il marito non ripudi la moglie» (7, 10-1 1). -«E voi, mariti, amate le vostre mogli come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa [.]. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, perché siamo membra del suo corpo» (Lettera agli Efesini, 5, 25 e 28-30). -In queste frasi paoline si manifesta tutta la potenza dell'innovazione cristiana sul piano dei rapporti sessuali: permettendo questi rapporti solo all'interno del matrimonio, la nuova fede prevedeva una reciprocità di doveri e di diritti fra marito e moglie assolutamen te inedita nel mondo antico. -anche nel mondo pagano di quel periodo si stavano affermando forti correnti ascetiche: le culture antiche consideravano la sessualità come un aspetto dell'essere umano dato dalla natura, e quindi non oggetto di controllo, ed erano interessate solo a disciplinare il comportamento femminile in modo da controllare la paternità per gli uomini tutto era libero e possibile, e solo alcune correnti filosofiche greche -gli stoici- pensavano all'istinto sessuale come a un ostacolo irrazionale al controllo di sé da parte della ragione. -Come aveva detto Paolo, il corpo non è solo natura, ma, con l'Incarnazione, è diventato il tempio di Cristo, e quindi parte integrante della persona umana, e non si scinde dalla sua natura spirituale il cristianesimo toglie la sessualità dalla sfera naturale e la inserisce in quella culturale, dandole un posto preciso nella storia della salvezza. -La differenza cristiana sul posto da dare alla sessualità e al corpo si affermò prendendo le distanze non solo dal paganesimo, ma anche dalla cultura ebraica. -iI matrimonio e la castità acquistano entrambi lo statuto di via spirituale, e proprio per questo è tanto importante delinearne le nuove leggi e rivelarne i significati simbolici. -Un primo importante passaggio è costituito dallo spostamento dell'attenzione dall'atto all'intenzione individuale che lo sottende, aprendo così la via a quella che, nel corso del tempo, diventerà l'analisi dell'uomo interiore e delle sue motivazioni. -Il primo passo in questa direzione è lo strappo con la tradizione ebraica della purità. Gesù stabilisce infatti chiaramente -con le parole e con l'esempio- la fine delle categorie tradizionali di contaminazione materiale, per sostituirle con la impurità metaforica dell'intenzione. -Al tempo stesso, la sua breve vita è contraddistinta dalla più rigorosa castità. Il dovere di perpetuare la specie, la famiglia, l'etnia, che nella società antica incombeva su ogni essere umano, viene così fortemente messo in crisi, minato da questo esempio, tanto che, per influsso del cristianesimo, nascerà la prima società che accetta, valorizza, la scelta di castità, non solo per gli uomini, ma anche per le donne. -Il cristianesimo, cancellando l'impurità materiale, trasferisce sul piano etico le prescrizioni ebraiche, e le giustifica non con l'impurità, ma con la rottura dell'armonia comunitaria. Le intenzioni del cuore -la cupidigia, la volontà di possessosono considerate i motori peccaminosi di queste pratiche, e per questo vengono condannate, e si insiste sugli effetti di discordia che atti come l'adulterio possono provocare nel gruppo. -Il passaggio dalle norme precedenti a quelle nuove non avviene però senza scosse e contraddizioni: ci sono comunità che pensano -liberate dall'impurità- di poter praticare una totale libertà sessuale. Queste sette non reagivano ad alcuna oppressione sessuale, ma anzi aderivano a una cultura molto diffusa integrandola in un sistema religioso in cui si cercava l'unione con Dio. Gli gnostici condannavano al nulla la materia, compreso il corpo: proprio per questo ciò che si faceva con il corpo non aveva importanza. -Molto più numerose erano invece le comunità che cadevano nella tendenza opposta, interpretando il modello casto di Cristo come obbligatorio. -Ma se fra il III e il IV secolo assistiamo a una vittoria della castità come ideale, dobbiamo tenere presente che non si tratta solo di influenza cristiana: la limitazione spontanea dei rapporti sessuali si era estesa nella società anche prima della diffusione della nuova religione, come dimostra la stagnazione demografica nelle classi superiori dell'impero. Era una pratica consigliata dai medici, che ritenevano dannosa per l'uomo l'emissione del seme. La continenza -detta enkràteia, cioè «dominio di sé» e dunque, in questo caso, ritenzione di sperma- è raccomandata anche dai filosofi, che vedono in essa una vittoria della parte più nobile dell'uomo, la ragione sull'istinto.

-La proposta cristiana quindi, trova un terreno fertile nella società dell'epoca sia pagana che giudaica e le eresie che predicano il totale annullamento del corpo hanno radici in questo passato, più che in una esasperazione della valorizzazione cristiana della castità. -novità introdotte dal cristianesimo: il matrimonio e il celibato. Il primo ad affrontare problemi di etica sessuale è appunto Paolo, pressato dalle domande dei cristiani di Corinto, comunità da lui fondata e seguita per un periodo abbastanza lungo. -Paolo, pur condividendo questa certezza della prossimità della fine, risponde dando precise norme di etica sessuale, vicine senza dubbio alle parole di Gesù, ma con una inclinazione meno rivoluzionaria, più attente a non sovvertire la società esistente. A questo fine, nella Prìma lettera aì Corìnzì condanna senza mezzi termini il caso di un uomo che si era unito alla moglie del padre, senza considerare un'attenuante il fatto che quest'ultimo era morto: come nella cultura ebraica e in quella greco-romana, questo doveva considerarsi un incesto perché si trattava di un'offesa contro la sovranità patriarcale: il figlio si metteva alla pari del padre, mancando così di rispetto verso la famiglia che gli aveva dato la sua identità. -La colpa non si doveva ascrivere comunque a una trasgressione della purità, ma della proprietà, cioè al prendere ciò che appartiene a un altro. Allo stesso modo viene giustificata la condanna paolina dei maschi cristiani che frequentavano le prostitute: mentre l'Antico Testamento condannava questa pratica come spreco delle risorse familiari, egli la condanna come furto da parte del cristiano, che dà a un'altra il corpo che aveva offerto a Cristo. -Anche se dichiara fermamente che l'astinenza sessuale è la condizione migliore, perché permette all'uomo di affrancarsi dalle preoccupazioni quotidiane e di dedicarsi totalmente a Dio, Paolo non è contrario al matrimonio, anzi, lo considera una vocazione diversa. -Il rapporto sessuale nel matrimonio non entra in conflitto con l'appartenenza a Cristo del corpo del credente a condizione che ne vengano rispettate le indicazioni: cioè che si realizzi un attento equilibrio fra la proprietà sessuale della moglie da parte del marito e l'equivalente proprietà del marito da parte della moglie. -In sostanza, Paolo segue l'insegnamento di Gesù sul piano della proprietà sessuale, proponendone l'uguale diritto per uomini e donne, e in questo modo incrina la base dell'autorità del pater familias dell'antica tradizione israelita, confermata dal diritto romano. Egli parla delle donne considerandole alla pari degli uomini nelle questioni di proprietà sessuale, anche se - ribadisce -al di sopra di tutto chi possiede il credente è Cristo, e la vita sessuale deve tenerne conto. Dal momento invece che Paolo si dichiara contrario alla parità in altri ambiti, come per esempio la predicazione, possiamo dedurre che la parità fra i sessi per lui era ammessa solo per i diritti sessuali, appunto: senza arrivare, del resto, alla conclusione che sotto questa nuova ottica la famiglia fosse da riformarsi, forse per la sua convinzione dell'imminenza del regno di Dio. -Paolo considera il matrimonio uno stato inferiore al celibato, perché per certi aspetti distrae dalla fedeltà a Cristo. -Con il tempo, però, anche fra i cristiani si è affermata nuovamente la tendenza conservatrice rispetto alla famiglia tradizionale e quindi si è affievolita la tensione all'eguaglianza fra donne e uomini proclamata dal Vangelo. -Tutto il pensiero cristiano sulla sessualità dipende da Agostino, segnato nella sua esperienza personale, da una forte passione sessuale precedente la conversione. Per Agostino, sia il corpo sia la sfera dei sensi, non soggiacciono ad alcuna condanna in se stessi, ma solo se legati alla concupiscenza. La concupiscenza, per Agostino, non è né la sensibilità, né il corpo, né il sesso, è quel vizio per cui la carne desidera contro lo spirito e diventa matrice di peccato. Si tratta di un male che viene all'uomo per colpa dell'antico peccato di Adamo. Agostino inserisce così i rapporti sessuali nella teologia della salvezza, collegandoli al peccato originale e quindi al problema del libero arbitrio e con questo trasforma completamente lo statuto della sessualità: non più solo fenomeno naturale, da disciplinare, ma segno della condizione umana. -Per Agostino, il peccato originale c'è, e ne vediamo le conseguenze nella nostra vita, non solo perché ne dobbiamo sopportare le pene, ma perché ne siamo moralmente condizionati. Prima del peccato, infatti, l'uomo non provava concupiscenza, era padrone del suo istinto sessuale. Da quel momento il corpo disobbedisce alla volontà con un movimento di rivolta. -Sono almeno tre, secondo Agostino, le caratteristiche che in dicano la concupiscenza come legata al peccato originale: l'indomabilità, intrinseca alla libido; la vergogna; l'innaturalità della sua presenza, che dimostra come dopo il peccato originale la natura umana sia viziata anche se rimane opera di Dio. -Per Agostino l'atto sessuale compiuto nel matrimonio, anche se provoca diletto nei coniugi, non è peccato in sé. Non è quindi da regolare il piacere in sé, quanto la ricerca esclusiva del piacere, cioè la concupiscenza. È lo spirito di Dio che deve comandare al corpo e allo spirito umano. -In ogni modo, il collegamento fra peccato originale e sessualità -ribadito dal Concilio di Trento- ha contribuito in misura non indifferente a caricare di negatività la vita sessuale agli occhi della cultura cristiana. 2. Il matrimonio cristiano

-la famiglia Cristiana la natura del legame era cambiata completamente di significato, e non solo perché alla donna veniva concesso un posto egualitario nella relazione e veniva sollecitato il libero consenso degli sposi, ma perché ne erano stati trasformati il senso e lo scopo. -Nel cristianesimo, invece, è l'accordo di coppia che costituisce l'essenziale del matrimonio e non la fecondità come tale: il legame fra i due sposi era concepito come un legame d'amore nel senso di carità reciproca, di solidarietà profonda, resa più forte dalla comune appartenenza spirituale. Il matrimonio costituisce quindi una sorta di prima esperienza dell'amore che lega ogni essere umano a Dio. -In tale esperienza, il soggetto acquisisce infatti, senza bisogno di una mediazione discorsiva o logica, un sapere essenziale, quello del sacrificio e del dono di sé. -Ma nel Nuovo Testamento l'unione fra l'uomo e la donna acquista uno spessore simbolico ancora maggiore, diventa figura della partecipazione dei credenti a Cristo secondo il corpo e lo spirito e, soprattutto, figura della relazione di Cristo con la Chiesa, sua sposa. -Il fiorire dell'interpretazione simbolica trasforma così il rapporto di coppia da un evento sociale e naturale in un legame sacro. -Anche per la definizione del matrimonio cristiano siamo debitori ad Agostino: il matrimonio è un bene, perché l'unione fra uomo e donna è naturale conseguenza della creazione di due sessi diversi. -Nella società romana la legge puniva duramente le adultere, mentre l'infedeltà dei mariti non era soggetta a sanzioni penali, né a una seria disapprovazione morale. Era anzi pienamente accettato che l'uomo intrattenesse rapporti sessuali con gli schiavi di ambo i sessi presenti nella casa. -è proprio la visione non naturalistica, ma teologica, che Agostino ha del matrimonio a impedirgli la considerazione puramente biologica di esso. Anche la procreazione, comunque, ha un senso teologico in quanto ha lo scopo di mettere al mondo i membri dell'umanità definitiva, la Città celeste. -il matrimonio diventava spesso una via di conversione per gli uomini: è ampiamente noto l'importante ruolo che le donne hanno svolto nel cristianesimo dei primi secoli per indurre gli uomini alla conversione. -L'idea di matrimonio di Agostino era quindi in stretta assonanza con la tradizione romana: la carità che univa i coniugi avrebbe dovuto creare legami di pace e di unità sociale, avrebbe costruito la pace nella comunità politica. -Ma come poteva realizzarsi questa visione così mitizzata e spi ritualizzata del matrimonio in una società in cui il consenso era spesso solo una formalità, e molto spesso anche il celibato era de ciso dalla famiglia? Per la cultura cristiana, infatti, la rivendicazione del libero consenso al matrimonio va di pari passo con la libertà di monacazione, ma in entrambi i casi i poteri delle famiglie erano più forti della libertà individuale di scelta. -il problema della libertà di scelta viene sentito nel corso del tempo come centrale per la validità del sacramento: nel XII secolo i canonisti affermarono il diritto della donna a scegliere il marito, mentre si parla sempre più esplicitamente di affetto coniugale che viene favorito e rinsaldato dal piacere sessuale  un piacere che deve essere ragionevole; nel caso in cui il piacere carnale superi la misura del ragionevole «può esservi qualcosa di peccaminoso: ma questa traccia di peccato, da una parte, è leggera e, dall'altra, è giustificata dal bene che risulta al matrimonio». E questo atteggiamento indulgente verso il piacere sessuale nel matrimonio non fa differenza fra piacere maschile e piacere femminile, anche se coloro che scrivono, naturalmente, sono sempre ecclesiastici che conoscono solo la vita ascetica. -Proprio per questo, l'esempio più noto di passione amorosa fuori dalle regole nel Medioevo è un caso drammatico e controverso, che si risolve con la scelta dell'ascetismo: la vicenda di Eloisa e Abe...


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