Economia internazionale reale e monetaria PDF

Title Economia internazionale reale e monetaria
Author Kevin Ganzerla
Course Organizzazione aziendale (6 cfu)
Institution Università degli Studi di Bergamo
Pages 145
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Summary

-Chiave d'iscrizione e-learning: Falzone-Esame: L'esame consiste esclusivamente in una prova scritta. -Durata: 60 minuti -Tre sezioni diverse: prima sezione: 8 domande a scelta multipla. Ciascuna domanda vale 1,5 punti e non ci sono penalizzazioni per la risposta errata. Vale 12 punti su 30. Ci poss...


Description

-Chiave d'iscrizione e-learning: Falzone4343! -Esame:! L'esame consiste esclusivamente in una prova scritta.! -Durata: 60 minuti! -Tre sezioni diverse:! •prima sezione: 8 domande a scelta multipla. Ciascuna domanda vale 1,5 punti e non ci sono penalizzazioni per la risposta errata. Vale 12 punti su 30. Ci possono essere anche i grafici nelle domande a scelta multipla.! •seconda sezione: vero o falso, con motivazione. Altrimenti il punteggio non viene assegnato. Si può spiegare anche usando i grafici. Questa sezione vale 7 punti su 30.! •terza sezione: domanda aperta che vale 11 punti, che può essere composta da sotto-domande. Ci possono essere anche degli esercizi numerici.! -Libri vedi e-learning!

ECONOMIA INTERNAZIONALE REALE E MONETARIA Prof. Anna Maria Falzoni INTRODUZIONE AL CORSO L'economia internazionale si occupa delle interazioni economiche (scambi di beni e servizi, mobilità dei fattori produttivi capitale e lavoro) che hanno luogo tra nazioni indipendenti. ! Per capire di cosa si occupa l’economia internazionale e perché è importante studiarla, provate a pensare che cosa succederebbe se un paese (ad esempio l’Italia) diventasse autarchico, cioè cessasse ogni relazione con il resto del mondo. Per noi l'autarchia è qualcosa di inimmaginabile in quanto ormai siamo abituati a pensare che i Paesi abbiano delle relazioni tra di loro. Nella realtà un esempio di un'economia quasi autarchica è quello della Corea del Nord, che difatti non tiene pressoché alcun rapporto con il resto del mondo.! I tassi di cambio rivestono un ruolo fondamentale nel commercio internazionale, in quanto a seconda del loro andamento diventa per un determinato Paese più o meno conveniente importare od esportare.!

Domande del corso!

•Relativamente alla parte di economia internazionale reale:! A) Perché i Paesi commerciano tra di loro?! Cause del commercio internazionale—> per ottenere benefici derivanti dalla specializzazione (aumento della domanda da parte dei consumatori), oppure per ottenere rendimenti di scala crescenti (economie di scala e quindi riduzione dei costi per l'impresa).! Per quanto riguarda i benefici derivanti dalla specializzazione si parla di commercio internazionale di tipo inter-settoriale, cioè quando avviene uno scambio tra beni completamenti diversi (automobili-computer), riguarda quindi il commercio tra beni che appartengono a settori diversi. Invece, per quanto riguarda i rendimenti di scala crescenti si parla di commercio internazionale di tipo intra-settoriale, ovvero quando avvengono degli scambi tra beni simili, appartenenti allo stesso settore. I rendimenti di scala crescenti prevedono che se tutti gli input (fattori produttivi) aumentano della stessa proporzione allora l'output (prodotto finale) aumenta più che proporzionalmente. Quindi quando la produzione è caratterizzata da rendimenti di scala crescenti per l'impresa conviene produrre di più, poiché il costo unitario diminuisce all'aumentare della produzione. Questo è un incentivo, l'impresa è incentivata ad internazionalizzarsi in quanto potrà produrre di più (per la sua presenza in nuovi mercati), di conseguenza il costo unitario diminuisce in presenza di rendimenti di scala crescenti. Invece, quando l'impresa ha rendimenti di scala costanti non ha teoricamente incentivo ad internazionalizzarsi, ad entrare in nuovi mercati, in

quanto all'aumentare della produzione il costo unitario rimane costante. Quest'ultimo caso è tipico dei mercati perfettamente concorrenziali. ! Ritornando alla domanda iniziale, vi è la consapevolezza che esistono vantaggi dallo scambio, ciò vuol dire che quando i Paesi scambiano beni e servizi quasi sempre tale scambio è vantaggioso per tutti. Molti però potrebbero essere scettici sui vantaggi che derivano dal commercio di quei beni che un Paese potrebbe anche produrre al suo interno. Riguardo a ciò, ci verrà in soccorso il modello di Ricardo (che analizzeremo nel capitolo dopo), il quale dimostra che due Paesi possono commerciare tra loro in modo reciprocamente vantaggioso anche quando uno dei due è più efficiente dell'altro nella produzione di tutti i beni. Vedremo poi con il modello HO che lo scambio permette anche di esportare i beni la cui produzione utilizza in modo più intensivo il fattore produttivo relativamente abbondante nel Paese e di importare i beni la cui produzione usa in modo più intensivo i fattori produttivi che sono invece scarsi all'interno del Paese.! B) Perché i Paesi esportano/importano certi prodotti piuttosto che altri?! Può dipendere da numerosi fattori, quali: la disponibilità di risorse naturali del Paese, la produttività del lavoro, la tecnologia di cui l'azienda dispone, la dotazione fattoriale relativa, la dimensione del mercato, le circostanze storiche o accidentali.! C) Quali sono gli effetti del commercio internazionale sul benessere dei Paesi in aggregato? Il fatto di internazionalizzarsi è positivo per il Paese nel suo complesso?! Per il consumatore è sicuramente positivo, perché aumenta la sua possibilità di consumo (più varietà di prodotti); inoltre può aumentare anche l'efficienza del prodotto stesso grazie all'aumento della concorrenza.! Fin qui quindi l'internazionalizzazione sembra avere solo effetti positivi, però ha anche delle conseguenze negative per alcuni soggetti: vediamoli nella prossima domanda. ! D) Quali sono gli effetti del commercio internazionale sulla distribuzione del reddito tra i fattori produttivi all'interno di ciascun Paese? Tutti ne beneficiano o qualcuno rimane danneggiato?! Ci sono settori che sono svantaggiati e altri che trarranno maggiori vantaggi dalla globalizzazione. I benefici del commercio internazionale non si distribuiscono in maniera equa all'interno della società, non tutti i soggetti ne beneficiano allo stesso modo. Dal punto di vista dei consumatori sicuramente ne beneficiano (per le ragioni viste al punto precedente), invece dal punto di vista della forza lavoro molto probabilmente avranno delle conseguenze negative (rischieranno di perdere il lavoro). ! La globalizzazione quindi ha sia degli effetti positivi (soprattuto in riferimento ai consumatori) sia degli effetti negativi (lavoratori).! E) Come interagiscono crescita economica e commercio internazionale? ! Tendenzialmente quando un paese cresce ci aspettiamo che vi siano degli effetti positivi. Bisogna però vedere quali sono gli effetti del Paese preso in considerazione e quali gli effetti del resto del mondo. Se aumenta il commercio internazionale di un Paese non è detto che vi sia anche una crescita economica.! F) Come e perché la produzione è frammentata a livello internazionale? Cosa sono le cosiddette Catene Globali del Valore (GVCs)?! G) Come le politiche commerciali (ad esempio protezionismo) influenzano il commercio internazionale? Si fa soprattutto riferimento all'imposizione di dazi e quote che possono limitare le importazioni.! H) Come sono determinate le politiche commerciali? ! Che cosa massimizzano i governi? Vedremo i costi e i benefici delle diverse misure di politica commerciale.! Qual è il ruolo dell'Organizzazione del Commercio Mondiale (WTO—> World Trade Organization)?! Quali sono gli effetti del regionalismo? La CEE (comunità economica europea) era ad esempio una forma di regionalismo, che poi si è allargata dando vita all'Unione Europea. Le forme di regionalismo hanno soprattuto delle finalità commerciali.! •Relativamente alla parte di economica monetaria internazionale:! A) Quali sono le determinanti dei tassi di cambio? ! Analizzeremo le relazioni tra tassi di cambio, prezzi e tassi di interesse.! B) Cosa sono e da cosa sono determinati i cosiddetti squilibri globali? ! Tratteremo della contabilità nazionale in un'economia aperta e della bilancia dei pagamenti.! C) Come funziona il mercato internazionale dei capitali?! D) Perché è necessario il coordinamento delle politiche macroeconomiche?!

Quindi, nello studio dell'economia internazionale vengono messe in risalto in particolare le seguenti 7 tematiche, che possono essere così sintetizzate: 1) i vantaggi derivanti dallo scambio, 2) la struttura del commercio, 3) il protezionismo, 4) la bilancia dei pagamenti, 5) la determinazione del tasso di cambio, 6) il coordinamento internazionale delle politiche economiche, 7) il mercato internazionale dei capitali.!

Il commercio internazionale ai tempi del Covid-19!

Nel grafico possiamo vedere come il commercio internazionale diminuisca in corrispondenza della crisi del 2008 e dell’arrivo della pandemia (2020).!

Innanzitutto, prima di analizzare il grafico è importante introdurre il primo indicatore del commercio internazionale:! Gli indici di valore (o di quantità), anche noti come numeri indice, sono indici semplici ottenuti raffrontando (mettendo a confronto) due valori (ad esempio export e import) in tempi diversi per calcolarne la variazione. Si prende ad esempio il volume del commercio internazionale dell'anno che vogliamo analizzare (2020), fratto il volume dell'anno di riferimento (2015). Se il volume dell'anno che vogliamo analizzare è maggiore del volume dell'anno di riferimento, allora avremo un indice di valore maggiore di 100 e ciò vuol dire che vi è stato un incremento di volume del commercio internazionale nel 2020 rispetto al 2015. Invece se il rapporto è minore di 100 allora vuol dire che vi è stata una diminuzione del commercio.! Il grafico quindi ci mostra come dal 2000 in poi vi sia stato un andamento crescente fino alla crisi finanziaria del 2008, dopo la quale vi è stata invece una caduta. La linea tratteggiata in verde ci mostra come sarebbe ora il volume del commercio internazionale se non ci fosse stata la crisi del 2008. Senza la crisi del 2008 ci sarebbe stata una crescita molto più rapida. Comunque poi si è riusciti a superare la crisi, però il trend non è più tornato ai livelli pre-crisi del 2008 (successivamente vi è stata comunque una crescita, ma una crescita meno che proporzionale rispetto a quella che si avrebbe avuto senza quella crisi). La stessa cosa evidenzia la linea arancione, soltanto in riferimento non più alla crisi del 2008, ma al Covid-19.! Quindi l'informazione importante che ci fornisce il grafico è che le due crisi hanno rallentato la crescita del commercio internazionale. ! Come mai si fa riferimento ai volumi e non ai prezzi? Perché i prezzi possono subire importanti oscillazioni, i prezzi variano mentre i volumi potrebbero rimanere costanti, ecco perché si tiene conto dei volumi. ! ! Questo grafico evidenzia proprio la differenza tra i volumi e i prezzi. Nello specifico, evidenzia la differenza tra il volume e il prezzo del commercio internazionale e la differenza tra il prezzo e il volume del PIL (in inglese GDP) mondiale.!

La bilancia dei pagamenti può ad esempio peggiorare (o migliorare) per un effetto prezzo ma non per effetto delle variazioni dei volumi (che invece rimangono invariati). Ecco perché è importante distinguere il prezzo dai volumi.! Il grafico seguente mostra il rapporto tra le esportazioni globali e il PIL globale (scopriremo poi che questo indicatore prende il nome di propensione all'esportazione). Questo rapporto è un indicatore utile per misurare il grado di coinvolgimento e di integrazione dell’attività economica (PIL) in termini di scambi tra Paesi diversi (esportazioni).

Possiamo definirlo come l'indicatore che misura l'integrazione internazionale. ! Nella prima fase (quella in azzurra), che va dal 1870 al 1914, vi è una crescita dell'integrazione (crescita di questo rapporto). ! Dopodiché, invece, nel periodo delle due guerre mondiali, che coinvolge anche la crisi del '29, vi è stato un peggioramento dell’integrazione rispetto al periodo precedente (meno esportazioni in rapporto al PIL globale). Ciò è dovuto anche da un incremento del protezionismo, che di conseguenza ha ridotto le esportazioni. ! Successivamente, nel periodo che va dal 1945 al 1980, vi è stata un'importante crescita, un consistente aumento dell’integrazione. Questo è il periodo dell'inizio della globalizzazione. Il periodo dopo la seconda guerra mondiale è dunque un periodo di crescita dell'integrazione. Questo trend positivo prosegue anche nel periodo successivo, fino ad arrivare al 2008. La crescita dell'integrazione internazionale avuta in questo periodo (dal 1945 al 2008) è dipesa sopratutto, come anticipato prima, dalla globalizzazione. Le principali cause (i motivi che hanno portato…) della globalizzazione, che è iniziata a partire dal dopoguerra, riguardano: ! -il progresso tecnologico e la conseguente diminuzione dei costi di trasporto. Per costi di trasporto si intendono i costi di trasporto fisici, ma anche i costi di comunicazione (ad esempio le telefonate prima costavano parecchio). Con l’avanzare del progresso tecnologico sono sempre più diminuiti i costi di comunicazione (grazie allo sviluppo di nuove tecnologie informatiche).! -la diminuzione delle barriere tariffarie e non tariffarie. Per barriere tariffarie si intendono i dazi. Riguardo alle barriere tariffarie (dazi) possiamo dire come abbiano avuto un notevole incremento nel periodo delle due guerre, dove praticamente tutti gli Stati adottarono delle forme di protezionismo. Dal dopoguerra in poi è iniziata invece una tendenza di diminuzione continua dei dazi. Questa tendenza è sopratutto dovuta alla nascita del WTO, il quale ha proprio la finalità di

diminuire queste barriere tariffarie e di incrementare pertanto gli scambi internazionali. Oramai quasi la totalità dei Paesi del mondo è membro del WTO, pressoché tutti i Paesi hanno aderito all'organizzazione del commercio mondiale. ! -gli sviluppi politici che hanno reso possibile una maggiore integrazione. Si fa riferimento soprattuto alla nascita dell'Unione Europea, al passaggio dei Paesi dell'est a forme politiche più aperte, il loro avvicinamento ad un sistema economico più capitalistico, ma si fa anche riferimento all'apertura della Cina verso il resto del mondo, che ha così abbandonato il proprio "isolamento".! Dal 2008 in poi, invece, si è registrato un rallentamento della crescita dell'integrazione internazionale (non decrescita). ! !

I protagonisti della globalizzazione: chi commercia e con chi?!

Domanda: le esportazioni della Germania secondo voi sono maggiori o minori rispetto alla Cina? E le importazioni? !

Da un'analisi del 2020 possiamo notare come la Cina sia il più grande esportatore al mondo, davanti anche agli Stati Uniti e subito dopo alla Germania. Dalla tabella vediamo inoltre come la Cina sia anche un grande importatore, nello specifico il secondo al mondo, subito davanti alla Germania. ! Nonostante questi dati, possiamo dire che la Germania sia più aperta della Cina: ciò perché la Germania è un Paese molto più piccolo della Cina e ciononostante ha delle importazioni e delle esportazioni poco inferiori rispetto alla Cina. Quindi per comprendere se un Paese è più o meno aperto internazionalmente rispetto ad un altro non è sufficiente analizzare il semplice valore delle esportazioni e importazioni, ma bisogna tenere conto anche delle dimensioni dei Paesi che si stanno confrontando; bisogna dunque rapportare le esportazioni e le importazioni al PIL del Paese (si tratta dell'indicatore del grado di apertura agli scambi commerciali). ! Vediamo ora nello specifico alcuni indicatori che permettono di misurare il commercio internazionale:! -quote di mercato—> la quota di mercato può essere misurata come il rapporto percentuale tra le importazioni (totali o settoriali) di un Paese A e le importazioni (totali o settoriali) di un Paese B. Oppure può essere indicato come il rapporto tra le importazioni totali del Paese A e le importazioni totali del mondo. O ancora, il rapporto tra le esportazioni di un Paese A e le esportazioni del mondo, e via dicendo…! La quota di mercato è un indicatore molto utilizzato in quanto segnala l'importanza relativa di un Paese nei confronti dei propri partners commerciali.! Le variazioni nelle quote di mercato mondiali rappresentano un semplice indicatore per valutare la competitività delle esportazioni di un Paese. Inoltre, le variazioni delle quote di mercato nel tempo possono anche indicare i vantaggi comparati di lungo periodo. Le variazioni delle quote di mercato nel tempo rappresentano un indicatore relativamente stabile, poiché isentono marginalmente delle fluttuazioni cicliche.! -grado di apertura degli scambi commerciali (internazionali)—> come abbiamo già anticipato, il grado di apertura degli scambi commerciali è il rapporto tra la somma delle esportazioni e delle importazioni e il PIL (X + M / PIL). Esso misura l'importanza degli scambi commerciali (importazioni ed esportazioni) in rapporto all’economia interna (PIL). ! Un aumento di questo indicatore nel tempo segnala una crescente apertura dell'economia di un Paese. ! Tale indicatore può superare il 100% se l'interscambio è superiore al PIL (è il caso di Paesi molto piccoli e fortemente orientati al commercio). ! Il grafico seguente mostra proprio il grado di apertura degli scambi commerciali dei diversi Paesi nel 2014:!

Possiamo notare come la Slovacchia, l'Irlanda e il Lussemburgo abbiano un grado di apertura maggiore del 100%.! -propensione all'esportazione—> è il rapporto tra le (sole) esportazioni e il PIL (esportazioni / PIL). Indica quanta parte della produzione complessiva viene esportata. ! È spesso usato in alternativa al grado di apertura degli scambi commerciali.! Abbiamo quindi visto i protagonisti del commercio internazionale e abbiamo potuto vedere come alcuni siano molto più protagonisti di altri.!

Cosa si commercia? La composizione dei flussi di commercio internazionale!

I beni più commerciati sono i beni manifatturieri, ossia i beni appartenenti al settore tessile, di abbigliamento, alimentare, chimico, automobilistico, di elettronica, eccetera. Per settore manifatturiero si intendono quindi tutti quei settori che si occupano della trasformazione dei beni, si parte dalle materie prime per poi ottenere il prodotto finale. Questo dato lo si può evincere dal seguente grafico, specificamente dal grafico b).! Dal grafico a) invece si evince come relativamente alle fasi del ciclo di produzione siano i beni intermedi quelli ad essere maggiormente commerciati, questo a causa della sempre più diffusa frammentazione del ciclo produttivo. I beni intermedi sono quei beni lavorati ma che non rappresentano ancora il bene finale, in quanto esso necessita di ulteriori lavorazioni. Oramai molto spesso il ciclo produttivo di un bene non viene più effettuato da una sola azienda, ma viene appunto frammentato e realizzato in più aziende, anche collocate in Paesi differenti. Ecco perché i beni maggiormente commerciati sono proprio i beni intermedi e non i beni finali (in quanto i beni intermedi vengono poi lavorati da diverse aziende, non da un'unica azienda).!

Nel grafico il commercio internazionale viene distinto in tre settori: manifatturiero, combustibili e prodotti minerari e agricolo.! Dal grafico viene evidenziata l’evoluzione dell'importanza di questi macro-settori nel corso degli anni. Inizialmente nel 1900 prevaleva il commercio di prodotti agricoli, poi via via con il passare degli anni il commercio dei manufatti ha assunto sempre più importanza, diventando indubbiamente il settore con il maggiore scambio commerciale, a discapito proprio dei prodotti agricoli. Il grafico evidenzia quindi come sia cambiata la natura dei beni scambiati nel corso del tempo.! All’inizio del 1900 (e prima) prevaleva uno scambio tra beni differenti: beni agricoli e beni manufatti. Successivamente lo scambio si evolve e diventa sopratutto tra beni manufatti e altri beni manufatti. La teoria di Ricardo che analizzeremo tra poco si concentra sullo scambio intersettoriale (specializzazione), ossia su uno scambio tra beni differenti, appartenenti a settori diversi, così come può essere lo scambio tra beni agricoli e beni manufatti. !

Produttività del lavoro e vantaggi comparati—> il modello di Ricardo

Ricardo è un economista che è vissuto tra la fine del 1700 e l’inizio dell''800 ed è noto per aver sviluppato la teoria dei vantaggi comparati. Seppur la teoria di Ricardo sia stata realizzata alcuni secoli fa non vuol dire che oggi essa non sia attuale. ! Quali sono le motivazioni che spingono Ricardo a formular...


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