Femminicidio - Pina Lalli materiale secondo esame PDF

Title Femminicidio - Pina Lalli materiale secondo esame
Course Scienze della comunicazione
Institution Università di Bologna
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Pina Lalli materiale secondo esame...


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L’AMORE NON UCCIDE Un fatto sociale è percepibile come tale nella società solo se assume un’esistenza indipendentemente dalle sue manifestazioni individuali. I valori notizia sono l’esito combinato di due fattori: sono influenzati da un insieme di forze tecnologiche, politiche ed economiche, e rispondono a interessi catturando l’umore pubblico (dare al pubblico quel che il pubblico vuole). Essere presente sui media significa per un evento ottenere uno statuto pubblico visibile a tutti; è importante il come, il quanto e la ricorrenza nel tempo rispetto ad altri eventi concomitanti. I media possono trovarsi a operare per contribuire in senso conservatore o innovatore rispetto al presente dell’evento. La cronaca tende a occuparsi di ciò che rompe la quotidianità della vita sociale e diventa evento da dotare di significato pubblico meritevole di attenzione collettiva. Nell’ultimo decennio abbiamo assistito a una progressiva visibilità nella cronaca italiana di eventi relativi all’esercizio di violenza maschile contro le donne: un problema che merita l’interesse pubblico della cronaca nonostante si concretizzi in episodi individuali in ambiti familiari privati. In primo luogo, le battaglie condotte dal movimento femminista italiano e internazionale hanno contribuito al far si che nel discorso pubblico entrasse un uso quasi corrente della parola femminicidio, e a sollecitare il ricorso a una narrazione giornalistica che adoperasse con cautela di fronte a stereotipi derivanti da una giustificazione della violenza di genere di tipo patriarcale. In secondo luogo, le ricerche hanno messo in luce i fattori che concorrono a specificare omicidi perpetrati ai danni delle donne, dimostrando l’esigenza di isolare variabili specifiche e rendere disponibili dati empirici definiti per genere di vittima e perpetratore. In terzo luogo, l’attenzione ai temi legati alla violenza di genere è entrata nel dibattito politico internazionale ed italiano ed in parte accompagnato da una serie di provvedimenti tesi alla definizione di strumenti di tutela delle vittime di violenza. Gusfield afferma in un suo saggio che il problema sociale è tipico delle società moderne, suggerendone una responsabilità sociale per risolvere il risolvibile. È rilevante comprendere quali definizioni si contendano priorità nell’uso del frame interpretativo; nella fattispecie, se da una parte la visibilità pubblica del femminicidio appare condivisa dalla cronaca, molte sono ancora le controversie che i media si trovano a trattare. Appare utile focalizzarci sul prototipo di femminicidio più intimo: l’intimate partner feminicide. Abbiamo cercato di esplorarne il processo di notiziabilità e le strategie di narrazione-presentazione del caso. Quale ascolto riceve nella cronaca la domanda di considerare il femminicidio un fenomeno socio culturale e non individuale e privato? Se l’espressione femminicidio è impiegata da studiose femministe per indicare la persistenza di un’egemonia patriarcale che informa pratiche misogine di prevaricazione sulle donne in quanto donne, la specificità della dimensione relazionale è la prima caratteristica che viene messa in evidenza. La maggioranza degli omicidi avviene per mano del partner o ex partner o amante. La nostra rilevazione ha considerato gli articoli pubblicati nelle edizioni online di 4 quotidiani italiani e la raccolta di 30 interviste a giornalisti di quotidiani, con l’obiettivo di ricostruire i dispositivi di narrazione illustrati dagli operatori dei mezzi d’informazione per comprendere quali grammatiche d’azione governino il loro lavoro nel comporre le notizie. Abbiamo individuato 1562 articoli con copertura pari all 87% dei 215 femminicidi di questo tipo: quasi tutti, sono omicidi volontari per mano di partner o ex partner; solo il 13% non è stato notiziato in nessuno dei 4 quotidiani esaminati.

La notiziabilità sale al salire della non-ordinarietà della relazione. Il filo della notizia corre più online che nel quotidiano stampato. Possiamo distinguere: 1: FEMMINICIDI AD ALTO PROFILO DI NOTIZIABILITA’ – I delitti che hanno maggiormente intercettato l’attenzione della cronaca hanno come oggetto singole vittime: Gloria Rosboch, Noemi Durini, Ashley Olsen, etc. I dati raccolti indicano che sono pochi questi casi non registrati dalla stampa online. Gli elementi enigmatici e scabrosi delle vicende permettono al giornalista di assumere il compito di ricomporre i contorni di un quadro di eventi che non appare immediatamente chiaro. Gli articoli diventano una sorta di storie a puntate poliziesche, e si presenta un fenomeno di tabloidization, settimanalizzazione, che mescola intrecci come avviene in un feuilletton. Apparirebbe rilevante la presenza di altre variabili che ne influiscono la notiziabilità: il dettaglio erotico, l’ambiguità della relazione, il discostarsi da modelli di comportamento ordinari. Il mistero di combina in cronaca scandalistica, e lo spettacolo si accompagna con fotografie, video, etc. Si tratta di un giornalismo di comunicazione attento ai gusti di un lettore gratificato dalla facilità narrativa che non richiede riflessione sociale, politica, economica. I giornalisti diventano investigatori che ricercano un ampio numero di fonti coinvolgendo inquirenti, passanti, vicini, familiari, social media. 2 LA TRAGEDIA DELLA SOLITUDINE – Gli eventi meno notiziati fra gli intimate partner feminicides: 65 brevi articoli (12 dei quali non ricevono notizia), trattano donne molto anziane e malate uccise dal marito - in 20 casi il compagno si uccide a sua volta. La narrazione privilegia un frame meno epico e più empatico che rileva il clima di disperazione in cui si oppone siano avvenuti: donne invalide, anziani soli, figli assenti. Il rimando alla dimensione amorevole, individualizza il dramma suscitando simpatia e l’inaccettabilità del crimine tende a scomparire. Il delitto è presentato come un gesto che ha poco o nulla a che fare con un femminicidio, quasi come se la presenza della malattia comportasse un’automatica assoluzione del perpetratore. Quanta simpatia dobbiamo ancora provare verso questo tradizionale ruolo da patriarca che l’anziano omicida esprime con la massima naturalezza? Nelle aule di giustizia si evocano con espressione eufemistica “omicidi altruistici”. Non un cenno però alle tante donne anziane che curano i mariti invalidi, “il dono di sé che ci si attende dalle donne appare troppo naturalizzato per meritare attenzione.” Il frame egemone si riduce a un semplice schema: schiacciati da un compito che tradizionalmente non compete loro, il solo punto di vista rilevante è quello di un assassino trasformato in vittima di circostanze, come se fosse sua la sofferenza, e la donna si riduce a non-persona. 3: IL FEMMINICIDIO TIPICO, LA SUA ROUTINIZZAZIONE A EPISODIO DI CRONACA – La maggior parte dei casi presi in esame rivela episodi di femminicidio più standardizzati, con un format di cronaca più specifico. Quando si descrive un femminicidio quasi normale, ovvero senza elementi scabrosi, et similia, il racconto attinge a un numero limitato di costruzioni narrative che si limitano a ripercorrere elementi tipici della cronaca nera. Questa routinizzazione utilizza cornici di significato ricorrenti che normalizzano il femminicidio come un crimine con caratteristiche simili, fornendone una spiegazione quasi rassicurante. Le categorie maggiormente impiegate sono l’amore romantico, la perdita di controllo e la paura dell’abbandono, usati singolarmente o combinati tra loro – che trattano il tradimento, l’abbandono, la gelosia, il litigio di quella determinata coppia. Emerge il tema della denuncia, difatti negli articoli si tende a prestare attenzione alla presenza o meno di eventuali denunce di abusi pregressi, rendendo più difficile giustificare il femminicidio come il prodotto di un raptus legato a una momentanea perdita di controllo. Emerge un dispositivo di blaming che si indirizza

verso altri responsabili oltre all’assassino: victim blaming, nei casi in cui la vittima non ha denunciato violenze pregresse, ed institutional blaming quando l’istituto giudiziario non ha saputo isolare individui violenti. Ricordando Moscovici, si considerano le rappresentazioni sociali come mediatori necessari in ogni attribuzione di causa per tenere a mente che la causalità non esiste in se stessa ma soltanto in una rappresentazione che la sostiene. “Per classi dominanti, gli individui sono responsabili di tutto ciò che gli accade e dei loro fallimenti (causalità di destra), e per le classi dominate, i fallimenti sono dovuti dalla società (causalità di sinistra).” La cronaca sposa la causalità di destra, in cui la responsabilità rimane in primo luogo individuale. LE INTERVISTE AI GIORNALISTI – 30 interviste in cui un po’ tutti sottolineano la velocità con cui devono compiere il lavoro di ricerca; la prima fonte sono le forze dell’ordine (istituzionali), e poi ci sono Fb e Instagram, che vanno saputi usare. I social diventano una sorta di spioncino dove si individuano persone da contattare per conoscere meglio la storia della vittima. Ci sono poi fonti confidenziali, ovvero persone sul territorio che fanno da sentinella per il cronista. Solo in loco si può investigare cercando di raccogliere ulteriori testimonianze da parte della gente del luogo. Si tende a dedicare più spazio quando la vittima è molto giovane o veste una posizione sociale di rilievo. In generale, la notizia di femminicidio scema dopo due o tre giorni, soprattutto se l’esito delle indagini arriva subito. A influenzare la durata può esserci anche la coincidenza con una particolare ricorrenza (effetto catena), che può avere anche effetto inverso di minore notiziabilità nel caso ci siano eventi con più morti o simili. Quando la vittima è donna, si tende a porre attenzione alla sfera emotiva della storia – ci sono poi vittime di serie B, come prostitute o straniere, per le quali è meno agevole suscitare simpatia o immedesimazione. Interessanti differenze sono state rilevate rispetto all’uso del termine femminicidio: 1 troppo tecnico 2 talmente contaminato da rischiare di degradare il delitto in qualcosa di meno criminale 3 indizio di un’opinione di parte che contrasta l’ideale neutralità professionale del giornalista 4 inesistente nel dettato giuridico, che non lo prevede come reato specifico. CONCLUSIONI – Il femminicidio ha oggi un valore notizia in quanto fatto di interesse pubblico su istanza di movimenti femminili e di riforme istituzionali, ma tuttavia la cronaca non lo caratterizza come vero e proprio fatto sociale, senza identificarne con chiarezza la consapevolezza del crimine. Un vuoto in cui brilla per la sua assenza la dimensione sociale di un diritto negato: l’uguaglianza di compiti, aspettative, riconoscimenti. Il perché del crimine sembra trovarsi nella passione malata di qualcuno. La cronaca ci indica che la ragnatela di significati con cui interpretiamo gli eventi ci offre un mondo che ancora annaspa per fare i conti con differenze strutturali che la battaglia ideologica anti-patriarcato non è riuscita ad abbattere. Il cronista può limitarsi alla routine procedurale con cui imbastire il resoconto dei fatti (5 W), oppure può valorizzare in modo consapevole il versante interpretativo che ogni racconto comporta interrogandosi sui luoghi comuni e sulle implicazioni tacite della narrazione....


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