Filosofia dell’età globale PDF

Title Filosofia dell’età globale
Course scienze politiche
Institution Università degli Studi di Firenze
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Appunti filosofia dell'età globalE...


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Filosofia dell’età globale ! 25/02! Si da per scontato che ci sia un cambiamento climatico e che questo abbia un0origine antropica. ! La genealogia del cambiamento climatico è anche una genealogia delle categorie che l’hanno reso possibile. La nostra è la cosiddetta era geologica, l’era in cui l’uomo ha lasciato la sua impronta sulla terra. Per comprendere la genesi occorre guardare a come gli uomini hanno concettualizzato il loro rapporto con la natura. Il modo in cui pensiamo si traduce nelle cose che facciamo. La curva dell’emissione di CO2 ad esempio assume la forma di una mazza da hockey: sempre decrescente nel tempo fino all’800, dove si rilancia con forzar verso l’alto.! Nella prospettiva di Blumemberg ha senso parlare di modernità a partire dal ‘500. Per B. lo stabilirsi della nuova epoca è stato un presupposto fondamentale per l’introduzione della tecnica. La modernità nasce quando il mondo medievale collassa per ragioni interne, che rimandando all’avvento della posizione tecnologico-filosofica che va sotto il nome di nominalismo. Questo concepisce la natura in termini di mondo ed è il carburante per lo sviluppo della tecnica moderna. I nostri problemi e i nostri comfort iniziano nel ‘600. ! Sloterdijk ripercorre lo stesso ragionamento con una chiave un po’ diversa e con diverse categorie. Gli uomini sono animali che si devono immunizzare dall’ambiente. ! Latour intraprende una lettura diversa della modernità. Condivide con gli altri il pensiero che il problema nasce all0’interni del perimetro di un’epoca. Fuori dal rapporto uomo-natura il problema del cambiamento climatico non avrebbe neanche potuto prodursi. Il cambiamento climatico è l’esito ultimo di un modo di pensare e finche noi manteniamo questo modo di pensare sarà impossibile uscire da questo problema.! Per questi 3 autori l’accento cade sulle forme di soggettività.! Quella di Moore è una lettura interna alla filosofia politica. L’accento si sposta sugli aspetti economico sistemici. Si sposta sulla nascita di un nuovo modo di produzione.! Chakrabarty si concentra invece sul rapporto tra cambiamento climatico e capitale.! Cosa rende cosi difficile affrontare il fenomeno del cambiamento climatico?! Accordo di Kyoto. Può darsi che abbiamo già raggiunto il punto di non ritorno.! 3/03! Com’è stata possibile una manipolazione degli esiti naturali cosi profonda?! Tutti gli autori insistono sul tema centrale del rapporto tra tecnica e capitalismo. Il pensiero unificante riguarda il fatto che non c’è molta differenza tra i modi dell’uomo di rapportarsi con la natura. Tutti questi autori difendono l’idea che il nostro rapporto con il modo è medito da filtri, paradigmi, strutture di tipo concettuale. Non esiste un mondo senza filtri. Non trova cittadina a l’idea che il rapporto con il mondo che sta fuori sia determinato sulla base di varianti antropologiche. Parlare di mondo si riferisce a qualcosa di più o meno condiviso, ma in realtà significa pensare e dire cose diverse. Dire mondo, globo, terra significa dire cose diverse.!

L’uomo ha bisogno della tecnica perché non ha doti naturali, non ha gli artigli come gli animali e quindi deve costruirseli artificialmente. La tecnica è una costante antropologica. La tecnica dei moderni è figlia di un rapporto con il mondo e coca la realtà che ha trasformato il mondo in qualcosa di diverso rispetto alla concezione medievale. Il modo in cui ci rapportiamo alla natura non ha niente di naturale. Il cambiamento climatico e il riscaldamento globale sono prodotti della tecnicizzazione.!

Blumemberg “Perdita dell’ordine e l’autoaffermazione” è un testo del ‘62, che appartiene alle sue prime riflessioni. Il suo testo più importante è “la legittimità dell’età moderna” del ‘66 ed è un testo di interpretazione filosofica della storia. L’impostazione di Blumemberg è già chiara nella prima pagina e mezzo. La tesi di fondo è così riassumibile: la modernità è l’epoca in cui la realtà cessa di essere concepita come cosmo e viene concepita come mondo. Questo passaggio produce una trasformazione dell’atteggiamento soggettivo nei confronti della realtà, che Blumemberg definisce autoaffermazione. Essa sta al mondo come l’assolutismo teologico sta al mondo.! Come si passa da cosmo a mondo?! Qualcuno ha sostenuto che la modernità. È il flusso della secolarizzazione. Il passaggio è dato dal venir meno delle credenze religiose a seguito della marcia trionfale della scienza. Il testo “la legittimità dell’età moderna” è costruito contro il concetto di secolarizzazione. Il passaggio tra i due mondi è il flusso del collasso strutturale dell’immagine del cosmo per ragioni interne. Collassa sotto il peso di domande a cui non si riesce a fornire delle risposte. Si dissolve per là propria interna inconsistenza. Il crollo strutturale è dato soprattutto dalla disputa sugli universali: intorno alla metà dell’XI secolo due schieramenti discutono in torno alla questione della “natura degli universali”. Gli universali sono vocaboli che hanno la funzione di raccogliere una serie di oggetti sognolari molto diversi tra di loro: l’uomo è universale, l’albero è universale… un universale è un nome collettivo, il cui opposto è un nome e proprio. I realisti sostengono che gli universali hanno un’esistenza reale, distinta e autonoma dagli enti singolari (riprende Platone). In realtà i realisti appaiono come anti realisti nel dibattito sulla natura degli universali. Anselmo d’Aosta è il capostipite di questa fazione. Dio, quando ha creato il mondo, è stato limitato nell’esercizio del suo potere dagli esiti finali. I membri dell’altra fazione (nominalisti) dicono che gli universali sono nomi, etichette con le quali noi diamo un’espressione riassuntiva. Gli universali non hanno un’esistenza oggettiva. Il primo nominalista è Roscellino, ma il più importante è Guglielmo di Occam. Gli universali sono costrutti mentali che ci servono per mettere ordine nel mondo, sulla base di somiglianze e differenze. È nominalista anche Thomas Hobbes, Weber… Secondo I nominalisti dio ha creato il mondo facendo come ha voluto, ed ha il potere assoluto di interrompere e cambiare le cose come e quando vuole. La potenza di Dio non è sottoposta a nessun ordine. Il mondo dei nominalisti è un mondo in cui non esiste un ordine teleologico (orientato ad un fine umanamente concepibile): noi dobbiamo rapportarci al mondo come se Dio non ci fosse.!

Nel modo di fare filosofia della tecnica ci si può riferire a due pensieri: “la tecnica è un fenomeno specificatamente umano” (la tecnica ha le sue radici nella natura. Se cosi è c’è tecnica nell’uomo e c’è uomo nella tecnica) e “la tecnica è considerata un fenomeno storico”. Blumemberg si schiera a fianco del secondo approccio. La tecnica non è vista come strumento per assicurare la sopravvivenza, ma è una cosa molto più complessa da comprendere. La tecnica non è più qualcosa di esterno, ma diventa parte di un progetto. Diventa un modo in cui io mi relazionano alla realtà la fuori e mi rapporto come essere tecnico.si matura un atteggiamento di autoaffermazione: la tecnica è un dispositivo di relazione con il mondo. Non c’è un ordine che pone dei limiti, ma c’è solamente materia disponibile. Il venir meno di un certo tipo di ordine produce mano libera, disponibilità limitata e scatena le equazioni potere=libertà di fare.! 4/03! Il filone di riflessione sulla tecnica e sul mondo moderno è caratterizzato dalla posizione di max Weber, Adorno e Horkheimer. Gli ultimi due autori riprendono da Weber alcuni temi che rimandano alla questione della razionalizzazione e la svolgono in una chiave più apertamente critica. Per Weber Il testo di riferimento è la sociologia della religione. Per H. e A. i testi chiave sono “eclissi della ragione” e “dialettica dell’Illuminismo”: questi testi sono accomunati da un’idea della tecnica come sistema che si autoalimenta, basato e strutturato sull’ipertrofia della ragione strumentale.la tecnica è parte di un mondo che ha portato a concepire la ragione essenzialmente in termini strumentali. Con la razionalizzazione Weberiana la questione dei fini viene scorporata e messa in secondo piano, e ci si concentra sempre di più sui mezzi: diventa cieco rispetto ai fini. Uno dei tratti fondamentali di questo dispositivo sarebbe una forma di antropocentrismo (l’uomo si pone come dominatore assoluto della natura). Gli uomini agiscono concentrandosi solo sui mezzi, senza prendere in considerazione gli scopi. Blumemberg Sostiene che la tecnica nasce con la fine dell’antropocentrismo. Per la tecnica di Blumemberg l’uomo non è posto al centro, ma ai margini. Nella prospettiva di Blumemberg tutti questi mezzi servono per manipolare il mondo, e trasformarlo dal luogo in conveniente a luogo adatto per l’uomo. In Blumemberg il dispositivo tecnico riesce a soddisfare i desideri e produce l’esplosione dei desideri. Nelle epoche del cosmo tutta una serie di caratteristiche del desiderio non ci sono. Per B. La domanda fondamentale per descrivere l’autoaffermazione è: “sussistono ragioni per cui l’uomo possa ritenere che la struttura del mondo nei suoi confronti una qualche particolarità a riguardo?“ Il cosmo è una struttura che ha nei confronti dell’uomo un qualche particolare rituale. ! Nella disposizione gerarchica c’è la dimensione della responsabilità: chi sta sopra a maggiori responsabilità nei confronti di chi sta sotto.i moderni non raggiungono mai il sommo bene: una volta soddisfatto un desiderio, ne viene fuori un altro. Weber diceva: Abramo poteva morire stanco e sazio. I moderni, invece, possono morire stanchi ma mai sazi.quando non c’è un ordine nel mondo, non c’è un fini né una destinazione. C’è solo una singola fine. La realizzazione degli scopi (senso del mondo) è un prodotto della soggettività. L’antropocentrismo dei moderni è un antropocentrismo prodotto, mentre quello dei medievali è un antropocentrismo dato. Il mondo era già ordinato per l’uomo nell’epoca medievale. I moderni sostengono che l’uomo non abbia una casa del mondo, e quindi se la costruisce. Il nostro è un antropocentrismo di fatto che legittima la pretesa antropocentrica. L’antropocentrismo per pretesa non è altro che l’autoaffermazione. La tecnologia produce familiarità con il mondo e certezza del senso. Nella prospettiva dell’autoaffermazione sparisce la familiarità e subentra l’incertezza sul senso. Il senso non è qualcosa di dato, ma me lo devo costruire. Nel mondo dei moderni nessuno ti può dire cosa è giusto o sbagliato per te. Nessuno ti può dire cosa devi o non devi fare. Nel mondo dei moderni l’uomo è libero di fare ciò che vuole. Cosmo significa familiarità con il mondo e fiducia nel mondo,

significa essere a casa nel mondo, significa percepire l’ordine come vincolo etico, significa pensare che esiste un legame gerarchico che tiene insieme le relazioni tra le parti che compongono il mondo. Nel mondo non c’è un ordine teleologico, ma meccanico. Non c’è gerarchia, ma uguaglianza. Non ci sono limiti e vi è la possibilità di fare tutto ciò che è possibile fare.nel cosmo c’è la provvidenza, nel mondo c’è l’autoaffermazione. Essa è distinta rispetto all’autoconservazione. L’uomo, essendo un essere perfettamente equipaggiato, necessariamente un atteggiamento tecnico, ma lo strumentario dell’auto conservazione rimane costante per lunghi periodi di tempo. All’inizio del seicento questa età debolissima ascendente si impenna: si producono nuove invenzioni. Per migliaia di anni l’uomo non si è rappresentato così. L’uomo ha vissuto per 2500 anni convinto di godere di una posizione di privilegio e abbondanza che in realtà non ha mai avuto. Per B la tecnica dipende da un’immagine del mondo. Nella modernità sia l’impennata della retta grazie ad un cambiamento cognitivo. L’uomo è sempre stato carente, ma la tecnica esplosa nel momento in cui l’uomo è diventato consapevole di tale carenza. Nominalismo della natura e degli uomini hanno trasformato il cosmo in un mondo, e questo ha dato il via allo sviluppo della tecnica. La tecnica nasce come un frutto di una nuova qualità della coscienza.! 5/03! “Weltbild”: visione del mondo! “Umwelt” ambiente circostante ! L’uomo non vive in un ambiente circostante, ma vive in un Welt (mondo).! “Cosmo”: proviene da Cosmeo, che significa mettere ordine e bellezza. Per i greci Cosmos significava la serie di regole che teneva insieme la totalità degli enti. L’ordine è un valore e quindi norma.! La parola “mondo”, invece, è più ambigua.a moltissimi significati. Finora l’abbiamo considerata come contrapposizione tra Welt e Cosmos. La parola mondo è un’alternativa al concetto di aldilà.mondo è sinonimo di secolo, inteso come luogo fisico di un insieme di fenomeni. Il significato della parola mondo dipende dal termine che gli viene affiancato, contrapposto, o dal quale si distingue. Mondo inteso come contrapposto al cosmo, indica una totalità, un insieme complesso di fenomeni. Da questa totalità, però, non derivano effetti normativi. L’unica parola con carattere normativo in italiano e dovere. In tedesco indica una necessità fisico-naturale ed è un dovere di tipo tecnico. Il termine “sollen”, invece, indica un dovere di tipo normativo: ti senti obbligato in coscienza di fare una determinata cosa (non vi è una necessità effettiva).! “Weltanshauung” (visone del mondo) è un termine molto diffuso dalla fine del ‘700 con Kant ed è arrivato fino a noi. Si riferisce allo sguardo sul mondo circostante (da una montagna) che lo comprende nel suo insieme. ! Nel Weltbild c’è un elemento più attivamente selettivo e formativo: prendere dei materiali ed assemblarli insieme per costruire. E l’uomo da riforma ciò che vuole assemblare. C’è un tratto di maggiore attività e meno passività.! Weber Negli anni 15-16 Lavora al testo “introduzione all’etica economica delle religioni universali”. La pubblica nel 20 poco prima di morire. Weber descrive il Weltbild come: la redenzione acquistò

un significato specifico dove fu un’immagine del mondo. La redenzione è un’idea generica che può essere declinata in tanti modi. Ciò che la redenzione voleva e poteva significare, dipendeva dall’immagine del mondo e dalla presa di posizione. Le immagini del mondo create con le idee, hanno spesso determinato (come deviatore) le vie sulle quali la dinamica dell’interesse continua a spingere in avanti l’agire. L’immagine del mondo stabiliva per che cosa E da che cosa si potesse essere redenti. B definisce l’immagine del mondo come la totalità dei fenomeni di cui noi facciamo esperienza, anche se questa totalità eccede ogni tipo di esperienza. Ad esempio noi facciamo esperienza di singole persone (amico) ed esperienza su persone (politici) attraverso altri canali (giornali, TV). Quando mi pongo la domanda cos’è l’uomo, introducono un elemento identificabile.! Secondo B noi insistiamo a fare metafisica e filosofia perché le immagini hanno e svolgono una fondamentale funzione di orientamento pratico. Conoscere l’uomo è un dettaglio da non trascurare. La verità non c’è e non si può dimostrare. La verità esiste solo quando smetto di domandarmi che cos’è, per chiedermi come funziona. Quando mi disinteressa della verità metafisica, e mi occupo della funzione, conosco la verità. Il modello è la totalità complessa di fenomeni ingovernabili. B considera le immagini modi di semplificazione e proiezione al di là dell’esperienza. Noi non sappiamo e non sapremo mai cos’è il mondo, ma ci serve saperlo per poter vivere.! Weber Sostiene che la scienza moderna non dimostra l’ateismo e non spiega l’origine. L’origine sta prima dell’essere. B dice che tutti i nostri problemi, compresi quelli connessi al cambiamento climatico, nascono da un diverso modo di pensare il mondo, inteso come quella cosa che non possiamo mai raggiungere ma che ci è indispensabile per orientarsi nel mondo.! Quando gli uomini hanno smesso di percepire il mondo come cosmo, e l’hanno percepito come mondo dei nominalisti o della fisica moderna, sono cominciati i problemi: è saltata l’idea di limite, di ordine oggettivo. L’ordine è diventato un costrutto umano, ma che mai e riproduzione di un ordine già dato.! Conclude con un testo Hobbes, riprendendo la frase “la natura ha dato tutto a tutti”. Lo Stato e la politica devono adeguarsi a questa misura. Occorre una giusta distribuzione dei beni, per essere coerenti con l’azione della natura. La proprietà privata e la sostituzione de “La natura ha dato tutto a tutti” con l’idea della scarsità. I moderni sono sopraffatti dall’idea che la natura non abbia dato abbastanza. Hobbes sostiene che la natura non solo da tutto a tutti, ma permette a tutti gli individui di ottenere tutto l’ottenibile. L’uomo è un animale insocievole. ! “Il minimo di disposizione ontologica e nel contempo il massimo della potenzialità costruttiva”: il riassunto della genealogia del cambiamento climatico per B. Se percepisco il fuori come disordinato, lo posso fare lo stesso.! Quando il mondo è stato inteso come il mondo dei nominalistico, si è prodotto uno scarto, una discontinuità che ci ha condotto fin qua. L’immagine del mondo, per B, è un modo di relazionarsi agli enti di questo mondo e al mondo come oggetto totale, sapendo che c’è un filtro che li rende oggettivamente inattingibili. C’è una verità su cos’è l’uomo, ma è come se l’uomo si fosse fatto una diversa immagine del mondo che per secoli l’ho fatto vivere in modo diverso da come avrebbe dovuto. L’uomo come essere carente è un’immagine dell’uomo. L’immagine del mondo dei moderni non è più vera, né più adeguata alla natura dell’uomo: è un’immagine come le altre.

Produce soggetti e pratiche completamente diverse. Noi siamo quello che la nostra immagine del mondo ci fa essere.! 11/03! Sloderdijk ! “Il mondo dentro il capitale“ è una rilettura sul tema della globalizzazione. Ripropone una grande narrazione. Le pagine iniziali sono dedicati alle grandi narrazioni. Tra la fine degli anni 80 e inizio degli anni 90 si è sviluppato un dibattito sul tema modernità e post modernità. Per Lyotard Si parlava della fine delle grandi narrazioni. La parte iniziale del testo di S è dedicata alla difesa dell’idea di una grande narrazione filosofica sulla globalizzazione, evidenziando ciò che manca. L’idea è quella di rivendicare un ruolo alla filosofia. La filosofia della storia è una branca della filosofia, che si concentra sulla prospettiva storica. S si deve confrontare con la legittimità di questa impresa. S distingue due tipi di filosofia della storia. S mette insieme tante filosofie della storia (Cristiana, Liber progressista, Hegeliana, marxista e fascista), tutte sotto un unico segno. Oggi non si può più fare filosofia della storia intendendola come era intesa nel passato. Tutte queste grandi narrazioni sono accomunate dal fatto che la storia ha un senso oggettivo. I fenomeni storici hanno un fine, realizzano una finalità, che è quella che conferisce loro un senso indipendentemente dall’azione dell’uomo. C’è una legge nella storia, c’è un movimento direzionato, che è portatore di una fine dotata di un valore positivo. La storia ha un suo movimento, indipendentemente dalla volontà degli uomini, chiamati però sostenerlo, accelerarlo, ostacolarlo eccetera… Noi non siamo a determinare la direzione del movimento, ma possiamo ostacolarlo volontariamente e involontariamente. La filosofia della storia proposta da S è un’interpretazione di ciò che è successo, suddivisa per grandi epoche. In questo disegno non c’è niente di finalistico né teleologico. Tratta della stessa filosofia della storia di B. Tutte le poche prima della modernità producono un rapporto uomo natura diverso. L’immagine del mondo dei moderni a come effetto pratico il passaggio dall’autodefinizione all’autoaffermazione, dal mondo come ordine finalistico materia a disposizione dell’uomo. In questo percorso non c’è niente di finalistico. La modernità non è l’esito necessario, ma l’analisi dei presupposti che consentono un vero e proprio mutamento di epoca. S propone una filosofia della storia in stile B (costruire macro epoche della storia dell’uomo occidentale) a partire da grandi fasi: distingue una globalizzazione del cielo (comprende la storia classica e tutto il mondo cristiano antico e medievale, corrisponde all’epoca premoderna di B), globalizzazione terrestre (1492 al 1994) e la globalizzazione elettronica (accordi di Bretton Woods, fino ai giorni nostri). La globalizzazione terrestre inizia con la scoperta dell’America, prosegue con le varie esplorazioni marittime ed arriva il colonialismo e colonizzaz...


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