Geografia Culturale (A. Vallega) Riassunto PDF

Title Geografia Culturale (A. Vallega) Riassunto
Author Giulia Arena
Course Geografia della comunicazione
Institution Università di Pisa
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GEOGRAFIA CULTURALE (Vallega) INTRODUZIONE 1993 Antalya (Turchia): paesi mediterranei e nazioni unite discussero su come la CONVENZIONE DI BARCELLONA e IL PIANO D’AZIONE DEL MEDITERRANEO potevano essere aggiornati per uno sviluppo sostenibile: tra le persone che presero parte a questa discussione c’erano anche 2 GEOGRAFI che volevano studiare Antalya e questa divenne un importante caso studio per promuovere lo sviluppo sostenibile. Arrivarono così ad una rappresentazione della località che mostrava una correlazione tra: - Espansione del turismo - Sviluppo di alberghi e porticciolo turistico - Creazione di nuovi quartieri Furono elaborate carte geografiche che valutavano la pressione umana sul territorio e sulle acque dolci. 1° GEOGRAFO: fa una rappresentazione che rientra nella GEOGRAFIA UMANA, soprattutto quella del 2° ‘900 influenzata dal pensiero strutturalista. Elaborò rappresentazioni cartografiche puntuali perché la sua idea era semplice: idea di una realtà ridotta ad un’intelaiatura costituita da elementi FISICI e UMANI, i quali sono connessi tra loro da relazioni e sono soggetti ad evolversi. Quindi si tratta di un’IDEA DI UNA STRUTTURA. Egli aveva MODELLIZZATO LA REALTA’: analizzò l’economia turistica, analizzò il consumo di risorse naturali. 2° GEOGRAFO: fa una rappresentazione che rientra nella GEOGRAFIA CULTURALE, soprattutto in indirizzi che si svilupparono dagli anni ’80. Adottò un’impostazione diversa, non era d’accordo con la raccolta di dati quantitativi. Così attribuì attenzione a STORIA e RADICI CULTURALI della città: eseguì un’esplorazione nella cultura locale, parlando con la gente, visitando luoghi e studiando carte geo-simboliche (in cui c’erano i simboli con un valore storico e culturale del luogo).

CAPITOLO 1 CULTURA, GEOGRAFIA, MODERNITA’ CULTURA E LINGUAGGIO L’origine di CULTURA e CIVILTA’: si fa risalire all’idea greca di PAIDEIA = livello individuale di educazione. Ma “CULTURA” ha radici più lontane: nel ‘700 indicava le qualità intellettuali/morali che l’individuo possiede per natura e che possono essere migliorate con l’uso della ragione. Questo portò a vari dibattiti: Kant discusse su come l’ILLUMINISMO avrebbe potuto elevare queste qualità. Kapp: parlava per la prima volta di GEOGRAFIA CULTURALE, introducendo questo concetto nella geografia tedesca nel 1845. Nel frattempo in Europa: c’era tensione intellettuale ed emotiva intorno al dibattito filosofico/sociale, perché mettevano in discussione l’idea stessa di modernità.

HUMBOLDT E RITTER: PROSPETTIVE DIVARICANTI HUMBOLDT: opera “KOSMOS” in cui illustra la geografia secondo il disegno razionalista = cioè che fonda il processo di costruzione della conoscenza sulla ragione. Nei suoi studi precedenti Humboldt si occupò del territorio dal punto di vista MOROFLOGICO: cioè associando il territorio ad usi e costumi. Humboldt viene definito SCIENZIATO-VIAGGIATORE = studioso che, attraverso molti viaggi ed esperienze dirette nella realtà geografica, elabora teorie per far progredire il sapere. Lui usa anche la letteratura da viaggio per appassionare i lettori. HUMBOLDT: per lui la conoscenza è di tipo BINARIO, cioè costituita da 2 elementi: - Rappresentazione della realtà territoriale - E la relativa spiegazione

RITTER: oltre alla realtà materiale/visibile, Ritter tiene conto della REALTA’ NON VISIBILE = vie di comunicazione, distribuzione della popolazione, modi di coltivazione, strutture sociale… Nello studio del PAESAGGIO Ritter porta avanti l’idea di un paesaggio intessuto di segni che ci spiegano una realtà che va oltre il visibile. RITTER: per lui la conoscenza è di tipo TERNARIO, cioè costituito da 3 elementi: - Rappresentazione della realtà territoriale - La relativa spiegazione - Realtà territoriale, cioè l’oggetto come referente. -

GEOGRAFIA, ETNOLOGIA, ETNOGRAFIA - Humboldt e Ritter producevano descrizioni che anticipavano la GEOGRAFIA CULTURALE (pur senza darle veste disciplinare), - Altre scienze intanto si occupavano esplicitamente della CULTURA.

Dagli anni ’30 dell’800: iniziano STUDI DEMO–ETNO–ANTROPOLOGICI: ETNOLOGIA = spiegare singole culture e produrre ricerche sistematiche. ANTROPOLOGIA = studio caratteristiche somatiche dell’uomo. Agli inizi del ‘900 l’antropologia si divise in 2 rami: -

ANTROPOLOGIA FISICA = studio delle caratteristiche somatiche

-

ANTROPOLOGIA CULTURALE = indagini sulle culture

Inizio ‘900: il panorama si fa più chiaro e si distinguono meglio queste due discipline: -

ETNOLOGIA = branca dell’antropologia che studia e confronta le popolazioni. Rispetto all’antropologia culturale usa di più la comparazione tra diverse culture.

-

ETNOGRAFIA = disciplina descrittiva che raccoglie i materiali di osservazione su cui opera l’etnologia.

Queste due discipline nel Nord America poi rientreranno nella branca dell’antropologia culturale.

Etnologia e Etnografia divennero punti di riferimento per la geografia stessa: GEOGRAFIA: passò da una funzione pionieristica (di esplorazione) ad una funzione subalterna/dipendente da queste altre discipline (antropologia, etnologia, etnografia).

DEBUTTO DELLA TEORIA CULTURALE Grazie a questi primi lavori svolti da etnologi/etnografi/geografi: nella seconda metà dell’800 ci furono i presupposti per abbozzare una teoria di CULTURA in senso SOCIALE: il primo passo lo fece TYLOR: antropologo britannico che scrisse “PRIMITIVE CULTURE”. In quest’opera Tylor presenta una prima definizione di CULTURA = nel suo ampio senso etnografico, è l’insieme complesso di conoscenza/arte/credenze/diritto/morale/costume e qualsiasi altra capacità o abitudine che l’uomo acquisisce come membro di una società. Tylor definì la CULTURA all’interno di una visione evoluzionistica, in pratica estese la teoria di Darwin verso lo studio delle culture. LE CULTURE SECONDO RATZEL RATZEL = etnologo e geografo tedesco, viene considerato non proprio il fondatore, ma il primo ORGANIZZATORE SISTEMATICO DELLA GEOGRAFIA UMANA. Egli affrontò molti viaggi per osservare non tanto la natura ma i popoli e i loro comportamenti. La sua opera principale è “ANTROPOGEOGRAPHIE”. Finalità della geografia ratzeliana: - Analisi dei modi di distribuzione dei gruppi umani e delle loro culture - Interpretazione di queste distribuzioni, sulla base dell’eventuale influenza dell’ambiente naturale - Analisi degli effetti dell’ambiente naturale su società e individui Secondo Ratzel i popoli si muovono nei territori finché non trovano condizioni ambientali che favoriscano il loro sviluppo. Nella sua geografia antropica, esiste l’idea di SUPERIORITA’ di un gruppo umano rispetto ad un altro. Inoltre per Ratzel l’oggetto geografico da analizzare non è il popolo, ma lo STATO: quindi la condizione dei popoli vista in chiave evoluzionistica/organicistica. Gli studi di Ratzel furono accusati di Determinismo ambientale: secondo cui il comportamento sociale è fortemente influenzato dal territorio.

UNO STATUTO EPISTEMOLOGICO Per arrivare a vedere uno statuto epistemologico della geografia culturale (cioè arrivare alla geografia culturale come metodo di conoscenza/disciplina reale, certificata) bisogna spostarci: nel 1930 negli USA. 1931: CARL SAUER DEFINI’ I PRINCIPI FONDAMENTALI E GLI OBIETTIVI DELLA GEOGRAFIA CULTURALE. Per questo ne viene considerato il fondatore.

Sauer definisce la GEOGRAFIA CULTURALE = come l’applicazione dell’idea di cultura ai problemi geografici. La ricerca della geografia culturale viene orientata da Sauer verso 4 direzioni: - Distribuzione geografica degli elementi culturali - Manifestazioni geografiche dell’ecologia culturale - Identificazione delle regioni culturali - Specializzazione regionale delle culture Per lui la geografia deve dedicarsi completamente alla morfologia del paesaggio, e limitarsi quindi a ciò che è leggibile sulla Terra. Sauer concepisce la cultura come l’insieme di strumenti/artefatti che permettono all’uomo di intervenire sul mondo esterno. Sauer fondò la Scuola di Berkeley specializzata nello studio del paesaggio, quindi contribuì con molte ricerche allo sviluppo della geografia culturale. SVILUPPO E DELEGITTIMAZIONE Nella modernità: la GEOGRAFIA CULTURALE trova il suo terreno migliore nello studio di: - Culture semplici - Ambienti rurali In questo ambito, il GEOGRAFO può collaborare con l’ANTROPOLOGO CULTURALE: lavorano sulle stesse cose ma da diverse prospettive, unendo i loro metodi. Durante gli anni ’60 però: urbanizzazione e industrializzazione spostano l’attenzione verso lo studio della CULTURA URBANA, INTERAZIONE TRA CULTURE LOCALI, CULTURE DI IMMIGRATI. Sia l’antropologo che il geografo adottarono il pensiero STRUTTURALISTA = pensiero secondo cui ogni cosa è formata da elementi che acquisiscono valore solo quando sono in relazione tra loro.

CAPITOLO 2 NUOVA GEOGRAFIA CULTURALE E POSTMODERNITA’ LA NUOVA GEOGRAFIA CULTURALE Dall’800 agli anni ’60: 1^ fase della GEOGRAFIA CULTURALE: fase della nascita e dello sviluppo. Negli anni ’30 del ‘900 la geografia culturale si afferma del tutto, acquisendo un vero statuto epistemologico, grazie a Sauer (e alla sua scuola di Berkeley). Fattori che hanno portato all’affermazione della geografia culturale: - Il fatto che la geografia culturale adottò una visione STRUTTURALISTA della realtà. Lo Strutturalismo usa quindi dati oggettivi basati su valori misurabili, perciò rispecchia la geografia culturale tradizionale. Lo Strutturalismo viene usato come base teorica sia dalla geografia culturale sia dall’antropologia culturale, in cui non è il territorio ad essere esaminato ma sono le CULTURE ad essere esaminate come aggregati di elementi che verranno poi classificati (con schemi generali). -

Il fatto che la geografia culturale considerava le relazioni tra gli elementi in termini causalistici. Attribuendo quindi ad alcuni elementi la funzione di causa e ad altri la funzione di effetto.

Anni ’60: la geografia culturale va avanti grazie allo Strutturalismo ma in questi anni si arriva al declino della geografia culturale. Anni ’80: l’impostazione degli studiosi di geografia culturale cambia a causa di alcuni fenomeni: - Sfiducia nello Strutturalismo - Perplessità nei confronti di una rappresentazione della realtà totalmente analitica Queste cause riportano l’attenzione verso la CULTURA, e nasce così una nuova sensibilità.

In quegli anni inoltre si afferma il POSTMODERNISMO in geografia: movimento di pensiero critico verso Strutturalismo/Razionalismo. Quindi in chiave Postmodernista, il territorio viene letto come un insieme di segni in contatto con il contesto storico/culturale che lo circonda.

LA RESURREZIONE DELLA FENICE BUTTIMER: geografa irlandese. Prova a fornire una visione di cambiamenti nella prospettiva geografica, proponendo un MODELLO DI IMPRONTA SIMBOLICA, e BASATO SULL’IDEA DI CICLO: - Anni ’60 = secondo questo modello furono il tempo della FENICE: creatura mitologica che rinasce dalle proprie ceneri, così come la geografia culturale rinasce grazie allo Strutturalismo, che la porta verso la produzione di modelli quantitativi. - Anni ’70 = secondo questo modello furono il tempo di FAUST: la ricerca geografica di stampo Strutturalista fu così vasta che venne considerata come prodotto di un amore per il pragmatismo (visione realistica e pratica). Questo amore per il pragmatismo viene associato all’amore di Faust per l’attenzione (Faust = personaggio di un romanzo di Goethe). - Anni ’80 = secondo questo modello furono il tempo di NARCISO: eroe con atteggiamenti di ammirazione verso il suo riflesso nell’acqua, così come la geografia culturale ritrova ammirazione per la cultura.

BASI TEORICHE, CAMPO DI OPZIONI NUOVA GEOGRAFIA CULTURALE: nasce sotto l’impulso di 2 fattori: - FATTORE GENERALE = costituito dalla SFIDUCIA NELLO STRUTTURALISMO - FATTORE SPECIFICO = costituito dall’INSODDISFAZIONE PER LE RICERCHE QUANTITATIVE Questi due fattori di sfiducia e insoddisfazione portano principalmente alla produzione di PENSIERI ORIENTATI ALLA REVISIONE DEI CANONI STRUTTURALISTI = PENSIERI POSTSTRUTTURALISTI. PENSIERI POSTSTRUTTURALISTI 

DECOSTRUZIONISMO = termine che entra nella filosofia occidentale perché: Jaques Derrida prova a tradurre linguisticamente l’invito di Heidegger alla Destruktion dei concetti di metafisica. Si tratta di operare un confronto con i testi e gli autori di filosofia occidentale, per arrivare a mettere in luce le contraddizioni, i pregiudizi nascosti della cultura del linguaggio.



CRITICISMO VERSO LA MODERNITA’ Anni ’60: Foucault attraverso una riflessione filosofica, sviluppa CRITICISMO verso la MODERNITA’. Foucault con la sua riflessione porta 3 contributi alla geografia culturale: - Dimostra che il modo moderno di produrre conoscenza si basa sulla costruzione di segni, tramite processi di razionalizzazione della realtà. - Indaga su come la rappresentazione abbia dato più importanza al tempo più che allo spazio, dando così vita a un’ampia produzione di conoscenza storicista. - Propone il concetto di SPAZIO ETERO TIPICO = spazio reale che si distingue dallo spazio circostante perché dotato di proprie simbologie.



SEGNO, STRUMENTO DI POTERE Lyotard: teorizza i modi in cui il SEGNO sia stato: prima preso come base dalla cultura moderna per costruire conoscenza; poi usato come strumento per orientare la condotta umana; fino a diventare il fattore decisivo di azioni che trasformano il reale.

Secondo DEAR (geografo urbano): in geografia il POSTMODERNISMO si è affermato come un nuovo STILE: mediante il quale il territorio viene letto come un testo = cioè come un universo di segni inquadrato in un contesto. Questi atteggiamenti hanno portato allo sviluppo di 2 campi di studio: - Campo dei paesaggi culturali urbani - Campo delle trasformazioni industriali Quindi: grazie agli sviluppi intervenuti dagli anni ’80, la GEOGRAFIA CULTURALE propone oggi 2 grandi aree di costruzione di conoscenza: 1) AREA DELLA GEOGRAFIA CULTURALE TRADIZIONALE Sarebbe la geografia culturale a indirizzo strutturalista: cioè influenzata dallo Strutturalismo, quella corrente di pensiero che vede la realtà come un complesso di elementi che interagiscono tra loro ed acquistano una valenza proprio in queste interazioni. L’indirizzo strutturalista usa dati oggettivi che si basano su valori misurabili: quindi rispecchia la posizione della geografia culturale tradizionale. 2) AREA DELLA NUOVA GEOGRAFIA CULTURALE: che contiene 3 indirizzi: - indirizzo SEMIOTICO interpreta i simboli attribuiti a luoghi/spazi e i loro significati (dati dall’aiuto della semiotica). Non vuole spiegare i segni del territorio tramite metodi razionali o causalistici, ma vuole comprenderli favorendo l’immaginazione. La geografia culturale a indirizzo semiotico: si riferisce alla corrente che indaga la cultura nelle sue manifestazioni geografiche. Secondo l’antropologo White: l’uomo crea segni/simboli solo di conseguenza ad uno stimolo esterno. -

indirizzo SPIRITUALISTA si basa sullo Spiritualismo: dottrina dell’800 che porta avanti il processo di conoscenza attraverso la filosofia e vuole ricondurre la realtà alla coscienza umana. Il PAESAGGIO inizia ad essere considerato con più attenzione per gli aspetti estetici, aprendo così anche la ricerca di valori spirituali dei luoghi.

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indirizzo ECLETTICO è adottato dagli studiosi che esplorano la realtà geografica attraverso il contributo di diverse dottrine. Determinate manifestazioni geografiche della cultura possono essere indagate attraverso varie prospettive che rispecchiano i vari indirizzi (strutturalista, spirituale, semiotico).

CAPITOLO 3 CULTURA E DISCORSO GEOGRAFICO PERCHE’ UNA GEOGRAFIA SEMIOTICA DELLA CULTURA? Per un approccio semiotico alla geografia culturale bisogna chiarire 2 premesse: - BASE EPISTEMOLOGICA DELLA GEOGRAFIA Cultura: deve essere percepita come creazione/trasformazione di segni con dei significati. - OBIETTIVO DELLA RAPPRESENTAZIONE DELLA CULTURA Il compito della geografia culturale è di indagare le manifestazioni geografiche della cultura. Quindi definiamo come: - PROSPETTIVA IMPLICITA quella della GEOGRAFIA UMANA, sensibile agli aspetti culturali - PROSPETTIVA ESPLICITA quella della RICERCA GEOCULTURALE, che ha per oggetto le manifestazioni territoriali della cultura. Condivisa dai geografi che vogliono fare della cultura un oggetto di indagine autonomo. La GEOGRAIFA CULTURALE: condotta nell’ambito della prospettiva implicita, e si dedica a temi propri della geografia umana, mettendone in evidenza la loro rilevanza culturale.

La GEOGRAFIA CULTURALE SU BASE SEMIOTICA: serve a individuare i simboli che le comunità hanno attribuito ai luoghi e i valori associati a questi simboli. I SIMBOLI = dopo le teorie di Tylor (secondo cui la cultura di una comunità è costituita da fatti intellettuali/conoscenze/capacità immaginative), si arriva a delle riflessioni: i SIMBOLI sono la manifestazione più alta della specie umana che danno una forma alla cultura. Sono metafore della realtà, quindi la geografia culturale è una descrizione metaforica del territorio. Secondo questa visione infatti, il comportamento umano si manifesta creando simboli, che sono il prodotto delle nostre reazioni riguardo i contesti in cui viviamo. La produzione di SIMBOLI: diventa una manifestazione intellettuale che, considerata in un contesto sociale di riferimento, dà forma alla cultura.

La visione di TYLOR portò a riflessioni e approfondimenti di altri: Secondo l’antropologo White: La categoria culturale dei fenomeni è costituita da fatti (= cioè credenze, idee, lingue, strumenti, usanze che costruiscono la civiltà) che dipendono dalla capacità di usare simboli. La cultura diventa una realtà a sé stante, costituita da simboli e significati che si trasmettono nelle generazioni tramite IMPULSI PROVENIENTI DALLE SINGOLE COMUNITA’ e tramite un’ENERGIA PROPRIA.

Adottando questo concetto di cultura (CULTURA = come universo di simboli), la GEOGRAFIA CULTURALE identifica il suo campo di indagine ben circoscritto. Il geografo culturale può così ampliare gli orizzonti di indagine delle manifestazioni dell’uomo sul territorio. La rappresentazione geografica non ha dunque come oggetto il territorio in sé, ma ha le esperienze delle persone in relazione allo spazio terrestre.

SIMBOLO, SEGNO CREATIVO Quando si parla di SIMBOLI, si entra in un incrocio tra GEOGRAFIA e SEMIOTICA. Come devono essere concepiti i simboli? Come possono essere rappresentati luoghi/spazi in rapporto ai simboli che li connotano? Il SIMBOLO è oggetto della semiotica perché costituisce un tipo di segno. - Nell’Antichità classica: il SIMBOLO era un oggetto che poteva essere spezzato e ridotto in 2 parti. Esso separa e unifica, rievoca un’idea di comunità che è stata divisa ma che poi si riforma. -

Nell’800: il SIMBOLO viene ripreso in considerazione sotto una prospettiva specifica: -

FRANCIA = SAUSSURE fondò la SEMIOLOGIA: segni in linguistica

-

USA = PEIRCE fondò la SEMIOTICA: segni in generale, in una prospettiva più filosofica. L’impostazione filosofica si avvicina di più agli interessi della GEOGRAFIA CULTURALE, quindi parleremo qui di semiotica.

SEMIOTICA = al contrario di Saussure che usò un modello diadico, PEIRCE usò un MODELLO TRIADICO. Per Pierce il segno va considerato come la risultante di un’interazione fra 3 elementi. INTERPRETANTE

SEGNO Qualcosa che sta al posto di un oggetto, in riferimento a un’idea e in riferimento a un’altra idea che si crea in chi lo riceve. Da un lato: è determinato da un OGGETTO. Dall’altro: determina l’INTERPRETANTE. SEGNO COME PRODOTTO DELLA RAPPRESENTAZIONE = RAPPRESENTAMEN. E’ un SEGNO-SIGNIFICANTE, cioè proiettato alla creazione di nuovi significati.

Idea che il segno determina nella mente di una persona. E’ un SEGNO-SIGNIFICATO (segno rivestito di senso).

OGGETTO (DINAMICO) Realtà a cui si riferisce il segno. Può essere materiale o immateriale, ed è il referente della rappresentazione.

Appena creato il nuovo SIGNIFICATO, (= SEGNO-SIGNIFICA...


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