Giuramento degli orazi PDF

Title Giuramento degli orazi
Author Sara Gugole
Course Diritto romano
Institution Università degli Studi di Verona
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Summary

Riassunto capitolo 1...


Description

IL DIRITTO DI ROMA ARCAICA: TRA LIVIO E DAVID Da secoli il lettore qualunque di Livio trae dal suo racconto sui primi secoli dell’urbe dati che, per quanto non veridici, concorrono a formarne la mentalità, il modo di pensare anche, se non soprattutto, nel campo del diritto. Prendiamo ora in considerazione la tavolozza (il giuramento degli Orazi) di un pittore celebre: JEAN LOUIS DAVID (esponente di primo piano del neoclassicismo europeo).

Aveva individuato gli antecedenti dei valori politici e giuridici rivoluzionari francesi nelle virtù civiche dei romani espresse in episodi che la tradizione veicolata da Livio, e non solo da lui, situa nei primi secoli dell’urbe: quali quelli: 1. della sfida degli Orazi e i Curiazi 2. del processo contro l’Orazio superstite uccisore della sorella 3. dell’esecuzione capitale, voluta da Bruto, dei suoi figli, colpevoli di aver cospirato a favore della restaurazione della monarchia. Un tassello della prima vicenda diventa allora il soggetto di un quadro famosissimo, ultimato nel 1784 e dal 1826 al Louvre, intitolato Il giuramento degli Orazi. Alla sua lavorazione David si era dedicato nel corso di un soggiorno a Roma. Al suo centro vediamo i tre fratelli romani che, chiamati a battersi contro i tre fratelli prescelti da Alba Longa, prestano il giuramento di fedelt# alla patria, rendendo il saluto militare alle spade con cui lotteranno, che il padre tiene in alto davanti a loro. Sul lato destro della composizione distinguiamo invece un gruppo di donne che piange la tragedia incombente: Camilla, sorella dei tre Orazi e fidanzata di uno dei tre Curiazi, la quale, vestita di bianco, posa la testa sulle spalle di Sabina, a sua volta sorella dei tre Curiazi e sposa di uno degli avversari, mentre la madre di questi consola i nipotini. Rispetto a questo dipinto, peraltro, non possiamo affermare che dipenda direttamente da Livio, per la semplice ragione che egli, similmente a tutti gli autori antichi, non fa cenno del giuramento che vi 4 immortalato, come puntualmente annota Edgar Wind. E non lo fa, nonostante il suo resoconto sia ampio e dettagliato.  Certo non si pu7 escludere che David abbia liberamente creato una scena comunque stimolatagli:  dalla lettura di Livio  o dalla visione, a teatro, dell’Horace di Pierre Corneille  una tragedia, con qualche sensibile variazione rispetto al testo di Livio, uscita a stampa nel 1641, in cui pure non compare il rito del giuramento. Ma 4 più probabile che l’artista, come sostiene Wind, si sia lasciato influenzare dai consigli di alcuni amici letterati, che di un giuramento degli Orazi sapevano in quanto avevano assistito, forse al pari dello stesso David, a rappresentazioni teatrali, di adattamenti del dramma di Corneille, in cui era presente o abbozzata la scena del rito.   

Esposto a Parigi nel 1785 ottiene un grande successo Il quadro permette la nascita (nell’anno successivo) di una composizione operistica, Les Horaces, con testo di Guillard e musica di Salieri  Priva di seguito Nuova produzione operistica, messa inizialmente in scena nel 1800 alla presenza di Napoleone.

Come scrive Wind, «con la scelta del soggetto si voleva indubbiamente onorare nel Primo Console un figlio della Rivoluzione.  Ma molti degli antichi co-rivoluzionari di David si rifiutavano di condividere la sua idolatria per il nuovo eroe. Essi intravedevano nella crescente autorità di Bonaparte una nuova versione del ‘tyran’. Fu organizzata una congiura per assassinarlo a teatro. La polizia era stata per7 preavvertita, e i cospiratori furono prelevati dal teatro senza che l’esecuzione dell’opera venisse disturbata.  Il momento scelto per l’assassinio era quello in cui il giuramento stava per essere pronunciato sulla scena. Contrariamente alle intenzioni di David, l’immagine aveva conservato il suo significato rivoluzionario». Tesi di Tocchini: questo significato rivoluzionario non era originario ma era l’esito di un’interpretazione retrospettiva. Ad avviso di Tocchini il giuramento degli Orazi andrebbe riconsiderato dalla critica, tenuta a rammentare come storicamente quel giuramento per la salvezza di Roma sarebbe stato pronunciato regnante Tullio Ostilio e come perci7 quel gesto rappresentasse un atto di sacrificio estremo di genere repubblicano portato a compimento sotto regime monarchico  il che legittimerebbe la conclusione che con il dipinto in questione, eseguito su iniziale ordine del re, il giovane artista intendeva connettersi alla controversia sul trasferimento delle virtù repubblicane in regime monarchico. Tesi di Brandt  il richiamo delle virtù repubblicane tangibile nel giuramento degli Orazi e propugnato con tenacia dai rivoluzionari, testimonia che David si era conformato alle loro istanze già prima della rivoluzione. Il punto di riferimento era la Roma repubblicana, la Roma dei cesari sinonimo di patriottismo e virtù e non la Roma imperiale, la Roma di Bisanzio vista come simbolo di decadenza e dispotismo.

ORAZIO DIFENDE SUO FIGLIO (1782) Si tratta di un disegno di David totalmente modellato su Livio. Vi si vede l’Orazio padre che supplica la folla mentre il figlio sopravvissuto al combattimento con i Curiazi, eretto e fiero al suo fianco, sta per essere arrestato da un littore; e poi Sabina, la moglie dell’eroe, che siede piangente sui gradini accanto al cadavere di Camilla, l’Orazia uccisa dal fratello superstite, perché sappiamo appunto da Livio, disperata per la morte del Curiazio suo fidanzato; infine sullo sfondo due giudici, i duumviri perduellionis di cui parla Livio, circondati da assistenti, che osservano lo spettacolo LA FONTE DI DAVID  Livio efficacemente riassunto da Bernardo Santalucia  Livio per il tramite di Charles Rollin  autore della Histoire romaine, un manuale del 1738 molto popolare negli anni della giovinezza di David, in cui, a proposito della vicenda giudiziaria nei confronti dell’Orazio sororicida, 4 Livio a essere seguito.

SINTESI DI SANTALUCIA DEL RACCONTO DI LIVIO «Orazio, dopo l’uccisione dei tre fratelli Curiazi, torna a Roma con le spoglie della sua vittoria. La giovane sorella, fidanzata a uno dei Curiazi, riconoscendo il mantello dell’amato, prorompe in pianto, invocando il nome dell’ucciso.

Orazio, sdegnato, la apostrofa aspramente e la trafigge con la spada  Trascinato in giudizio dinanzi al re Tullo Ostilio, questi rimette la causa a due magistrati nominati ad hoc, i duumviri appunto, affinché essi giudichino il grave misfatto. La legge relativa al crimine era terribile nel suo tenore  Livio parla di lex horrendi carminis): Colpiva i rei di perduellio, Livio descrive la pena irrogata al colpevole: «gli sia coperto il capo, sia sospeso con una corda all'albero infelice, sia frustato dentro e fuori il pomerio». I duumviri condannano Orazio, e già il littore si appresta ad eseguire la sentenza quando Orazio, si appella al popolo: ‘Provoco’ inquit.

Il popolo, memore della recente vittoria dell’eroe sui Curiazi e impietosito dalle parole del padre, lo manda assolto, imponendogli tuttavia il compimento di un sacrificio espiatorio». ANALISI DELLA NARRAZIONE Santalucia ha posto l’accento «sugli infiniti dubbi che suscita questa narrazione», a partire dal motivo per cui «Orazio fu processato per perduellio anzichéK per omicidio, avendo egli ucciso la sorella». Peraltro, dovremmo constatare, con lo stesso Santalucia, «che se la vicenda di Orazio 4 effettivamente leggendaria, non lo e altrettanto la lex horrendi carminis Tale legge 4 indubbiamente autentica, e da essa si possono modi di svolgimento del giudizio duumvirale».

trarre precise illazioni circa i

Non 4 improbabile, aggiunge lo studioso, «che la tradizione annalistica – alla quale Livio si rifaceva – abbia tramandato, sia pure distorcendolo, il ricordo di una ‘cause cél4bre’ effettivamente svoltasi nell’età regia. Un eroe popolare di quell’epoca remota era stato probabilmente condannato a morte dai duumviri perduellionis e poi graziato, per benevolo intervento del re, dall’assemblea cittadina. L’atto di rimessione ai comizi era dispeso esclusivamente dalla volont# del sovrano e non aveva nulla a che fare con la provocatio ad populum. Ma gli annalisti, nell’intento di dimostrare che l’illustre istituto giàM esisteva in epoca monarchica, sia pure sotto forma di facoltàM discrezionale del re, immaginarono che Tullo Ostilio inserisse nel testo (autentico) della lex horrendi carminis la clausola si a duumviris provocarit, provocatione certato, suggerendo poi all’eroe di avvalersene per portare la causa davanti all’assemblea. Tenore risultante: se il reo ricorrerà contro la sentenza dei duumviri si appelli al popolo; se i duumviri prevarranno, gli sia velato il capo e sia appeso con una fune ad un albero infecondo, sia frustato sia dentro che fuori le mura.

Livio fonda la sua narrazione su tale elaborazione annalistica ed introduce anch’egli nel dettato della legge la clausola di provocazione. CosO ascrive la benevola innovazione a Tullo Ostilio, che appunto per ci7 4 detto clemens legis intepres.  Espressione non del tutto esatta, poichéK in realtà Tullo non interpreta la legge, ma la integra in modo da rendere possibile l’appello al popolo. OPINIONE DI PELLOSO Il riferimento alla provocatio e non alla provocatio ad populum, contenuto nella lex horrendi carminis sarebbe genuino e non aggiunto posteriormente alla sua emanazione dagli annalisti, poi seguiti da Livio, mentre benigno intervento interpretativo del re avrebbe riguardato, per cosO dire, la direzione, e dunque gli effetti della provocatio interposta dall’Orazio reo di perduellio: non più come in precedenza (sulla base del tenore testuale della legge) verso i duumviri perduellionis (il che farebbe pensare ad una sfida, forse un duello ordalico, tra il colpevole e i duumviri conseguente all’esercizio della provocatio) ma ad populum, così da rimettere al popolo il verdetto finale.

I LITTORI PORTANO A BRUTO I CORPI DEI SUOI FIGLI A parlarne 4 Livio che riferisce che il primo console repubblicano aveva decretato la messa a morte dei figli scoperti a tramare per la restaurazione dei Tarquini. TOCCHINI Anche riguardo Bruto, TOCCHINI 4 molto cauto al punto da ipotizzare che David lo avesse concepito pensando che potesse suonare come un ammonimento sulle incalcolate conseguenze del cieco rigore repubblicano, come un’implicita difesa delle personali garanzie d’incolumità attribuite al patto monarchico di sudditanza.  Solo a seguito sarebbe diventato quel ch’4 per tutti i manuali di storia dell’arte: un quadro repubblicano, antimonarchico, emblema della rivoluzione francese. ROUSSEAU Rousseau (che ben potrebbero aver influenzato sensibilmente David), come ricorda Tocchini aveva difeso il console che punO a morte la propria discendenza maschile per aver cospirato contro la repubblica, consapevole di evocare cosO l’esempio che più inorridiva la società del suo tempo. E lo aveva fatto, prosegue Tocchini, perché la condotta di Bruto gli consentiva di toccare una questione come quella del rapporto tra giustizia pubblica e utile privato La disputa storica tra i due consoli Gino Bruto e Lucio Collatino sulla necessità o meno di condannare a morte i cospiratori che erano in gran parte loro parenti stretti sollevava in Rousseau il problema della patente inconciliabilità tra:  i requisiti di equità inseparabili dall’esercizio della pubblica giustizia  e i doveri di solidarietà dovuti in via esclusiva dai singoli membri di una casata a tutti gli altri appartenenti un problema che egli risolveva riconoscendo la prevalenza del leale intervento repressivo rispetto al benevolo cedimento alla pietà paterna.

Nel 1792 il pittore era stato eletto come deputato alla convenzione, la quale agli inizi dell’anno dopo avrebbe emanato la sentenza di condanna a morte a carico del sovrano, con il voto favorevole di david, pronunciandosi poi contro la sospensione della sua esecuzione, ancora con l’appoggio del nostro. In qualità di componente del comitato di sicurezza generale, attivo durante

la fase del terrore, firma tutti i verdetti capitali emessi da questo organo, che agiva su istigazione di Robespierre e saint- just Con la caduta di Robespierre, giustiziato nel 1794 cessava la fortuna di David, che viene infatti arrestato e processato. Proprio nelle more del giudizio, mentre si trovava nelle carceri del Palais du Luxemburg egli concepisce il progetto di un grande quadro storico > nasce cosO il primo di due abbozzi sulla base dei quali egli, tornato definitivamente libero nel 96 in esito ad un’amnistia (curiosamente lo stesso giorno in cui Bonaparte 4 nominato generale in capo delle forze armate che operavano all’interno della Francia) dipingerà le SABINE David aveva preso ispirazione non solo da Livio ma anche da Plutarco. Ad attrarlo non era l’episodio del ratto delle sabine ma il momento in cui queste, ormai spose dei romani e madri dei loro figli, implorano sia i mariti sia i padri e i fratelli, accorsi dopo 3 anni con il proposito di vendicarle e riprenderle, di deporre le armi, interponendosi tra i combattenti e mostrando la loro prole  dunque David esprimeva l’ammonimento circa la necessaria interruzione delle ostilità fratricide della guerra civile. Sempre più affascinato dalla figura di napoleone ne diventa pittore ufficiale: ci7 con l’avvento della restaurazione gli costerà l’esilio. LA LEGGE VALERIA ORAZIA DE TRIBUNICIA POTESTATE DEL 449 a.C. La legge in questione statuiva la sacertà a Giove a carico di colui il quale recasse offesa ai tribuni della plebe, agli edili e ai giudici decemviri, con la conseguenza che qualsiasi consociato avrebbe potuto privarlo della vita senza incorrere in una sanzione, stabilendo altresO che i suoi beni fossero venduti con devoluzione del ricavato a beneficio del tempio di Cerere, Libero e Libera. A fronte di questo dettato, ci dice Livio, si erano formate due opinioni: 1) l’una volta ad escludere che in virtù del medesimo fossero coperti dall’inviolabilità, in aggiunta ai tribuni anche gli edili e i giudici decemviri 2) l’altra (destinata a soccombere) diretta ad estendere l’inviolabilità, data per sancita in capo ai tribuni, agli edili e ai giudici decemviri dal testo legislativo, ai consoli e ai pretori....


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