H.a. riassunto - riassunti su Hannah Arendt PDF

Title H.a. riassunto - riassunti su Hannah Arendt
Author Alessia Lanza Cariccio
Course Filosofia Morale
Institution Università degli Studi di Messina
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riassunti su Hannah Arendt...


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Filosofia morale Come raccontare il mondo  Importanza dei valori: . I valori della morale occidentale erano dei gusci vuoti per cui quelli che prima universalmente erano considerati dogmi etici fondamentali, propri della società occidentali si erano svalutati, sino a diventare semplici convinzioni, e la gente per incapacità di dare giudizi, per cattiva volontà, era ricorsa passivamente ed appallarsi ad altre norme, a differenti comportamenti.  Importanza del pensiero e della comprensione: bisogna sapersi disporre al manifestarsi del vento del pensiero, accettandone le forti correnti critiche e negative, perché il pensare non crea valori, non scoprirà cosa è il bene ma dissolverà le regole di condotta accettate. Bisogna rafforzarsi attraverso l’esercizio rischioso dell’intelligenza, ed esercitare l’arte delle idee, il coraggio del giudicare, ogni volta la novità del mondo. H.A. diceva: per me si tratta essenzialmente di comprendere. Ciò che importa è il processo stesso del pensiero. H.A rifiutava i valori-ringhiera su cui passivamente sostenersi, a lottare per una difficile comprensione del mondo, che esige lucidità critica e chiarezza interpretativa, anche a costo di dovere pagare un alto prezzo all’ambiguità, alla contraddittorietà, a cui è esposto il pensare in libertà. Non possedendo nessun criterio di verità, rifiutava di aderire a qualsiasi gruppo ideologico. La Distinzione pubblico/privato rientra nel rifiuto di ogni conciliazione e dell’assoluto pudore ad esporsi pubblicamente.  Natalità e amor mundi Riprende Agostino e collega il mondo e la nascita dell’uomo, cita A.: non solo la creazione di dio, il cielo e la terra, ma anche tutti gli abitanti del mondo sono chiamati mondo. Di conseguenza coloro che amano il mondo sono chiamati mondo. H.A. diceva: gli esseri umani non soltanto sono nel mondo, ma del mondo. Siamo del mondo quando acquisiamo la conoscenza delle cose, quando ragione e volontà comunicano tra di loro. Natalità= percezione potente che cattura il significato della nostra nascita colta come potenzialità del nostro cominciamento nel mondo sia nel pensiero che nell’azione. Il mondo diventa mondo umano quando è aperto dinamicamente alle sue nascenti possibilità di accogliere e di calcolare sempre nuove apparenze di novità. Tre momenti della natalità: il primo attraverso cui entriamo in scena nel mondo, la seconda natalità quella politica cioè la nascita nello spazio pubblico della pluralità, dove il principio del cominciamento si attualizza attraverso

l’azione e la parola. Il terzo momento è espresso dal movimento nascente interno alla vita della mente, quello che apre allo spazio del giudizio e della reale comprensione del politico. La natalità è la più alta capacità umana perché è la condizione da cui e attraverso cui l’azione può essere esercitata. L’imprevedibile e l’inaspettato possono rendersi presenti tramite ogni nuovo arrivo nel mondo. Ed è proprio questa sua comparsa dentro il mondo a radicare il neonato nella sua inesauribile rete di rapporti mondani espressi con la parola e l’azione. La comprensione crea quel ponte tra noi e il mondo, perché compito del pensiero è riconciliare il mondo a noi e noi al pensiero. l’amor mundi è anche questa fiducia che la novità irrompa dentro la storia e provochi un cambiamento e che dia inizio a un qualcosa di nuovo: gli uomini non sono nati per morire ma per incominciare. L’essere due in uno nel silenzioso dialogo dell’anima con se stessa può sprigionare la potenza della facoltà di giudizi, così da percepire le cose come sono e render manifesto il loro senso nascosto sino a farlo diventare racconto. La vitalità interna quando incontra quel mondo divenuto monumento dei cominciamenti umani, ambito degli affari comuni nelle sue possibilità di calcolare nuove apparenze, scopre l’azione  Azione e rivoluzione L’azione in quanto crea e conserva organismi politici permette il ricordo, la storia. Agire nel senso più generale significa prendere un’iniziativa, incominciare, metter in movimento. L’azione è l’agire politico, l’azione di molti: l’azione mette in rapporto gli uomini senza la mediazione di cose materiali, corrisponde alla condizione della pluralità. questo spazio politico comune reclama l’urgenza dell’esposizione in pubblico, di un luogo di apparenza. L’azione rivendica il suo carattere originario di inutilità. Attraverso queste tre modalità si delinea quello spazio pubblico di supporto alla pratica e condizione della sua effettuazione. Nessuna ringhiera sostiene l’impresa di chi vive l’azione politica come inter-azione perché l’illimitatezza dell’azione è solo l’altro aspetto della sua eccezionale capacità di stabilire relazioni, cioè la sua specifica produttività. Il politico tende a differenziare quanto ad unire: la pluralità dell’azione non espone la convivenza dei cittadini alla frammentazione ma lla necessaria implicazione sia dell’uguaglianza che della distinzione. Isonomia= l’uguaglianza si fonda sullo spazio pubblico radicato nel presente, dove tutti gli uomini possano progettare le loro azioni comuni: ciò li rende uguali indipendentemente dallo loro esistenza privata, che ha il diritto alla sua storia e alla sua originale diversità. L’ideale dell’isonomia si impone come conquista di una eguaglianza di tutti davanti alla legge, di tutti gli uomini che restano sostanzialmente diversi. Nella vita della mente si attribuisce un primato assoluto all’apparizione del nuovo all’interno di uno spazio comune sembra spingere contro l’ostinata negazione arendtiana verso tutto ciò che deriva da realtà profonde, da spiegazioni nascoste. Solo dall’opposizione tra essere e apparenza potesse emergere il valore della superficie e tramite esso attuarsi quel rovesciamento metafisico in grado di esaltare le reali potenzialità del pensiero, riconnesso alla creatività dell’azione. Agire è

scoprirsi, colui che agisce, l’attore, ha come testimoni coloro insieme ai quali agisce, senza di essi è privo di identità, ha bisogno di vivere entro il circuito di attori e spettatori, perché l’agire esiste nella manifestazione e nella testimonianza reciproca, in grado di confermarlo nel suo proprio essere. H.A. è convinta che sia giunto il momento della fine dell’illusione che potesse esserci una regione al di là dell’apparenza. L’apparenza non è solo la facciata dell’essere, un inganno possibile alla nostra acquisizione del mondo oggettivo, ma la condizione essenziale in cui l’essere può manifestarsi nella sua chiarezza, perché essere vivi non è soltanto essere nel mondo, ma essere del mondo e per il mondo. Non c’è alcun essere che sta al di là o oltre ciò che appare, nulla che si nasconde dietro le quinte della scena allestita per noi. Non essendoci verità da comunicare, né dottrine capaci di ricompattare nell’unità le differenti interpretazioni, il sapere politico si nutre delle opinioni che si confrontano nel libero gioco della discussione, nell’agire. Riv.americana= la riv.americana diventa l’esempio storico di una società il cui potere dipende dalle condizioni di libera associazione dei cittadini che, nello sganciarsi dalle forme conservative di dominio rappresentativo, trovano il giusto luogo per realizzare la creatività e l’efficacia dell’azione politica. Non appena l’ordine rivoluzioanrio finì per scorporarsi da queste istituzioni consiliari(forme di organizzazioni autonome, ispirate dalla democrazia diretta) dentro l’organizzazione dello stato, si produsse una frattura, fatale per i delegati e i cittadini: solo i rappr. Dei cittadini, non i cittadini stessi, avevano la possibilità di impegnarsi in quelle attività di esprimere, discutere, decidere, che in senso positivo, sono le attività della libertà. Il fallimento della rivoluzione: aveva dato la libertà al popolo ma non aveva creato uno spazio in cui questa libertà potesse essere esercitata. Il partito ha messo in moto quel dispotismo elettivo responsabile del distacco del cittadino dagli affari della polis. il passato e il suo tesoro nascosto: la rivoluzione come momento di sradicamento fa il suo ingresso nella storia e il totalitarismo rompe tutte le nostre tradizioni e polverizza i nostri criteri di giudizio morale. La storia è un racconto che ha molti inizi ma nessuna fine, il tempo umano è popolato dall’individuale che è necessario indagare retrospettivamente, così che l’evento appaia nelle sua irriducibile unicità. Non si può spiegare la storia, la si può solo raccontare, recuperando come il pescatore di perle quanto di più prezioso si è cristallizzato nel lascito del passato. Perforando il passato con tenacia è possibile portarne alla luce il suo tesoro nascosto. A. è convinta di dover ricercare un nuovo accesso al passato senza ricorrere alla tradizione, scoprendo alla fine il fenomeno della lingua, poiché nella lingua risiede il passato. Verità e politica: tra azione, politica, menzogna sembra esserci compatibilità, anzi la menzogna può apparire utile alla politica. La menzogna libera lo spazio all’azione. Agire significa dare inizio a qualcosa di nuovo. nel rapporto tra verità di fatto e azione la prima è allo stesso tempo il

punto di partenza e il limite della seconda e che la sfera politica presuppone il riconoscimento della verità e di ciò che non può essere cambiato. La verità costituisce il principale fattore di stabilità nelle vicende umane. La menzogna va combattuta per il suo potenziale impatto distruttivo sullo spazio della politica. I pentagon papers mostrano come la menzogna, che aveva raggiunto i più alti livelli del governo, fosse destinata quasi sempre al consumo interno, alla propaganda nazionale e non al nemico esterno. Attraverso una immagine non si mira semplicemente a migliorare la realtà ma ad offrire un completo sostituto di essa. Un fattore determinante nella configurazione della menzogna politica moderna è costituito dalla tecnica. Grazie alla tecnica che il tentativo di fabbricare un completo sostituto della realtà può avere un impatto sulla sfera politica. La tecnica moderna rende realizzabile ciò che in passato era solito immaginabile. Verità e politica sono in rapporti cattivi l’una con l’altra e la menzogna è considerata un efficace strumento in politica. Nel corso della storia coloro che hanno cercato, detto la verità sono sempre tati coscienti dei rischi. Chi cercava di liberare dalla falsità e dall’illusione rischiava la vita. Il conflitto tra verità e politica è stato scoperto in riferimento alla verità razionale. Il contrario di un’affermazione razionalmente vera è l’errore, l’ignoranza nelle scienze o l’illusione, opinione in filosofia. in platone colui che dice la verità mette a repentaglio la propria vita e in hobbes egli rischia di vedere i propri libri messi al rogo. In ogni caso il conflitto tra verità e politica è sorto da due modi di vivere opposti: la vita del filosofo e il modo di vivere del cittadino. Alle opinioni mutevoli del cittadino in merito agli affari umani, il filosofo contrapponeva la verità riguardante quelle cose che erano per loro stessa natura eterne e dalle quali potevano derivare dei principi per stabilizzare gli affari umani. Il contrario della verità era l’opinione, equivalente all’illusione, l’opinione e non la verità appartiene ai requisiti indispensabili di ogni potere. Nessuno potrebbe mantenere il proprio potere senza il sostegno di chi è della stessa opinione. Pretendere nella sfera degli affari umani una verità assoluta, la cui validità non necessita di alcun sostegno dal lato dell’opinione, equivale a colpire le radici stesse di ogni politica e di ogni governo. La verità di fatto qualora capiti che si opponga al profitto o al piacere di un gruppo è accolta con ostilità, nella misura in cui delle verità di fatto sgradite sono tollerate esse sono spesso trasformate in opinioni. Bisogna riprendere la questione della verità e opinione. Dal punto di vista di chi dice la verità la tendenza a trasformare un fatto in opinione non lascia meno perplessità della situazione espressa nel mito della caverna, dove il filosofo di ritorno dal viaggio solitario nel cielo delle idee eterne cerca di comunicare la verità alla moltitudine con il risultato che essa scompare nella diversità dei punti di vista, è abbassata al livello dell’opinione e la verità assume le sembianze del mi sembra. Chi riporta la verità di fatto è in condizioni ancora peggiori. Se non vengono accettate le sue affermazioni fattuali, attestate con gli occhi del corpo e non della mente sorge il dubbio che sia nella natura della politica negare ogni sorta di verità. Se dovesse essere così la

situazione apparirebbe ancora più disperata di quanto pensasse platone. La verità filosofica, quando entra nella piazza pubblica, cambia la propria natura e diventa opinione. La verità di fatto è sempre connessa agli altri, concerne eventi e circostanze in cui sono coinvolti in molti, è stabilita da testimoni e conta sulla testimonianza. Essa è politica per natura. Fatti e opinioni non sono opposti e appartengono allo stesso ambito. I fatti informano le opinioni e le opinioni, ispirate da differenti interessi e passioni, possono differire molto e rimanere legittime fino a quando rispettano la verità di fatto. La verità di fatto informa il pensiero politico così come la verità razionale informa la speculazione filosofica. Affermazioni come i tre angoli di un triangolo sono uguali a due angoli di un quadrato, una volta percepite come vere e dichiarate tali hanno in comune il fatto di essere al di là dell’accordo, della discussione, dell’opinione e del consenso. La persuasione o la dissuasione sono inutili, perché il contenuto dell’affermazione non è di natura persuasiva ma coercitiva. Platone nel timeo distingue uomini capaci di percepire la verità e coloro a cui capita di avere delle opinioni giuste. Le vedute dei primi sono immutabili, mentre i secondi possono sempre essere convinti a cambiare la loro opinione. Grozio volendo limitare il potere del monarca assoluto, aveva insistito sul fatto che neanche dio può far si che due per due non faccia quattro. Egli invocava la forza coercitiva della verità contro il potere politico, non era interessato alla limitazione dell’onnipotenza divina che ciò implicava. Così appare la verità in una prospettiva puramente politica, dal punto di vista del potere, si tratta di vedere se quest’ultimo possa e debba essere controllato non soltanto dalla costituzione ma anche da un qualcosa che proviene dall’esterno, che è indipendente dai voleri e dai valori e desideri dei cittadini quanto la volontà del peggiore dei tiranni. Dal punto di vista della politica la verità ha un carattere dispotico. I tiranni temono una forza coercitiva che non possono monopolizzare. I fatti sono al di là dell’accordo e del consenso, e ogni discorso riguardo a essi, ogni scambio di opinione basato su una corretta informazione non contribuirà al loro consolidamento. Una opinione sgradita può essere respinta ma i fatti sgraditi possiedono un’esasperante ostinatezza che può essere scossa solo dalle menzogne. La verità di fatto esige di essere riconosciuta e preclude il dibattito, il quale costituisce l’essenza stessa della vita politica. I modi di pensiero e di comunicazione che hanno a che fare con la verità sono dispotici, non tengono conto dell’opinione altrui, è proprio il fatto di prendere in considerazione quest’ultima. Io mi formo un’opinione considerando una questione da molteplici punti di vista. Quante più posizioni altrui ho presente nella mia mente mentre sto ponderando una data questione, e quanto meglio, posso immaginare come sentirei e penserei se fossi al posto di queste persone, tanto più forte sarà la mia capacità di pensiero rappresentativo e tanto più valide saranno le mie conclusioni finali, la mia opinione(mentalità ampliata). L’unica condizione di questo esercizio dell’immaginazione è l’essere disinteressati, la liberazione dai propri interessi privati. Quando mi formo un’opinione non sono semplicemente solo con me stesso ma resto in questo mondo di interdipendenza universale, dove posso farmi rappresentante di

chiunque altro. Posso rifiutarmi di fare ciò e formare un’opinione che tenga conto solo dei miei interessi e ciò è comune. Ma la qualità di un’opinione come quella di un giudizio dipende dal grado di imparzialità. La verità razionale illumina l’intelletto umano e la verità fattuale deve informare le opinioni, ma queste verità non sono mai del tutto trasparenti. Questa opacità è più evidente là dove siamo messi di fronte ai fatti e alla verità di fatto, poiché i fatti non hanno alcuna ragione decisiva per essere ciò che sono, essi avrebbero potuto essere altrimenti. La verità di fatto non è più evidente dell’opinione e ciò potrebbe essere tra le ragioni per cui coloro che hanno delle opinioni trovano facile screditare la verità di fatto come se fosse soltanto un’altra opinione. L’evidenza fattuale è stabilita attraverso la testimonianza di testimoni oculari, inattendibili e di archivi che si può sospettare siano tutti dei falsi. La verità di fatto nella misura in cui è esposta all’ostilità di coloro che hanno delle opinioni è vulnerabile. Un’affermazione filosofica come la seguente: è meglio subire il male che farlo, ha implicazioni in politica perché concerne la condotta umana. Per il filosofo un’affermazione del genere non è meno coercitva della verità matematica. Per l’umo in quanto cittadino l’affermazione socratica non è vera. Tuttavia la vedrità filosofica dal momento che contiene un elemento di coercizione, può tentare l’uomo di stato non meno di quanto il potere dell’opinione possa tentare il filosofo. Ad es: noi riteniamo evidenti di per sé queste verità. Quest’affermazione ha bisogno dell’accordo e del consenso, che l’uguaglianza, se deve essere politicamente rilevante, è una questione d’opinione e non è la verità. Che tutti gli uomoni sono stati creati uguali non è evidente di per sé né dimostrabile. Abbiamo questa opinione perché la libertà è possibile solo tra uguali e crediamo che le gioie della libera compagnia siano preferibili ai piaceri del dominio. La loro validità dipende dal libero accordo e consenso ad esse si giunge attraverso il pensiero discorsivo e rappresentativo. La proposizione socratica: è meglio subire il male che fare il male non è un’opinione ma pretende di essere verità, il suo impatto come precetto etico è innegabile. Come ha ottenuto il suo grado di validità. Ciò fu dovuto grazie a un genere di persuasione. Socrate si giocò la vita su questa verità e per dare l’esempio decise di non fuggire. E questo insegnamento attraverso l’esempio è l’unica forma di persuasione di cui è capace la verità filosofica. Per questo motivo la verità filosofica può diventare pratica e ispirare l’azione senza violare le regole dell’ambito politico solo quando riesce a diventare manifesta sotto forma di esempio. Se i concetti sono pratici, se sono relativi alla condotto le intuizioni sono chiamate esempi. E questi esempi provengono dalla storia, dalla poesia… il filosofo dando l’esempio e persuadendo la moltitudine nell’unica via a lui accessibile, egli ha incominciato ad agire. Il contrassegno della verità di fatto è che il suo contrario è la menzogna e non l’opinione. L’offuscamento della linea di demarcazione che separa la verità di fatto dall’opinione appartiene alle numerose forme che può assumere la menzogna, le quali sono tutte forme di azioni. Se colui che dice la verità di fatto vuole avere un ruolo politico cercherà di spiegare il perché la sua verità serve meglio gli interessi di qualche gruppo. E otterrà una vittoria quando la sua verità diventa

un’opinione dominante tra coloro che hanno opinioni ma quando fa ciò compromette l’unica qualità che avrebbe potuto far apparire plausibile la sua verità e cioè la sua sincerità personale garantita dall’imparzialità. Il bugiardo dice ciò che non è perché vuole che le cose siano differenti. Il problema è che il mero dire i fatti non conclude nessuna azione. La sincerità non è mai stata annoverata fra le virtù politiche, perché essa non può contribuire molto al cambiamento del mondo e delle circostanze. Solo laddove una comunità si è imbarcata nella menzogna organizzata per principio, la sincerità in quanto tale può diventare un fattore politico di prim’ordine. Dove tutti mentono riguardo a ogni cosa importante, colui che dice la verità ha iniziato ad agire: egli ha fatto un primo passo ve...


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