Hegel abbagnano - Appunti 1 PDF

Title Hegel abbagnano - Appunti 1
Author Michele piazza
Course Filosofia antica
Institution Università degli Studi di Palermo
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Hegel...


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Profilo Il contesto politico-culturale Hegel e il Romanticismo Più giovane (di otto anni) di Fichte, più anziano (di cinque anni) di Schelling, Hegel si forma nel clima della cultura romantica, di cui riprende gli interessi, i motivi, le suggestioni, il linguaggio denso di metafore e di immagini, attribuendo in modo nuovo termini come «inquietudine», «tristezza», «dolore» e «fatica» non solo all’uomo come tale, ma alla realtà intera nel suo divenire. Del Romanticismo, tuttavia, egli non condivide la tesi di fondo, che privilegia il sapere immediato, la fede, l’arte, la religione come vie di accesso all’assoluto, e contro i romantici Hegel indirizza una dura polemica che va al di là del piano teorico per riflettersi nei rapporti umani: indicativa in questo senso è la rottura dell’amicizia giovanile con Schelling. La nascita di un nuovo mondo Se l’interesse teoretico appare fondamentale, il pensiero hegeliano assume anche una grandissima rilevanza dal punto di vista della riflessione politica, non solo perché affronta problemi come la società e lo Stato, ma perché si presenta, esso stesso, come un potente fattore di consapevolezza politica. Il suo sviluppo avviene tra gli anni Novanta del Settecento e il primo trentennio dell’Ottocento, in un periodo di grandi cambiamenti per l’Europa: la Rivoluzione francese, salutata all’inizio con entusiasmo dal giovane Hegel, al pari dei suoi coetanei e compagni di studi, poi avversata nei suoi esiti truculenti; l’età napoleonica e le trasformazioni che essa produce nell’assetto europeo; la Restaurazione e le inquietudini che covano sotto la superficie dell’ordine ristabilito. Hegel è consapevole di vivere in un mondo in trasformazione. Il processo rivoluzionario in Francia ha liquidato il vecchio «edificio di iniquità» su cui si reggeva l’Antico regime, avviando un inarrestabile processo di liberazione. Nello stesso tempo, i semi di un nuovo mondo, che nasca sulle macerie del vecchio, stentano a mettere radici. Nella situazione fluida che si è andata determinando, Hegel rifugge sia dagli ideali sublimi ma irrealizzabili di cui si alimenta il Romanticismo, sia dal ritorno al passato rappresentato dalla Restaurazione. Alla filosofia – che secondo la definizione hegeliana è «il proprio tempo appreso nel pensiero» – spetta il compito di comprendere l’esistente in attesa che i fermenti attivi nella realtà prendano forma in un nuovo mondo. Un tempo di gestazione e transizione Hegel lo dice nella sua prima opera di grande rilievo, la Fenomenologia dello spirito, in un momento decisivo della storia della Prussia e dell’Europa, dopo la battaglia di Jena: il nostro è un tempo di gestazione e di transizione verso una nuova epoca; il vecchio mondo sta per sprofondare nel passato , mentre si preannuncia il nuovo, prodotto dal lavorio sottotraccia dello spirito, cioè l’elemento attivo che muove la storia. Questo mondo nuovo, maturato lentamente e silenziosamente dal progressivo sgretolarsi del vecchio, appare, a un certo momento, di colpo in piena luce nella sua struttura compiuta. Come la nascita del bambino costituisce un salto qualitativo, una rottura nel tranquillo processo di crescita dentro il grembo materno, così la nascita di una nuova epoca nella storia del mondo appare come un lampo improvviso, covato a lungo nell’oscurità, che irrompe nel corso degli eventi. Nelle parole di Hegel, il progressivo sgretolamento del vecchio mondo, «che finora non alterava la fisionomia della totalità, viene improvvisamente interrotto dal sorgere del sole che, come un lampo improvviso, fa apparire in un colpo solo la struttura del nuovo mondo». 88

2. Hegel e la scuola hegeliana

1 Il giovane Hegel

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1.1 Gli scritti teologici La religione popolare greca Coerentemente con la formazione ricevuta presso il seminario di Tubinga, i primi interessi di Hegel si rivolgono alla religione, considerata non come un fenomeno a sé stante, bensì come un’esperienza che si sviluppa in stretto rapporto con la vita politica e sociale. Oggetto di indagine sono le religioni del mondo antico: la religione greca, l’ebraismo, il cristianesimo. Hegel si dichiara a favore di una religione condivisa dal popolo (che egli chiama perciò religione «popolare» o «nazionale»), vissuta attraverso il sentimento e la fantasia. È il primo abbozzo della tesi, poi ampiamente sviluppata, secondo cui la religione è una forma dello spirito che presenta le verità razionali (filosofiche) attraverso un’elaborazione fantastica ed emotiva. Una vera religione del popolo, capace di alimentare le diverse forme della vita umana, si è realizzata nell’ambito della polis greca, grazie all’armonia tra l’uomo e la divinità, tra l’uomo e lo Stato. Il Dio trascendente dell’ebraismo e del cristianesimo Più complesso è il giudizio sull’ebraismo e il cristianesimo, accomunati in un primo tempo come portatori di una visione religiosa in cui domina un Dio assoluto, trascendente, che impone dall’alto la sua autorità sugli uomini. A essa si accompagna un insieme di dogmi e regole morali codificate, sotto il cui peso si dilegua il sentimento soggettivo del divino, che nasce dall’intensità della vita interiore. Anche il messaggio di Gesù, che all’origine si presenta come una religione naturale, è costretto a trasformarsi in religione positiva a causa dell’incapacità degli ebrei, e quindi anche dei discepoli di Gesù, di accettare una religione puramente razionale. Per farsi capire dai suoi ascoltatori, convinti di avere ricevuto le leggi religiose non dalla propria coscienza razionale ma da un Dio trascendente, Gesù è costretto a presentarsi come il Messia, l’inviato di Dio, di cui rivela la volontà, e a presentare il proprio insegnamento come fondato sull’autorità divina, non sulla ragione. I limiti dell’ebraismo: l’inflessibilità della legge e la scissione tra uomo e Dio In un secondo tempo il giudizio sull’ebraismo e sul cristianesimo si diversifica: le caratteristiche negative dell’autoritarismo e della riduzione della religiosità a un rigido complesso di dogmi, comandamenti e riti sono attribuite in modo specifico all’ebraismo, mentre si riconosce al cristianesimo, come religione dell’amore, la capacità di dare vita a un nuovo rapporto tra gli uomini e il divino. Secondo Hegel, l’ebraismo vede in Dio un principio estrinseco che si erge al di sopra dell’uomo, il quale dunque si ritrova in una condizione di completa sudditanza nei confronti di un “altro da sé”.

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Eugène Delacroix, Lotta tra Giacobbe e l’angelo, 1850-1861 (Chiesa di Saint-Sulpice, Parigi). Il pittore si ispira a uno degli episodi biblici in cui il Dio del Vecchio Testamento mette alla prova gli eletti: sulla via del ritorno nel paese di Canaan, dopo un’assenza di vent’anni durante i quali ha lavorato duramente, Giacobbe è fermato dall’Angelo e costretto a lottare con lui fino all’alba. Il giovane Hegel 89

Profilo ➜ La vita e le opere Georg Wilhelm Friedrich Hegel nasce nel 1770 a Stoccarda da una famiglia benestante di confessione luterana. Dopo avere frequentato il ginnasio nella città natale, nel 1788 entra nel seminario protestante (Stift) di Tubinga, dove ha come compagni Hölderlin e Schelling, con i quali stringe amicizia e condivide sia gli entusiasmi per la Rivoluzione francese sia l’aspirazione a un profondo rinnovamento culturale e spirituale della società. Dal punto di vista filosofico, negli anni di Tubinga i suoi interessi si orientano verso Spinoza, Rousseau e soprattutto Kant. TRA BERNA E FRANCOFORTE, GLI SCRITTI GIOVANILI Nel 1793, dopo avere conseguito il titolo di dottore in teologia, Hegel si trasferisce a Berna, dove rimane fino al 1796 come precettore presso una ricca famiglia borghese, mantenendo i contatti con gli amici di Tubinga. A questo periodo risalgono i primi scritti, che hanno per oggetto temi religiosi (Frammenti sulla religione popolare e il cristianesimo, Vita di Gesù, La positività della religione cristiana); in essi è presente una prima elaborazione di concetti – poi ripresi nelle opere successive, in un quadro di più ampio respiro – che sono alla base della sua concezione della storia, della dialettica, dello spirito. Nel 1797, per interessamento di Hölderlin che si trova a Francoforte sul Meno, Hegel si trasferisce in questa città, dove continua a svolgere l’attività di precettore fino al 1800, approfondendo nel contempo gli studi di carattere teologico, come attesta la composizione de Lo Spirito del cristianesimo e il suo destino, ma anche aprendosi a nuovi interessi di carattere economico e politico. Nel 1799, avendo ereditato alla morte del padre un piccolo patrimonio, decide di abbandonare la professione di precettore privato per dedicarsi agli studi filosofici e intraprendere la carriera universitaria. LA FORMAZIONE

GLI ANNI DI JENA E IL CONFRONTO CON FICHTE E

Nel 1801, su consiglio di Schelling, si trasferisce a Jena, dove nello stesso anno pubblica la sua prima opera, Sulla differenza tra il sistema filosofico di Fichte e quello di Schelling, quindi insieme a Schelling dà vita al «Giornale critico della filosofia», sul quale pubblica vari articoli, fra cui il Rapporto dello scetticismo con la filosofia (1802), Fede e sapere (1802), Sui diversi modi di trattare scientificamente il diritto naturale (1802-1803). È questo il momento della massima collaborazione con Schelling, destinata tuttavia in breve tempo a dissolversi, lasciando il posto a una dura polemica. Agli anni di Jena risalgono anche numerosi manoscritti – che non è possibile datare e ordinare in modo preciso – nei quali si tratta di logica,

SCHELLING

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di filosofia della natura, di filosofia dello spirito: sono i temi dei corsi che Hegel tiene all’università e che saranno poi compiutamente sviluppati nelle opere più mature. LE PRIME GRANDI OPERE Nel 1806 l’università di Jena viene chiusa in seguito alla vittoria delle armate di Napoleone sull’esercito prussiano (avvenuta proprio in questa città). Nello stesso anno Hegel compone la sua prima opera di grande rilievo, la Fenomenologia dello spirito, un testo di notevole forza speculativa, ma anche di ardua lettura e interpretazione. Nel 1807 si trasferisce a Bamberga (Baviera), dove assume la redazione della gazzetta locale e finisce di scrivere la Prefazione della Fenomenologia. L’opera esce in quell’anno e a causa dei contenuti della Prefazione, ricca di spunti polemici contro le tesi romantiche, determina la rottura con Schelling. I contrasti con la censura, a proposito degli articoli pubblicati sulla gazzetta di Bamberga, inducono Hegel ad abbandonare la città e ad accettare, nel 1808, la nomina di preside e professore del liceo di Norimberga. Nel nuovo ruolo ha l’occasione di esporre la sua filosofia in modo sistematico nella Propedeutica filosofica (pubblicata postuma). Il periodo di Norimberga rappresenta una fase importante per Hegel sia nella vita privata sia nel lavoro di studioso: nel 1811 sposa una donna di famiglia aristocratica, Maria von Tucher, da cui ha due figli, e tra il 1812 e il 1816 pubblica la Scienza della logica, un’opera ponderosa e complessa, pensata come inizio della seconda parte del suo sistema filosofico, la cui prima parte è costituita dalla Fenomenologia. GLI SCRITTI DELLA MATURITÀ E LA FORMAZIONE DELLA SCUOLA HEGELIANA L’opera gli procura grande prestigio e il conseguente invito a insegnare nelle università di Erlangen, Heidelberg e Berlino. Hegel sceglie Heidelberg, città dove si trasferisce nel 1816, e nel 1817 pubblica il suo scritto più sistematico, l’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio. Nel 1818 è chiamato all’università di Berlino a ricoprire la cattedra di filosofia che era stata di Fichte. I corsi che tiene sui vari indirizzi del sapere filosofico gli procurano fama in tutta Europa. Nel 1821 pubblica la Filosofia del diritto, negli anni successivi la seconda e la terza edizione, con note e aggiunte, dell’Enciclopedia (rispettivamente nel 1827 e nel 1830), oltre a diversi saggi e recensioni. L’insegnamento tenuto a Berlino fino alla morte (per colera) nel 1831 rinsalda la sua fama e porta alla formazione di una vera e propria scuola hegeliana, che dopo la morte del maestro svolgerà un ruolo significativo nel tenere vivo l’interesse per la sua opera e nel farla meglio conoscere in tutti i suoi aspetti attraverso la pubblicazione, oltre che di una edizione completa degli scritti, dei resoconti dei corsi da lui tenuti a Berlino: Lezioni sulla storia della filosofia, Lezioni sulla filosofia della storia, Lezioni di estetica, Lezioni di filosofia della religione.

2. Hegel e la scuola hegeliana Esempio significativo di un modo di agire che sottolinea l’atteggiamento sottomesso dell’uomo è quello di Mosè, il quale libera gli ebrei dalla schiavitù in Egitto per sottoporli poi a un’altra schiavitù, rappresentata dall’inflessibilità della legge. Alla base dell’ebraismo appare dunque la scissione tra l’uomo e Dio, ovvero la rottura dell’armonia originaria tra l’umano e il divino espressa dalla religione greca. Nell’ambito di una riflessione filosofica sul Vecchio Testamento, Hegel ripercorre la storia del popolo ebraico a partire dal diluvio. Di fronte al pericolo mortale rappresentato dalla natura che si scatena con la forza delle acque, gli ebrei affidano la propria salvezza alla fede nell’infinita potenza di Dio, di cui sono il popolo eletto. In tal modo essi, da un lato, contrappongono Dio e la natura nemica; dall’altro, enfatizzano il proprio rapporto esclusivo con Dio, isolandosi dagli altri gruppi umani. Ma la vita è una e indivisibile, ogni essere vivente è legato a ogni altro essere vivente. Di qui la lacerazione interna degli ebrei, in quanto viventi che si pongono in contrasto con altri viventi, e dunque con la vita stessa che si manifesta in loro. Così mortificata, la vita reagisce e mette in atto la sua vendetta, condannando gli ebrei a un destino di infelicità.

La venuta di Gesù contro la scissione tra l’uomo e Dio Contro la scissione tra uomo e Dio tipica dell’ebraismo interviene Gesù, il figlio di Dio che si incarna e si fa uomo, riconciliando così l’umanità e il divino. Allora la legge non appare più come l’emanazione di un Dio altro ed estraneo, si interiorizza, determinando il passaggio dall’etica della legge all’etica dell’amore. In questo senso il cristianesimo, nella sua versione originaria, rappresenta un progresso rispetto alla religione greca, in quanto dà vita a un’unità più ricca e complessa di quella costituita dal puro accordo tra l’umano e il divino, un’unità che nasce dall’opposizione Dio/uomo. Tuttavia il cristianesimo rimane una rivoluzione a metà: lo stesso principio dell’amore viene affermato attraverso un imperativo: «ama il tuo prossimo come te stesso»; ma l’amore non si può comandare come un dovere. La storia del cristianesimo si svolge attraverso un cammino accidentato: al di là dello slancio ideale, ciò che si afferma di fatto è una tradizione ebraico-cristiana che ne travisa il senso più genuino. Sarà il luteranesimo – come Hegel sosterrà in scritti successivi – a rivitalizzare l’autentico messaggio cristiano, appannato dalla dottrina e dalle pratiche della Chiesa di Roma. Il motivo per cui il cristianesimo debba essere ritenuto un progresso è spiegato in un frammento composto negli anni di Francoforte, nel quale Hegel sviluppa il concetto dell’amore come unità degli opposti, del soggettivo e dell’oggettivo, dell’universale e del particolare. La religione greca fa riferimento a un’unità immediata, indifferenziata, priva di movimento interiore, in quanto crede in una piena armonia tra l’umano e il divino che non conosce l’opposizione; ma l’opposizione ha in sé la ricchezza della diversità, l’opposizione è vita. A differenza della grecità, il cristianesimo introduce un elemento drammatico, lacerante: il peccato commesso dall’uomo contro Dio, a cui pone rimedio la redenzione, la quale riconcilia l’umano e il divino. Il risultato è un’unità non più immediata e inerte nella sua compattezza, ma articolata e mossa al proprio interno, perciò più viva, la quale si esprime nel destino, termine con cui Hegel designa la sorte che l’uomo accetta e fa propria in quanto in essa prende forma la sua vita.

Movimento dialettico e realtà storiche come momenti dello spirito Nel passaggio dalla religione greca a quella cristiana attraverso l’ebraismo si intravede quello che diventerà uno dei punti cardine della filosofia hegeliana, il movimento dialettico, cioè un processo che si articola in tre momenti: il momento iniziale costituito da un’unità indifferenziata (come quella tra l’uomo e la divinità nella religione greca, la quale non vede alcun aspetto problematico nel rapporto tra Il giovane Hegel 91

Profilo l’umano e il divino), un’unità non ancora messa alla prova e perciò astratta; un secondo momento in cui quell’unità entra in crisi sotto la spinta di una forza negativa, dando spazio alla scissione e all’opposizione; un terzo momento di riconciliazione degli opposti e quindi di ricostruzione dell’unità iniziale ma in una forma più alta ed evoluta. Negli scritti teologici del giovane Hegel si delinea anche un altro elemento tipico del pensiero hegeliano maturo: l’elevazione di realtà storiche, quali la Grecia antica, l’ebraismo, il cristianesimo, a momenti dello spirito. In questa prospettiva la Grecia antica, l’ebraismo, il cristianesimo incarnano rispettivamente l’unità immediata e felice della coscienza che non ha ancora vissuto il dolore della scissione (e che non può porsi come definitiva non avendo fatto i conti con l’altro da sé); la fase della scissione o negatività; la fase della conciliazione nell’amore.

1.2 I primi scritti politici ed etici Agire sulle coscienze per riformare la società Nel periodo di Jena, Hegel approfondisce l’interesse per i temi politici, già accostati negli anni di Francoforte, collegandoli a quelli religiosi, convinto che un vero rivolgimento politico non sia possibile se non sulla base di una rigenerazione interiore degli individui e di una rinascita culturale del popolo Nei frammenti Sulla recente situazione interna del Württemberg e sulla Costituzione della Germania, Hegel sostiene che l’aspirazione dei popoli a una società migliore, più libera e giusta, deve realizzarsi attraverso progetti di riforma finalizzati a creare un nuovo ordine sociale, rompendo l’immobilismo dei ceti e della loro organizzazione gerarchica culminante nel potere della nobiltà. Perché ciò avvenga è necessario che l’ideale della libertà sia tanto forte nella coscienza interiore degli individui da produrre un nuovo ordine giuridico e nuove istituzioni basate sull’uguaglianza. Per riformare la società occorre dunque preparare le coscienze; di qui l’importanza di una religione che stimoli i cittadini a partecipare, attraverso la loro vita interiore, alla vita dello spirito divino che si sviluppa nella storia. Lo Stato, espressione dell’interesse comune Nella Costituzione della Germania, scritta in gran parte dopo la pace di Luneville che assegna alla Francia vittoriosa il territorio della Germania occidentale, Hegel affronta il tema dello Stato, che avrà grande rilievo negli scritti della maturità. A suo giudizio, la disfatta tedesca si spiega considerando la frammentazione e il particolarismo tipici della Germania, la quale si rivela uno Stato per così dire fittizio, dove prevalgono gli interessi settoriali e dove risulta di conseguenza impossibile la riunificazione delle singole parti sotto un’unica forza statale che rispecchi l’interesse comune. Il diritto dello Stato, cioè dell’universale, deve prevalere su quello particolare degli individui; perciò è giusto, cioè risponde a un criterio di razionalità, il fatto che la Germania sia sottoposta al dominio napoleonico, in cui si esprime appunto il prevalere dell’universale sul particolare. La coincidenza di essere e dover-essere Ancora nella Costituzione della Germania, Hegel dà una prima enunciazione della tesi relativa alla coincidenza tra essere e dover-essere, che costituisce un caposaldo del suo sistema. Polemizzando con le opinioni che oppongono il dover-essere (ciò che si considera il bene) all’essere (ciò che si realizza di fatto), Hegel afferma che i due elementi coincidono, nel senso che è bene (deve essere) ciò che di fatto è, ciò che si re...


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