Hoffmann: der Sandmann PDF

Title Hoffmann: der Sandmann
Author Martina Cipriano
Course Lingua tedesca i
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
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Summary

Letteratura tedesca 3 (3/05/21)Autore : Ernst Theodor Amadeus Hoffmann Altri titoli : L’Orco Insabbia; Il Mago Sabbiolino Genere : Narrativa Protagonisti : Nathanael, Clara, Lotario Lingua originale : Tedesco 1ª edizione originale : 1815L'autoreNato a Königsberg il 24 gennaio 1776, Ernst Theodor Ama...


Description

Letteratura tedesca 3 (3/05/21) Autore: Ernst Theodor Amadeus Hoffmann Altri titoli: L’Orco Insabbia; Il Mago Sabbiolino Genere: Narrativa Protagonisti: Nathanael, Clara, Lotario Lingua originale: Tedesco 1ª edizione originale: 1815

L'autore Nato a Königsberg il 24 gennaio 1776, Ernst Theodor Amadeus Hoffmann frequentò la facoltà di giurisprudenza all’università di Königsberg. Per tutta la vita cercò di conciliare la carriera giudiziaria e la passione per le arti, che lo portò a lavorare in teatro come pittore, architetto, compositore, fino a diventare direttore d’orchestra. Nel 1814, dopo la sconfitta di Napoleone, venne reintegrato nel suo impiego di giudice e si trasferì a Berlino, dove si dedicò in prevalenza alla letteratura, pubblicando volumi quali Die Elixire des Teufels (1815-1816), Nachtstücke (1817-1818). Pubblicò i suoi ultimi racconti all’inizio del 1822, ricevendo anche un procedimento disciplinare a causa della sua opera Meister Floh. Morì lo stesso anno il 25 giugno per una forma di neurosifilide.

L'uomo della sabbia (Der Sandmann) È un racconto del 1815, inserito nella raccolta Notturni. È un racconto complesso che affronta innanzitutto il tema dell'ambiguità e, tratto tipicamente romantico, indaga l'immaginario dell'automa. Tra le opere più angosciose di Hoffmann, L’uomo della sabbia descrive con tocchi magistrali la regressione psicologica che riporta in vita gli incubi infantili del protagonista, inoltrandosi negli aspetti più reconditi e contorti della psiche umana e nelle manifestazioni oniriche dell’inconscio[4]. La storia, inoltre, riesce a far insorgere nel lettore il sentimento del sinistro, ed è infatti portato ad esempio nel saggio Il perturbante di Sigmund Freud.

TRAMA Il racconto inizia in forma epistolare. Nella prima lettera inviata dal protagonista, Nathanael, all'amico Lotario (che egli però indirizza erroneamente a Clara, sorella di quest'ultimo e sua fidanzata) veniamo a conoscenza di alcuni fatti legati all'infanzia del giovane studente universitario. Nathanael ricorda infatti come la madre, in alcune circostanze, fosse solita convincere lui e i suoi fratelli ad andare a letto ricorrendo alla favolosa minaccia della venuta dell'uomo della sabbia, un mostro che avrebbe cavato gli occhi ai bambini che si rifiutavano di dormire e che li avrebbe poi dati in pasto ai suoi figli, creature dotate di becchi ricurvi come quelli dei gufi. L'immaginario del bambino è fortemente colpito da questa figura, poiché nelle notti in cui la madre gli raccontava questa storia egli sentiva realmente un rumore di passi sulle scale della sua abitazione. Una sera, incuriosito ma anche intimorito, Nathanael si nasconde nello studio del padre per aspettare l'arrivo dell'uomo della sabbia. Giunge però l'avvocato Coppelius, un amico dei genitori che ai bambini risultava particolarmente sgradevole a causa del suo aspetto e delle sue maniere. Il padre e l'avvocato, inoltre, durante queste visite, si dedicavano ad esperimenti di natura alchemica. Una sera, il ragazzino viene scoperto nel suo nascondiglio e minacciato da Coppelius, che lo terrorizza con la sua volontà di cavargli gli occhi, cosa che rinforza ancora di più nella mente di Nathanael l'identificazione dell'avvocato con l'uomo della sabbia. Turbato dall'accaduto, il bambino sviene ed è costretto malato a letto

per quasi un mese e poco dopo la sua guarigione, durante un'altra visita di quello che lui ormai considera un mostro, il padre muore in circostanze misteriose. Da quel giorno, l'avvocato Coppelius sparisce dalla città e dalla sua vita. Nella lettera a Lotario, Nathanael riporta alla luce questi ricordi poiché confessa all'amico di essere convinto di aver incontrato nuovamente Coppelius il quale però, nella città di G. dove il giovane soggiorna per motivi di studio, si spaccia per un ottico piemontese di nome Giuseppe Coppola. I dubbi del ragazzo circa la vera identità dell'uomo vengono in parte fugati dall'assicurazione del professor Spalanzani, che dichiara di conoscere l'ambulante da molti anni, da quando entrambi vivevano in Italia. A questo punto della storia termina la narrazione in forma epistolare, per passare ad un narratore esterno, il quale ci racconta lo svolgimento dell'intera vicenda. Dopo lo scambio di lettere tra Nathanael e Lotario, il primo torna a casa per un breve periodo dall'amico e dalla fidanzata Clara, ragazza affettuosa ed estremamente pratica, che gli fanno momentaneamente dimenticare l'accaduto e lo tranquillizzano circa la connessione tra l'odiato Coppelius e il commerciante italiano. Al termine del soggiorno, però, Nathanael torna a G. e scopre che la sua abitazione è rimasta gravemente danneggiata in un incendio e che gli amici gli hanno trovato un'altra sistemazione nel palazzo di fronte alla casa di Spalanzani. Qui il ragazzo riceve la sgradita visita di Giuseppe Coppola e, per farlo andare via più velocemente possibile e, ricordandosi delle discussioni con Clara e Lotario, compra da quest'ultimo un piccolo binocolo. Usandolo, vede che nella casa del professore si trova una bellissima ragazza, che lui presume essere la figlia di Spalanzani, Olimpia. Durante un ballo in casa del professore egli finalmente la incontra e, ancora una volta, la osserva attraverso il binocolo di Coppola mentre la ragazza sta dando un breve concerto al pianoforte per gli invitati. Nathanael si innamora perdutamente di lei e comincia a frequentarla assiduamente, non tenendo conto dei giudizi dei suoi compagni di studi, che la reputano una "bambola" e una "faccia di cera". Un giorno egli si reca in visita a casa del professore e trova l'uomo e Coppola che si contendono ferocemente Olimpia strattonandola, uno per i piedi e l'altro per le braccia. Nathanael guarda l'innamorata e si rende conto con orrore che questa ha le cavità orbitali vuote e che i suoi occhi giacciono sul pavimento. Dopo la colluttazione, Coppola fugge con Olimpia in spalla e, disperato, il professor Spalanzani rivela al giovane che Olimpia non era sua figlia bensì un automa, e che Coppelius gliel'ha rubata. A sentire il nome dell'uomo tanto odiato e rendendosi conto di aver nutrito dei giusti sospetti fin dall'inizio, il ragazzo impazzisce e viene prima ricoverato in manicomio e, in seguito, passa la convalescenza a casa, circondato dalle amorevoli cure dei familiari, di Clara e Lotario. Completamente guarito, Nathanael si trova un giorno a fare una passeggiata con Clara, la quale gli propone di osservare la città dall'alto di una torre. I due salgono, mentre Lotario li aspetta nella piazza. Sulla torre, Nathanael usa nuovamente il binocolo di Coppola/Coppelius e ancora una volta impazzisce, scambiando anche Clara per un automa e cercando di ucciderla lanciandola nel vuoto. Accorre Lotario a salvare la giovane facendola fuggire nella piazza e osservando, tra la gente, la follia di Nathanael. Tra la folla, però, si trova anche Coppelius, il quale funestamente presagisce che non ci sarà bisogno di far scendere Nathanael poiché lo farà lui stesso. Pochi attimi dopo, infatti, il giovane si butta dalla torre e muore, mentre l'ambiguo personaggio scompare tra le persone accorse ad assistere al dramma.

Analisi Considerando il testo da un punto di vista tecnico-narrativo, notevole è l’abilità del narratore nella gestione dell’aspetto spazio-temporale del racconto: spaziando dall’infanzia all’età adulta e avvicendando tra loro narrazione oggettiva e soggettiva, si crea un racconto non solo dinamico ma altamente innovativo e

originale. Tematica inoltre costante in Hoffman è quella del sosia, del doppio, che continua a ripresentarsi nel racconto (la più ovvia: Coppelius/Coppola). Questo racconto, dallo stile molto introspettivo, gode di un ventaglio di interpretazioni molto ampio. Quella forse più famosa è stata svolta da Sigmund Freud nel saggio Das Unheimliche del 1919. Dopo un breve riassunto del racconto, Freud spiega come l’elemento fondante di questo sia “das Unheimliche”, un’incertezza cioè di fronte ai personaggi, un dubbio se essi siano vere persone oppure fantocci. Questo succede non solo con la bambola Olimpia, ma soprattutto con l’avvocato Coppelius, legato al timore infantile di Nataniele che questo sia davvero l’Orco e possa cavargli gli occhi. Altre interpretazioni psicanaliste prevedono invece che il racconto sia la descrizione di un trauma, una turba infantile che si manifesta in fantasie ossessive. Oppure sarebbe il racconto di un artista romantico costretto alla follia da un’esistenza insulsa e mediocre; altrimenti la storia di un animo sensibile, deluso e frustrato nelle proprie ambizioni dai personaggi che lo circondano. Il racconto contiene diversi temi e motivi, tra i quali: -

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Il motivo della donna ("Motiv der Frau"); Il motivo dell'automa ed il conseguente rapporto tra quest'ultimo e l'uomo ("Das Verhältnis Mensch - Maschine"); Il motivo del cosiddetto "ritorno del rimosso" (ne è un esempio il fatto che Nataniele riporti alla luce il ricordo del traumatico episodio della sua infanzia riguardante Coppelius, quando è convinto di aver incontrato di nuovo quest'ultimo, il quale però, secondo il giovane, si spaccia per un venditore di binocoli di nome Giuseppe Coppola); L'atmosfera "perturbante", evocata sia dalla bambola animata Olympia (Jentsch) sia dalla figura dell'uomo della sabbia, che cava gli occhi dalle orbite dei bambini e che quindi lascia pensare al fatto che sia possibile, da parte di una persona adulta, mutilare il corpo di un bambino (Freud). [Il concetto di "perturbante" è stato introdotto in psicologia da Ernst Jentsch. Esso è inteso come l'incertezza intellettuale se un oggetto evidentemente animato è veramente vivo oppure no; o, al contrario, se un oggetto inanimato potrebbe essere in qualche modo dotato di vita autonoma]; Il motivo del "doppio", dei sosia (Coppelius ed il suo "alter-ego" Coppola); La simbologia dei nomi (è appropriata da parte di Hoffmann la scelta dei nomi Coppelius e Coppola, i quali derivano rispettivamente dai termini italiani "coppella", che è un recipiente per esperimenti di alchimia, e "coppo", che indica la cavità oculare); Il tema degli "occhi" e degli "sguardi" ("Das Augenmotiv").

La parola "Augen" (occhi) e i suoi derivati sono più che presenti in tutto il racconto, in quanto vengono ripetuti un consistente numero di volte:    

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hellen Augen (scrive Nataniele nella prima lettera all'amico Lotario: "...nei sogni mi appare sempre la gentile figura della dolce Claretta che mi sorride con quei suoi limpidi occhi...") Augenbrauen (Nataniele descrive Coppelius come un uomo "dalle sopracciglia grigie e cespugliose") Katzenaugenstechend (...lampeggiano due occhi da gatto verdastri e pungenti...) Kinderaugen (racconta Nataniele a Lotario, nella lettera erroneamente indirizzata a Clara, che Coppelius afferrando Nataniele e buttandolo nel fuoco sussurrasse: „ora abbiamo gli occhi, gli occhi... un bel paio di occhi da fanciullo") Daß es nicht meiner Augen Blödigkeit ist (scrive Nataniele a Lotario: “se per me oggi tutte le cose non hanno più colore..." Mit funkelnden Augen (riferito allo sguardo del padre di Nataniele mutato dalla vicinanza del fuoco) Es flimmerte mir vor den Augen (racconta Nataniele a Lotario: “Coppelius stava davanti a me con occhi sfavillanti"...) Eine solche augenblicklich tötende Explosion (riferito allo scoppio che Nataniele sente provenire dalla stanza del padre) Aus solch hellen holdlächelnden Kindesaugen (ancora una volta il concetto degli “occhi da fanciullo")



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Kleinen stechenden Augen - mit leibhaftigen Augen gesehen - Claras Augen mit einem See von Ruisdael (uno di loro, un individuo veramente tutto fantasia, paragonò in modo veramente originale gli occhi di Clara ad un lado di Ruisdael, nel quale si specchia l'azzurro limpido di un cielo senza nubi, la ricchezza dei fiori e dei boschi, la vita serena della ricca campagna tutta colori...) Claras holde Augen (...ed ecco apparire...l'odioso Coppelius e toccare i dolci occhi di Clara...) Tausend Augen blickten und zuckten krampfhaft und starrten auf zum Nathanael (mille occhi guardavano e occhieggiavano convulsi e fissavano Nataniele...) In Olimpias Augen feuchte Mondesstrahlen auf (...gli parve che gli occhi di Olimpia si illuminassero di umidi raggi di luna...) Großen strahlenden Augen (la figura di Olimpia si muoveva sempre nell'aria attorno a lui...lo guardava con grandi occhi luminosi...) Die hellen glühenden Tränen aus den Augen (e dagli occhi di lui sgorgarono lacrime ardenti di malinconia e di gioia...) Durch die rollenden Augen (...torrenti di fuoco ribollirono attraverso i suoi occhi...).

Come accade con “Augen", anche il termine ,,Blick" (sguardo) e i suoi derivati (,,augenblicklich", ,,durchzublicken", ,,im wilden Blick", ,,anblickte", ,,der helle Blick", ,,in Blick und Rede", ,,blickte starr", ,,offenbar unverwandten Blickes", ,,immer wilder und wilder sprangen flammende Blicke", ,,immer lebendiger und lebendiger flammten die Blicke", ,,aber ein Blick durchs Fenster", ,,in dem Liebesblick", ,,mit ganz kuriosen Blicken", ,,alles Schöne klar auffassenden Blick") ricorrono i tutto il testo. Hoffmann, infine, menziona svariati strumenti ottici, quali:        

PERSPEKTIV (il cannocchiale è uno degli articoli venduti dall'ottico piemontese Giuseppe Coppola), GLAS (usato sempre nel senso di cannocchiale, lente), SPIEGEL (specchio), BRILLE e LORGNETTEN (i cosiddetti "occhi belli...begli occhi" che, posti sul tavolo da Coppola, atterriscono Nataniele), WETTERGLAS (i barometri che Coppola vuole mostrare a Nataniele), TASCHEN-PERSPEKTIV (il cannocchiale tascabile che Nataniele utilizza per spiare in casa del professor Spallanzani), GLASTÜR (cioè la porta a vetri della quale si parla nel racconto), GLASSCHERBEN (termine che si riferisce ai frammenti di vetro: infatti, durante la colluttazione tra Coppola e Spallanzani, fiale, storte, bottiglie e tubi di vetro che si trovano sul tavolo vanno in frantumi).

In questo racconto la metafora della vista è determinante (il concetto di occhio e vista è ribadito più di 50 volte). Ma che ruolo hanno gli occhi nel racconto? C'è una celeberrima frase, attribuita spesso a Leonardo da Vinci ma tratta da Sant' Agostino, che dice: "gli occhi sono lo specchio dell'anima". Credo che con queste parole sia possibile spiegare per quale ragione gli occhi di Clara sono descritti dall'autore come " dolci", "limpidi", paragonabili ad un lago di Ruisdael, e perché invece quelli di Olimpia siano definiti " rigidi", "stranamente morti e fissi"; ancora, possiamo capire come mai Hoffmann dipinge Coppelius come un uomo dagli occhi "da gatto verdastri e pungenti", "sfavillanti e beffardi", e per quale motivo, infine, gli automi degli esperimenti di alchimia di Coppelius e del padre di Nataniele (ma anche Olimpia dopo essere stata contesa dal professore e dall'ottico), non abbiano occhi, ma cavità nere ("...il volto di cera di Olimpia...non aveva occhi: al loro posto caverne buie..."). Chi è l’uomo della sabbia nella tradizione nordeuropea? È un personaggio positivo, che cosparge sabbia magica sugli occhi dei bambini per farli addormentare serenamente. Esiste una fiaba di Andersen, Ole Lukøje (in italiano “Ole Chiudigliocchi”), in cui alla sabbia è sostituito il latte spruzzato negli occhi dei bimbi con una sorta di siringa.

Contrariamente alla figura dell’immaginario popolare, Hoffmann rende il Sandmann, un personaggio negativo ed inquietante, direttamente collegato ad un trauma infantile del protagonista. Nathaniel è uno studente dalla fervida immaginazione, un poeta e un romantico: il suo nome deriva dall’ebraico e significa “Dio ha dato”, facendo riferimento al suo dono poetico che, paradossalmente, sarà anche la sua maledizione. Nel presente in cui si svolge la storia, egli incontra Coppola, un uomo che vende a domicilio “occhi” (cioè occhiali e altri strumenti ottici): costui gli riporta alla mente un episodio rimosso , quello della morte di suo padre. Ci spostiamo quindi nel passato di Nathaniel che, bambino, aveva terrore di essere accecato dall’uomo della sabbia, di cui gli parlavano la madre e la governante. Il personaggio del folklore diventa quindi paura viscerale del bambino, che lo associa ad un uomo vero, Coppelius, un alchimista che faceva esperimenti insieme a suo padre. Hoffmann, maestro nel sintetizzare tanti contenuti in poche pagine, ha celato nel nome di ogni personaggio il suo ruolo: -

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Coppelius/Coppola richiama infatti la parola “coppo”, oggi sinonimo di orcio ma che, anticamente, aveva anche il significato di cavità oculare, e inoltre la “coppella”, ossia un crogiolo utilizzato dagli alchimisti per la raffinazione dei metalli. Nathaniel, nascosto dietro ad una tenda, spia gli esperimenti alchemici di suo padre e Coppelius.

Nathaniel era terrorizzato da Coppelius, che considerava un vero e proprio “uomo nero”; un giorno, nascostosi nello studio del padre per vedere cosa mai facesse in compagnia dell’amato genitore, viene scoperto e, ironia della sorta, l’alchimista lo minaccia proprio di cavargli via gli occhi. In un esperimento futuro il padre di Nathaniel morirà a causa di un’esplosione. Cosa avviene allora nella mente di Nathaniel? L’imago paterna, dice Freud, è scissa nelle due figure del padre buono e del padre cattivo, associate rispettivamente al genitore biologico e a Coppelius; il desiderio della morte del padre cattivo si realizza però nella morte del padre buono, così da lasciare a Nathaniel un terribile senso di colpa. Il racconto si sviluppa sul tema della crescente follia di Nathaniel, pungolata non solo dall’incontro con Coppola, ma anche con il professor Spallanzani e la sua strana figlia, Olimpia. In tedesco l’aggettivo olympisch non traduce solo il significato corradicale di “olimpico”, ma anche, per affinità semantica, “distaccato” (“olympische Ruhe”: una calma olimpica): in effetti la fanciulla, di cui Nathaniel si innamora perdutamente, si rivela essere una bambola senz’anima, un automa. Il motivo degli occhi Leitmotiv dell’uomo della sabbia è senza dubbio la presenza, quasi ossessiva, del termine Augen, occhi. [1] Essi sono presenti in molteplici situazioni: Nathaniel ha paura che il mostro possa accecarlo e Coppelius lo minaccia, in maniera che risulta difficile considerare casuale, proprio di privarlo della vista. Più avanti nel racconto, Nathaniel acquista un cannocchiale tascabile attraverso il quale spia la bella Olimpia, immobile e chiusa nella casa del professor Spallanzani: è a causa di questa modificazione nella vista che il giovane non riuscirà più a distinguere la verità dalla fantasia, infondendo in Olimpia un’anima che essa non possiede. Non a caso si dice che gli occhi di Olimpia apparivano stranamente senza vita, laddove quelli di Clara erano stati descritti come “un lago di Ruisdael, nel quale si specchia l’azzurro limpido di un cielo senza nubi […]”. Negli incubi di Nathaniel, Clara lo accusa di rifiutarsi di guardarla e, quando lui finalmente alza lo sguardo, “quella che lo fissa amorevolmente con gli occhi di Clara è la morte“.

Secondo Freud, la paura dell’accecamento consiste nella traslazione di un’originaria paura dell’ evirazione. È interessante notare che proprio nel mito di Edipo, così amato da Freud, costui si acceca per punirsi del peccato da lui inconsapevolmente commesso. Freud e il perturbante Cos’ha di tanto interessante “l’uomo della sabbia” secondo Freud? Pur volendo rimanere il più possibile avulso da questioni estetiche, per definire la qualità del sentire detta “perturbante” (in tedesco unheimlich, di cui tenteremo di capire il significato linguistico) egli considerava necessario fare appello sia a fatti realmente avvenuti ai suoi pazienti sia alla reazione scatenata dalle finzioni, ossia dai racconti. La parola unheimlich è costituita dalla radice Heim, “casa”, dimora”; da essa si forma primariamente l’aggettivo heimlich, “familiare”, “abituale”, di cui unheimlich sarebbe la negazione. Concludere che perturbante significhi “estraneo”, “inconsueto”, è però quantomeno semplicistico: il sentimento del perturbante non è, per Freud, scatenato da qualcosa che non conosciam...


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