IDEA DI Nazione Chabod riassunto PDF

Title IDEA DI Nazione Chabod riassunto
Author Emilia Maria Seu
Course Storia delle Dottrine Politiche
Institution Università degli Studi di Foggia
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Summary

Riassunto del libro idea di nazione di chabod fino a pagina 91...


Description

L’idea di nazione Dire senso di nazionalità significa dire senso di individualità storica. Si giunge al principio di nazione in quanto si giunge ad affermare il principio di individualità, cioè ad affermare il principio del particolare, del singolo. Per questo, l’idea di nazione sorge e trionfa con il sorgere del Romanticismo, affondando le sue prime radici già nel secolo XVIII e trionfando con il secolo XIX, quando il senso dell’individuale domina il pensiero europeo. L’imporsi del senso della “nazione” è l’aspetto di un movimento generale che rivendica il sentimento, proclama i diritti della passione, esalta l’eroe, il genio, l’uomo che spezza le norme tradizionali. Il Romanticismo rimproverava all’Illuminismo di aver cercato di soffocare tutto ciò. Questa reazione contro le tendenze universalizzanti dell’Illuminismo non poteva che mettere in luce il particolare, l’individuale, cioè la nazione singola. La nazione significa senso della singolarità di ogni popolo, rispetto per le sue proprie tradizioni, custodia gelosa delle particolarità del suo carattere nazionale. Lo sviluppo dell’idea di nazione procede quindi di pari passo con lo sviluppo della poetica del sentimento e dell’immaginazione. Il termine “nazione” lo troviamo sin dal Medioevo, ma non con la stessa accezione di noi moderni. Spesso gli scrittori si valgono più del termine “provincia” che di quello di “nazione” per designare la nazione. La nazione del basso Medioevo non è ancora quella che esalterà il Romanticismo. MACHIAVELLI: Il suo sguardo è già fermo sulle grandi unità singole, ma si deve notare che il suo interesse è per l’unità statale, più che per la “nazione”: vale a dire che il problema che lo assilla è puramente politico. Con il Romanticismo, si ebbe l’enunciazione del principio di nazionalità come principio supremo della vita dei popoli: ogni paese ha una sua anima, si scoprì e si riconobbe la individualità morale e culturale della nazione. Ogni paese è una individualità storica, che ha proprie caratteristiche, non soltanto etniche e linguistiche, ma di tradizione e di pensiero. Nel Rinascimento si facevano anche accenni al carattere dei vari popoli, alla loro natura, ma si tratta soprattutto di elementi naturalistici che ben presto sfociavano in stereotipi. Le presunte caratteristiche di un popolo sono essenzialmente fisiche, dipendono o da fattori naturalistici (aria, suolo) o da misteriosi influssi delle stelle. Queste idee confluiscono nella teoria del clima di: JEAN BODIN: secondo cui il carattere degli abitanti di un paese è in dipendenza della situazione geografica di quel paese. Le grandi zone di ripartizione sono tre: • Settentrione: clima freddo, ingegno lento degli abitanti • Mezzogiorno: gran caldo, ingegno sottile degli abitanti • Di Mezzo: nazioni temperate, cioè europee, che sono le più felici, equilibrando i due estremi. Ma le caratteristiche delle nazioni saranno dal 700 in poi ricercate su altra base, agli spunti naturalistici si aggiungeranno altri fattori. Il carattere di una nazione consiste anche della tradizione storica e le tendenze morali e politiche e religiose e nei costumi e usanze. L’idea di nazione comincia ad identificarsi sempre più con l’individualità spirituale. Di fatto, Le prime aperte manifestazioni dell’idea di nazione avvengono in nome di uno spirito locale, che reagisce all’invadente influsso dello spirito francese: e avvengono in Svizzera, sin dai primi decenni del ‘700. I patrioti svizzeri si appellano alle tradizioni elvetiche, alle libertà antiche contro i corrotti e

prepotenti costumi e indirizzi politici esterni. Tale atteggiamento antifrancese sarà ripreso dai maggiori politici del Risorgimento, Mazzini e Gioberti preoccupati di salvare l’individualità nazionale che minaccia di essere soffocata dall’imitazione delle mode altrui. MURALT: bernese, contrappone francesi e inglesi, riferendosi ai francesi come ad una nazione di cortigiani, e dichiarando apertamente di preferire ai francesi gli eccessi degli inglesi, perché congiunti con l’amore e il senso di libertà. Nuova è la protesta morale contro il corruttore spirito francese; e la volontà di serbare il carattere nazionale degli svizzeri, della nazione pura e buona. Risuona qui un motivo ripreso dal Rousseau e caro ai romantici, il motivo cioè della montagna fonte di purezza, di buoni costumi e saldo carattere. Comincia proprio allora l’esaltazione delle Alpi, e von Haller celebra la natura e il rude montanaro, perché lontano dalla città è semplice e felice. C’è qui in germe l’idea di: ROUSSEAU: esalta lo stato di natura, l’uomo naturalmente buono, che la civiltà corrompe e trascina sulla via del male. Inoltre vediamo l’amore, tipico del Romanticismo, per la natura forte e selvaggia, per il grandioso delle Alpi. Uomo della montagna = carattere saldo, purezza di costumi, semplicità di vita. (Si tratta naturalmente di un mito. Ma l’esaltazione delle Alpi deve essere notata perché significa la valorizzazione dei fattori naturali, il riconoscimento del loro influsso nella formazione del carattere delle nazioni. (valutazione prettamente naturalistica). Due sono i modi di considerare tale carattere : o ponendolo in rapporto con l’ambiente geografico, con il clima, con i fattori fisici, insomma o considerandolo a guisa di creazione di forze morali, l’educazione, la vita politica, la tradizione. E la storia dello svolgimento dell’idea di nazione dimostrerà a evidenza come quei due modi abbiano in effetti determinato tutto l’ulteriore sviluppo, fino a sboccare, con modo naturalistico, nel “razzismo”. L’esaltazione fatta ai nostri giorni del “sangue”, del “suolo”, il trasformarsi dell’idea nazionale in quella di popolo come comunità di sangue, costituiscono la logica conclusione del modo “naturalistico” di valutare il carattere delle nazioni: che è poi il modo più primitivo e rozzo. Ma se gli svizzeri sono onesti e retti, non è soltanto grazie alle alpi, ma per i costumi, la loro tradizione di rettitudine morale e di LIBERTA’ (che accompagnerà sempre la nazione). La libertà per i patrioti svizzeri e tedeschi ha un significato diverso che per gli italiani, per cui la libertà è un bene da conquistare, cambiando lo stato preesistente delle cose, non libero. Mentre per svizzeri e tedeschi la libertà è quella tradizionale, che occorre difendere contro la minaccia dell’esterno, non da conquistare. La libertà diviene criterio di interpretazione della storia: la storia della nazione viene assunta come pegno inconfondibile del “carattere della nazione”. Con ciò al fattore meramente naturalistico si affianca il secondo elemento della nazione: il fattore storia, tradizione, che equivale a dire volontà umana, esplicatasi nel passato con una serie ininterrotta di manifestazioni. Anzi questo elemento diviene predominante. Conoscere il proprio carattere nazionale significa conoscere la storia, soprattutto la storia della civiltà piuttosto che quella politica. Il concetto di libertà appare più legato alla tradizione nazionale nella maggior parte degli scrittori tedeschi. Il motivo delle libertà germaniche era affiorato all’inizio del ‘500, nell’età della Riforma, quando la lotta contro la curia papale e contro il potere imperiale indusse i polemisti luterani ad

opporre alla tanto detestata Roma l’antica libertà germanica, ribelle ad ogni tirannia. Già Tacito aveva elogiato la libertà dei germani contrapponendola al corrotto mondo imperiale romano. Si susseguirono diverse rivendicazioni della libertà germanica non solo ad opera degli scrittori ma anche dei principi e gli uomini politici. Anche Montesquieu esalta l’antico spirito di libertà germanico vivente nella tradizione anglosassone. Carlomagno distrugge la libertà dei sassoni e con ciò inizia il periodo del dispotismo in terra tedesca. Dunque anche qui abbiamo una costante invocazione della libertà originaria Herder fu il maggior teorico tedesco della nazione, nel ‘700. il senso dell’individualità nazionale è in questo scrittore potentissimo. Egli muove da considerazioni sulla lingua, che ha sempre un determinato carattere nazionale, ed è l’espressione del carattere, della maniera di pensare di un popolo. Herder afferma per la prima volta la differenza fondamentale, naturale della nazioni. Ogni nazione diviene a sé stante, indipendente, impenetrabile dagli altri. La nazioni appaiono come individualità naturali, dotate di propria anima, che nascono, si sviluppano, decadono. Ogni nazione ha le sue ricchezze e proprietà dello spirito, del carattere, come del paese. Si va ad accentuare sempre più il senso della individualità nazionale. Egli stesso crea il termine nazionalismo. In Rousseau il senso dell’individualità nazionale e storica è meno profondo che in Herder, ed è invece assai più vivo e forte il senso politico, la volontà di azione della collettività. L’appello alla volonté générale è qualcosa di nuovo che mancava completamene negli scrittori a lui antecedenti. Dalla constatazione di un fatto, creato soprattutto del passato, la nazione, si comincia a passare alla volontà di creare un nuovo fatto, vale a dire uno stato fondato sulla sovranità popolare, cioè uno stato nazionale. La nazione semplicemente sentita, ora è voluta, dal passato si proietta dinanzi a noi nell’avvenire. Significa che si passa dalla mentalità riformistica del 700 alla mentalità rivoluzionaria di fine secolo e dell’800. Nel ‘700 vi è il trionfo del calcolo aritmetico, cioè di una diplomazia che cerca di prevedere quanto è possibile prevedere, sulla base di un calcolo puramente razionale. L’800 conosce insomma, quel che il ‘700 ignorava: le passioni nazionali. E la politica, che nel ‘700 era apparsa come un’arte, tutta calcolo, equilibrio, razionalità e niente passione, diviene con l’800 assai più torbida e passionale. La politica acquista pathos religioso. La nazione cessa di essere unicamente sentimento per divenire volontà; cessa di rimanere proiettata nel passato per proiettarsi dinanzi a noi. La nazione diventa la patria, che è sacra, ed il sangue versato per essa è sacro. La religione della patria, cioè della nazione: i due termini sono equivalenti. La sacralità viene attribuita a cose terrene, per la prima volta nell’800, la lotta politica acquista carattere religioso, e la nazione diviene ideale da attuare nel prossimo avvenire. Con MAZZINI in pieno Risorgimento, abbiamo il dispiegarsi del principio di nazionalità, cioè quello che rappresenta il trapasso della nazione da sentimento volontà, da ricordo del passato ad aspirazione per l’avvenire. Nazionalità italiana/tedesca L’idea di nazione viene sentita in modo particolare dai popoli non ancora politicamente uniti, come, ad esempio, l’Italia e la Germania, qui il principio di nazionalità troverà il massimo fervore perché questi popoli sperano di comporre in unità le membra sparse della patria comune. I due movimenti, l’italiano e il tedesco, sono profondamente diversi. Due sono i modi di considerare la nazione: naturalistico, che fatalmente sfocia nel razzismo e volontaristico. Quest’opposizione non

può considerarsi sempre totale e recisa: perché anche una dottrina a base naturalistica può apprezzare in certa misura i fattori volontaristici, e viceversa una dottrina volontaristica non può rinnegare qualsiasi influsso dei fattori naturali. E’ quindi dall’accentuare l’uno o l’altro elemento che una dottrina riceve il suo particolare rilievo. In Germania si fece avvertire fin da subito la valutazione etnica (cioè naturalistica), mentre in Italia quella volontaristica. Il pensiero tedesco infatti tendeva maggiormente a trasferire la nazione nei fattori esteriori: razza e territorio, soprattutto. Si parlò infatti di ceppo puro germanico, come anche di linguaggio pure e non contaminato. Il fattore determinante per la nazionalità, secondo gli italiani, è la volontà, cioè la piena coscienza di un popolo di quel che vuole, fattore non decisivo invece per i tedeschi, che creano la teoria della “nazionalità incosciente”. Il Mancini disse: “la comunanza di condizioni naturali e storiche, di territorio, di origine e di lingua, non bastano a costruire compiutamente una nazionalità, è come se fosse materia inanimata. Il soffio di vita viene dato dalla coscienza della nazionalità. Senza di essa, una nazionalità non può dirsi esistente. La contrapposizione delle due concezioni diviene aperta e palese nel 1870-1, al momento della guerra franco-tedesca e della decisione tedesca di annettersi l’Alsazia-Lorena (perché di lingua tedesca, mentre per gli italiani non poteva risolversi solo sulla base di quel fattore). Il principio di nazionalità negli italiani si accompagna con altri due principi. • Libertà politica – l’aspirazione alla libertà politica fu connessa con l’aspirazione all’indipendenza, e poi all’unità • Principio europeo – l’idea di nazione è indissolubilmente legata a quella di Europa. Per Mazzini gli elementi essenziali di una nazionalità sono: • pensiero comune • diritto comune • fine comune Ma la patria è prima di ogni altra cosa coscienza della patria. Anche secondo Mancini gli elementi di territorio, di origine e di lingua possono esistere solo se uniti ad una coscienza della nazionalità. In Mazzini era molto radicata sia l’idea di libertà che di Europa. Egli mette la nazione in connessione strettissima con l’umanità: patria e umanità sono egualmente sacre. Per Mazzini non bastava ricongiungere l’Italia all’Europa, ma anche di rivoluzionare l’Europa, in quanto quella attuale è una reliquia del passato. Per Cavour, al contrario di Mazzini, occorreva innalzare l’Italia al livello dei grandi popoli occidentali, Francia e Inghilterra....


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