Il Catone di Plutarco: da modello ad antimodello PDF

Title Il Catone di Plutarco: da modello ad antimodello
Author Chiara Carsana
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SoPhiA 2 – L’idéalisation de l’autre. Faire un modèle d’un anti-modèle, 2014, 243-266 Il Catone di Plutarco: da modello ad antimodello Chiara Carsana Università di Pavia [email protected] Tra le figure dell’ antichità che hanno assunto nel corso della storia occidentale un valore paradigmatico...


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SoPhiA 2 – L’idéalisation de l’autre. Faire un modèle d’un anti-modèle, 2014, 243-266

Il Catone di Plutarco: da modello ad antimodello

Chiara Carsana Università di Pavia [email protected]

Tra le igure dell’ antichità che hanno assunto nel corso della storia occidentale un valore paradigmatico si può certamente annoverare quella di Catone il Censore, il cui stesso nome continua ad avere, nel nostro linguaggio moderno, valenze simboliche ed evocative1. La sua immagine leggendaria attraversa la letteratura latina venendo a rivestire, negli autori cristiani, il ruolo di igura morale più elevata dell’ antichità pagana che si riverbera ino all’ età moderna2. Del processo di idealizzazione che ha trasformato questo personaggio storico in una igura entro cui si catalizzano le più alte qualità dell’ uomo politico, del ilosofo, del maestro di saggezza e di virtù civica dalle competenze universali, sono stati individuati da studi recenti due aspetti importanti: 1) Alla formazione della “leggenda” catoniana contribuì in primo luogo lo stesso Censore, il quale attraverso le proprie opere, e con uno spiccato senso della pubblicità3, era stato il principale promotore di se stesso4. 2) Il ritratto ediicante del Censore si sarebbe deinitivamente issato e imposto, rispetto ad una tradizione ostile che risaliva all’ epoca di Catone stesso, in età tardo-repubblicana ad opera di Cicerone e del suo ambiente5. Tale processo di idealizzazione si realizzò in un momento storico preciso, a partire dal suicidio di Catone Uticense, il quale aveva contribuito a risvegliare il ricordo 1

V. S. Agache, “Caton le Censeur, les fortunes d’ une légende”, Caesarodunum, 15bis,1980, p. 71.

2

V. S. Agache, op. cit., p. 71-73, 77-82.

3

H.-I. Marrou, Storia dell’ educazione nell’ antichità, trad. it., Roma , 19662, p. 312.

4

S. Agache, op. cit., p. 72-73, 83-85.

5

M. T. Schettino, “Caton: la construction d’ une image et sa posterité. Quelques relexions”, in M. Humm (dir.), Caton et l’ Hellénisme, in corso di stampa.

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del suo illustre antenato: esso rispondeva al bisogno di elaborare nuovi modelli eroici che impersonassero le virtù del passato, ormai perdute, insieme a un ideale di coesione e di armonia politiche mai realmente esistite6. Rispetto all’ imporsi di questo modello nazionale, che domina all’ interno della letteratura latina dopo la metà degli anni 40 a.C., il mio contributo vorrebbe spostare l’ attenzione su una prospettiva (parzialmente) esterna al mondo romano, quale è quella di Plutarco. Il caso della Vita di Catone Maggiore mi sembra infatti particolarmente stimolante in relazione ai problemi che qui ci interessa discutere: quale posizione assume il greco Plutarco rispetto ad un eroe nazionale romano, il quale non solo si era imposto come modello di virtù politica, ma aveva anche consapevolmente elaborato per Roma un modello identitario autonomo rispetto a quello della paideia greca? La igura di Catone si poneva certamente come cruciale nel confronto tra i due mondi e le due culture che è al centro dell’ elaborazione delle Vite Parallele. Tanto più che la vita del Censore si colloca nel momento storico dell’ espansione di Roma in Oriente. Non credo, in questo senso, che la composizione della biograia di Catone sia stata determinata dalla necessità di individuare un parallelo a quella di Aristide7. Mi sembra, piuttosto, che misurarsi col modello catoniano fosse inevitabile all’ interno di un’ opera costruita sul confronto tra protagonisti delle due civiltà. Due questioni di metodo – e di lessico – si pongono a monte nell’ afrontare questo tema: 1) Quale deinizione di modello e antimodello si possa enucleare dalla moderna teoria dell’ argomentazione, che ha elaborato tali concetti; 2) quale sia il termine greco che, all’ interno delle Vite di Plutarco, si possa far corrispondere ai concetti di modello e antimodello. Partendo dalla deinizione oferta dalla Nouvelle Rhétorique8, modello è: a) “un comportamento particolare che può non soltanto servire a fondare una regola generale, ma anche sollecitare un’ azione che ne trae ispirazione”; b) “Possono servire da modello 6

Ibid.

7

Così B. Scardigli, “Catone. Introduzione”, in B. Scardigli (a cura di), Vite Parallele – Plutarco – Aristide – Catone, Milano, 2011, p. 286-287. 8

Ch. Perelman, L. Olbrechts-Tyteca, Trattato dell’ argomentazione. La nuova retorica, trad. it., Torino, 1966, p. 394-398.

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persone o gruppi il cui prestigio valorizza gli atti”; c) “Il modello indica la condotta da seguire: serve però anche da garanzia per una condotta già adottata”; d) “Il fatto di seguire un modello riconosciuto, di attenervisi, garantisce il valore di una condotta: il soggetto valorizzato da tale attitudine può a sua volta servire come modello”; e) “D’ altronde, la persona che è modello e ispiratrice degli altri, ha l’ onere di un obbligo che sarà il più delle volte determinante ai ini della sua condotta”. Di conseguenza, “se riferirsi a un modello permette di promuovere certe condotte, il riferimento a un antimodello permette di distogliersene”. Tutta questa varietà di situazioni si ripropone problematicamente, come cercherò di mostrare, nella Vita di Catone Maggiore. All’ interno dell’ opera di Plutarco una parola il cui signiicato si avvicina notevolmente a tale ordine di deinizioni è παράδειγμα9. Nei Moralia esso è strettamente connesso al contesto educativo ed è alla base della παιδεία delle nuove generazioni10. Nel trattato De liberis educandis uno strumento per educare i giovani al controllo delle passioni è oferto dai “παραδείγματα di coloro che l’ amore dei piaceri ha gettato nella soferenza o, al contrario, dall’ esempio di chi si è procurato elogi e buona reputazione con la forza del carattere”11. Παράδειγμα ha dunque una valenza qualitativa neutra, che si chiarisce dal contesto o dall’ aggettivazione: modello o antimodello, a seconda della connotazione che ad esso si vuole dare12. E a fornire un modello positivo devono essere

9 Sulla generale accezione del termine e sul suo impiego da parte di oratori e storici del IV sec. a.C., v. C. Natali, “Paradeigma: I problemi dell’ agire pratico e l’ uso degli esempi in alcuni autori greci del IV sec. a.C.”, in A. Pennacini (a cura di), Retorica e storia nella cultura classica, Bologna, 1985, p. 11-27; sul signiicato di παράδειγμα in Aristotele, v. all’ interno di questo volume C. Zizza, “Aristotele, i popoli anellenici della Politica e l’ exemplum degli Achei e degli Eniochi del Ponto. Modelli e antimodelli?”; su παράδειγμα / exemplum nella letteratura greca e latina a partire da Omero ino a Plutarco, v. anche F. E. Brenk, “Setting a Good Exemplum. Case Studies in the Moralia, the Lives as Case Studies”, in A. G. Nikolaidis (ed.), he Unity of Plutarch’ s Work, Berlin-New York, 2008, p. 237-253. 10 Sull’ importanza del tema in Plutarco, v. E. Valgiglio, “Dagli ‘ Ethica’ ai ‘ Bioi’ in Plutarco”, ANRW, II, 33, 6, 1992, p. 4012-4013; T. Duf, Plutarch’ s Lives. Exploring Virtue and Vice, Oxford, 1999, p. 37-41, 49-51; J. P. Hershbell, “Plutarch’ Concept of History: Philosophy from Examples”, Ancient Society, 28, 1997, p. 232, 237-238; A. Pérez Jiménez, “Exemplum: the Paradigmatic Education of the Ruler in the ‘Lives’ of Plutarch”, in P. A. Stadter, L. Van der Stockt (ed.), Sage and Emperor. Plutarch,Greek Intellectuals, and Roman Power in the Time of Trajan (98-117 A.D.), Leuven, 2002, p. 105-106. 11

De lib. educ., 12c.

12

Cf. Praec. ger. r.p., 821d.

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prima di tutto i padri stessi, nelle cui parole e nelle cui azioni i igli possono issare gli occhi “come su uno specchio (ὥσπερ κάτοπτρον)”13. La similitudine dello specchio associata ai παραδείγματα si ripropone nel proemio alla Vita di Emilio Paolo: Alla composizione delle biograie mi è capitato di avviarmi a motivo di altri, ma ormai persevero e continuo per me stesso e, come davanti a uno specchio (ὥσπερ ἐν ἐσόπτρῳ), cerco, attraverso la storia, di adornare e assimilare in qualche modo la mia vita alle loro virtù […] Io, con l’ immersione nella storia e la famigliarità nello scrivere, mi preparo ad accogliere di volta in volta nell’ animo il ricordo dei migliori e dei più stimati, e, se qualcosa di negativo o moralmente riprovevole o ignobile insinuano i rapporti col prossimo imposti dalla necessità, ad allontanarlo e a spingerlo via, rivolgendo il pensiero, più dolce e rasserenante, verso gli esempi migliori (πρòς τὰ κάλιστα τῶν παραδειγμάτων). E fra questi ho intrapreso a presentarti la vita di Timoleonte di Corinto e di Emilio Paolo14.

Non è un caso che questo discorso teorico introduca proprio la Vita di Emilio Paolo; la sua biograia rappresenta un paradigma positivo per eccellenza (πρòς τὰ κάλιστα τῶν παραδειγμάτων), per il quale c’ è chi ha parlato di “agiograia”15. A questo modello assoluto si contrappone come antimodello la coppia di Demetrio e Antonio16, che si apre con il proemio (anch’ esso programmatico) alla Vita di Demetrio, dove Plutarco aferma che, pur non ritenendo né umano né civile un metodo educativo che parte dal pervertimento di altri, forse non è male aggiungere εἰς τὰ παραδείγματα τῶν βίων una coppia o due di personaggi che si sono comportati in modo troppo sconsiderato e distinti, nel gestire il potere e nelle grandi circostanze, per un orientamento al vizio17.

13

De lib. educ., 14a; sul passaggio generazionale, cf. De laude ipsius, 544e.

14

Aem. Paul., 1, 1, 5-6; v. P. Desideri, “Teoria e prassi storiograica di Plutarco: una proposta di lettura della coppia Emilio Paolo – Timoleonte”, in A. Casanova (a cura di), P. Desideri, Saggi su Plutarco e la sua fortuna, Firenze, 2012, p. 201218 (= Maia, 41, 1989, p. 199-214); T. Duf, op. cit., p. 30-34; A. Pérez Jiménez, “Exemplum: the Paradigmatic Education of the Ruler in the ‘Lives’ of Plutarch”, cit., p. 104-109. 15 A. Barzanò, “Biograia pagana come agiograia: il caso della vita plutarchea di Lucio Emilio Paolo”, RIL, 128, 1994, p. 403-424; J. M. Bremer, “Plutarch and the ‘Liberation of Greece’ ”, in L. De Blois, J. Bons, T. Kessels, D. M. Schenkeveld (ed.), he Statesman in Plutarch’ s Greek and Roman Lives, Leiden, 2005, p. 257-258. 16

Su tale aspetto, vedi in questo volume R. Scuderi, “La coppia plutarchea Demetrio – Antonio: un antimodello”.

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Demet., 1, 5; T. Duf, op. cit., p. 45-49.

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Fra i poli estremi oferti dalle coppie sopra menzionate, si muovono le altre biograie ambientate in epoca storica18, i cui protagonisti, con i loro comportamenti e con le loro scelte, pongono al lettore problematiche di ordine etico, educativo, culturale assai più sfumate. I personaggi delle Vite plutarchee, come è stato ben rilevato da Stadter19, sono tutt’ altro che eroi perfetti. Plutarco sceglie una strada diversa da quella dell’ encomio, più complessa e problematica. Egli decide di rappresentare uomini veri, i cui comportamenti paradigmatici ofrono, di volta, in volta, modelli e antimodelli di azioni e di scelte eticopolitiche. Essi rappresentano dei “case studies” volti ad ainare il senso critico dei lettori per aiutarli a divenire persone e leader migliori. Non si può prescindere, a tale proposito, da una valutazione del pubblico cui Plutarco rivolgeva il progetto delle Vite Parallele. Da uno studio prosopograico sugli amici che menziona nelle sue opere, possiamo immaginare i lettori cui le Vite erano destinate: esponenti delle élites dell’ Impero20; un pubblico di persone mature, uomini di cultura e di potere, di rango consolare o ai vertici del governo delle città. Per essi Plutarco concepisce qualcosa di diverso dalle istruzioni di buon governo corredate di brevi exempla che rivolge nei Praecepta gerendae rei publicae a Mnesimaco di Sardi, giovane agli esordi di una carriera politica locale21. Focalizzandosi su un singolo protagonista che agisce in situazioni politiche concrete, Plutarco nelle Vite lo osserva e ne rappresenta con obiettività virtù e difetti, successi e fallimenti; e in questo modo stimola il lettore a confrontarsi coi propri comportamenti. Plutarco dunque personalizza la storia22, non sottraendo ad essa la sua complessità, inducendo i suoi lettori a meditare sulla misura in cui storicamente possono incidere le personalità complesse, le scelte, le azioni dei singoli individui investiti di responsabilità politiche. 18

Le Vite del mito vanno inquadrate diversamente: v. in particolare la Vita di Numa; v. P. A. Stadter, “Sono da imitare gli eroi di Plutarco?”, in A. Barzanò, C. Bearzot, F. Landucci, L. Prandi, G. Zecchini (a cura di), Modelli eroici dall’ antichità alla cultura europea, Roma, 2003, p. 423-424. 19

P.A. Stadter, “Sono da imitare gli eroi di Plutarco?”, op. cit., p. 415-425.

20

P. A. Stadter, “he Rhetoric of Virtue in Plutarch’ s Lives”, in L. Van der Stockt (ed.), Rhetorical heory and Praxis in Plutarch, Louvain-Namur, 2000, p. 493-500; Id., “Plutarch’ s Lives and their Roman Readers”, in E. N. Ostenfeld (ed.), Greek Romans and Roman Greeks. Studies in Cultural Interaction, Aarhus, 2002, p. 123-135; T. Duf, op. cit., p. 66-71. 21

Ibid., p. 497-8.

22

P.A. Stadter, “Sono da imitare gli eroi di Plutarco?”, op. cit., p. 425.

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La Vita di Catone Maggiore può ofrire, da questo punto di vista, spunti di rilessione che mi sembra non siano stati pienamente sviluppati. All’ interno di questa biograia Plutarco pone ai suoi lettori una serie di problemi che pertengono particolarmente la sfera dell’ esempio oferto alle nuove generazioni da parte di un uomo di stato, il quale si è posto tra i propri principali obiettivi quello di afermare modelli di comportamento etico, di acculturazione e di azione educativa. Le questioni afrontate tendono a presentare i problemi posti dalle scelte educative in tutta la loro articolata complessità. La παιδεία è dunque più che mai al centro di questa biograia, e rispetto a questo tema il ruolo di modello e antimodello rivestito dal suo protagonista si declina con una grande ricchezza di sfaccettature e implicazioni: quali furono i modelli di Catone? Quale modello ofrì egli a sua volta attraverso le proprie azioni e le proprie parole ? E con quali esiti? Come venne poi rielaborato tale modello dalle generazioni successive? Quanto la costruzione di questo modello coincise con la efettiva igura storica di Catone? La validità di un modello si misura sulla coerenza tra azioni e parole? In che misura mos maiorum romano e παιδεία greca veicolarono modelli aini e complementari, o piuttosto in contrasto tra di loro, tali dunque da farne rispettivamente un modello e un antimodello? All’ interno delle varie rubriche la Vita di Catone Maggiore che compongono queste domande si propongono al lettore, e rispetto ad esse Plutarco prende più volte posizioni esplicite, esprimendo il proprio personale giudizio con frequenza particolarmente alta23. Vale la pena, in tale prospettiva, analizzare la biograia sezione per sezione, perché mi sembra che Plutarco sviluppi al loro interno un ragionamento coerentemente logico rispetto al problema della παιδεία. a) I modelli del giovane Catone: mos maiorum e paideia greca Nella sezione iniziale della biograia l’ attenzione di Plutarco si concentra sui personaggi che contribuirono maggiormente alla formazione del giovane Catone, prima che questi intraprendesse a Roma il cursus honorum. A tali modelli Catone

23

V. M. Beck, “Anecdote and Representation of Plutarch’ s Ethos”, in Rhetorical heory and Praxis in Plutarch…, op. cit., p. 19-27.

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consapevolmente si ispirò, come Plutarco sottolinea descrivendo ciascuno di essi attraverso le parole del protagonista della biograia : 1) “Catone stesso loda suo padre Marco come uomo onesto e soldato valoroso e aggiunge che il suo bisnonno Catone ottenne spesso riconoscimenti al valore […]. Egli sottolineava di essere nuovo in quanto a carriera e fama, assai più antico per le imprese e i meriti dei suoi avi”24; 2) Ai modelli famigliari si aianca Manio Curio Dentato, il quale aveva trionfato sui Sanniti e sui Sabini, su Pirro e sui Lucani, proprietario di un podere coninante con quello della famiglia di Catone. Di questo personaggio Plutarco riporta un aneddoto celeberrimo, ispirandosi alla versione che ne dà Cicerone nel De senectute25: Gli ambasciatori dei Sanniti che erano andati a ofrirgli una bella quantità di oro lo trovarono proprio qui, seduto vicino al fuoco mentre faceva bollire le rape. Disse che un uomo per il quale è suiciente un simile pasto non ha bisogno di nessun oro […]26 Sulla via del ritorno Catone ripensava a tutto questo e, guardando con occhi nuovi la sua casa, la terra, la servitù e il suo stile di vita, si dedicò maggiormente al lavoro agricolo e dette un taglio alle spese27.

In questo caso viene ad agire su Catone quel meccanismo di rispecchiamento descritto così bene da Plutarco nel proemio alla Vita di Emilio Paolo. Alle radici della sua formazione sta dunque, prevedibilmente, il mos maiorum, che si incarna nel modello degli antenati e nell’ illustre precedente di un homo novus anch’ esso originario della Sabina. E ino a questo punto il racconto del biografo si conforma ad una

24

Cato Maior, 1, 1-2.

25

Sull’ utilizzo dell’ opera di Cicerone da parte di Plutarco, v. R. Scuderi, “Cicerone come fonte delle biograie di Plutarco”, in I. Gallo (a cura di), La Biblioteca di Plutarco. Atti del IX Convegno plutarcheo Pavia, 13-15 giugno 2002, Napoli, 2004, p. 317-329; sulla conoscenza del latino e dunque sull’ utilizzo diretto di fonti latine da parte di Plutarco, v. articolata e convincente discussione in M. T. Schettino, “he Use of Historical Sources”, in M. Beck (ed.), A Companion to Plutarch, Oxford, 2014, p. 417-436. Sulla presenza di calchi dal latino all’ interno di questa biograia, v. R. Flacelière, “Vie de Caton l’ Ancien”, in R. Flacelière et É. Chambry (éd.), Plutarque. Vies. Tome V, Paris, 1969, p. 57. E. Valgiglio, “Alcuni aspetti di Cicerone come fonte di Plutarco”, in Studi in onore di Aristide Colonna, Perugia, 1982, p. 283-299, che reputa necessario l’ utilizzo di una fonte greca intermedia, resta poco convincente. 26

Sull’ episodio v. anche Plut., Apoph. Curio, 2, 194e; Cic., Parad. Stoic., VI, 2, 48; Val. Max., IV, 3,5; Vir. Ill., 33, 6; Plin., N. H., XIX, 87; XXXVI, 3; Front., Str., IV, 3,2; Flor., I, 18,22; Athen., X, 419a; cf. Gell., I, 14,1. 27

Cato Maior, 2, 2-3; cf. Cic., De sen., 55.

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vulgata, che probabilmente si era formata a partire dalle opere di Catone stesso28, per conluire nella rappresentazione idealizzata del De senectute. 3) E’ sempre da Cicerone29 che Plutarco deriva anche il terzo tassello del percorso educativo del giovane Catone: Quando Fabio Massimo ebbe preso Taranto, il giovanissimo Catone che combatteva sotto di lui fu alloggiato in casa di Nearco, un ilosofo pitagorico e cercava di apprendere i suoi insegnamenti. Dopo aver ascoltato quest’ uomo che ragionava alla maniera di Platone e considerava il piacere la font...


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