Il colloquio motivazionale PDF

Title Il colloquio motivazionale
Author Samanta Consonni
Course Metodologia del servizio sociale 3
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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IL COLLOQUIO MOTIVAZIONALE Parte prima: Che cos’è il colloquio motivazionale? Capitolo 1: Conversazioni sul cambiamento Il Colloquio Motivazionale comporta una particolare attenzione al linguaggio spontaneo sul cambiamento e alle implicazioni che ha nel render una conversazione sul cambiamento, soprattutto nei contesti dove una persona agisce, nei confronti di un’altra, come professionista dell’aiuto. Il C.M. ha come obiettivo quello di trovare un modo costruttivo di affrontare le sfide che spesso emergono quando un professionista de avventura nella motivazione al cambiamento degli altri; riguarda in particolare come impostare le conversazioni per fare in modo che le perso del proprio cambiamento, partendo dai loro valori e obiettivi personali. Un continuum di stili: Le conversazioni di aiuto si possono distribuire lungo un continuum: Dirigere

Guidare

Seguire

Stile direttivo: l’operatore fornisce informazioni, istruzioni e consigli; per la persona che lo riceve implica obbedire, aderire e rispettare le indicaz Stile seguire: un buon ascoltatore è interessato a quello che le altre persone dicono, cercano di capire ed evitano rispettosamente di dire opinione (stile indicato in caso di un paziente che sta morendo e non si può fare più nulla o se un cliente si presenta molto emozionato). Stile guidare: stile del CM; integra aspetti dello stile direttivo con aspetti dello stile del seguire.

Il riflesso a correggere: Il Riflesso a correggere è il desiderio di correggere quello che appare sbagliato nelle persone, indirizzandole nella direzione giusta atteggiamento si collega con lo stile direttivo e può portare ad agire in modo inefficiente o addirittura controproducente.

Ambivalenza: La maggior parte delle persone che hanno bisogno di cambiare son ambivalenti sul farlo, vedendo sia ragioni di farlo, sia ragioni per L’ambivalenza è di gran lunga il punto dove più spesso si rimane bloccati sulla strada del cambiamento, in quanto una persona, pur cono vantaggi dei comportamenti corretti, hanno altri motivi che ne ostacolano la messa in pratica. Quando una persona è in ambivalenza, è normale sentirla pronunciare due tipi di affermazioni: . affermazioni orientate al cambiamento .affermazioni orientate al mantenimento dello status quo. Quando una persona in ambivalenza incontra un professionista dell’aiuto con il Riflesso a correggere, generalmente implica che tale rifles schierare l’operatore da una parte, ed è probabile che la persona ambivalente si schieri dalla parte opposta. E’ il cliente che dev e esprimere per cambiare, solo così potrà verificarsi il cambiamento. Il Riflesso a correggere e lo stile direttivo che esprime tendono a impostare la convers uno schema oppositivo. Le dinamiche della conversazione sul cambiamento: Il Riflesso a correggere è sostenuto dalla convinzione che bisogna convincere o persuadere la persona a fare le cose giuste; i clienti nor tendono a reagire in modo prevedibile e oppositivo manifestando uno o più di questi atteggiamenti:  rabbioso  difensivo  a disagio  impotente.

Spesso le persone che vengono “aiutate” in questo modo giungono alla conclusione che non vogliono cambiare, e reagiscono così perché detto cosa devono fare, perché e come. Sentendosi porre invece domande del tipo:  Perché vorresti fare questo cambiamento?  Come pensi di procedere per realizzarlo?  Quali sono le ragioni più importanti per farlo?  Quanto è importante per te farlo? I clienti reagiscono diversamente, dicendo di essersi sentiti coinvolti, sostenuti, aperti e compresi. La differenza sta nella dinamica della conversazione.

Una definizione iniziale: Il CM è una conversazione sul cambiamento; può essere breve o prolungata, applicato in diversi contesti, con persone singole o gruppi. Si tr guidare. Ha come obiettivo primario di rinforzare la motivazione al cambiamento di una persona. Come prima definizione per non esperti possiamo dire che: Il Colloquio Motivazionale è uno stile collaborativo di conversazione volto a rafforzare la motivazione e l’impegno al cambiamento di una person

Capitolo 2: Lo spirito del colloquio motivazionale Negli anni 80’, i primi anni in cui si insegnava il Colloquio Motivazionale ci si focalizzava sull’insegnare le tecniche, sul come applicarlo, trascur cosa fondamentale, lo spirito del colloquio, che è stato inserito più avanti. Per spirito s’intende la prospettiva di fondo con la quale si pratica il Motivazionale. Senza di esso il colloquio in sé diventerebbe una manipolazione della persona.

I quattro elementi chiave dello spirito del Colloquio M. sono: Collaborazione, Accettazione, Propensione all’aiuto e Evocazione. Ciascuno di q componente sia esperienziale che comportamentale. Questi non sono i prerequisiti per la messa in pratica del Colloquio M. E’ la pratica s colloquio che insegna queste 4 predisposizioni del cuore.

Collaborazione Non è assolutamente qualcosa che si fa “a” o “su” qualcun altro. Il Colloquio M. viene fatto “per” o “con” una persona. E’ una collaborazione due esperti. La persona è senza dubbio la massima esperta di se stessa. Nel Colloquio M. il professionista è un partner che normalmente pa della metà del tempo. Il Colloquio è più sostegno che persuasione. L’operatore cerca di stabilire una relazione positiva orientata al cambiam non coercitiva. Una metafora dice che praticare il Colloquio m. è come danzare piuttosto che lottare. Si procede insieme alla persona, no Senza collaborazione non si danza. L’operatore non può agire da solo, il cliente possiede una competenza fondamentale che si deve inte quella dell’operatore. Il colloquio non è un modo per indurre le persone a cambiare. Un’insidia da evitare è la “trappola dell’esperto” che si apr l’operatore pensa di avere tutte le risposte ai dubbi della persona. Per evitare di cascarci, bisogna abbandonare le ipotesi che si suppone di a poter fornire tutte le risposte giuste. La trappola dell’esperto è un terreno fertile per far crescere il “riflesso a correggere” . Un elemento ch spirito di Collaborazione del Colloquio sta nella capacità di astenersi dal riflesso a dispensare conoscenze.

 Il colloquio non è un modo per indurre le persone a cambiare: è un modo per attivare la loro motivazione e le loro risorse per il cambi

La natura collaborativa del Colloquio implica l’esser consapevoli e in sintonia delle proprie aspirazioni e quelle del cliente. E’ fondamentale l’att l’onestà da dedicare, nel percorso di cambiamento, ai valori e alle priorità espresse dalla persona. Questo aspetto della collaborazione im rispetto profondo per il prossimo. La conversazione sul cambiamento è un po’ come stare seduti su un divano mentre la persona sfogl fotografico della sua vita. Ogni tanto l’operatore pone delle domande, ma soprattutto ascolta, perché si tratta della storia della persona. L’obie capire la vita che c’è stata prima del vostro incontro e di guardare il mondo attraverso gli occhi di quella persona senza imporre la visione dell’o

Accettazione Accettazione riguardo a ciò che il cliente esprime, è strettamente connessa alla collaborazione. Accettare non vuol dire approvare le azion persona compie. L’approvazione o disapprovazione personale dell’operatore è irrilevante. Il significato di accettazione affonda le radici nel pe Carl Rogers e comprende almeno 4 aspetti: -Assoluto valore della persona

L’accettazione presuppone l’apprezzamento del valore e delle potenzialità innate di ogni essere umano. Rogers definisce qsto atteggiame presa in carico non possessiva o considerazione incondizionatamente positiva: “un accettare la persona come un individuo a sé stante, u dell’altro che attribuisce valore alle sue ragioni. Una fiducia di base: la convinzione che, fondamentalmente, la persona è affidabile”. L’opposto atteggiamento è giudicare, porre condizioni al valore della persona. Rogers afferma che le persone se non si sentono accettate si bloccano e loro capacità di cambiare diminuisce. Afferma anche che le persone, in una particolare condizione terapeutica, cambieranno spontaneamente positivo. E’ come se ognuno avesse uno stato di maturazione finale verso il quale tendere (in date condizioni favorevoli). -Accurata empatia

Un interesse attivo e uno sforzo di comprensione della prospettiva intrinseca dell’altro, di vedere il mondo attraverso i suoi occhi. L’accurata consiste nella capacità di comprendere il quadro di riferimento dell’altro e di essere convinti che sia importante comprenderlo. Il contrario del empatia è l’imposizione della propria prospettiva, presupponendo che la visione degli altri sia irrilevante e fuorviante. -Valorizzazione dell’Autonomia

Rispettare l’autonomia individuale di ogni persona, il suo irrevocabile diritto e assoluta capacità ad autodeterminarsi. Nel suo approccio ce cliente, Rogers provò a offrire alle persone la “totale libertà di essere e di scegliere”. Era convinto che le persone avessero la tendenza a pro una direzione positiva. All’opposto della Valorizzazione dell’autonomia c’è il tentativo di far fare le cose alle persone, obbligandole ed eserc controllo. Obbligare a fare qualcosa stimola il desiderio di riaffermare la propria libertà. -Sostegno

Il sostegno, ricerca e riconoscimento delle risorse degli sforzi della persona. Non è un semplice apprezzamento personale, ma un modo di comunicare scelto con intenzionalità. Il suo opposto è ricercare ciò che le persone hanno di sbagliato e dopo averlo individuato, dire l correggerlo.

Queste 4 condizioni per l’intervento centrato sulla persona, nel loro insieme, esprimono ciò che noi intendiamo con il termine di “Accettazione” l’Assoluto valore della persona e il potenziale della persona intesa come essere umano, si sostiene e si Valorizza l’Autonomia nello scegliere modo di essere, attraverso un’Accurata empatia si cerca di comprendere la sua prospettiva e si Sostengono le sue risorse e i suoi sforzi.

Propensione all’aiuto promozione attiva del benessere altrui, considerando prioritarie le sue esigenze. La propensione all’aiuto è la scelta di impegnarsi a ricercare e favorire il benessere degli altri.L’agire con spirito di propensione all’aiuto vuol di cuore dalla parte giusta per farsì che la fiducia che si riscuote sarà meritata. Evocazione

Spesso nei colloqui professionali sul cambiamento ci si basa sul modello del deficit: “c’è qualcosa che ti manca, e io operatore ti dirò come co Qsto approccio va bene per un automobile ma non per il cambiamento personale. Lo spirito del Colloquio M. è completamente diverso, presup le persone posseggano già le risorse di cui hanno bisogno e l’operatore deve solo “evocarle”. “Tu possiedi ciò di cui hai bisogno e lo t insieme”. Quindi ci si concentra sui punti di forza della persona e non su ciò che manca. Prendiamo in considerazione due approcci educativ consiste nel dare lezioni per “inculcare” conoscenze, trae origine dal modello del deficit, che presuppone che alla persona manchi ciò di cui ha Questo modello va bene per alcune cose ma non per le persone. Il secondo approccio, consiste nel “tirar fuori”, come quando si attinge l’acq pozzo. Dal p.d.v. del Colloquio M. si presume che all’interno della persona ci sia un pozzo di esperienza da cui l’operatore può attingere. Molto

bisogno è già li, si tratta solo di farlo emergere. L’operatore che utilizza il Colloquio Motivazionale è quindi interessato al punto di vista del compito consiste nell’evocare e riforzare le motivazioni al cambiamento che sono già presenti.

Lo spirito del Colloquio M. si colloca nel punto di intersezione di queste 4 componenti. Qsto ci permette di formulare la sec onda pragmatica d del Colloquio M: il Colloquio M. è uno stile di counseling centrato sulla persona volto ad affrontare il comune problema dell’ambivale cambiamento.

Alcuni principi della presa in carico centrata sulla relazione Lo spirito che stiamo descrivendo si inquadra nella tradizione di lunga data delle cure centrate sulla persona. Rogers lo ha definito counseling sul cliente. La sua essenza sta nel porre al centro dell’intervento il punto di vista del cliente. Per chiudere suggeriamo alcuni principi generali del più ampio approccio alla cura centrata sulla persona: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9.

I nostri servizi esistono a beneficio delle persone che assistiamo ( e non viceversa). Le priorità sono i bisogni dei clienti; Il cambiamento è auto-cambiamento. I servizi facilitano il cambiamento; Le persone sono le esperte di loro stesse. Nessuno le conosce meglio di loro stesse; Non dobbiamo far accadere il cambiamento. La realtà è che non possiamo farlo da soli; Non dobbiamo offrire delle buone idee. E’ possibile che le nostre non siano le migliori; Le persone hanno forza, motivazioni e risorse che è fondamentale attivare perché si realizzi il cambiamento; Quindi il cambiamento richiede una Collaborazione, una cooperazione tra competenze; E’ importante capire il punto di vista della persona sulla situazione, le sue esigenze e la sua idea su come realizzare il cambiamento, Il cambiamento non è come una lotta per il potere nella quale se si realizza il cambiamento abbiamo vinto. Una conversa cambiamento dovrebbe essere vissuta come una danza, non come una lotta; 10. La motivazione al cambiamento non viene installata dall’esercito, ma evocata. C’è già e bisogna solo richiamarla; 11. La possibilità di scelta sul cambiamento delle persone non è revocabile. Le persone fanno le loro scelte su cosa fare e cosa non cambiamento non è un obiettivo fino a quando non viene accettato dalle persone.

Un processo evolutivo In qsto capitolo abbiamo descritto l’atteggiamento della mente e del cuore che si deve tenere per inoltrarsi nel processo del Collloquio M. Già s di aver compreso a fondo questo atteggiamento non è una garanzia per una pratica corretta del Colloquio M. E’ solo la pratica costante del che insegna lo spirito fondante. Il Dalai Lama descrive l’evoluzione della Propensione all’aiuto: come primo passo vi è la consapevol l’interiorizzazione di questa consapevolezza fino a che non diventa convinzione. Comincia poi a integrarsi con il tuo stato mentale fino al pu diventa spontanea. E’ la stessa esperienza che abbiamo vissuto imparando il Colloquio M. Con la pratica questo modo di essere diverrà automatico. BOX 2.1 Leggete la preghiera del Colloquio Motivazionale a pag 45!!

Capitolo 3: Il metodo del colloquio motivazionale I quattro processi del colloquio motivazionale I quattro processi del colloquio motivazionale sono: stabilire una relazione, focalizzare, evocare e pianificare. Considerando che i quattro proc sia sequenziali che ricorrenti, abbiamo scelto di rappresentarli come gradini di una scala. Ogni processo si sovrappone al precedente, che c sussistere in quanto fondamento del seguente. stabilire una relazione

Ogni rapporto personale inizia in un momento in cui si stabilisce la relazione. Durante qualsiasi incontro iniziale, le persone decidono se il profe è di loro gradimento, se possono fidarsi di lui e se decideranno di tornare al prossimo appuntamento. stabilire una relazione è il process entrambe le parti stabiliscono un rapporto proficuo e una relazione collaborativa. A volte questo si realizza dopo pochi attimi; a volte se ne mancanza per settimane. Stabilire una relazione terapeutica è la premessa per tutto ciò che arriverà in seguito. Stabilire una relazione implica essere amichevoli e gentili con il cliente. Focalizzare

stabilire una relazione porta a focalizzare su un’agenda specifica: il motivo per cui la persona è venuta al colloquio. Focalizzare è il processo co si definisce e si mantiene una direzione specifica nelle conversazioni sul cambiamento. Nelle relazioni d’aiuto è normale che emergano pe sono orientati ad uno o più obiettivi di cambiamento. Questi obiettivi potrebbero o non potrebbero comprendere il comportamento comport Spesso lo comprendono. Nel colloquio motivazionale il processo di focalizzare aiuta a chiarire la direzione, l’orizzonte verso cui si vuole andare Evocare

Il terzo processo del colloquio motivazionale è evocare. Evocare implica il far emergere le motivazioni al cambiamento proprie del cliente ed stato il fulcro del colloquio motivazionale. Evocare significa fare in modo che la persona dia voce alle sue ragioni per cambiare. Anche il correggere” da voce a quelle ragioni, ma in quel modo può essere controproducente. Le persone mal sopportano che venga detto loro cos questo entra in contratto con le loro idee. Il processo di evocare ci porta alla formulazione dell’ultima definizione del colloquio motivaziona tecnica, che risponde alla domanda “come funziona?”: Il colloquio motivazionale è uno stile di comunicazione collaborativo e orientato, c

particolare attenzione al linguaggio del cambiamento, progettato per rafforzare la motivazione personale e l’impegno verso un obiettivo attraverso la facilitazione e l’esplorazione delle ragioni proprie della persona per cambiare, il tutto in un’atmosfera di aiuto e di accettazione. Pianificare

Quando la persona arriva a essere disponibile al cambiamento, la bilancia si inclina e lei comincia a pensare e a parlare più del quando cambiare piuttosto che del se e perché farlo. Pianificare comporta sia sviluppare l’impegno al cambiamento, sia la formulazione di un opiano

d’azione. E’ una conversazione sulle azioni che può riguardare diverse problematiche e che viene condotta con una particolare attenzione a per cambiare che porta il cliente, valorizzando la sua autonomia nel prendere decisioni e continuando a fare emergere e a rinforzare le sue affe orientate al cambiamento quando il piano prende forma. Pensiamo che sia importante cogliere il momento in cui iniziare a pianificare e a v diverse possibilità. Come per gli altri tre processi, pianificare è qualcosa che bisogna verificare con il procedere del cambiamento. pianifica qualcosa che si realizza una volta per tutte. E’ un processo progressivo che potrebbe prevedere delle revisioni. Il fluire del colloquio motivazionale

Stabilire una relazione è necessariamente il prcesso iniziale del colloquio motivazionale. se non si stabilisce una relazione il colloquio non va processo stabilire una relazione fluisce nel focalizzare dando al colloquio almeno la direzione e l’obiettivo iniziale. Le abilità cliniche utili stabilire una relazione mantengono la loro importanza anche nel focalizzare, evocare e pianificare. Per questo motivo stabilire una relaz termina quando inizia il focalizzare. si può aver bisogno di stabilire una relazione di nuovo in vari ounti del percorso e, allo stesso modo, è norm focalizzare debba essere cambiato debba essere cambiato o allargato dopo che si è definito il problema. E’ possibile evocare sono quand definito un cambiamento. Per questo focalizzare è il prerequisito per evocare. Ma l’evocare spesso si presenta nelle fasi iniziali del colloquio una direzione è predeterminata. Nell’evocare il professionista utilizza strategie specifiche e il cliente segue degli schemi. Pianifica spontaneamente dall’evocare, e viene gestito con lo steso stile collaborativo ed evocativo. E’ normale che durante il processo di pianificare s evocare , con l’obiettivo di consolidare la fiducia e la motivazione. Ci si può trovare ad entrare e uscire dai diversi processi stabilire una focalizzare, evocare e pianificare, o a riferirsi a più processi contemporaneamente nello stesso colloquio. Le abilità di base del colloquio motivazionale e i quattro processi

La pratica del colloquio prevede l’utilizzo di alcune abilità comunicative di base che sono condivise con altri modelli di approccio alla relazione d Formulare domande aperte

Il colloquio motivazionale fa particolarmente uso delle domande aperte, quelle che inducono la persona a riflettere a rielaborare. Nei processi d una relazione e focalizzare, le domande aperte permettono di comprendere il quadro di riferimento interno della persona, migliorare lo collaborazione e definire la direzione del colloquio. Le domande aperte giocano inoltre un ruolo chiave nell’evocare la motivazione e pia percorso di cambiame...


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