Colloquio con l\'adulto narcisista PDF

Title Colloquio con l\'adulto narcisista
Course Teorie e tecniche del colloquio psicologico
Institution Università degli Studi di Palermo
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CAPITOLO 14 - IL COLLOQUIO CON L'ADULTO NARCISISTA Elementi di sintesi L’attività psichica di ciascuno oscilla costantemente tra l’attenzione all’esterno e l’attenzione a se stessi, un’attività definita appunto come narcisistica. In questo senso, si può affermare che il narcisismo è un polo fondamentale della vita psichica e che tutti sono (anche) narcisisti. In determinati momenti della vita, anzi, lo sono prevalentemente ed è necessario che sia così, perché altrimenti sarebbero travolti dagli stimoli che provengono dalla realtà esterna (narcisismo primario). Il sonno, ad esempio, è un fenomeno che occupa circa un terzo della propria vita e che si svolge appunto nel tentativo di badare solo a se stessi e di eliminare le scorie lasciate in sè dal contatto con la realtà esterna (Freud, 1915, “Supplemento metapsicologico alla teoria del Sogno”). Pertanto, si può affermare che tutti oscillano tra un investimento libidico sugli altri e quello su se stessi (più precisamente sul proprio Io). Quando si parla di “colloquio con un adulto narcisista” si intende quindi più propriamente un colloquio con una persona adulta nella quale prevalgono le dinamiche narcisistiche su quelle libidico-oggettuali. Il narcisista “felice” non si rivolge allo psicologo e gioisce dei successi nella vita. Il narcisista “infelice” invece manifesta subito la sua necessità di aiuto, anche se in genere formula la sua domanda di aiuto in modo incongruo o poco gradevole. Ciò è inevitabile in quanto una persona che sente la necessità di badare a se stessa più che alle sue relazioni con gli altri, vivrà con estremo disagio la necessità di chiedere aiuto ad un altro. Attraverso la tecnica di attacco il paziente prevalentemente narcisista mostra l’insopportabilità della presenza dell’altro, che viene sentita come limitante, frustrante, umiliante, come un'odiosa testimonianza della propria non-autosufficienza.

Il primo colloquio con l'adulto narcisista Il problema che si pone nel primo colloquio nel quale si manifesta una prevalenza narcisistica è quello di saper assumere il ruolo di “strumento” pur mantenendo contemporaneamente il padroneggiamento della situazione. Sia che si lasci troppo spazio alla tendenza narcisistica sia che si ferisca la persona mettendola di fronte alla sua condizione attuale infelice, c’è il rischio di lasciar uscire il paziente dallo studio in preda a un malessere maggiore di quello con il quale è entrato. Dunque è necessario: a) Innanzitutto, avere ben chiaro dentro di sé quali realistiche possibilità di offerta si hanno: ovvero lo psicologo deve essere in grado di dire se riesce o meno a seguire un soggetto che non lo considera una persona. b) Formulare il più chiaramente e francamente lo stato delle cose: ciò implica l’espressione verbale della propria offerta, ma soprattutto richiede al clinico la capacità di esplicitare che cosa è avvenuto sino a quel punto del colloquio, specificando al tempo stesso quale sia il proprio lavoro. Con i pazienti narcisistici è importante chiarire positivamente il proprio compito: per lo psicologo può affermare ad esempio “è importante che, benchè lei sappia qual è il mio lavoro, io le dica che esso consiste – realisticamente – nel cercare di comprendere come si formano i suoi pensieri. Perciò dovremo poter osservare i suoi pensieri man mano che le vengono in mente e man mano che lei li dice”. In questo modo si sottolinea che: Il paziente rimane il protagonista. I suoi pensieri sono interessanti. Non si è invadenti, cioè non ci si occupa dei suoi affari ma solo dei suoi pensieri. In ogni caso il narcisista tenterà di far sentire allo psicologo che non conta nulla, che è irrilevante, che può al massimo essere considerato uno strumento, e quindi in sostanza che non può essere considerato una persona. Ovviamente sono molti i modi in cui il narcisista può formulare questa comunicazione e sono modi molto interessanti, in quanto l’oscillazione tra l’investimento sull’Io e sull’oggetto assume caratteri diversi in funzione del fatto che l’Io si sia strutturato in seguito a fissazioni e regressioni di tipo orale, fallico o anale, per cui: Il narcisista orale cercherà di “succhiare” allo psicologo qualche rimedio, trattandolo come un biberon usa e getta. Il narcisista anale avrà cura di “evacuare” tutto ciò che lo psicologo gli dice, considerandolo un apparecchio igienico da cui si può allontanare senza nemmeno tirare l’acqua. Il narcisista fallico esibirà allo psicologo la sua stupefacente capacità di affascinare senza dare nulla in cambio e cercherà di far considerare lo psicologo fortunato di averlo incontrato. Tutti i tipi di narcisisti cercheranno quindi di fare sentire allo psicologo la sua irrilevanza e la sua sostanziale miseria di fronte alla loro grandezza.

I colloqui successivi I colloqui successivi sono per certi versi più difficili del primo perché scattano anche dentro lo psicologo meccanismi difensivi di fronte all’altro, prima di tutto il giudizio irrealistico di ritenere di conoscere già quella persona e le sue dinamiche intrapsichiche (ovvero una risposta narcisistica del clinico al narcisismo del paziente). Occorre invece considerare cosa accade al paziente nei colloqui successivi al primo dal momento che il fatto di dover proseguire i colloqui o intraprendere un vero e proprio trattamento costituisce per il narcisista una ferita continuamente riaperta. Considerazioni pratiche e implicazioni teoriche È necessario quindi essere delicati e non affrontare direttamente il problema del narcisismo, sottolineando sia le difficoltà sia i successi. Occorre tenere ben presente che anche il paziente più narcisista è sempre e solo prevalentemente narcisista, e che dunque c’è anche un altro suo modo di funzionare, che va tenuto in debita considerazione soprattutto perché è quello che permette allo psicologo di svolgere il suo lavoro. Infine, il clinico non dovrebbe dimenticare che le costruzioni teoriche sono necessarie ed utili, ma che si collocano comunque su un piano diverso rispetto a quello occupato dall’attività clinica, che va intesa comunque come una vicenda ogni volta nuova, sia perché ogni persona è diversa sia perché con ciascuna nuova persona lo psicologo è diverso. Questa possibilità dello psicologo di sorprendersi ed interrogarsi è importante soprattutto con il paziente narcisista....


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