IL Treno HA Fischiato - Appunti PDF

Title IL Treno HA Fischiato - Appunti
Author Francesca Panico
Course Letteratura italiana
Institution Università del Salento
Pages 2
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Appunti...


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IL TRENO HA FISCHIATO “Il treno ha fischiato” è una novella scritta da Luigi Pirandello, pubblicata sul “Corriere della sera” il 22 febbraio 1914, poi nel volume “La trappola” nel 1915. Fa parte della raccolta “Novelle per un anno”. È una novella assai significativa per illustrare alcune tecniche narrative tipiche dello scrittore agrigentino e per spiegare, al contempo, la visione del mondo pirandelliana. Il protagonista della vicenda, come spesso avviene in Pirandello, è un esponente della piccola borghesia impiegatizia, senza alcuna apparente qualità e senza nessun tratto d’interesse. Belluca è un contabile dedito all’arido lavoro di ufficio, fatto di conti e calcoli, sottomesso e indifeso e per questo zimbello sia del capoufficio e dei colleghi, sia dei familiari. Alcuni caratteristiche della narrazione le ritroviamo anche nelle altre novelle della raccolta “Novelle per un anno” e anche ne “Il fu Mattia Pascal”; tra cui la narrazione di sbieco, ossia è presente un esordio in medias res (in mezzo alle cose). Il narratore ci propone all’inizio la parte centrale della storia, lo sviluppo, senza introdurre i personaggi, il luogo, il tempo. Il racconto procede a ritroso, ha la struttura dell’inchiesta, della ricerca della verità che si cela dietro un evento strano, apparentemente assurdo ed incomprensibile del quale il lettore viene a conoscenza non con la narrazione dei fatti ma attraverso i dialoghi tra i colleghi d’ufficio del protagonista, che narrano del ricovero di Belluca in ospedale psichiatrico, preda di un’improvvisa alienazione mentale. L’impiegato modello, puntuale, irreprensibile, preciso, sottomesso, ad un tratto era andato fuori di testa e si era ribellato al suo capoufficio. Nessuno l’aveva mai visto così. Ma chi ci viveva vicino e conosceva le sue abitudini, ha capito il perché delle sue reazioni. La voce narrante assume un volto e aiuta il lettore a comprendere meglio ciò che stava accadendo. Quella del protagonista era infatti una vita impossibile, scandita dal lavoro in ufficio e dalla assistenza a tre donne vecchie e cieche (la moglie, la suocera e la sorella della suocera), con cui, insieme a due sorelle vedove ed a i loro sette figli, era costretto a dividere l’angusta casa ed i pochi soldi. La sera lavorava anche fino a notte fonda per arrotondare le entrate, e poi, esausto, si coricava su un divano sgangherato. Ed era stato lì che aveva udito una notte il fischio di un treno all’improvviso, ed aveva cominciato a pensare ad un viaggio in luoghi lontani, esotici, o in città conosciute in gioventù. È evaso dalla realtà (dalla forma, ma non potrà ritornare alla vera vita) per qualche istante e si è ricordato che esiste anche un altro mondo, oltre al suo (fatto da una vita per la famiglia, il lavoro e la fretta). Lui aveva dimenticato il mondo reale. Naturalmente avrebbe ripreso la sua vita, avrebbe continuato il suo lavoro di computisteria, si sarebbe scusato con il capoufficio, il quale gli avrebbe concesso, di tanto in tanto, una fuga immaginaria in Siberia o in Congo, su quel treno che fischiava. Il treno, simbolo del viaggio, allude alla riscoperta e all’evasione. In questo caso, più che di un’evasione fisica si tratta di un’evasione mentale, dalla sua quotidianità, dalla sua coscienza grazie al fischio del treno; questo lo ritroviamo attraverso espliciti riferimenti nel testo: «si risveglia dalla vita da somaro» (come quello di Rosso Malpelo), cioè subisce maltrattamenti verbali dai colleghi. (vv 28-33); «si rende conto che esiste il mondo esterno». (vv138-143); «Belluca si ripromette di evadere dalla realtà ogni tanto, ma accettando e restando alla sua condizione da impiegato» (come Il Fu Mattia Pascal); «è impossibile liberarsi dalla sua condizione di impiegato» (v170)

Nonostante tutto Belluca esce da questa vicenda trasformato perché capisce che estraniandosi di tanto in tanto nel mondo del sogno egli riuscirà a sentirsi meno schiavo di una vita alienata, libero di viaggiare con la fantasia. Le tematiche affrontate sono tipicamente pirandelliane. Per esempio, la falsità di un mondo basato su ciò che appare e non su ciò che è. La vicenda viene infatti osservata da 3 punti di vista: nell’ottica convenzionale dei colleghi d’ufficio per i quali la sola spiegazione plausibile del comportamento di Belluca è la pazzia; nell’ottica del narratore che, conoscendo i particolari della squallida vicenda familiare del protagonista, ne giustifica il comportamento ribelle e ne ricerca il significato; infine nell’ottica dello stesso protagonista il quale svela il vero significato dell’evento del fischio del treno che gli permette di trovare una interiore dimensione esistenziale. L’equivoco esistenziale essere/apparire alla fine si risolve: visto dall’esterno Belluca può apparire pazzo mentre in realtà ha solo ritrovato la sua dimensione umana. Inoltre viene messa in evidenza la concezione relativistica della realtà e dell’uomo per cui non esiste una sola verità ma ne esistono tante. La realtà obiettiva non esiste perché un fatto può essere interpretato in moltissimi modi diversi. La realtà è la somma di tante verità, di tanti microcosmi quanti sono gli uomini....


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