Il vittorianesimo - Marucci PDF

Title Il vittorianesimo - Marucci
Course Letteratura inglese I
Institution Università degli Studi di Trento
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rassunto dell'introduzione al saggio Il vittorianesimo di Marucci...


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IL VITTORIANESIMO (INTRODUZIONE) - MARUCCI Victorian (Oxford English Dictionary) = - agg. Del, appartenente al ,indicante il, o tipico del regno della Regina Vittoria (18371901) - sost. Una persona spec., uno scrittore, che ha vissuto nel regno della Regina Vittoria - Un articolo di mobilia del tempo della Regina Vittoria Il termine sembra risalire al 1905. L’inventore, con ogni probabilità, fu Edwin Paxton Hood (secondo quanto riferisce Asa Briggs in The age of improvement ). Il vittorianesimo è uscito dal l'impopolarità all’ incirca dal secondo dopoguerra. Questo dopo una lunga storia di ‘distorsioni’, che fu la sua ricezione precedente fin da quando Swinburne, Pater e Wilde cominciarono a mettere in dubbio e a respingere (già entro i suoi confini cronologici) quelli che ne credevano i fondamenti. La ricezione del vittorianesimo è come una feroce rivolta dei figli contro i padri scatenate nome della assolutizzazione arbitraria e parziale di uno o più elementi del sistema addebitabile a un dato fondamentale: l'oggettiva non-compattezza del sistema culturale vittoriano, l'intera conflittualità del suo modello che rende ardua e quasi obbligatoriamente soggettiva ogni gerarchizzazione e ogni sintesi. Potremmo affermare che, ben più che rispetto ad altri periodi letterari, il vittorianesimo è la somma delle sue letture, data nel corso dei 100 anni che ci separano dalla sua fine cronologica. I primi a dare alla cultura vittoriana una lettura relativistica furono gli stessi vittoriani, che furono i migliori critici di se stessi, anche se in quasi tutta la loro critica migliore accettarono premesse che retrospettivamente li rendono vittoriani quanto i bersagli della loro ironia e della loro indignazione. Questione della periodizzazione: Dove comincia, dove finisce il vittorianesimo? il vittorianesimo trae il suo nome da un monarca che ne fu il simbolo e l'emblema per antonomasia, per tacito accordo e per convenzione immediata. ovvio deduzione è che il termine vittoriano fu coniato solo qualche decennio dopo la fermarsi di quel primato è che il termine derivato vittorianesimo fu introdotto - come abbiamo visto sopra rifacendoci al l'oxford english dictionary, sulla falsariga del gotico, barocco e altri- con finalità derogatorie ad opera dei primi critici e detrattori del sistema. Il vittorianesimo sarebbe fenomeno tipicamente insulare, circoscritto all'Inghilterra, se non fosse che è stato visto da più parti, e attendibilmente almeno per quanto riguarda il suoi primi passi, come il corrispettivo e l'equivalente di quel fenomeno (diffuso nell'Europa ottocentesca) di imborghesimento, di volgarizzazione e di appiattimento del romanticismo che risponde al nome di Biedermeier. il problema che fronteggia lo studioso alle prese con il vittorianesimo è dunque un problema anzitutto metodologico: è possibile giungere a una definizione unitaria del fenomeno "vittorianesimo"? E quanto sarebbe attendibile, realmente chiarificatrice? i primi detrattori tardo ottocenteschi o primo novecenteschi sostennero con un paradosso che troppe cose si sapevano dell'età da poco conclusa perché di essa si potesse dare un'immagine unitaria. questo fu il motivo che spinse svariati studiosi, nei decenni centrali del secolo scorso, ad andare alla ricerca della "definizione del vittorianesimo".

Nell'età vittoriana si riscontra una accentuazione dei valori dell'utile del pratico che si traduce in un formidabile sviluppo della tecnologia e dell'industrializzazione, in un progresso vertiginoso della scienza, in una diffusa aspirazione a un più elevato tenore di vita in cui contrassegni sono l'accumulazione capitalistica e lo spirito competitivo. A un'età sintagmatica la classe dirigente risponde con misure sintagmatiche, con un riformismo febbrile, una legislazione economica liberistica e quantitativamente non riscontrabili in epoca precedente. Il modello politico e conservatore ma con straordinarie aperture democratiche, come testimoniano, accanto al razzismo e al classicismo istituzionalizzati, l'ascesa della democrazia, il femminismo, e sindacalismo, il socialismo e perfino il marxismo. Briggs nota che i quattro cardini dell'etica utilitaristica e sintagmatica del vittorianesimo - il vangelo del lavoro, la serietà del carattere, la rispettabilità e il self-help - sono rilevanti più che altro per il fatto della loro assenza. È l'età in cui tramonta la 'sicurezza' e si diffonde un senso acuto di provvisorietà, in cui mutano rapidissimamente le prospettive a causa dell'ascesa meteorica di esponenti di ceti bassi e dei cracks di quelli altolocati; è l'età di vaste migrazioni di popolazione e di una mobilità tanto orizzontale che verticale. L'utilitarismo benthamiano è intanto fronteggiato dal conflitto dal evangelismo, anzitutto nel conflitto che si crea tra la rinascita religiosa e la corsa all'arricchimento e all'affermarsi della proprietà privata. Utilitarismo e evangelismo sono non a caso le due 'agenzie' che più si danno battaglia per l'egemonia ideologica, almeno nelle fasi iniziali del periodo, e che incidentalmente diffondono due contrastanti idea della cultura letteraria con la proposta di canoni conflittuali incompatibili; il primo organizza una violenta campagna di pressione contro tutta la letteratura di fantasia, il secondo ostracizza tutta la letteratura alta per la sua presunta influenza corruttrice e per l'immagine falsata della realtà che diffonde, e ammette solo la Bibbia e ogni altra lettura confessionale. Nel più ampio ambito del quadro filosofico intellettuale dell'età le caratteristiche sintagmatiche sono controbilanciate da paurose oscilla ansiose semantiche simboliche. I vittoriani fecero si gran conto del via del progresso, e il progresso è una sorta di feticcio a cui moltissimi dell'epoca rendono devoto entusiastico omaggio, ma non è meno rappresentata la corrente pessimistica che legge più marcati i . La scienza stessa è un'arma a doppio taglio, fonte di orgoglio ma anche di turbamento e di angoscia: l'universo è ridisegnato dalla fisica e dall'astrofisica, dall'evoluzionismo, dalla geologia e dalla biologia, sembra non trovare più posto per Dio. L'ansia e la divisione non sono affatto caratteristica percepita del primo Novecento, bensì si annunciano, smentendo l'egemonia dell'evangelismo e rovesciando l'immagine di un'età di grandi credenti di grandi convertiti, in un diffuso e disperato scetticismo, nel arricchire dello spiritualismo e del mesmerismo, o ancora nell'interesse curioso e avido per le sistematizzazioni e le letture laiche della fede Cristiana, o per il così detto criticismo biblico, cioè il nuovo approccio razionalistico e positivistico alla Bibbia importato in Inghilterra dalla Germania, che ne mette a nudo le imprecisioni e le sviste di ordine scientifico. Il dubbio religioso è stigma dell'uomo vittoriano quanto il compiaciuto possesso della fede ortodossa, e non esiste forse altre età che si sia interrogata con tanta drammatica insistenza sul silenzio e sulla scomparsa di Dio.

Il motivo del Doppelganger e ricorrentissimo, come forma di dissociazione patologica dell'autore del personaggio, da quelli di Dickens in The Mystery of Edwin Drood, The old curiosity shop a Great Expectations al Jekyll-Hyde di Stevenson, alle ‘maschere’ di Wilde, al massimo, per quanto ingiustamente poco noto documento poetico della dissociazione vittoriana, con la suggestiva rivisitazione del mito faustiano che è il Dispychus di Clough. L'età del common sense e anche quella che, dopo il teatro elisabettiano, ha più acutamente e radicalmente indagato, gli stati morbosi e demenziali. già per De Quincey si può parlare di doppia personalità, di un piano Biedermeier contro un piano metafisico. Il paradigma più generale dell'incertezza dell'età ci pare quello espresso nel conflitto tra Relativismo e Assolutismo dogmatico....


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