Impressioni rispetto a gruppi di individui ed effetto della correlazione illusoria PDF

Title Impressioni rispetto a gruppi di individui ed effetto della correlazione illusoria
Course Psicologia Sociale
Institution Università degli Studi di Trieste
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Impressioni rispetto a gruppi di individui ed effetto della correlazione illusoria...


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25/10/2017 IMPRESSIONI RISPETTO A GRUPPI DI INDIVIDUI Non sempre i processi di elaborazione di informazioni legate alle impressioni singole valgono anche per i gruppi → discrepanza tra individuo e gruppo Ci sono processi che funzionano sia a livello individuale sia di gruppo (es. bias di self-serving) ESERCITAZIONE 1 I partecipanti leggono 39 frasi. Ogni frase descrive il comportamento di una persona (NON il partecipante). Ciascuna persona può appartenere o al gruppo A o al gruppo B. Nel gruppo A ci sono 27 persone e nel gruppo B ce ne sono 12. Nel gruppo A 18 persone sono descritte con termini positivi e 9 con termini negativi. Nel gruppo B 8 persone mettono in atto comportamenti positivi e 4 da comportamenti negativi. I partecipanti leggevano i comportamenti messi in atto da ciascun membro in ordine random. Dopo averli letti tutti dovevano valutare i gruppi opposti nel loro insieme rispetto a due item: quanto il gruppo A è negativo da 1 a 7 e positivo da 1 a 7 e lo stesso per il gruppo B. I partecipanti devono stimare quanti comportamenti negativi e positivi erano stati messi in atto dai due gruppi. VI1: Gruppo di appartenenza dell’individuo, gruppo A o B (v. a 2 livelli) -> WSS VI2: Descrizione delle persone attraverso comportamenti positivi o negativi (v. a 2 livelli) -> WSS VI3: Numero di individui dei gruppi, 27 e 12 (v. a 2 livelli) -> WSS VD1: Valutazione dei gruppi su item negativo e item positivo VD2: Stima dei comportamenti Sovrastima dei comportamenti positivi di A e sovrastima dei comportamenti negativi di B Per entrambi i gruppi le informazioni “positive” (comportamenti desiderabili) erano il doppio di quelle “negative” (comportamenti indesiderabili) → Non c’era nessuna correlazione tra l’appartenenza al gruppo e il tipo di informazione negativa o positiva, ma nonostante questo, quando nella fase successiva veniva chiesta ai partecipanti di attribuire a uno dei due gruppi i comportamenti visti, al Gruppo B erano attribuiti più comportamenti negativi. Perché accade questo fenomeno? Hamilton e Gifford ritennero che il numero di comportamenti negativi riferiti alla minoranza, essendo ridotto in numero assoluto, risultasse molto saliente a causa proprio della sua infrequenza. Non è altro che una declinazione dell’euristica della rappresentatività, la bassa frequenza di comportamenti negativi finiva per diventare rappresentativa del gruppo più piccolo.

EFFETTO DELLA CORRELAZIONE ILLUSORIA Quello che succede è che c’è una sovrastima dell’associazione di due variabili che non sono correlate. Quando due elementi sono entrambi infrequenti l’occorrenza simultanea dei due elementi è saliente e viene elaborata in maniera congiunta. Infatti, ci sono due elementi infrequenti, taglia del gruppo (numero dei partecipanti) e la valenza associata al comportamento (positivo e negativo), quindi salienti e ne costituisce un’unità anche se sono indipendenti l’uno dall’altro. Sono accessibili la frequenza dei comportamenti più bassi e la negatività e quindi si sovrastima il numero di comportamenti negativi in B. È uno degli elementi che contribuisce la formazione dei pregiudizi e degli stereotipi. Anche fattori motivazionali possono modellare l’entità del bias. Rendendo l’ambiente non prevedibile abbiamo una situazione di basso controllo. Se i partecipanti non possono controllare l’ambiente utilizzano ancora di più le euristiche, che danno l’impressione di prevedere l’ambiente. Utilizziamo maggiormente i bias quando non abbiamo risorse cognitive, tempo e informazioni....


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