Istituzioni di filologia Bellomo. Appunti PDF

Title Istituzioni di filologia Bellomo. Appunti
Author Alberto Carraretto
Course Istituzioni Di Filologia
Institution Università Ca' Foscari Venezia
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FILOLOGIA ITALIANA Tradizione: La tradizione di un manoscritto è formata dall’insieme dei suoi testimoni, perché sono i mezzi che l’hanno tramandata fino a noi; si definisce lezione un passo del testo o tutto il testo così come compare in un determinato testimone o nell’originale. Accanto alla tradizione diretta che riguarda un’opera in quanto tale, esiste la tradizione indiretta costituita da eventuali traduzioni o da citazioni all’interno di un’altra opera. Idiografo: Manoscritto non scritto di pugno dall’autore ma da lui controllato Incunabolo: Così sono definite le stampe anteriori al 1500, quelle del 1500 si dicono invece cinquecentine, la Bibbia di Gutenberg è del 23 febbraio 1455 Autografo Manoscritto scritto di pugno dall’autore, non è detto che in esso non siano contenuti errori, ma è un manoscritto molto attendibile Nel caso di stampe possiamo definirle originali solo se è comprovato il controllo dell’autore durante il procedimento Metodo di Lachmann: Metodo probabilistico con la finalità di togliere la facoltà interpretativa dell’editore, i testi erano prima tramandati attraverso la preferenza del filologo, Lachmann(1800) essendo studiosi di Vangeli è molto puntiglioso e quando esamina i manoscritti sostiene che non vale la testimonianza di per sé ma il suo rapporto con le altre, in quanto solo così posso valutare quale sia la variante più corretta. Le ipotesi con solo due testimoni sono che: non vi è rapporto tra le due opere perché derivano da due manoscritti differenti, vi è un rapporto perché l’uno è stato copiato dall’altro, vi è un rapporto perché entrambi derivano da un unico manoscritto Censimento: Elenco della tradizione diretta Registro: Indica quali sono i fascicoli e che consistenza hanno. Serve per controllare che il volume sia integro Collazione: Sistematico e completo confronto di tutti i testimoni conservati di un testo che viene operato durante la

Recensio, la quale è una valutazione della qualità di tutti i testimoni utili alla ricostruzione del testo originale al fine di trovare la variante più corretta

Errore: Si definisce errore tutto ciò che è diverso dall’originale, nell’analisi per valutare la qualità del testimone vengono considerati gli errori evidenti, cioè quelli che di sicuro non possono essere contenuti nell’originale. Il Boccaccio indica che mette le divisioni a margine non rispettando quelle del volume originale sostenendo che tale fosse l’ultima volontà dell’autore Errori monogenetici: Errori che, essendo improbabile che due copisti vi cadano indipendentemente l’uno dall’altro, prodotti una sola volta fanno sì che l’intera tradizione li erediti. Errori poligenetici: Errori che possono essere stati fatti indipendentemente da due copisti, un esempio di errore poligenetico è il salto per omoteleuto Salto per omoteleuto: Salto del copista da una parola in un rigo a una parola uguale in un rigo differente che produce una lacuna. Altro tipo di errore poligenetico è l’aplografia, che consiste nel cambiare una parola nel quale un fonema si ripete e, a causa di un errore, esso si presenta singolo. Ciò può avvenire anche in senso contrario e viene definito dittografia. Stemma codicum: Rappresentazione grafica delle relazioni essenziali tra testimoni Archetipo: Nella ricostruzione di un testo, il manoscritto reperibile o ricostruibile attraverso la recensio, dal quale si ritengono derivati, direttamente o indirettamente, tutti i manoscritti noti Adiaforo: Variante corretta. Le lezioni adiafore sono quelle, benché diverse tra loro, tutte di per sé corrette Quando posso dire che un copista ha copiato da un altro? Posso dire che un copista ha copiato da un altro se vi è un gruppo di errori comuni ad A e B, quello che copia è quello contenente più errori. Può anche essere accaduto che vi è un perduto da cui entrambi derivano, in tal caso A e B hanno un gruppo di errori comuni e in più ogni manoscritto avrà degli errori propri.

Come scegliere tra manoscritto A e manoscritto B se varianti adiafore? Posso provare a stabilire che uno dei due manoscritti sia portatore della lezione più corretta utilizzando due metodi: seguire l’uso scribendi, ovvero l’insieme delle caratteristiche della lingua e dello stille dell’autore, di un genere letterario e dell’epoca a cui appartiene, e la lectio difficilior, metodo con il quale accoglieremo come variante più corretta quella nella quale troveremo la lezione più difficile, la parola più rara, ciò perché è molto più facile che un copista cambi una parola difficile con una facile che viceversa. Edizione critica: Per fare un’edizione critica bisogna procedere con la formulazione di un’ipotesi criticamente fondata su com’era l’originale perduto. Per fare ciò bisogna fare ipotesi di correzione che devono avere senso, devono essere le più economiche possibili e devono giustificare possibilmente l’errore. Ci sono dei casi in cui la volontà dell’autore è ambigua, possiamo quindi avere due forme del testo, ambedue volute dall’autore, di cui una censurata, in tal caso si parla di varianti coatte. Un esempio è quello dell’Adelchi che Manzoni dopo aver scritto sottopone al censore imperiale che gli consiglia alcuni accorgimenti Edizione genetica: Particolare tipo di edizione critica detto anche storico-critica che comprende sia l’originale nella sua forma definitiva, sia varianti e stesure precedenti sicuramente attribuibili all’autore, come sono quelle conservate in manoscritti autografi. La finalità di tale edizione è quella di fare una gerarchia delle varianti e illustrare il percorso correttorio dell’autore. Edizione diplomatica: L’edizione, o meglio la trascrizione diplomatica, è priva di adeguamenti all’uso attuale quanto a divisioni delle parole, maiuscole/minuscole, interpunzione, apostrofi e accenti, rapporto grafia-fonetica. Tuttavia per i segni di abbreviazione si procede allo scioglimento, cioè al loro posto si introducono le lettere corrispondenti tra parentesi tonde. Ci si limita dunque a riprodurre con la massima fedeltà, mettendo a disposizione degli studiosi il risultato della pura e semplice lettura paleografica quale prima e indispensabile tappa d’ogni altro lavoro editoriale. Edizione interpretativa: Nell’edizione interpretativa rispetto a quella diplomatica oltre al solo svolgimento delle abbreviazioni vi si introducono ben delimitati adeguamenti all’uso moderno quanto a divisione delle parole, maiuscole/minuscole, interpunzione, apostrofi e accenti, rapporto grafia-fonetica. Oltre alle parentesi tonde utilizzate per racchiudere lo scioglimento delle abbreviazioni, vengono usate le quadre per racchiudere ciò che viene integrato essendo mancante a causa di sviste dell’amanuense o di danneggiamento subito dalla scrittura. Nota al testo

La nota al testo deve contenere l’elenco dei testimoni, la tabella degli errori significativi che permettono di determinare lo stemma codicum, lo stemma stesso, i criteri di utilizzo dello stemma e in caso di adiaforia assoluta quale scegliere, i criteri di ricostruzione della forma e i criteri di resa grafica dal testo

Come risalire da archetipo a originale? Bisogna ricercare la lezione più corretta attraverso la divinatio, cioè si fa una congettura per correggere il testo che deve aver senso, deve essere la più economica possibile e deve se possibile giustificare l’errore Indicazione di un manoscritto: Essendo che ogni manoscritto è unico dovremmo quindi indicarne la: collocazione, cioè la città e la biblioteca dove è custodito e il suo numero di serie, il fondo, cioè la sua precedente collocazione, il materiale di cui è fatto, se esso è membranaceo cartaceo, le dimensioni del manoscritto indicato in mm, il numero di carte al suo interno in numeri arabi e se presenti, il numero di carte di guardia, le quali fungono da protezione per il manoscritto in numeri romani. Dopodiché si indicano gli eventuali richiami senza i quali non possiamo stabilire l’esatto numero di carte presenti al suo interno in origine, poi le annotazioni le quali possono essere molto utili per ricostruite la storia del manoscritto. Qualora il manoscritto presenti perdite di fascicoli il codice si dice mutile, se la perdita è all’inizio si dice acefalo. Infine so circa di datarlo, nel caso in cui non abbia indicazioni precise cerco di risalirvi attraverso la legatura la quale spesso mi dà il luogo d’origine, la grafia, il tipo di materiale e la filigrana, quest’ ultima è un marchio di fabbrica della copisteria visibile controluce e ottenuta dal disegno realizzato modellando nella foggia desiderata alcuni fili metallici sovrapposti in una metà del telaio usato per fabbricare la carta. Le indicazioni più importanti riguardo la filigrana le abbiamo grazie a Briquet uno storico svizzero che ne ha catalogate più di 16000 Terminologia: -Esemplato: copiato -Cart.: cartaceo -Memb: membranaceo -Exp: explanatio: fine - Ex: exeunte: fine secolo -In: Ineunte: Inizio -Cc: Più carte -Mod: moderno

-In numeri arabi il numero di carte, in numeri romani il numero delle carte di guardia -Num: Numerazione -A lapis: In matita -Titoli rubricati: scritti in rosso -Fasc.: Fascicoli -Anep: senza autore -Adesp: senza titolo La stampa La stampa nasce nella metà del quattrocento con Gutenberg. La stampa manuale funziona con dei punzoni, dei caratteri mobili di piombo, lo stampatore aveva a sua disposizione le varie cassette con i vari piombi e un compositoio in cui infilarli, un ventaglio chiamato vantaggio. Il telaio composto, produceva una forma, ovvero lo stampo per imprimere sul foglio. I fogli singoli si potevano rilegare in fascicoli solo se erano piegati almeno in due. Il libro a stampa si caratterizza dal formato. Fascicolo: Il fascicolo è l’unità costitutiva di un manoscritto o di un libro a stampa. Esso è il risultato dell’impressione di due o più forme di stampa sul recto e sul verso di uno o più fogli di stampa. Formato: Sistema utilizzato Il formato è la forma materiale del libro, definita in base al foglio di stampa. Esso può essere rappresentato dal foglio nelle sue dimensioni originarie, oppure può essere costituito dal foglio ripiegato una o più volte e/o tagliato. I formati più diffusi sono IN folio: due carte, derivanti da un foglio ripiegato una volta, in quarto, quattro carte derivanti dal foglio ripiegato per due volte, in ottavo, con otto carte derivanti dal foglio piegato tre volte, in decimo, sei carte derivanti da una combinazione di tagli e piegature con dodici facciate, in dodicesimo, dodici carte, ricavate da due possibili combinazioni di tagli e piegature, in sedicesimo, sedici carte derivanti dal foglio ripiegato per quattro volte, in ventiquattresimo, ventiquattro carte derivanti dal foglio ripiegato prima tre volte lungo il lato corto e poi quattro volte nell’ altro verso, in trentaduesimo, trentadue carte derivanti dal foglio ripiegato per cinque volte. Frontespizio: Pagina dedicata al titolo e alle indicazioni dell’editore, è un’invenzione del 1500 che fungeva da pubblicità all’editore stesso. Frammenti: Vista la sua robustezza la pergamena già scritta il cui contenuto non fosse più giudicato interessante fungeva da carta di guardia per altri testi e tali carte vengono definite frammenti Palinsesto: Un palinsesto è un manoscritto su pergamena, nel quale vi è un testo apposto a seguito di una cancellazione di ciò che vi era scritto in precedenza. Visto il

suo alto costo e grazie alla sua robustezza all’abrasione o al lavaggio infatti dalla pergamena il cui contenuto non fosse più giudicato interessante veniva cancellato ciò che vi era scritto e per riutilizzarla. Impronta: Con impronta si designa una serie di sedici caratteri in gruppi di quattro presi in luoghi determinati della stampa che determinano l’esemplare specifico di un’edizione Varianti di stato: Divergenze rilevabili tra gli esemplari di una medesima edizione realizzate al tempo della stampa manuale. La loro presenza è giustificata in quanto capitava spesso che i controlli si effettuassero anche in una fase successiva all’impressione di un certo numero di fogli di stampa e nel caso di errori, a causa del costo elevato della carta, le carte stampate contenenti tali errori non venivano eliminate ma confluivano indiscriminatamente negli esemplari al momento dell’assemblaggio dei fascicoli. Si parla di varianti d’autore a stampa quando essi sono frutto di interventi dell’autore durante la composizione tipografica della sua opera LA CARTA La carta si faceva con stracci messi a macerare e poi macinati. Questa poltiglia veniva poi filtrata dall’acqua, pressata e messa ad asciugare su filoni e verghe all’ombra per non farla accartocciare. Nel produrre il foglio la cartiera lo segnava apponendovi la filigrana. I fogli si piegavano almeno in due, si creavano dei fascicoli e li si cuciva al centro. Ogni fascicolo è composto da più carte. Una carta comprende due facciate un verso e un recto. I fascicoli venivano legati insieme e spesso venivano rinchiusi in una pelle o in due pezzi di legno senza essere legati per proteggerli. LE GRAFIE Gotica: La gotica è una grafia posata contraddistinta da una escursione alto basso minima, prende piede nel XI secolo e perdura fino al XV. È una grafia utilizzata dai copisti di professione. Cancelleresca: È una grafia corsiva contraddistinta da un’escursione alto basso molto accentuata e è molto più rotonda della gotica. Prende piede nel XIV secolo ed è utilizzata principalmente negli atti legali e da alcuni intellettuali come scrittura corrente. Vi è anche la cancelleresca libraria in uso dal 1330 al 1380ca a Firenze ed è utilizzata principalmente per “La Commedia”. Ad essa è legata la leggenda dei 100 Danti. Mercantesca: È la grafia dei mercanti, non in uso tra i copisti di professione, utilizzata solamente per i testi in volgare. È una grafia rapida e densa di legamenti. Viene utilizzata principalmente per il Decameron, molto in voga al tempo tra il volgo. Viene utilizzata dal XIII secolo alla fine del XVI.

Carolina: scrittura che deriva da Carlo Magno, ha inizio nel IX secolo e nel XI viene sostituita dalla gotica. I primi umanisti esaminando i testi in lingua latina copiati in questo periodo credono sia l’originale grafia latina e quindi la copiano. Umanistica posata: È la grafia degli intellettuali, viene utilizzata dal XIV secolo. Viene chiamata anche antiqua, è una ripresa da parte degli umanisti della scrittura carolina in quanto pensavano fosse la grafia latina originale. È una grafia molto leggibile. Umanistica corsiva: È una grafia molto leggibile, il nostro corsivo deriva dall’italico che a sua volta deriva da questa grafia. DIFFERENZE A SILVIA, LEOPARDI, NEL TESTO DI PERUZZI E DI DE ROBERTIS: Peruzzi per fare l’edizione genetica utilizza l’autografo napoletano del 1828, la prima edizione a stampa (Conti) del 1831, la ristampa del 1835 di Napoli, sulla quale lo stesso Leopardi esegue delle correzioni nel 1835 e tale autografo è detto Napoletana corretta. L’edizione Peruzzi esce nel 1981, nel 1984 esce la De Robertis che mette a testo solo l’edizione di Conti e in ordine progressivo le varianti affermando che le varianti fatte prima della pubblicazione della princeps che sono di maggior rilevanza rispetto a quelle posteriori ad essa. L’edizione DE Robertis non è criticamente corretta in quanto incompleta IL CASO DI C.E. GADDA E LA COGNZIONE DEL DOLORE Quest’opera nasce tra il 1938 e il 1941, edita in sette parti nella rivista Letteratura. In questa versione vi sono le note a piè di pagina, fatte da Gadda come presa in giro del saggio filosofico. Finito il fascismo, Sansoni fa un contratto a Gadda affinché venisse pubblicata l’opera in un unico romanzo ma per 10 anni non la pubblica. Arriva così Einaudi che gli fa la stessa proposta, Gadda cambia dei nomi dei personaggi e diminuisce la quantità di note perché non adatte a un romanzo, nel 1987 Manzotti pubblica un’edizione critica mettendo a testo i 7 pezzi di “Letteratura” con le note per intero, senza segnalare quella aggiunte nelle altre edizione, quindi tale edizione critica è sbagliata....


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