Jacques Lacan - Sintesi del pensiero e dei principali concetti elaborati dal filosofo e psicoanalista PDF

Title Jacques Lacan - Sintesi del pensiero e dei principali concetti elaborati dal filosofo e psicoanalista
Author Martina Moretti
Course Psicologia dinamica 2 mod a
Institution Università degli Studi di Torino
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Sintesi del pensiero e dei principali concetti elaborati dal filosofo e psicoanalista Jacques Lacan, esponente della corrente filosofico-antropologico strutturalista....


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Jacques Lacan Nella psicoanalisi post-freudiana si sviluppano due principali modelli epistemologici: quello evolutivista e quello strutturalista. Il modello evolutivista propende per una visione finalistico-maturativa del soggetto, che implica una concezione a stadi del suo sviluppo. Lo sviluppo è visto come svolgimento progressivo di una potenzialità innata. A partire da Anna Freud, questo approccio si è biforcato in due scuole di pensiero: la Psicologia dell'Io e la successiva Psicologia del Sè (A.Freud, Hartmann, Spitz, Mahler...) e l'opera di Melanie Klein. La prima scuola attribuisce grande importanza alle relazioni ambientali, che plasmano il programma biologico del bambino; la seconda considera la psiche come integralmente coincidente con il mondo interiore. Il modello strutturalista si contrappone a quello evolutivista, ponendo come unica origine dell'individuo la struttura, che è preesistente e anticipa la nascita del bambino. All'origine quindi non vi sarebbe alcun soggetto , ma solo la struttura, la cultura e il linguaggio, da cui la natura umana sarebbe necessariamente contaminata. In questo panorama, Jacques Lacan si fa portatore di un “ritorno a Freud”, sotto l'influenza dello strutturalismo linguistico. Il pensiero di Lacan si basa in particolare su due teorie specifiche: l'antropologia strutturale di Levi-Strauss e la linguistica strutturale di De Saussure.

Antropologia strutturale, Levi-Strauss Struttura: logica nascosta che governa il mondo dei fenomeni un oggetto, un'entità o un fenomeno assume un valore specifico in base alla posizione che occupa in un insieme di relazioni. La struttura governa l'essere perchè lo precede. Le strutture sottostanti le forme di organizzazione delle società sono inconsce, quindi Levi-Strauss attribuisce un valore strutturale alla dimensione dell'inconscio. Alla base delle varie forme sociali vi è la struttura del complesso di Edipo, mentre alla base delle relazioni di parentela si trova la legge della proibizione dell'incesto, che favorisce l'esogamia. Linguistica strutturale, De Saussure Intende la lingua come un sistema autonomo e unitario di segni, occupandosi più che delle singole entità linguistiche, dei rapporti tra le unità, segmentando il testo in elementi non più divisibili e sostituendoli con altri elementi allo stesso livello (si parla di funzionalità dell'elemento). Nella società le parti gerarchiche si organizzano e si condizionano reciprocamente secondo precise regole formali e principi funzionali. Nel segno linguistico si distinguono: – significante: immagine acustica, traccia psichica del suono (es. la parola cane) – significato: concetto relativo all'immagine acustica (concetto di cane)

Il segno indica il legame tra significante e significato e genera la significazione.

Fa parte di un sistema linguistico e acquista un significato sulla base di una specifica designazione che riceve, quindi è arbitrario e convenzionale. Le strutture profonde (strutture astratte che determinano l'interpretazione semantica, uguali in tutte le lingue) sono astratte, quindi possono essere rappresentate solo attraverso una serie di regole di trasformazione grammaticale che organizzano le strutture superficiali (organizzazioni superficiali di unità che determinano l'interpretazione fonetica, cioè il suono della parola). Esisterebbero quindi due sistemi di regole sintattiche in una lingua: un sistema di regole che genera le strutture profonde e un sistema di regole che le trasforma in strutture superficiali. Quando si parla, si compiono due tipi di operazioni: – sincronia: operazione riferita alla selezione dei segni linguistici; – diacronia: combinazione dei segni linguistici in unità più complesse. Lacan rivisita il concetto di inconscio e lo descrive in termini di struttura, con riferimento al linguaggio. L'inconscio, e quindi il rimosso, sarebbe formato da significati organizzati in un intreccio di legami metaforici e metonimici, che riflettono il modello linguistico. Questo intreccio si manifesta attraverso i sogni e i sintomi e separa il sistema conscio da quello inconscio.

La linguistica in Lacan Lacan, ispirandosi a De Saussure, distingue due concetti: – Langue : è il sistema linguistico inteso come entità sociale regolata da norme, in base alle quali vi è corrispondenza tra i suoni e i rispettivi concetti. E' la parte del linguaggio che ogni individuo assimila dalla comunità in cui vive, senza poterla modificare. per Lacan è il campo – Parole: è l'attività individuale del parlare, cioè il modo specifico in cui il soggetto utilizza il codice linguistico in base alle sue intenzioni comunicative. per Lacan è la funzione Ogni atto comunicativo, quindi, avviene sui due piani della parole e della langue e la comunicazione è un atto individuale svolto all'interno di una comunità che parla una lingua. La rete del significante è quindi la struttura sincronica dei segni linguistici. La rete del significato, invece, è l'aspetto diacronico del discorso, cioè quello relativo alla trasformazione delle strutture profonde in strutture superficiali. Significante e significato non sono sovrapponibili e sono divisi da una barra, secondo l'algoritmo significante su significato (S/s). Per Lacan, credere che il significante corrisponda direttamente al significato è un'illusione. Infatti la verità sfugge al linguaggio, di conseguenza l'uomo è impossibilitato a raggiungere l'essenza della realtà. Tuttavia, nonostante il continuo scivolamento del significato sotto il significante, vi sono nella mente degli individui normali dei punti, detti point de capiton, nei quali la significazione ha termine e significato e significante si legano. Questo avviene attraverso un processo retroattivo, perchè è solo conoscendo la frase completa che si comprende il senso delle prime parole. Poiche la catena del significante ha

una dimensione diacronica e una sincronica, anche il point de capiton le possiede entrambe. La dimensione diacronica riguarda la comprensione retroattiva della frase, mentre quella sincronica riguarda la metafora, attraverso la quale “il significante attraversa la barra unendosi con il significato”. Si tratta, tuttavia, di una significazione illusoria, perchè il significato ricercato fa riferimento alla dimensione del Reale, che ha significato infinito ed escluso alla mente umana. Le principali leggi che governano l'inconscio sono quindi la metafora (trasformazione di una significazione in un'altra) e la metonimia (sostituzione di un significante con un altro significante ad esso legato). La metonimia, dal punto di vista psicoanalitico, deriva dalla mancanza di essere del soggetto, che lo porta a travalicare il significante cercando altri significanti complementari. Poichè l'inconscio ha una struttura linguistica, anche il lavoro onirico segue regole linguistiche: lo slittamento del significato sotto il significante rappresenta il meccanismo che Freud chiamava spostamento (metonimia), mentre nella sovrapposizione di significati (metafora) si nota il meccanismo della condensazione. E' in questa “natura linguistica” dell'inconscio che trova un senso il metodo delle libere associazioni, perchè solo attraverso il linguaggio si può cercare di cogliere i significati. Come nel linguaggio il significante non aggancia mai il significato, così nella psicoanalisi avviene un fenomeno parallelo: nell'affiorare dell'inconscio nel discorso cosciente, ogni strato che si rivela rinvia a uno strato più profondo, finchè non si arriva al testo originale, costituito da immagini acustiche, sillabe e lettere elementari, cioè materiale che Lacan chiama articuli. Tuttavia, in psicoanalisi, non sarà mai possibile raggiungere questo primo testo, perchè questo implicherebbe il superamento della barra che separa il simbolo dalla realtà (il significante dal significato). Lo stadio dello specchio Per Lacan, il simbolismo è attivo sin dalla primissima infanzia e ciò è dimostrato dalla fase che egli definisce stadio dello specchio. Si tratta di una fase in cui nel bambino non si è ancora verificata alcuna scissione, cioè quello stato indifferenziato e privo di oggetti in cui Freud situa il narcisismo primario. Questa piacevole condizione di indifferenziazione è definita da Lacan ordine immaginario. Il bambino investe emotivamente tutti gli oggetti parziali vivendoli in modo immediato, senza mediazione o distanza da un vissuto immaginario. Tra i 6 e i 18 mesi, tuttavia, egli inizia a riconoscere la propria immagine riflessa nello specchio. Questo gli permette di oggettivarsi nell'immagine che vede e che è altro da sé e quindi riconoscersi in qualcosa di esterno. In questo modo il bambino sperimenta un senso narcisistico del sé unificato, compiendo un'identificazione immaginaria con l'immagine nello specchio e acquistando un senso del proprio corpo unificato, cioè una prima traccia dell'Io mediante. Questa identificazione è per Lacan la matrice di tutte le identificazioni successive. Ha quindi inizio il misconoscimento della realtà del sé e la costruzione del soggetto. Attraverso l'immagine che vede nello specchio, l'individuo riesce ad anticipare a livello di rappresentazione la maturazione della forma nella totalità del suo corpo, cioè la sua forma ortopedica. Tuttavia questa identificazione è necessariamente accompagnata da un'alienazione, perchè da un lato lo specchio permette al bambino di definirsi come Io, ma dall'altro provoca uno sdoppiamento tra il soggetto e il suo Io. Il soggetto

appare d'ora in poi come separato da sé e rappresentato da un'immagine ideale che è altro da sé e questa lacerazione (fente) non può essere eliminata. Con questa divisione precoce Lacan indica la significazione mortale del soggetto. La fonte dell'aggressività quindi non sarebbero le pulsioni, ma l'esperienza dello specchio che propone al soggetto un Io ideale. Lo stadio dello specchio corrisponderebbe a un primo stadio del'Edipo. Il fenomeno edipico Il fenomeno edipico per Lacan comprende tre momenti principali: 1) Il primo periodo è quello della relazione duale madre-bambino, che non è né riducibile alla pulsione sessuale, né legata unicamente al soddisfacimento dei bisogni. Il bambino sviluppa la consapevolezza della separazione dalla madre, cioè l'alterazione della loro primordiale relazione. Questo fa sì che sviluppi un intenso desiderio di eliminare ogni vuoto tra loro, ripristinando l'unità. Il bambino vuole essere ciò che completa la madre, ciò che le manca, cioè il fallo e di conseguenza si identifica con esso. Il fallo non è connotato come un organo biologico, ma rappresenta una metafora del padre, cioè una metafora di ciò che la madre vuole. In questa fase, il bambino non è un soggetto, ma una mancanza, poiché è identificato con ciò che manca alla madre: il fallo. 2) Nel secondo periodo subentra il ruolo del padre. L'Edipo di Lacan, infatti, non coinvolge madre, padre e bambino, ma riguarda quattro elementi: il fallo, la madre,il bambino e il padre. Il padre è un altro simbolico, con il ruolo di tenere insieme le altre tre componenti. Egli interviene e, in quanto possessore del fallo e oggetto di desiderio della madre, priva il bambino del suo oggetto di desiderio, operando in lui una simbolica castrazione e priva la madre dell'oggetto del suo desiderio. In questo modo egli impone la Legge che interdice l'unione incestuosa tra madre e figlio e ne regola i rapporti. 3) L'incontro con la Legge del padre determina la sua accettazione da parte del bambino,che si identifica a questo punto con il padre. Tuttavia, attraverso il Nome-del-Padre, cioè il significante del valore simbolico della funzione paterna introdotto dalla madre, può identificare il suo desiderio e nominarlo. Identificandosi con il padre, il bambino rimuove questo desiderio, mettendo in atto la rimozione originaria. Il fallo, cioè l'oggetto di desiderio, è allontanato dall'inconscio e il desiderio è alienato. Se prima quindi il bambino era il desiderio (dimensione dell'essere), ora identificandosi con il padre ha il desiderio (dimensione dell'avere). Avere un desierio implica la possibilità di esprimerlo attraverso una domanda e questo segna quindi l'inizio dell'acquisizione del linguaggio. Inoltre, il vero oggetto del desiderio respinto nell'inconscio spinge il soggetto a ricercare sempre nuovi oggetti sostitutivi, spostandosi di significante in significante e vincolandosi nella ricerca di qualcosa che si allontanerà sempre di più dal vero oggetto di desiderio. In questo modo, il padre agisce come metafora, cioè come significante che sostituisce un altro significante (quello materno), spingendo il bambino a prendere coscienza di sé, a nominarsi e individuare la propria posizione nella famiglia e nel contesto culturale e civile. Se la metafora paterna fallisce, il bambino resta

identificato con il fallo. Questa situazione produce il fenomeno della forclusione, cioè una preclusione del Nome-del -padre che sarebbe responsabile delle psicosi. Infatti avrebbe come conseguenza l'impossibilità di passare dall'ordine immaginario a quello simbolico e l'impossibilità di accedere all'uso corretto del linguaggio. L'Edipo, quindi, non è un fatto soggettivo, ma un fenomeno culturale: linguaggio e istituzioni sociali trasmetterebbero l'architettura edipica, fornendo al bambino un nome in cui identificarsi e riconoscimento nell'ambito familiare. Lo Spaltung Questo passaggio dall'essere all'avere inaugura un simbolo, cioè un significante che sostituisce ciò che è stato rimosso ed è in questa fase che si situa la spaltung. Vi è infatti corrispondenza tra il simbolismo linguistico e il simbolismo sociale e questo fa sì che l'acquisizione del linguaggio operi una doppia differenziazione nella mente del soggetto: la prima riguarda la distinzione dell'Io da sé stesso e dalla madre, la seconda si riferisce all'individualità psichica che si differenzia dalla sua manifestazione. Queste differenziazioni portano con sé una spaccatura chiamata spaltung. L'individuo entra in un processo di alienazione, che può arrivare fino alla perdita del vero senso del sé, nel caso non avvenisse una buona risoluzione del complesso di Edipo. La prima forma di alienazione, definita fente , è legata alla distruzione della relazione immediata tra sé e sé e tra bambino e madre. Attraverso l'intervento del padre, il bambino instaura una relazione mediata, cioè con mediazione simbolica . Infatti, attraverso il linguaggio, raggiunge la categoria grammaticale dell'Io, che nell'opposizione al Non-Io stabilisce la sua soggettività. La psicosi si verifica quando il bambino non attualizza la sua individualità e quindi si designa attraverso la categoria del Lui, enunciandosi cioè in terza persona. La frattura che consegue dall'acquisizione della mediazione inserisce il soggetto nelle dinamiche di scambio di significati sociali. Egli si trova a questo punto nella dimensione sociale e sperimenta la perdita di se stesso. Nel mondo sociale costruisce una rete di significanti che si struttura sempre di più con il passare del tempo, creando una mediazione che lo allontana sempre di più dalla sua verità interiore che vorrebbe comunicare. Si creano quindi forme esistenziali autonome del sé, che sono solo riflessi della verità della sua essenza. L'individuo vive a questo punto una seconda spaccatura dovuta all'alienazione in un'immagine che è soltanto un'illusione. Questa seconda spaccatura è chiamata refente. Il bambino ha perduto a livello conscio il proprio desiderio, ma questo entra nei suoi discorsi sotto forma di richiesta o di domanda, ripetendosi incessantemente in forme trasformate. L'essere umano è quindi prigioniero nell'ordine simbolico. Quindi, man mano che il bambino procede nel mondo simbolico, assumendo ruoli perde la sua soggettività. Esistono così due soggetti: uno legato alle identificazioni immaginarie e l'altro collocato nel simbolico, che, essendo rappresentato nel discorso, sente la propria mancanza ad essere. La conseguenza della divisione tra significato (la vera essenza) e significante (ciò che arbitrariamente prova a rappresentarla) è quindi la divisione del soggetto. Con la scoperta del'inconscio, essere e pensiero non coincidono più: l'essere non si esaurisce più nella coscienza come era espresso dal cogito ergo sum. Per Lacan, quindi, l'Io è come un attore che interpreta personaggi ideali e rappresenta l'Altro, cioè ciò che si vorrebbe essere o ciò che si crede di essere. La

funzione della coscienza è quindi limitata a cogliere l'Io nelle immagini degli altri e allo stesso tempo a non riconoscere le proprie identificazioni. La finalità del trattamento analitico è portare il paziente a riconoscere che il suo Io è un prodotto fantastico. Per Lacan, il bisogno primario dell'uomo è quello di essere riconosciuto dagli altri e questo è chiaro se si pensa alla struttura linguistica dell'inconscio: il linguaggio e quindi la parola necessita di un interlocutore ed è necessariamente una domanda. Per questo il linguaggio è alla base della relazione intersoggettiva. Il soggetto, tuttavia, non si realizza nella parola vuota (moi) che è priva del suo valore dialettico e quindi ha come interlocutore un Altro immaginario, il proprio doppio simmetrico, cioè la propria immagine nello specchio. Il soggetto si realizza nella parola piena (je), che ha come interlocutore l'Altro asimmetrico, l'Altro simbolico da cui l'individuo si aspetta un'interpretazione simbolica. In questo senso, più la parola si svuota dalle immagini dell'Io più si riempie delle verità nascoste, cioè inconsce; al contrario più fa uso di immagini, più è vuota rispetto alla verità. Il desiderio di riconoscimento porta a riconoscere il soggetto come diverso dall'Io. L'Altro è concepito da Lacan come un processo di mediazione ed è quindi il campo del linguaggio che, con le proprie leggi, definisce il soggetto. Le risposte alle domande del soggetto sono nell'Altro e la stessa condizione di soggetto si costituisce in funzione dell'altro. Il soggetto, in quanto incluso nell'altro e oggetto del suo discorso, ha una dimensione simbolica e questo da una parte fa sì che si crei un soggetto diviso, dall'altra provoca la perdita del proprio essere in quanto si è rappresentati da un significante. Il linguaggio costituisce il primo Altro: non è una semplice facoltà psichica, ma qualcosa in cui l'uomo è inserito fin dalla nascita. Non è l'uomo quindi a parlare il linguaggio, ma il linguaggio a parlare l'uomo, strutturando la sua identità. L'uomo quindi non è una sostanza, un essenza o un qualcosa che si autodetermina: più che un essere, è una mancanza ad essere (manque-à-être) perchè è qualcosa di effimero, che svanisce in ciò che lo indica. Tutti i desideri successivi nascondono quindi secondo Lacan il primo desiderio, cioè quello di colmare questa mancanza ad essere detta anche vuoto o béance conseguente alla separazione dalla madre. Questo desiderio, con l'acquisizione del linguaggio, si esprime, travestito, nella “domanda” e diventa desiderio di essere ciò che manca all'altro, di essere riconosciuto dall'Altro: il desiderio di completare la figura materna è ora desiderio di completare l'Altro, come sostituto della madre. La malattia La psicosi per Lacan è la conseguenza di un passaggio incompleto o imperfetto all'ordine simbolico e per spiegarla egli non utilizza più il termine freudiano rimozione, ma il termine forclusione. A differenza della rimozione, la forclusione non conserva i contenuti rimossi dalla coscienza, ma li cancella. Quel che è oggetto di forclusione, quindi, non potrà mai emergere alla coscienza perchè lo psicotico, non avendo sviluppato l'uso simbolico dei segni linguistici, non distingue tra significante e significato a causa di un fallimento della rimozione primaria. Questo

fallimento sarebbe provocato dalla figura materna, colpevole di un atteggiamento che non favorisce nel bambino il riconoscimento della funzione del padre. Infatti, solo attraverso l'accettazione della castrazione simbolica operata dal padre il bambino può accedere all'ordine simbolico e quindi al proprio nome e al proprio posto nella composizione familiare e di conseguenza alla distinzione tra Sè, significante di sé e realtà. Il superamento dell'Edipo è quindi condizione necessaria per un uso corretto del linguaggio e per evitare che ciò che non è simbolizzato riappaia nel mondo reale in una dimensione immagina...


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