L\' Infinito - Leopardi PDF

Title L\' Infinito - Leopardi
Author Kevin Miolli
Course Lettere moderne
Institution Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Pages 3
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Summary

Parafrasi, Commento, Analisi delle figure retoriche....


Description

GIACOMO LEOPARDI: “L’INFINITO" Analisi e commento L’infinito, composto nella natìa!Recanati!nel!1819. Al poeta si presenta una visione limitata dell'orizzonte, ostacolata da una siepe, posta!sulla cima di un colle. La vista impedita permette a Leopardi di fantasticare e meditare!sull'infinito.!L'idillio si basa su!un confronto continuo tra limite e infinito tra suoni evocati dalla!realtà e il silenzio dell'eternità. Il componimento è in!endecasillabi sciolti,!forma metrica!che Leopardi trova più adatta per rendere il ritmo e i moti dell'animo." Siamo nelle prime fasi del!pessimismo storico!leopardiano, quando cioè il poeta capiva che il progressivo distacco dell’uomo dalla natura, l’avvento della civiltà, aveva creato disagio nell’umanità, e vagheggiava le!ere antiche, specie quelle dei Greci, come momento più alto di questa relazione con il mondo.!Leopardi!" riconosce la forza oggettiva del limite, quale condizione umana, ma anche l’ambizione di tentare di superarlo, che è pure propria dell’uomo. Come a dire: siamo limitati, ma per nostra natura siamo portati sempre a!tentare di superare i limiti!esterni che ci vengono imposti. Intelligenza e sensibilità possono riportarci in una condizione favorevole dove questa opposizione torna ad essere positiva." In questo!idillio, come è noto,!Leopardi!vuole suscitare nel lettore principalmente!due sensazioni: una!visiva!e una!uditiva. La prima porterà alla percezione di!un infinito spaziale!e la seconda!temporale. Tali percezioni di infinità - come ha ormai certificato la critica moderna - non concedono niente alla teologia, alla metafisica e, più in generale, all’ambito del sacro, ma sono tutte interne alla!finzione immaginativa e poetica. L’idillio è insomma “un'avventura storica dell'animo” del poeta, che racconta di un'estasi dei sensi, i quali, di fronte alla figurazione momentanea dell’infinito, prima si “spaurano” e poi “naufragano dolcemente”. Per rendere questo!duplice piano psicologicopercettivo!Leopardi adotta precise tecniche espressive, che esemplificano al meglio la sua idea di poesia “vaga e indefinita”." Iniziamo ad osservare la sintassi. A parte il primo e l’ultimo verso, i restanti tredici non formano enunciazioni isolabili, ma sono legati tra loro in!un “continuum metrico-sintattico”, che abbraccia l’intera poesia. Se guardiamo il totale dei versi, infatti, balza immediatamente all’occhio che!ben dieci sono collegati da!enjambements, che così contribuiscono a sviluppare!un discorso poetico assai “legato” e coeso. Non solo. Avverbi, congiunzioni e connettivi in genere abbondano in tutto l’idillio. La congiunzione, poi, ha un ruolo veramente determinante perché collega per!polisindeto!tanto i singoli elementi descrittivi " (vv. 5-7), quanto i passaggi tematici della poesia, trovandosi in quest’ultimo caso sempre in posizione forte di inizio verso o di inizio proposizione (v. 2 e v. 15)."

Anche!il lessico è volutamente selezionato, così da allontanare le percezioni di finitudine, di concretezza e di precisione a vantaggio di!una sensazione indeterminata e dilatata sia nello spazio che nel tempo. Nella prima parte (quella dedicata all’infinito “spaziale”) Leopardi sceglie aggettivi con valore superlativo (“interminati”, v. 4; “sovrumani”, v. 5; “profondissima”, v. 6), accoppiandoli a!sostantivi astratti di valore assoluto!(“spazi”, v. 5; “silenzi”, v. 6; “quiete”, v. 6). Mantengono lo stesso valore anche i sostantivi della seconda parte (ove predomina l’infinito “temporale”) come “eterno” (v. 11) e “stagioni” (v. 12), “morte” (v. 12), “presente” (v. 12), “viva” (v. 13). Ancora più brevi le scelte lessicali del momento conclusivo, dove si scende a due sillabe: “dolce” (v. 15) e “mare” (v. 15).!Una funzione essenziale rivestono, inoltre, gli!aggettivi dimostrativi, che collocano nello spazio l’esperienza psicologica della poesia, che pure trascende uno spazio e un luogo specifici." Infine vale la pena osservare come tutto l’idillio sia pervaso da!un’atmosfera emotivamente vibrante, in cui traspare il coinvolgimento non solo di un io fittizio e impersonale, ma anche di un!io interno e effettivamente coinvolto nell’esperienza. Pare insomma che Leopardi, da questi celebri versi, voglia anche lasciar intravedere in filigrana il suo volto, il suo rapporto col luogo da cui si irradia questa esperienza. Lo si può ben osservare nel primo verso dove il “colle”, teatro della scena, è luogo da “sempre caro”, carico quindi di ricordi e di familiarità." Dunque un luogo dell’assoluto, senz’altro; ma anche un luogo reale, che fu da sempre “a me” - cioè a Giacomo Leopardi - “caro”, e un “naufragare” dei sensi che “a me”, al poeta e filosofo precocemente impegnato nel disvelamento dell’“vero”, sebbene sia doloroso non può che riuscire “dolce” in quanto lo sprofondare nell’infinito concede questa serenità alla mente.!"

Testo 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15.

Sempre caro mi fu quest’ermo!colle, (anastrofe: inversione parole)" e questa!siepe!che da tanta parte (antitesi: questa siepe… esclude)" dell’ultimo!orizzonte!il guardo esclude." Ma!sedendo e!mirando,!interminati (enjambement: “interminati spazi”)" spazi!di là da quella, e!sovrumani (enjambement: “sovrumani silenzi”) silenzi, e profondissima quiete (iperbole: “sovrumani” e “profondissima”)" io!nel pensier!mi!fingo,!ove per poco" il cor non si spaura. E!come!il vento" odo stormir tra queste piante io quello (onomatopea: “stormir” = rumori) infinito silenzio e questa!voce (antitesi: “quello infinito… voce)" vo’ comparando: e!mi sovvien!l’eterno," e!le morte stagioni!e la presente" e!viva e il suon di lei.!Così!tra questa (antitesi: “morte stagioni… viva”) immensità s’annega!il pensier mio:" e il!naufragar m’è dolce in questo mare (metafora+ossimoro “m’è dolce”)"

Parafrasi" 1. Questa collina (colle!= il monte Tabor, non lontano da casa Leopardi a Recanati) solitaria (ermo!= solitario aggettivo molto poetico e ricercato della tradizione letteraria) mi fu da sempre cara " 2. ed anche questa siepe (siepe!= per il poeta rappresenta la divisione fra i suoi pensieri e l’eternità) che " 3. impedisce la vista (il guardo esclude) dell’orizzonte più lontano (ultimo!= estremo secondo l’accezione latina). " 4. Ma!(avversativa, si contrappone a ‘esclude’ del verso precedente: la siepe cioè esclude lo sguardo, non l’immaginazione) sedendo e guardando (mirando!= è un guardare fantasticando) gli sterminati (interminati) " 5. spazi al di là della siepe (di là da quella), e sovrumani (che non si trovano nella dimensione umana)" 6. silenzi, e profondissima quiete" 7. nella mente (nel pensier) mi raffiguro (fingo!= immagino questa situazione con gli strumenti della fantasia) in modo tale che in quegli spazi e in quel silenzio (ove) per poco " 8. il cuore (cor!= sinonimo di “sentimento, animo”) non si turba e si smarrisce (si!spaura!nel percepire l’infinito!vi è una sorta di smarrimento). E non appena (come = congiunzione temporale che indica “quando”, “non appena”) il vento " 9. odo stormire tra queste piante io " 10. l’infinito silenzio di quegli spazi a questo rumore (voce: frusciare vento fra le piante)" 11. paragono (vo’ comparando): e!mi viene in mente (mi sovvien) l’idea dell’eternità (dell’infinito nel tempo; indica la repentinità del movimento di pensiero del poeta!che, di fronte all’infinito e al nulla in cui l’uomo pare annientarsi e al rumore del vento tra le fronde che gli suona noto e famigliare, intuisce!il senso dell’eternità e del trascorrere dello spazio-tempo contrapposto alla finitezza dell’uomo)" 12. ed il passato (le morte stagioni!= le età passate) e il presente " 13. che si fa sentire nelle sue manifestazioni reali (viva e il suon di lei). In questo modo (Così!= comparando l’effimero con l’eterno) in questo " 14. infinito (immensità) il mio pensiero sprofonda (s’annega!= si smarrisce fino ad annullarsi): " 15. ed è dolce naufragare in questo mare (naufragar…mare!= la metafora del naufragio rende l’idea di un annichilimento che è però uno smarrimento piacevole. Per il poeta è fonte di dolcezza annullare la sua coscienza nella vastità dell’infinito-m’è dolce)....


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