La Buona Scuola - Riassunti PDF

Title La Buona Scuola - Riassunti
Course Pedagogia Generale
Institution Università degli Studi di Salerno
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Riassunti...


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La Buona Scuola Capitolo 1 – I punti critici del documento La Buona Scuola, Baldacci Il documento sta all'origine della legge 107/2015 che porta il nome improprio di Riforma Giannini. Analizzando il documento si può costruire la cornice che definisce la scuola italiana "strumento del sistema socio-economico". Per comprendere meglio tale cornice di riferimento Allocentrico è necessario fissare due questioni che agli autori appaiono fondamentali: 1) l'idea di scuola che sottende a qualsiasi cambiamento del sistema scolastico; 2) i due grandi modelli politico-formativi con cui l'idea di Scuola si confronta. Ogni riforma dovrebbe avere un'idea di scuola che sia di riferimento al cammino dell'Istruzione stessa. Per fare la scuola c'è bisogno di una concezione del suo senso, delle finalità e delle sue funzioni in un preciso contesto storico. Dal dopoguerra in avanti si è avvertita una spinta pedagogica democratica supportata da uomini illustri, primo fra tutti don Milani. Tale spinta ha dato vita ad una serie di cambiamenti normativi: la scuola media unica (1962), nuovi programmi per la scuola media, elementare e orientamenti per la scuola materna. Gli ultimi tentativi di elaborare un’idea di scuola sono stati fatti da Berlinguer, che tenta di dare nuovo approccio per elaborare un'idea di scuola, da Moratti, che accenna ad una certa organitá, e da Gelmini che propone un quadro frammentato che si sostanzia di voto in condotta, voti in decimali e ritorno della divisa scolastica; quella dell'ultima riforma 107/2015, secondo Baldacci, è una cornice di matrice economista di carattere neo-liberalista. Oggi in Europa ci sono due modelli relativi all’idea di scuola: il modello del capitale umano e il modello dello sviluppo umano. Il modello del capitale umano è basato su un paradigma funzionalista che vede la scuola come subordinata all’economia. Essa ha il compito di preparare produttori efficienti tramite il possesso di un certo stock di conoscenze e competenze e deve funzionare come un’impresa. L’efficienza va stimolata attraverso la competizione tra scuole, insegnanti e tra alunni. La critica più evidente è che questo paradigma non tiene contro che l’uomo dovrebbe essere il fine della formazione, invece che il mezzo per la produttività economica. Il modello dello sviluppo umano, invece, sostiene che l’economia è soltanto un mezzo per la qualità della vita. Il compito della società e della scuola è, quindi, lo sviluppo umano, concepito come sviluppo delle capacità di ogni persona di essere soggetto autonomo e di progettare la propria vita secondo le proprie idee. Per promuovere lo sviluppo umano diventa centrale il concetto di capacitazione, ovvero la somma tra le opportunità esterne e interne e in questo scenario è fondamentale il ruolo della formazione. Questo modello affida alla scuola non il compito unilaterale di formare dei produttori efficienti, ma quello più ampio di formare cittadini in grado di vivere autonomamente la propria vita. Richiamando a memoria Dewey e Gramsci, Baldacci individua che l'idea di scuola deve basarsi in un principio unitario, la frammentazione non aiuta la coesione, mentre va ricavata dall'analisi storico-sociale dell'epoca. Pertanto, rispetto alla Buona Scuola, Baldacci individua limiti di: Impostazione, contenuto e metodo. - Limiti di impostazione -> non c'è un'idea di scuola precisa. Sono state messe sul tavolo della discussione questioni che riguardano il problema del personale e della governance; ad avviso di molti esperti bastava fare dei decreti ad hoc e non spacciare la soluzione di questi problemi con il nome di riforma. Secondo Baldacci e altri era più sensato chiamarla "verso una buona scuola" che indicasse la direzione e non una meta raggiunta; infine, anche se i provvedimenti sono circoscritti non posseggono un'idea guida organica, la cui conseguenza è l'incoerenza degli stessi provvedimenti è la mancanza di coesione.

- Limiti di contenuto -> il documento è sbilanciato sul versante del capitale umano, inoltre il nesso tra scuola e mondo del lavoro è concepito in termini diretti e meccanici, sostenendo che la scuola debba formare il produttore chiavi in mano, pronto con un set di competenze spendibili nel mondo del lavoro. Ma il produttore chiavi in mano possiede competenze particolareggiate che rischiano di risultare superate in poco tempo. La soluzione proposta da Baldacci è quella di formare un lavoratore in grado di formarsi continuamente. quindi con flessibilità cognitiva. Poi c’è il problema dei poteri conferiti ai DS che sono gerarchici e determinano la creazione della figura del presidemanager. Nel documento vi sono anche spunti felici ravvisabili rispetto al ruolo dei laboratori nei quali si unisce il sapere e il saper fare, anche se manca il saper pensare. I laboratori rischiano di divenire officine limitandosi all'esecuzione e all'applicazione. - Limiti di metodo -> l’idea di scuola richiede un lavoro partecipato tra diverse istanze. Il gruppo che ha prodotto il documento è costituito da persone di formazione giuridico-economica, al contrario era necessario un vasto confronto con la società e il corpo docente.

Capitolo 2 – Per una scuola di pensiero: i punti critici della legge, Brocca Le criticità sostanziali della legge 107 per Brocca possono essere raggruppate in tre categorie: strutturali, finanziarie e lessicali. Strutturali: viene richiamata l’Autonomia scolastica, ma nei comma successivi della legge 107 vengono prescritte procedure che ne limitano la piena attivazione; vi è, inoltre, una delega al Governo senza alcuna regola, il che significa una proliferazione di provvedimenti a seconda dei bisogni economici del governo; gli istituti tecnici superiori sono coinvolti nell’alternanza scuolalavoro e impegnati a fornire una professione qualificante e definitiva, paragonabili quasi a corsi di specializzazione post-secondaria; Secondo Brocca la soluzione poteva essere quella di intervenire sulla dimensione culturale degli istituti tecnici superiori, accompagnandola con un’offerta formativa di base per tutti gli indirizzi, coerente con le richieste dei Paesi dell’OCSE. Finanziarie: Brocca evidenzia il refrain presente nel testo di legge “Nei limiti delle risorse” che può essere tradotto in un “Vorrei ma non posso”; Rispetto a tutte le necessità, quali: nuovi posti in organico, corsi di primo soccorso, istruzione nelle carceri, insegnamenti opzionali, orientamento, alternanza scuola-lavoro, viene ripetuto…“nei limiti delle risorse disponibili”. Lessicali: Il testo della legge 107 è ricco di termini polisemantici e impropri. L’intestazione della legge, nel lemma riforma, secondo Brocca è errato, in quanto l’intero impianto appare simile alle delibere (votazioni) dei comuni medievali; Il termine educativo riferito alle funzioni del sistema scolastico è sostituito da nazionale, pertanto l’interrogativa è: la Scuola non deve educare? Secondo Brocca l’educazione appare nascosta per il timore delle implicazioni ideologiche che il contenuto di Educazione causa; Il termine Formazione risulta invece obeso, troppo rimarcato, e soggetto a critiche, in quanto anche la sua concezione polivalente può portare ad applicazioni viziate: spesso è scambiato con educazione o istruzione e mescolato con l’addestramento, ossia l’esercizio rivolto al possesso di tecniche di base per lo svolgimento di attività. La formazione è, invece, un’azione diretta a incrementare le capacità, le abilità e le competenze. Essa punta al miglioramento delle doti richieste per l’esercizio di una professione; nel testo compare spesso il lemma “studente”, secondo Brocca erano più adatti i termini “alunno e allievo” in quanto l’alunno è e diviene allievo che progredisce negli aspetti della propria responsabilità e l’allievo si impegna ad essere alunno alla conquista del sapere; la legge usa il termine Istituzione sia per indicare il sottosistema scolastico istituzionale, sia per indicare il sottosistema scolastico nazionale, sia per indicare le sedi stoccate sotto un’unica dirigenza; il termine obiettivi evoca i prodotti attesi, prestazioni concrete, verificabili e misurabili. Per la loro descrizione si usano i verbi all’infinito, in quanto indicano meglio i limiti dei comportamenti attesi. Gli obiettivi devono soddisfare quattro esigenze: descrivere in modo univoco la sostanza; tenere conto di un’attività discente; menzionare le circostanze; indicare le occorrenze cui rispondere.

Capitolo 3 – La Buona Scuola: una riforma senza una vera idea di scuola?, Salatin Nel settembre 2014 viene pubblicato il documento La Buona Scuola, che porta nel luglio 2015 alla legge107. Merito del documento è di aver riportato al centro del dibattito nazionale il tema della Scuola. Nel piano tecnico il Ministro Giannini implementa due “cantieri” di lavoro: competenza (formazione professionale e istituzione tecnica, competenze linguistiche e digitali) e docenti (reclutamento, formazione e valorizzazione). Il cantiere delle competenze mira a ripensare alle competenze necessarie per il Made in Italy. Il cantiere docenti punta ad eliminare il precariato e ad introdurre una valutazione basata sul merito. Proprio nella porta relativa ai due cantieri le indicazioni del documento si discostano dal testo di legge definitivo: A. Si parte da problematiche specifiche, precariato ed istruzione, ma senza un approccio di sistema; B. Il linguaggio usato vede smarcarsi dalla tradizione burocratica, ma lo fa senza un modello culturale di riferimento. La pubblicazione delle linee guida della “BS” è una grande compagnia di comunicazione: forma grafica accattivante e frasi con effetto retorico. Il testo è ambizioso e vuole apparire risolutivo, ma il suo limite si evidenzia nella descrizione delle sei sezioni articolate poi nei dodici punti dall’intento fortemente comunicativo usati sul sito MIUR per la consultazione online: 1) Assumere tutti i docenti di cui la scuola ha bisogno; 2) Le nuove opportunità per tutti i docenti: formazione e carriera; 3) La vera autonomia; 4) Ripensare a ciò che si impara a scuola; 5) Fondata sul lavoro; 6) Le risorse per la BS, pubbliche e private. Gli argomenti più gettonati della consultazione: valutazione, formazione docenti, alternanza scuolalavoro, open data, apprendistato. La necessità del governo di fare in fretta per presentare il piano delle assunzioni 2015/2016 porta alla scelta dello strumento in sei titoli con quaranta articoli che, però, viene subito ritirato e rimpiazzato con un disegno di legge ed approvato da Camera e Senato, seppure con mediazioni e aggiustamenti. Nel teso di legge si nota la vicinanza al modello della scuola ipotizzata dall’OCSE nel 2010. In sintesi, la legge 107/2015 non riesce a seguire la logica del documento che vorrebbe riparare il sistema di istruzione in rovina tramite un nuovo sviluppo dell’autonomia scolastica: investimenti pubblici, stabilizzazione ed ampliamento delle risorse umane, precariato, risoluzione del problema supplenze; quindi il modello di scuola della BS sostanzialmente vuole produrre crescita economica nel Paese attraverso la modernizzazione tecnologica dell’istruzione. Le parole chiave permanenti: qualità, merito, innovazione, flessibilità scuola-lavoro (documento). Ma si punta anche all’alfabetizzazione e perfezionamento dell’italiano, prevenzione al bullismo e cyberbullismo ed alla parità di genere. Per implementazione del sistema si prevedono, decreti delegati per: - Riordino dell’insegnamento secondario; - Inclusione scolastica disabili e BES; - Percorsi istruzione e formazione professionale (corsi di aggiornamento); - Sistema integrato, educazione ed istruzione 0-6 anni; - Definizione livelli per diritto allo studio; - Valutazione e certificazione competenze primo ciclo ed esami di stato primo e secondo ciclo. Si evidenzia un continuo ricorso a metafore: timoniere, atlante per geografia del lavoro, viaggiatori. Più di quaranta termini sono scomparsi nel passaggio dal documento alla legge (school bonus, impresa didattica, bottega scuola). Il lemma competenze è usato come passe-par-tout, è

trascurato il tema del rapporto formazione e ricerca asl. L’alternanza scuola-lavoro è uscita indenne (senza danni) dal passaggio alla legge. I suoi effetti sono importanti sia sul piano didattico formativo, che sull’intera organizzazione del secondo ciclo d’istruzione. Sono state mosse critiche rispetto al rischio di sfruttamento degli studenti da parte delle imprese, mentre vi sono risvolti palesemente positivi: 1) Superamento del paradigma gentiliano sulla separatezza tra cultura disinteressata e saperi interessati (arte o tecniche applicate) di livello inferiore; 2) Riabilitazione del valore educativo; 3) La classe non più intesa come unità educativa rigida; 4) Imprese italiane realmente interessate ad avere responsabilità formativa e sociale.

Capitolo 4 – La pedagogia della Buona Scuola, Frabboni Secondo Frabboni la BS:  Non ama la pedagogia regina tra le scienze dell’educazione in quanto nega l’identità epistemologica che guida la persona fino alla riflessione teoretica e alla progettazione esistenziale;  È disabilitata da idee trascendentali, quindi non si nutre di elevata qualità formativa;  È un testo legislativo chiuso nell’oggi, quindi sprovvisto di visione futura;  Mira a riportare nelle aule di scuola un clima classista e selettivo; Le parole d’ordine sono meritocrazia e competitività che si rifanno alle teorie elitarie dei già ministri Moratti e Gelmini. È un’istruzione signorsì che sta dietro al voto 6 o 5, dove si zittiscono le idee degli studenti pieni di curiosità, dubbi e confutazioni al contrario del periodo delle avanguardie di fine 900, ricco di sguardi educativi, personalisti, problematicisti, pragmatisti, positivisti, fenomenologici, metateorici, ermeneutici, critici, sperimentali e clinici. La scuola che vorrebbero i pedagogisti è fatta di 4 urli alla luna: 1) E’ una scuola che premia l’utenza dei perché e non fa coccodé; 2) E’ una scuola che fa da alternativa alla tv, che addormenta le menti di bambini e giovani; 3) E’ una scuola che regala agli allievi privi di stimoli una vita scolastica dove non si impara a pappagallo; 4) E’ una scuola che dice “non uno di meno!” (Ricorda l’UE che bocciare è un autogol). In sintesi, come sostiene anche Giovanni Genovesi, è un modello di scuola che fa l’occhiolino a quello berlusconiano. Secondo Genovesi ci sono tre punti indigesti che meritano attenzione: 1) Autonomia scolastica come campagna acquisti per attrarre industrie del territorio; 2) Preside-manager che nomina senza attingere da graduatorie pubbliche e limita libertà di insegnamento; 3) Bonus 400Euro a famiglie che iscrivono i figli alla scuola privata; La BS guarda solo gli aspetti organizzativi e gestionali dell’istruzione, non prendendo in considerazione le conoscenze da proporre ai giovani. La soluzione è il PROBLEMATICISMO PEDAGOGICO di Giovanni Maria Bertin che espone tre vessilli:  Razionalismo critico si rivolge alla formazione lifelong rivolta al futuro  Impegno civile trasversale a contesti formali (scuola), non formali (famiglia, gruppo), informale (i media): tramite esso si creano le condizioni democratiche.

 Cornice interculturale, frame alla progettazione educativa con un aspetto altamente interdisciplinare. La BS è senza domani, mentre i rapporti dell’UE ci confermano che il sistema di pre-obbligo ed obbligo del secolo scorso era democratico, inclusivo e solidale; Oggi c’è un’istruzione meritocratica, discriminatoria e selettiva. Secondo Frabboni la scuola deve aiutare gli allievi a costruire teste ben fatte e ad assicurare competenze capaci di auto-manutenzione. Per guarire la dispersione intellettuale sono necessarie quattro medicine (acrostico mare):  Meta-conoscenza: scuola con istruzione endogena e generativa;  Ambiente: aula decentrata nel territorio naturale e sociale;  Relazione: istruzione nutrita di ascolto e dialogo con gli allievi;  Estetica: istruzione disseminata di linguaggi creativi e artistici....


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