LA Divina Commedia riassunto PDF

Title LA Divina Commedia riassunto
Course Letteratura teatrale italiana
Institution Università degli Studi di Macerata
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non sono presenti tutti i canti, ma tutto l'inferno e la prima parte del purgatorio...


Description

LA DIVINA COMMEDIA METRO

La terzina Dantesca, o INCATENATA , o terza rima è la strofa usata da

Dante nella DIVINA COMMEDIA: essa è costituita da 3 versi endecasillabi, di cui il primo e il terzo rimano tra loro, mentre il secondo rima con il primo e il terzo della terzina successiva (ABA BCB). Ogni canto del poema termina con il secondo verso della terzina che lo precede (dividendo per 3 il numero dei versi di un canto si ottiene quindi sempre il resto di 1). PROGRAMMA: INFERNO  1-3-5-6-10-13-15-19-24-26—33-34 PURGATORIO  1-3-5-6-11-23-24-28-30 PARADISO  1-3-6-11-12-15-17-31-33

I INFERNO DANTE NELLA SELVA   

7 APRILE 1300 (GIOVEDI’ SANTO) NOTTE, 8 APRILE 1300 (VEENRDI’ SANTO) ALBA SELVA OSCURA E PENDIO PRESSO IL COLLE DELLA GRAZIA TROVIAMO  DANTE, TRE FIERE (LONZA, LEONE, LUPA), VIRGIGLIO

Senza sapere come Dante si è smarrito in una selva; scorge un colle illuminato dal sole, decide di raggiungerlo quando si frappongono al suo cammino prima una LONZA, poi un LEONE ed infine una LUPA famelica. Dante spaventato indietreggia, ma improvvisamente appare un’ombra: è L’ANIMA DEL POETA LATINO VIRGILIO, che Dante ha sempre ammirato come proprio maestro e di cui ora invoca l’aiuto. Virgilio spiega che per vincere la LUPA (ALLEGORIA: come le altre due fiere, rappresentano i peccati che impediscono all’uomo di raggiungere la salvezza eterna) occorrerà un VELTRO (cioè un cane da caccia, riferimento ad un’oscura allegoria*di un fautore di rinnovamento politico e morale). Successivamente, Virgilio condurrà Dante attraverso l’inferno ed il purgatorio, per affidarlo poi ad un’anima BEATA che lo guiderà in Paradiso(Beatrice): solo conoscendo il mondo ultraterreno egli potrà purificarsi e salvarsi. (così i due POETI iniziano il loro viaggio..) FORME  -non c’è cosa o gesto che non si carichi di un SIGNIFICATO ALLEGORICO: il livello più riconoscibile è quello della profezia del VELTRO: le sue azioni, non possono essere riferite direttamente ad un cane da caccia; la profezia allude a una rigenerazione che è insieme morale e politica: aspetti strettamente legati dalla visione del mondo medievale; i valori ultimi sono religiosi e devono ispirare tutto l’agire umano: il progetto di Dante è dunque quello di un rinnovamento complessivo, che parta dall’interiorità del singolo cristiano per giungere alla definizione di una società giusta. il secondo livello è quello della costruzione della scena e ne investe tutti gli elementi (la selva, il colle, le tre fiere, l’ora e la stagione). Un terzo livello è dato da attimi minimi (come nel verso 30, il movimento dei passi nel salire, su cui discutevano anche i commentatori antichi) -La decifrazione dell’allegoria presuppone un terreno culturale comune fra lettore e autore: il lettore medievale conosce bene la –metafora evangelica della retta via- e sa che –l’oscurità della selvasimboleggia il peccato. -personaggi di Dante e Virgilio: sono due figure antiche anziché il frutto di un’invenzione narrativa, poiché proprio la loro vita individuale permette una SOVRASIGNIFICAZIONE: il traviamento di Dante diventa TRAVIAMENTO DI TUTTA L’UMANITA’ (come rende chiaro anche la profezia politicosociale del veltro)gli unici dati che conosciamo in questo canto sono l’età di Dante 33 (che ha un significato allegorico*) ed il –lungo studio- ed il –grande amore- per Virgilio, che lo qualificano come poeta; anche le caratteristiche psicologiche sono generiche: la paura, l’ignoranza delle cause dello smarrimento, la speranza di raggiungere il colle, il timore di affrontare le fiere). Dante non vuole dipingere la realtà morale di un individuo ma vuole rappresentare una specie di

personaggio vuoto, in cui si possa riconoscere tutta l’umanità smarrita: ecco perché egli appare privo di tratti singolari troppo marcati, solo in seguito emergerà un personaggio-Dante perfettamente individuato. VIRGILIO  maestro di sapienza ed uomo giusto che non ha conosciuto il messaggio di Cristo è la FIGURA DEI VALORI DEL MONDO ANTICO E DELLA RAGIONE. Virgilio conosce tutto quello che è ignoto a Dante sia il suo destino individuale, sia il destino collettivo dell’umanità ( a cui allude la profezia del veltro) e proprio per questo egli può porsi come come guida del viaggio ed è scelto da Dante come figura della ragione). L’attenzione di Dante alla realtà e alla storia è sempre DUPLICE: per lui le cose sono insieme se stesse e segni di altro. Secondo la TEOLOGIA MEDIEVALE il peccato consiste in un difetto nell’uso della ragione, chi pecca sceglie quello che reputa erroneamente un bene, ma che in realtà è un male: LA SCELTA E’ UN ATTO DELLA VOLONTA’ E DELLA COSCIENZA. Una simile concezione è sorretta nella fiducia che l’uomo possa correggersi, appunto recuperando la retta RAGIONE: la funzione di maestro di Virgilio esplicita proprio quest’idea: allo stesso modo il poema di Dante, condannando gli errori e additando la verità, si propone di mostrare all’umanità traviata la via della salvezza.

III INFERNO GLI IGNAVI   

8 APRILE 1300 (VENERDI’ SANTO) SERA ANTIINFERNO E RIVA DELL’ACHERONTE TROVIAMO  DANTE, VIRGILIO, CARONTE, IGNAVI (anime in attesa di essere traghettate)

Ci troviamo davanti alla porta dell’inferno, su di essa un’iscrizione annuncia la dannazione eterna. Virgilio esorta Dante a non avere paura facendogliela varcare (la porta): siamo all’antinferno, cioè nella zona che precede l’inferno. Lamenti, urla e fragore segnalano la presenza delle anime che hanno vissuto senza commettere peccati orribili, ma senza operare nemmeno in modo virtuoso: sono gli GNAVI, con i quali stanno gli angeli che non si unirono né a Lucifero ribellandosi a Dio, né agli angeli rimasti fedeli a Dio. Per disprezzo nessuno di costoro è nominato dal poeta, che corrono disperatamente dietro una bandiera, mentre gli insetti mostruosi li tormentano. I due viaggiatori, si avvicinano all’ Acheronte, fiume infernale, quando d’un tratto compare una barca con sopra CARONTE, demonio vecchio e irato, che vorrebbe cacciarli. Virginio lo zittisce, spiegandogli che Dante è la per volere di Dio; così Caronte raccoglie le anime dei dannati per traghettarle verso l’inferno. Improvvisamente, cala l’oscurità e la terra è scossa da un terremoto: allora, Dante cade a terra svenuto. *’’Colui che fece per viltade il gran rifiuto’’ l’interpretazione più diffusa vuole che il personaggio in questione sia l’eremita PIETRO DA MORRONE: egli divenne papa nel 1294 col nome di Celestino V, nuovo agli intrighi della politica pontificia, dopo pochi mesi, amareggiato dai compromessi del potere si dimise e tornò alla sua vita da eremita. Dante attribuisce a lui la responsabilità della decadenza delle istituzioni papali e della rovina di Firenze, quindi lo condannerebbe con particolare severità per la debolezza del suo gesto e la mancanza di senso di responsabilità, cause dell’ascendenza di Bonifacio VIII. Altri commentatori hanno identificato il personaggio con ESAU’ figlio di Isacco e fratello gemello di Giacobbe, secondo l’antico testamento egli rinunciò ai diritti di primogenito in cambio di un piatto di lenticchie offertogli dal fratello; altri ancora hanno pensato a Ponzio Pilato, governatore romano della Palestina, che lasciò alla folla la decisione della crocifissione di Gesù. FORME  Questo canto ci rivela l’arte della Commedia: ogni evento è riportato in modo improvviso in modo da immergerci nell’oltretomba grazie allo stupore di Dante stesso (il tumulto delle grida, il senso di confusione, l’apparizione della schiera di ignavi, il terremoto, lo svenimento) con la chiusura del canto dettato da un momento di suspense. TEMI  la prima descrizione del mondo infernale è segnata da due elementi contrastanti: - la privazione di luce – il grande frastuono: sono due gli elementi allegorici, il primo indica la lontananza della luce della salvezza, il secondo lo stravolgimento della natura umana, ma sono anche elementi narrativi di straordinaria efficacia che rendono l’idea di un’atmosfera psicologica di terrore, confusione. In questa oscurità compaiono della natura terrena pochi elementi, e per di più spiacevoli (cielo perennemente tenebroso, gli insetti mostruosi che tormentano i dannati, il

tuono ed il lampo finali la nudità di questi ultimi è il segno della loro miseria, mentre la vecchiezza di Caronte è segno di terribilità scomposta enfatizzata dagli occhi di bragia). PERSONAGGI  i primi dannati che incontriamo sono sottoposti alla degradazione fisica e al disprezzo morale: torturati da insetti, non possono suscitare nessuna pietà in chi li osserva; tutto parla della loro consapevolezza; Per questo Virgilio esorta Dante a passare oltre, e per questo, Dante, pur avendo riconosciuto colui di cui non fa il nome, per non attribuirgli un onore che non merita. Nella concezione Dantesca dei doveri dell’individuo gli ignavi appaiono come coloro che, in realtà, non hanno mai vissuto (seme d’Adamo ha rinnegato, peccando, la propria dignità umana, e mentre Virgilio esplicita un giudizio irrevocabile, che allontana ogni partecipazione alla sorte delle anime prave, Dante resta con uno spavento angoscioso). V CANTO: INFERNO PAOLO E FRANCESCA  8 APRILE 1300 (venerdì santo-notte)  IL CERCHIO  Chi troviamo? DATE, VIRGILIO, MINOSSE, LUSSURIOSI: SEMIRAPIDE, DIDONE, CLEOPATRA, ELENA, ACHILLE, PARIDE, TRISTANO, FRANCESCA da Rimini e PAOLO MALATESTA Dante e Virgilio giungono nel secondo cerchio dell’Inferno, dove Minosse, giudice terribile e inflessibile, assegna a ciascun dannato il luogo in cui dovrà essere punito; Il demonio vorrebbe fermare i due pellegrini, ma questi procedono secondo la volontà di Dio ed assistono alla terribile bufera che trascina e tormenta le anime di coloro che peccano di LUSSURIA. Esse vanno come uccelli nel vento: Virgilio addita a Dante personaggi dell’antichità e del mondo medievale, dalla regina Semiramide a Tristano; ma l’attenzione di Dante va agli spiriti ancora uniti di un uomo ed una donna e quando, si avvicinano, li interroga sulla loro sorte: a parlargli è FRANCESCA da Rimini, figlia del signore di Ravenna, di lei si innamorò il cognato PAOLO: il marito, Gianciotto, li sorprese e li uccide a tradimento. Di fronte alla pena e alla nobiltà di Francesca Dante è preso da un profondo dolore e le chiede come si sia resa conto di amare: un giorno Paolo e Francesca leggevano il romanzo di Lancillotto e Ginevra, erano soli e la vicenda di quell’amore illecito (Ginevra era la sposa di Artù signore di Lancillotto) li turbava: Esitavano; ma quando lessero del bacio che i due amanti si scambiarono, cedettero. La pietà di Dante per i due spiriti, condotti alla morte e dannati per amore, è così alta che egli sviene. FORME  Questo canto mostra bene la varietà di stili adottati da Dante nella commedia: da una parte c’è lo stile comico, concentrato nella parte iniziale e sull’apparizione di MINOSSE, esso descrive le pene infernali; il lessico è spesso duro e aspro. Lo stile dell’episodio di Francesca, invece, è sempre retoricamente elaborato, ma contraddistinto da una maggiore dolcezza o da una ricerca di elegante intensità. Le famose terzine scandite dall’anafora su ‘’amor’’ sono nello stile della poesia stilnovistica più impegnata in senso dottrinale (ricordano la canzone di Guinizzelli ‘’al cor gentile rempaira sempre amore’’). Dante riattualizza così TEMI LUSSURIA, AMORE E DONNA: La lussuria è uno dei peccati più presenti nell’immaginario medioevale, sin dalle sue origini: da un lato lo stile delle rime giovanili, lo accosta al nuovo stile comico in un effetto di contrasto e di intensificazione reciproca; dall’altro essa si lega ai divieti che distinguono la morale cristiana da quella pagana; egli usa argomenti misogini: è la donna, strumento del demonio, ad indurre in tentazione l’uomo. Dante individuo nella lussuria una sconfitta della ragione ad opera del talento o desiderio dunque chiama in causa una sorta di morale naturale fondata su ciò che distingue l’uomo da ogni altra creatura. In secondo luogo Dante si stacca dai pregiudizi misogini più diffusi: le sue eroine sono avvolte in un’aurea tragica e soprattutto è una donna l’unica anima a parlare: Francesca ci rivela cosa è cambiato nell’immaginario medievale sulla donna e sull’amore dalle sue origini all’età di Dante. Francesca è erede della letteratura cortese e lirica che hanno attribuito al mondo femminile nuovi caratteri di nobiltà spirituale; la lussuria nasce anche nel cuore dei valori cortesi e della gentilezza stilnovistica. Il racconto di Francesca sull’episodio del bacio insiste su temi della lettura e della letteratura: fra i due amanti Danteschi e i due amanti del romanzo arturiano, Ginevra e Lancillotto, nasce un rapporto di identificazione: in entrambi i casi una passione colpevole porta a infrangere il sacramento del matrimonio. Dante si sta interrogando sul rapporto tra la letteratura e la morale, centrale nella cultura del Medioevo. L’amore diviene una forza violenta: la stessa che, per contrappasso, agita nel turbine gli spiriti e tiene avvinti Paolo e Francesca; Lo svenimento di Dante spiega questo: egli vede le conseguenze

tragiche di un insieme di valori in cui lui stesso ha avuto parte: è rivivere su di se’ un complesso nodo di temi intellettuali, culturali e morali. PERSONAGGI  Francesca, come altri personaggi dell’inferno, vive in un contrasto: quello fra nobiltà d’animo e peccato, fra pietà suscitata e giudizio di condanna; nella commedia ella è un individuo concreto, con una condizione sociale precisa e con una coscienza morale autonoma: perciò è la protagonista della propria storia ed è proprio lei stessa a narrarla, ponendo eccezionalmente sullo sfondo l’uomo (invece protagonista attivo della lirica). VI CANTO CIACCO   

Quando?  8 APRILE 1300 (venerdì santo) Dove?  III CERCHIO chi?  DANTE, VIRGILIO, CERBERO; GOLOSI: CIACCO

Dante, dopo essere svenuto davanti a Paolo e Francesca, rinviene nel terzo cerchio: qui una pioggia eterna e sferzante punisce i GOLOSI, sorvegliati e tormentati dal mostruoso CERBERO, un cane a tre teste; i dannati sono stesi a terra, cercando inutilmente un riparo: uno di essi si rivolge a Dante, che però non lo riconosce subito: è CIACCO, uomo politico fiorentino della generazione precedente alla sua. Il poeta si rattrista per la sua sorte e per le lotte che dividono la loro città; Ciacco profetizza allora la cacciata prima dei Neri, poi dei Bianchi, osteggiati anche da Papa Bonifacio VIII. La sua diagnosi su Firenze è piena di marezza poiché superbia, invidia e avidità sono le cause dei suoi mali. Dante chiede allora che ne è di altri personaggi illustri della vecchia Firenze, come Farinata degli Uberti: sono tutti all’inferno, duramente puniti; a quel punto, lo spirito si rifiuta di parlare ancora e ricade a terra. Non si rialzerà prima del giorno del giudizio; Dante chiede quindi alla sua guida se i dannati soffriranno più o meno di quel momento: così Virgilio spiega che le pene si accresceranno. Poiché gli spiriti riacquisteranno il corpo. Successivamente i due poeti continuano a camminare, scendendo così nel quarto cerchio, sorvegliato da Pluto. FORME  Il canto si apre rimandando esplicitamente all’episodio precedente di Paolo e Francesca: rispetto a quello, questo canto costituisce una netta opposizione di toni poiché al registro lirico subentra quello comico. La presentazione di Cerbero è emblematico di questo stile: le rime sono difficili e aspre ed anche le similitudini hanno un ruolo importante, qui compare la similitudine cruda e realistica del cane che ringhia. I versi sulla profezia (64-75) hanno uno stile dominato dall’illusione: individui e fatti sono non sono mai indicati con il proprio nome ma con un termine generico o con una perifrasi. Inoltre, sono frequenti le figure retoriche, che rendono il testo non immediatamente trasparente (per ‘’soli’’ per ‘’anni’’ v. 72) con lo scopo duplice di alzare il tono da una parte e costruire un enigma dall’altra. PERSONAGGI  CERBERO: non ha tratti umani (a differenza di Caronte) ma bestiali: il suo aspetto orribile porta su di sé i segni della bestialità che colpì in vita i golosi; vengono sottolineati anche gli aspetti grotteschi di questa figura quali la barba unta e altra oppure il ventre largo, rientra in questo gusto anche l’immagine della belva che si calma come un cane affamato per mordere la terra buttatagli da Virgilio. UN UOMO PUBBLICO: CIACCO: parassita legato alle grandi famiglie fiorentine e perciò ben dentro gli ambienti politici; Dante lo presenta soprattutto in questa chiave di personaggio pubblico affidandogli il compito di profetizzare le lotte di Firenze e di esprimere la diagnosi sulla corruzione della città. Il peccato di gola sembra restare quasi sullo sfondo, in realtà è proprio quello che, gli dà rilievo drammatico e suscita la pietà di Dante. TEMI  in questo canto Dante affronta, per la prima volta all’interno della commedia la storia contemporanea di Firenze: la città è scenario di divisioni instabilità e continui capovolgimenti. La diagnosi della corruzione fiorentina non è però tanto politica quanto morale: a condannare la città sono tre peccati capitali: la SUPERBIA, cioè la smania di primeggiare; l’INVIDIA, ossia l’odio per i concittadini; e l’AVIDITA’ cioè il desiderio di arricchirsi a danno di altri. Tutti questi peccati rivelano l’incapacità di pensare al bene pubblico, preferendogli gli interessi privati. (alcuni interpreti individuano in essi gli stessi peccati incarnati dalle tre fiere della selva oscura). L’incontro con Ciacco pone un altro problema centrale: il destino ultraterreno di coloro che, pur mostrando una qualche grandezza d’animo e impegnandosi nella vita pubblica, tuttavia sono dannati. Dante vuole distinguere la Firenze contemporanea di cui parla Ciacco macchiata da superbia, invidia e avidità, dalla Firenze delle generazioni precedenti, in cui la vita pubblica non era rovinata da interessi grettamente personali; egli si trova così a contrapporre la meschinità contemporanea alla grandezza di un tempo, ma a giudicare entrambe in nome di valori eterni che non consentono alcuna eccezione. X CANTO DANTE, FARINATA E CAVALCANTI

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quando?  9 APRILE 1300 (sabato santo) dove?  VI CERCHIO chi?  DANTE VIRGILIO, ERETICI: EPICURO, FARINATA DEGLI UBERTI, CAVALCANTE DEI CAVALCANTI, FEDERICO II DI SVEZIA, OTTAVIANO DEGLI UBALDINI

Nel sesto cerchio dell’inferno sono puniti come eretici coloro che non credettero nell’immortalità dell’anima. Dante e Virgilio stavano camminando tra i sepolcri infuocati, in cui sono imprigionati i dannati quando li sorprese una voce: questa era Farinata deli Uberti, antico capo dei Ghibellini di Firenze; Venne chiesto a Dante chi fossero i suoi antenati: erano i Guelfi e quindi suoi nemici ... d’improvviso sorse un’altra anima che riconobbe Dante, era Cavalcante Cavalcanti, padre di Guido, il grande poeta stilnovista suo amico, che chiese a Dante del figlio e credendo che fosse morto, ricadde nella tomba affranto. Farinata che nel frattempo era immobile, riprese a parlare poiché era affranto per la disfatta dei Ghibellini dopo la sua morte, profetizza oscuramente a Dante l’esilio; successivamente difese il suo operato, ricordando quando impedì alla sua fazione di radere al suolo Firenze. Conclusa questa parte del discorso, ci sono degli interrogativi che Dante rivolge a Farinata: chiedendo a questo se fosse vero che i dannati possono conoscere il futuro, ignorando il passato (?) Questa impressione venne confermata da Farinata, il quale era dispiaciuto di aver fatto credere a Cavalcante che suo figlio fosse morto, così chiese di informare il padre dell’amico sulla verità. Dopo che Farinata additò, fra i suoi compagni di pena, l’imperatore Federico II, Dante riprese il cammino turbato dalla profezia appresa: Virgilio lo esortò a ricordarla perché in Paradiso potrà, successivamente, ottenere dei chiarimenti: così i due poeti lasciano le mura di Dite, per avviarsi verso il cerchio successivo. FORME  Dante costruisce l’episodio di Farinata con una tecnica a incastro: al centro pone un dialogo a sé ossia quello con Cavalcanti; l’opposizione fra i due personaggi è evidente: uno (Farinata) è statuario e sdegno, preoccupato solo delle sorti collettive; l’altro (Cavalcanti) è deb...


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