Dante Alighieri-Divina Commedia PDF

Title Dante Alighieri-Divina Commedia
Course Letteratura italiana
Institution Università degli Studi di Cagliari
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Introduzione sull'autore Dante Alighieri e sul suo capolavoro: La Divina Commedia...


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Dante Alighieri Divina Commedia Date È in linea di massima difficile stabilire quando Dante ha iniziato a scrivere il poema e quando lo ha progettato. C’è chi sostiene che i primissimi canti dell’inferno Dante gli abbia scritti ancor prima degli anni dell’esilio, ma è una teoria non facilmente dimostrabile. La maggior parte dei critici concorda nel sostenere che l’Inferno sia stato scritto tra il 1304 e il 1308, il Purgatorio tra il 1308-1312 e il Paradiso tra il 1315-21. Dal 12 al 15 Dante avrebbe avuto tempo e modo per revisionare le prima due cantiche. Quel che è certo è che lo spirito del poema risente non poco del fatto di esser stato scritto non solo da un grande intellettuale ma da un gran politico che poi è stato mandato in esilio nel 1302. La situazione politica fiorentina del periodo era molto delicata. Prima si scontrano negli anni 60 e anche dopo del 1200 i guelfi contro i ghibellini, i sostenitori del papato contro i sostenitori dell’impero. I ghibellini vengono sconfitti e scacciati da Firenze. Il potere viene preso dai guelfi che però si suddividono i due fazioni: guelfi bianchi contro guelfi neri. I guelfi bianchi sono fautori e sostenitori della necessitò dell’autonomia politica del comune fiorentino, cioè essere svincolati rispetto agli interessi della curia papale. Ai guelfi bianchi appartiene la famiglia degli Alighieri. Dall’altra parte ci stanno i guelfi neri che sono legati agli interessi del pontefice Bonifacio VIII. Accade che, attorno al 1300, il pontefice e la sua politica espansionistica del suo potere terreno sono sempre più incalzanti. Nel 1301 Bonifacio VIII invia, teoricamente nel ruolo di paciere, Carlo di Valois, fratello del re di Francia. Sarà quest’ultimo a favorire un vero e proprio colpo di stato che manderà al potere nel comune fiorentino i guelfi neri. Quando succede ciò, Dante si trovava a Roma, presso Bonifacio VIII. Nel momento in cui i neri prendono il potere a Firenze, ovviamente i maggiori capi della fazione bianca vengono accusati dei crimini più disparati e Dante aveva un ruolo di spicco. Egli viene accusato per esempio di baratteria, accusa falsa volta a sbarazzarsi di un rappresentante molto scomodo della parte avversa. Viene invitato a presentarsi a Firenze, lui si rifiuta e viene condannato a morte. Questa è la condizione dell’autore nel momento in cui probabilmente aveva già concepito la commedia. Nel 1304 decide di svincolarsi dalla lotta di fazione. Da quel momento inizia una sorta di viaggio nelle corti dell’Italia centro-settentrionale (Treviso, Padova, Ravenna ecc…). Non abbiamo molte informazione sulla moglie, se l’avesse seguito o meno. Egli però spera di poter essere richiamato in patria per altezza di ingegno, grazie alla sua opera e, quindi, per meriti poetici. La commedia è quindi l’opera di un esule e di un poeta che aveva rotto con lo stil-novo. Quest’opera rappresenta, quindi, il superamento di questa esperienza poetica. L’opera di Dante ha subito un grande successo editoriale.

Date della finzione

Il viaggio di Dante avviene nel 1300, anno del giubileo. Lo sappiamo perché Dante dichiara di trovarsi a metà della sua vita. Seconda la tradizione aristotelica e anche biblica la vita di un uomo mediamente durava 70 anni. È significativa il fatto che sia un viaggio che parte da un momento di crisi. Sappiamo anche che Dante si trova nella selva in prossimità dell’equinozio di primavera (=rinascita). Il viaggio di Dante inizia entro la settimana santa. Qui la critica si divide essenzialmente in due date: il 25 Marzo e l’8 Aprile. Perché queste due date? Perché l’8 Aprile è il venerdì santo del 1300. Il 25 Marzo è l’inizio dell’anno fiorentino. Secondo una tradizione del tutto consolidata è anche il giorno in cui fu creato Abramo e anche quello in cui è avvenuto il concepimento di Cristo. Però, secondo un’altra tradizione, il 25 Marzo è anche il giorno storico della morte di Cristo. Quindi la prospettiva non cambia (sempre venerdì santo). Dante si trova nella selva nella notte tra un giovedì e un venerdì santo. E, per la prima volta, mette piede dentro l’Inferno nel giorno del venerdì santo, al tramonto. Il viaggio entro l’Inferno dura 24 ore. L’arrampicata sul corpo di Lucifero inizia al tramonto del sabato santo. Ma per venir fuori a riveder le stelle, nel passare il centro della Terra, c’è una specie di fuso orario per cui dalla notte del sabato vengono trasportati all’alba della domenica di Pasqua. Qual è il valore simbolico di tutto questo? Se Dante discende nell’Inferno il giorno della morte di Cristo e vien fuori il giorno della Pasqua di resurrezione, significa che in qualche modo il vecchio Dante deve morire per poter risorgere, rinascere nuovo, avendo maturato la capacità di lasciarsi alle spalle tutta una serie di errori, di perplessità e di dubbi. Per salvarsi è necessario maturare la conoscenza del male. Nel complesso, il viaggio del poeta fiorentino dura una settimana.

Personaggi Il protagonista assoluto della commedia è Dante stesso. Infatti la più grande invenzione di Dante è aver posto se stesso come personaggio che agisce nella sua stessa opera (un po’ secondo il modello dell’Apocalisse di Giovanni, narrata in prima persona). È una genialata perché implica una possibilità di immedesimazione per il lettore che è del tutto nuova. Occorre quindi distinguere tra Dante autore, Dante personaggio e Dante narratore. La voce narrante non va identifica con la posizione dell’autore, perché quest’ultimo è colui che muove i fili dall’alto e quindi costruisce anche il Dante narratore. Mentre Dante narratore tende ad esprimersi mediante formule che indicano umiltà, umiltà che non appartiene a Dante autore. I personaggi che ricorrono in più canti sono le guide, secondo una tradizione consolidata da Virgilio. Le principali guide di Dante sono Virgilio (la ragione) e Beatrice (la fede). Ma questi personaggi non vanno ridotti alle loro qualità allegoriche perché, per esempio, Virgilio ha uno spessore psicologico che lo diversifica dalle solite figure allegoriche. È un personaggio pieno di malinconia, in quanto passa tutto il tempo nel Limbo, primo cerchio dell’Inferno. Escluso dalla salvezza. Accompagna Dante verso la salvezza sapendo che a lui è negata. Perché Dante sceglie Virgilio come guida? Perché Dante si ispira a Virgilio, in particolare all’Eneide. Virgilio storico era una guida letteraria per Dante.

Virgilio porta Dante sino alle soglie del Paradiso terrestre. Motivo? La ragione non basta. È solo la fede che dà a Dante la possibilità di salvarsi. Beatrice ha spessore storico esattamente come Virgilio. Lei infatti è la donna di cui Dante si era innamorato e di cui lui aveva parlato ampliamente nella Vita Nova. Non possiamo dimenticarci dell’umanità e storicità di questo personaggio. Prima di Beatrice, però, c’è Stazio, incontrato da Dante e Virgilio nella cornice dei prodighi, nel Purgatorio. Stazio ha appena terminato il suo percorso di purificazione e può, quindi, proseguire la strada insieme a Dante e Virgilio. Stazio era un poeta pagano, della generazione successiva a quella di Virgilio. Come mai Virgi è dannato e confinato nel Limbo mentre Stazio ha la possibilità della salvezza. Questo è un interessante e drammatico paradosso. Secondo una leggenda medievale, Stazio nell’ultima fase della sua vita si sarebbe convertito al cristianesimo, grazie all’esempio di Virgi. La IV ecloga in cui annuncia la nascita di un rampollo di Giove che avrebbe portato la pace nel mondo. Ovviamente Virgilio non si sognava neanche lontanamente di annunciare, con questa formula, la nascita di Cristo. Pensava ad un nuovo discendente dalla famiglia imperiale che avrebbe ricondotto Roma alla pace dopo la guerra civile. Il medioevo cristiano ovviamente si impossessa di tutta l’opera di Virgilio e la risemantizza a proprio uso e consumo, per cui Virgi viene trasformato in una sorta di profeta del cristianesimo (rampollo di Giove= Cristo). Consente a Stazio di salvarsi. Stazio è in qualche modo ciò che collega la poesia antica priva di un messaggio di verità alla poesia medievale di Dante. Dante fa il modesto ma sa l’importanza che ha la sua poesia e il ruolo che riveste. È l’unico nel Limbo che ha una poesia che racchiude in sé il messaggio cristiano. L’ultima guida è San Bernardo, teologo mariano che, in qualche modo, intercede presso la Madonna affinché Dante possa vedere Dio. Accompagna quindi l’ultimo pezzo del viaggio dantesco. Virgilio rappresenta la possibilità della crescita terrena mentre Beatrice la possibilità della felicità eterna. Stazio completa Virgilio mentre San Bernardo, rappresentando la contemplazione mistica, completa la figura di Bea. Nella rappresentazione dei personaggi, Dante tende alla valorizzazione della figura individuale. Egli non è il primo autore che narra un viaggio negli Inferi (es. Eneide, Odissea…). Ma se noi contempliamo il modo in cui vengono rappresentate le anime in quelle opere e in quella di Dante notiamo subito delle differenze enormi. Intanto perché nella rappresentazione dell’aldilà abbiamo masse indistinte di anime, anime fantasmatiche. Dante, invece, sulla base dell’insegnamento di San Tommaso, recupera la concezione dell’unità individuale che si basa sull’indissolubile legame tra anima e corpo. È vero che, nel momento della morte, le anime perdono il corpo, che riacquisteranno successivamente, dopo il Giudizio Universale. Ma Dante fa sì che quei corpi d’aria mantengano intatte le loro forze sensitive. Egli recupera l’unità di anima e corpo. La figura individuale dipende dall’unione di anima, corpo e destino individuale. Nel senso che, se nella commedia antica l’uomo doveva necessariamente combattere contro il proprio destino e uscirne per forza sconfitto, nella Commedia l’uomo non può essere succube del proprio destino, perché Dante crede fermamente nel libero arbitrio. La loro posizione nell’ultra mondo, infatti, dipende dalla scelta che essi hanno fatto in vita. Metodo Dante si inventa una tipologia di metro appositamente per comporre la sua opera. Perché la terza rima dantesca possa verificarsi la prima tipologia di rima deve duplicarsi. Tutte le altre vengono ripetute per tre volte. Il discorso vale anche per la rima di chiusura. La terzina si manifesta come una catena ininterrotta a cui sembra mancare un anello all’inizio ed uno alla fine.

Da dove prende spunto Dante per inventarsi la terza rima? Questo è un argomento ampiamente discusso. Alcuni pensano che abbia tratto ispirazione dal sillogismo aristotelico (fatte due premesse scontate deve naturalmente scaturire una terza proposizione che dà senso a tutta la costruzione.). C’è invece chi sostiene che Dante abbia tratto ispirazione dal sirventese, componimento di origine provenzale con strofe di terzine. Fatto sta che a noi interessa il fatto che questo ritmo è straordinariamente efficace non solo perché è costruito nel tre, che è un numero ovviamente sacro (numero della trinità), ma anche perché consente a Dante di poter svolgere un discorso narrativo, anche meglio dell’ottava. Assicura la possibilità al poeta di essere libero, di trattare argomenti importanti ma con un certo respiro. L’endecasillabo è il verso più duttile. Oltretutto queste terzine tendono a sviluppare un discorso a gruppi di tre, quindi che si chiude nel giro di tre terzine. Dare a un’opera una base numerica significa dare all’opera un disegno più vasto. -Leonardo Fibonacci è il matematico che ha introdotto in Europa la numerologia araba ed è soprattutto famoso per la sua sequenza numerica 1 1 2 3 5 8 13 21 34 55 89… (ogni numero è la somma dei due precedenti/ se prendi uno di questi numero e lo dividi per il numero che lo precede, ottieni come risultato un numero che per approssimazione si avvina sempre di più a 1,618, la famosa sezione aurea, il numero di Dio che ricorre molte volte).

Generi letterari L’autore all’interno della sua stessa opera la definisce o come poema sacro o come commedia. Ma perché commedia? Una spiegazione la troviamo nella famosa lettera a Cangrande della Scala (la cui attribuzione a Dante è discutibile), in cui ci spiega che si tratta di commedia perché ha il lieto fine. L’opera infatti inizia da una situazione tragica per finire con il lieto fine. Ma questa è la ragione più debole, in quanto anche l’Eneide di Virgilio inizia male per finire bene, ma Dante la definisce tragedia, perché scritta con uno stile alto. Nel medioevo c’è una tripartizione degli stili: -stile alto=tragedia -stile medio=commedia -stile basso=elegia La commedia è sì scritta con uno stile medio, ma noi dobbiamo considerare questa medietà come la capacità di contenere l’alto ed il basso. Per quanto riguarda Dante, il linguaggio e lo stile si adeguano a ciò che è trattato, al personaggio che parla. Nel momento in cui ci troviamo nell’interno e parla un personaggio che fa parte dell’aristocrazia, questo non può utilizzare un linguaggio basso (es. Francesca da Rimini, Ulisse…). Si tratta di realismo espressivo. Dante scrive la Commedia in volgare perché fosse comprensibile a tutti. Il modello di riferimento in questo caso è la Bibbia. La Commedia, proprio anche grazie alla terza rima, circola a livello orale da subito, così che intere terzine possono essere apprese a memoria da chiunque. Ha una diffusione capillare anche tra il “popolo” quindi. Dante è definito come padre della lingua italiana in quanto risulta che il 65% che noi utilizziamo quotidianamente sono presenti nella Commedia.

La sua opera si oppone alla tragedia in quanto l’uomo combatte contro il peccato. Il primo esempio di commedia è la vicenda di Cristo. La Commedia è un poema che possiamo definire epico, a patto che consideriamo l’epica in una prospettiva cristiana. Rispetto ad Enea ed Achille, Dante non indossa un elmo, non utilizza una spada, ma combatte con altre armi, come la fede e la ragione. Allo stesso tempo è un libro di viaggio, quindi rientra nella letteratura di viaggio. Il suo è un viaggio nell’ultra mondo, un viaggio di conoscenza ed espiazione. È anche un’opera enciclopedica che vuole costituirsi come summa dei saperi del tempo. È impossibile contenere l’opera di Dante entro una specifica categoria. Questa è la ragione per cui quest’opera è straordinaria e inimitabile.

Fonti Tutti i libri hanno una fitta rete di relazioni intertestuali con altre opere. Nel caso della Commedia, il discorso delle fonti è molto complesso, in quanto esse sono veramente tante. Esse sono le più varie per arco cronologico. Si va dai classici (poeti latini come Virgilio, Stazio, Lucano, Orazio/ Metamorfosi di Ovidio) alla contemporaneità (poeti dello stilnovo come Cavalcanti, Guinizelli…). Le fonti sono varie anche se consideriamo la varietà delle discipline che sono coinvolte. Dalle sacre scritture non solo Dante acquisisce personaggi e fatti, ma anche l’utilizzare una lingua accessibile a chiunque. Si rifà anche ai testi filosofici, a partire dal filosofo per antonomasia, ossia Aristotele. L’universo rappresentato da Dante è un universo con la Terra posizionata al centro e i nove cieli che ruotano attorno ad essa. È un universo di impronta aristotelica-tolemaica. Ma Aristotele c’è anche per quel che riguarda il sistema etico dell’Inferno, la fondamentale suddivisione tra i peccati di incontinenza, malizia e quelli di violenza, che Dante ritrova nell’Etica Nicomachea. Ovviamente le opere di Aristotele sono filtrate attraverso lo sguardo dei grandi teologi del medioevo. L’uomo del medioevo tende a reinterpretare i classici in chiave cristiana, Dante compreso.

Come si conciliano la libertà dell’uomo e l’onniscienza divina? C’è un passaggio fondamentale nella Commedia di Dante che è efficace per capire la questione in cui Dante sta discutendo con Cacciaguida. Quest’ultimo afferma che la mente di Dio ha presente tutti gli avvenimenti del passato, del presente e del futuro ma il fatto che lui possa osservare tutti gli avvenimenti della storia, anche quegli futuri, non implica che il suo sguardo condizioni gli avvenimenti stessi. Esattamente come chi osserva una nave che scende da un torrente non ne condiziona il percorso. L’uomo quindi sceglie e Dio sa, ma il suo sguardo non condiziona quella che è la libertà di ciascuno di scegliere....


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