Commedia all\'italiana PDF

Title Commedia all\'italiana
Author Elisa Traverso
Course Storia del cinema italiano
Institution Università di Pisa
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Summary

Riassunto completo del libro, con anche spiegazione film...


Description

MARIAPIA COMAND • PERSONAGGI

Sono dei perdenti, sono figure marginali ancora prima che emarginati: ladruncoli, impiegatuncoli, militi ignoti, tutti comunque provenienti dalle regioni dell’anonimato.! Una volta consegnati al racconto, ai personaggi tocca un destino infausto: non gliene va mai bene una perché non sono in sintonia con l’universo in cui si muovono. Lo scenario può cambiare, ma la storia è sempre quella. ! Ovviamente non va male a tutti, ma anche quelli che ce l’hanno fatta e sono perfettamente integrati nel sistema, non sembrano soddisfatti.! I perdenti sono perdenti, i vincenti sono infelici. ! Personaggi che stanno stretti nei loro panni, i padri che non fanno i padri, anche se magari ci provano. I celibi non vogliono sposare, i mariti bramano le altre. Spesso si spacciano per quello che non sono: se colpevoli si professano innocenti, qualora innocenti si sentono un po’ colpevoli.! L’identità non è chiara: è un rischio, un ingombro, un problema; in queste commedie commedie in effetti sono in molti a fingere: in “Il mantenuto” di Ugo Tognazzi un corteo funebre accompagna mestamente un feretro, ma quando ci avviciniamo ai convenuti, scopriamo che parlano di calcio di lavatrici, nient’affatto compresi nel mistero della morte. ! Più palesemente nel “Il mattatore” di Dino Risi, si mette in scena, attraverso le varie identità assunte dal protagonista, un truffatore istrione.! Alla base delle commedie all’italiana ci sarebbe dunque il nucleo problematico dell’identità sociale, il conflitto tra il singolo, e il suo ingresso nell’arena pubblica.! Ci si pone una domanda: perché queste commedie da “Divorzio all’italiana” in poi, sono state qualificate con l’epiteto “all’italiana”? Questo disagio dell’identità ha a che fare con l’italianità? ! Dietro gli stereotipi c’è un tentativo di raccontare un tratto profondo, noumenico del carattere nazionale, fondamentalmente negativo? Ma esiste?!! Se “all’italiana” significa approssimativo, arruffato, impreciso, non è questo il caso dei nostri personaggi, che sono tecnicamente solidi, decisamente strutturati sul piano della sceneggiatura. ! Se il neorealismo invoca un personaggio in stretto rapporto con il tempo e l’ambiente, oltre che con gli altri elementi narrativi, gli scrittori della commedia all’italiana fanno tesoro di quella lezione poiché immergono il personaggio in una fitta rete di relazioni all’interno del film e tra il film e il mondo a cui esso appartiene.! La vicenda de “I soliti ignoti” non potrebbe prendere vita al di fuori dell’ambiente che descrive, quell’inedito skyline, delle borgate romane con i plazzi in costruzione. ! E non potrebbe prescindere dalla ragnatela di rapporti che si creano tra i personaggi e gli oggetti, volani e battiti del racconto: la “commare” (in gergo la cassaforte) è l’oggetto del! desiderio ma il piano fallisce perché uno scambio di mobili (cioè altri oggetti) indirizza i ladri sulla parete sbagliata. I tre oggetti (ogni volta tre) che Mario/Renato Salvatori compra, indirettamente raccontano la sua condizione di orfano, “adottato” da tre badanti del brefotrofio.la chiave dell’appartamento in cui si deve svolgere il furto, cambia di mano segnalando un diverso quadro di rapporti, che da strumentali diventano affettivi: Peppe/ Gassman la prende con l’inganno alla servetta ma la riconsegna al legittimo proprietario quando se ne innamora. ! In “Una vita difficile”, Silvio Magnozzi torna al paese della moglie per riconquistarla, in occasione del funerale della suocera, è un arrivo piuttosto cafone, suonando il clacson su un macchinone plateale, Silvio scende dall’auto e guarda con espressione triste e compiaciuta ora il corteo ora la capote dell’auto che lentamente sale, andando a tempo 1

con la musica funebre: la capote è il paesaggio interiore di Sordi, esprime il lievitare del suo narcisismo a dispetto dell’apparente afflizione.! Questi fili che legano il personaggio, non si fermano al film, ma si irradiano al di fuori, raggiungendo la quotidianità degli spettatori, incorporando nella materia narrativa la cronaca del tempo, appoggiando il fare e l’essere del cinema a un dato di realtà.! Anche l’ultimo fotogramma dei soliti ignoti è una pagina di quotidiano su cui appare il titolo “I soliti ignoti” mentre il sommario recita “Col sistema del buco rubano pasta e ceci”. ! Le commedie all’italiana quindi ripercorrono fedelmente la cronaca di quegli anni: dietro il treno bloccato in galleria in “Tutti a casa” di Luigi Comencini, si intravede il disastro ferroviario di Balvano degli anni quaranta; la tragedia dei minatori di Ribolla degli anni cinquanta è un momento fondamentale di la “vita agra” di Carlo Lizzani. ! “Il vedovo” sembra il delitto Fenaroli; la frode miliardaria compiuta dall’ispettore dogale Mastrella e lo scandalo dell’aeroporto di Fiumicino del sessanta si affacciano nei dialoghi di “Il successo” di Mauro Morassi; la vicenda Marzano è rievocata da “Il vigile” anche se le autorità imposero di non fare espliciti riferimenti ai fatti. I delitti d’onore motivano “Divorzio all’italiana”.! Riferimenti tanto precisi alla cronaca potenziano lo spazio di proiezione dello spettatore, che ritrova nel chiuso della finzione dei punti di fuga verso la propria realtà.! Tra l’esperienza davanti allo schermo e quella della vita quotidiana si stabilisce un rapporto di continuità, ma è la pluridimensionalità emotiva e psicologica del personaggio che assicura l’identificazione dello spettatore.! Personaggio si sviluppa lungo un percorso scontato, lunga una linea orizzontale progressiva biforcuta, dove narrativo e ideologico vanno in parallelo, a volte si intrecciano e configgono, ma approdano a un esito fallimentare. È un paradigma drammatico, che la mancanza di lieto fine della commedia all’italiana conferma. ! Spesso lo spettatore vede quello che il personaggio non vede, ad esempio l’incongruenza di certi comportamenti: in i soliti ignoti, Cosimo/Carotenuto salta su un autoscontro a fianco di un bambino e gli intima perentorio “Segui quella macchina!” Senza rendersi conto di essere in una giostra. La momentanea sincope del personaggio risveglia il riso dello spettatore e gli affida una gratificante posizione di superiorità a danno, del personaggio.! Alla fine poi la solita sorte tocca anche allo spettatore, il solito Magnozzi (Sordi) trascorre una notte insonne chiedendosi se sia il caso di pubblicare uno scottante articolo rischiando un’accusa per diffamazione. Dopo aver deciso di darlo alle stampe, euforico annuncia alla moglie “Gli do una botta a quelli, che se la ricorderanno per tutta la vita”. stacco. Scena successiva, interno, giorno, aula di tribunale: lettura di sentenza di condanno per Magnozzi Silvio.! Questa giustapposizione brutale di due enunciati in scene contigue, di cui il secondo rappresenta la secca negazione del primo, sorprende lo spettatore quanto il personaggio, non solo perché accade l’imprevisto, ma perché si afferma il negato. !

• MEZZI/MOVIMENTI

Fra il 1955 e il 1970 quasi 25 milioni di italiani si spostano da un comune a un altro, circa 10 milioni lasciano la propria regione.! 2

Succede prevalentemente dal sud al nord. Le automobili sono 2 milioni nel 1960 e 5 milioni e mezzo nel 1965.! Lo schermo è invaso dai luoghi inediti della modernità, come l’autogrill, o i grandi magazzini. ! I nuovi spazi ridiscutono il mondo: cambiano gli orizzonti, cadono antiche divisioni, ma nel contempo resistono vecchie abitudini.! L’automobile è un’icona della conquista di nuovi spazi, geografici e sociali, è a immagine e somiglianza di un presente individualista ed esuberante; ma specialmente nella prima metà degli anni sessanta racchiude in se un ampio potenziale di significati: è slancio, conquista, volubilità e instabilità.! Risi, in particolare, restituisce il “sentimento del possibile” proprio del tempo: non c’è nel suo cinema nessuna mistica della nostalgia, una sensazione che invece avvolge di frequente la produzione, non solo cinematografica, del periodo.! L’aereo è l’immagine avveniristica di un futuro che sembra una brutta copia del passato; è visto come l’arrivo di una ricchezza che non appartiene o come il ritorno di un trascorso di cui non ci si può liberare. ! Verso la fine del decennio, quando la commedia all’italiana si intride di umori neri, l’aereo diventa un cavallo di Troia cattivo, imbottito di esplosivo. ! Molti sono per esempio gli arrivi carichi di attese che andranno deluse: con l’arrivo di un treno iniziano La vita agra, Divorzio all’italiana e La visita (Antonio Pietrangeli, 1963), le! cui vicende poi non genereranno un sostanziale cambiamento di vita per i protagonisti. In I compagni il treno porta e porta via le speranze di cambiamento, ed è spartiacque tra i due momenti: da un treno scende il professor Senigallia (Marcello Mastroianni) con i suoi propositi rivoluzionari; sotto a un treno finisce l’operaio Pautasso (Folco Lulli) segnando la svolta drammatica della vicenda e l’affievolirsi delle rivendicazioni proletarie; e infine un treno si porta via anche Raoul (Renato Salvatori), in una chiusa sentimentale agrodolce girata come se fosse cinema muto complice lo sferragliare del treno sovrastante.! Un’associazione inevitabile nel periodo è quella del treno con l’emigrante: in questo caso la metafora diventa terreno di conflitto, può essere usata a servizio di una visione favolistica dell’esodo o al contrario.! Per tutti gli anni sessanta il cinema mantiene un ruolo leader nell’interpretare le spinte più progressive. ! Nel 1961 va in onda un’inchiesta televisiva di Vittorio Zincone e Giuliano Tomei, Verso la metropoli che, volendo uscire dal pedagogismo convenzionale della Rai, si sforza di raccontare l’altra faccia del boom esplorando il fenomeno dell’emigrazione interna: gli autori seguono il viaggio in treno dei meridionali che salgono al Nord, il tono è comunque consolatorio e rassicurante, l’accento posto sulle speranze di un futuro migliore.! La commedia all’italiana invece, tra tutti i possibili viaggi ferroviari di emigrazione, sceglie quelli del ritorno dell’emigrante – come in Mafioso – dove domina la negazione assoluta della speranza di riscatto, sia esso un cambio di mentalità o di condizione di vita.! Senza dubbio i temi e i toni realistici della commedia all’italiana testimoniano la volontà transitiva del genere. Il pubblico ritrovava il proprio mondo quotidiano nell’universo della finzione; e spesso ritrovava nei film anche se stesso in quanto spettatore.! La commedia all’italiana sembra voler dire al suo spettatore che il film è qualcosa che gli appartiene; così in “C’eravamo tanto amati” mentre sullo schermo scorrono le immagini di “Schiavo d’amore” gradualmente le voci dei protagonisti dello schermo vengono doppiate dai pensieri degli spettatori in sala, che si parlano attraverso i volti dei divi, ma per raccontarsi in realtà la loro storia. !

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• IL COMICO ALL’OPPOSIZIONE, L’OPPOSIZIONE AL COMICO

Siamo nel 1977 e Mario Monticelli e Nanni Moretti si incontrano nella trasmissione televisiva Match: Alberto Arbasino modera il contraddittorio. ! Ci sono a confronto due generazioni di cineasti, ad un certo punto Arbasino chiede se la commedia all’italiana abbia contribuito alla maturazione della coscienza politica e del costume degli italiani o se al contrario abbia finito con l’assolversi proprio da quei vizi che intendeva stigmatizzare.! Il pensiero di Moretti si sa: stava proprio girando “Ecce bombo” in cui il suo alter ego scenico aggredisce un tipo qualunquista gridandogli: “Te lo sei meritato Alberto Sordi!”, implicitamente tracciando Sordi di aver favorito una sostanziale sanatoria dei difetti nazionali, all’insegna di un consolatorio “così fan tutti”. ! Ci si pongono poi delle domande: Qual è il quadro nel quale si muovono gli autori della commedia all’italiana?! La guerra fredda negli anni cinquanta genera un clima conservatore: la DC occupa gli apparati chiave dello stato, inclusi quelli culturali. La censura degli anni sessanta non è più come quella del decennio precedente, tuttavia la piena libertà di espressione stabilità dalla costituzione è ancora lontana come dimostra la faccenda di “Rocco e i suoi fratelli”.! Non che I soliti ignoti sfugga ai tagli della censura, a partire dal titolo originario Le madame (nello slang malavitoso, i poliziotti) che deve essere modificato perché i censori ritengono che possa costituire un’indiretta offesa al decoro della polizia. Il titolo verrà cambiato, con un notevole danno per la produzione che l’ha già utilizzato per il lancio pubblicitario.! Accanto alla censura governativa e a quella degli organismi preposti dalla legge, va considerata anche quella cattolica, esercitata dal Centro Cattolico Cinematografico (C.C.C.), che ha un peso non trascurabile: oltretutto le sale cinematografiche parrocchiali tenute a rispettare le indicazioni del C.C.C. costituiscono una parte consistente! del circuito distributivo. ! La commedia all’italiana si afferma in mezzo a queste strettoie, tra le aperture e le chiusure del periodo. Un punto di equilibrio in un traffico di compromessi, in cui il comico svolge un ruolo rilevante. Il caso di Divorzio all’italiana insegna. La sceneggiatura arriva alla Direzione Generale del Cinema, con il titolo provvisorio di Capriccio all’italiana: i censori esprimono preoccupazione «per il sottinteso polemico, che si schiera a favore di un più aperto accoglimento delle istanze divorzistiche nel nostro Paese» ma nel contempo sembrano rassicurati dal «carattere farsesco e paradossale», su cui i produttori molto insistono17. Il carattere grottesco dell’opera sembra ai loro occhi essere garanzia di inoffensività. !

• EREDITÀ , INFLUENZE, PERCORSI. GLI AUTORI

Nella genesi della commedia all’italiana, oltre al cinema, vi sono alcuni ambienti nevralgici: la rivista satirica, l’illustrazione, la radio, l’avanspettacolo, il teatro di rivista.! La rivista satirica “Marc’Aurelio” raccoglie nella propria redazione romana giornalisti e vignettisti tra i quali Vittorio Metz, Marcello Marchesi, Steno, Fellini e figure che diventeranno fondamentali per questa commedia, come Age e Scarpelli.! Se zoomiamo sul caso specifico, quello della coppia principe della commedia all’italiana,! cioè Age e Scarpelli, il tutto si fa ancora più nitido. ! Furio Scarpelli è figlio d’arte: il padre Filiberto Scarpelli, antifascista e anticlericale, umorista e illustratore, attraversa il teatro futurista, diventando direttore della rivista satirica «Il Travaso», a cui collaborerà lo stesso Furio, a sua volta abile vignettista e giornalista. La capacità fulminante di Furio Scarpelli di coniugare satira di costume e spirito civile muovendosi nel territorio del popolare, affonda dunque le radici in una tradizione lontana. Age (Agenore Incrocci) è figlio di attori del varietà, la madre recitava a 4

fianco di attori come Ettore Petrolini o Ferruccio Benini; l’esperienza del palcoscenico si rivela essenziale per carpire le propensioni del pubblico e per appropriarsi dei meccanismi segreti dello spettacolo: le accelerazioni, le pause, il climax, insomma le cause e gli effetti dei congegni drammaturgici.! La commedia all’italiana è dunque intimamente legata alla nuova Italia nata dallo choc del boom; il che ci porta a fissare una cesura chiara rispetto ai precedenti cinematografici, pur nel solco della continuità: ha certo un valore simbolico che il «Marc’Aurelio» chiuda proprio nel 1958, anno in cui esce I soliti ignoti e che in quegli stessi anni anche il teatro di rivista vada in sofferenza. Attraverso quelle esperienze però – e quelle parallele nel cinema popolare – si è formato il gruppo produttivo e artistico più attivo; un gruppo! fortemente unitario, come attestano anche i lavori scritti e diretti in forma collettiva come Signore e signori, buonanotte (1976) o I nuovi mostri (1977); un gruppo coeso ma aperto (che includerà anche Risi, Scola, Germi, Loy, Luigi Comencini, Leo Benvenuti e Piero De Bernardi, Luciano Salce, eccetera), affine dal punto di vista umano, morale e ideologico, accomunato da una formazione simile da cui discende un’idea anti-elitaria del cinema.!

• UN SUCCESSO ITALIANO. PRODUTTORI, DIVI E SPETTATORI

Il cinema italiano è dalla fine degli anni cinquanta in rapida ascesa e nella stagione 1961-1962, nel mercato delle prime visioni, la quota di mercato dei film italiani e delle coproduzioni sovrasta per la prima volta i film marcati Usa. Il sistema misto pubblicoprivato funziona anche grazie alla capacità di interlocuzione dei produttori. ! Dino De Laurentiis, è tra quelli che danno un contributo decisivo al genere, importando nella commedia una concezione spettacolare del cinema, incrementando il livello quantitativo del prodotto.! Si affacciano poi nuovi produttori come Pio Angeletti, entrato giovanissimo nella Lux e poi segretario di produzione per Cecchi Gori, fonda nella seconda metà degli anni sessanta con Adriano De Micheli la “International Dean Film” produttrice di molti dei film di Scola e Risi. ! Scorrendo i contratti si nota una regolamentazione strutturata e nel contempo declinata secondo le esigenze del singolo attore; per La grande guerra, per esempio, il contratto di Sordi (retribuito intorno ai 17 milioni di lire) prevede una serie di clausole molto specifiche come la possibilità di intervenire sulla sceneggiatura, l’obbligo di presenziare a un dato numero di première o la definizione dei parametri di citazione del nome del divo nei titoli di testa del film e nel materiale pubblicitario. Il contratto di Totò per I soliti ignoti è ancora più definito, includendo il numero delle “pose”, l’impegno giornaliero (non superiore alle sei ore a partire dalle ore 14.00, inclusi preparazione e trucco), l’assoluzione dai “raccordi” e “dai rifacimenti”, le clausole relative alla salute.! Si va affermando una figura di derivazione hollywoodiana, quella del press-agent: è curioso però che uno dei primi, Enrico Lucherini, venga ingaggiato da Ponti per “ripulire” l’immagine della Loren, considerata “una rovinafamiglie” per la sua relazione sentimentale con lo stesso produttore, all’epoca sposato e sotto accusa di concubinaggio.! Le modernissime pratiche di Hollywood vengono messe al servizio del vetustissimo moralismo italiano.! Il pubblico si trasforma, si va concentrando nelle sale di prima visione; lo spettatore è tendenzialmente inurbato, maschio, giovane, benestante e colto, il cinema resta ancora il primo svago degli italiani e le motivazioni al consumo sono ancora molto eterogenee.! La commedia all’italiana si imprime indelebilmente nella memoria collettiva. Oltre ai personaggi, sono i divi che li interpretano, uno degli elementi di maggiore riconoscibilità del genere: un gruppo di attori che raggiunge la massima affermazione in questo periodo proprio attraverso commedie all’italiana.! Il loro è un divismo che ha caratteristiche inedite e originali. ! 5

Da una parte mitologizza la mediocritas, mettendo in scena antieroi; dall’altra parte si connota per una mancata intermedialità, essendo risultato di esperienze professionali che attraversano diversi ambiti mediali. ! Tognazzi, ad esempio, dopo una carriera nel teatro di varietà, guadagna ampia fama prima in televisione con Un, due, tre (1954) a fianco di Raimondo Vianello e solo in un secondo momento, con una certa fatica, nel cinema grazie a Il federale. ! È d’obbligo menzionare la “sequenza della claquette” in Io la conoscevo bene (Antonio Pietrangeli, 1965) dove Tognazzi/Biagini si consegna fiducioso e pusillanime allo scherno generale, esibendosi in una performance comica che via via si inabissa in una voragine! drammatica. Anche Gassman subisce alcune decisive metamorfosi – a cui corrispondono altrettanti passaggi in media diversi – prima di stabilizzare definitivamente la propria immagine divistica: in una prima fase della carriera è prim’attore in teatro e nel contempo “cattivo” al cinema; grazie a Monicelli poi – vincendo le perplessità del produttore – comico in I soliti ignoti, mascherando la ieraticità del volto col trucco, la sonorità della voce tramite una goffa balbuzie. ! Il divo per antonomasia è ovviamente Alberto Sordi, vera epitome dell’“italiano-medio”: l’attore, partito da macchiette radiofoniche di personaggi odiosi, approda dopo una lunga gavetta alla piena maturità artistica proprio con le commedie all’italiana, in particola...


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