Purgatorio 30 (con sequenze)- Divina Commedia di Dante - professoressa Girardi PDF

Title Purgatorio 30 (con sequenze)- Divina Commedia di Dante - professoressa Girardi
Author Anna Moreno
Course Letteratura Italiana
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Summary

Purgatorio 30 - Divina Commedia di Dante - professoressa Girardi
appunti presi a lezione. Per l'esame orale del primo semestre di letteratura Italiana...


Description

Purg. XXX (canto dell’incontro con beatrice) 1-21: La processione simbolica: gli angeli sul carro gettano fiori

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Quando il settentrïon del primo cielo, (le 7 stelle dell’orsa dell’empireo; il cielo divino senza mai alba o tramonto; i 7 candelabri) che né occaso mai seppe né orto (tramonto) né d'altra nebbia che di colpa velo, (del peccato umano)

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e che faceva lì ciascun accorto di suo dover, come 'l più basso face (il cielo più basso fa) qual temon gira per venire a porto, (le stelle guidano i naviganti al porto) fermo s'affisse: la gente verace,

(il carro si ferma) (i 24 vecchi, che dicono la verità) (si trovano prima del candelabro, del grifone) (la chiesa) (rivolge alla propria meta portatrice di pace)

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venuta prima tra 'l grifone ed esso, al carro volse sé come a sua pace;

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e un di loro, quasi da ciel messo, (messaggio) "Veni, sponsa, de Libano" cantando (incipit del cantico dei cantici; la sposa è la scienza divina; annuncio della venuta di Beatrice) gridò tre volte, e tutti li altri appresso. (il canto) (con lui)

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Quali i beati al novissimo bando (ultimissimo giorno; le trombe angeliche) surgeran presti ognun di sua caverna, (dalla sua sepoltura) la revestita voce alleluiando, (quindi nel loro corpo; risorti) (festeggiando con l’alleluia) cotali in su la divina basterna (il carro utilizzato in particolari ricorrenze) si levar cento, ad vocem tanti senis, (canto così vecchio) ministri e messaggier di vita etterna. Tutti dicean: "Benedictus qui venis!",

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e fior gittando e di sopra e dintorno, "Manibus, oh, date lilïa plenis!".

(benedetto o tu che vieni; intonato all’ingresso di cristo a Gerusalemme) (del carro) (gettate gigli a piene mani; citazione letterale di Virgilio nel sesto canto dell’Eneide; immagine del compianto )

22-39: L’apparizione di Beatrice (come figura cristi) velata sul carro (che rappresenta la chiesa)

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Io vidi già nel cominciar del giorno la parte orïental tutta rosata, e l'altro ciel di bel sereno addorno;

(trai rosei vapori dell’alba) (le altre parti del giorno)

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e la faccia del sol nascere ombrata, sì che per temperanza di vapori l'occhio la sostenea lunga fïata:

(dai vapori)

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così dentro una nuvola di fiori che da le mani angeliche saliva e ricadeva in giù dentro e di fori,

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sovra candido vel cinta d'uliva (velata; bianco; la fede) (appare Beatrice; figura cristi perché vestita rappresentando le 3 virtù teologali) (del ramo d’ulivo sul velo; simbolo della sapienza) donna m'apparve, sotto verde manto (la speranza) vestita di color di fiamma viva. (rosso; la carità)

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E lo spirito mio, che già cotanto tempo era stato ch'a la sua presenza non era di stupor, tremando, affranto,

(che provava alla sua presenza; lei era morta nel 1290) sanza de li occhi aver più conoscenza, (pur senza vederla) per occulta virtù che da lei mosse, (un potere virtuoso) 39 d'antico amor sentì la gran potenza. (lo spirito di Dante la riconosce) (1citazione di Virgilio; Didone nel 4 canto dell’eneide dice alla sorella Anna di essersi accorta di essersi innamorata di Enea)

vv. 40-54: La perdita di Virgilio

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Tosto che ne la vista mi percosse l'alta virtù che già m'avea trafitto prima ch'io fuor di püerizia fosse,

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volsimi a la sinistra col respitto col quale il fantolin corre a la mamma quando ha paura o quando elli è afflitto,

(di Beatrice) (dall’infanzia; che durava fino a 14 anni)

per dicere a Virgilio: "Men che dramma

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di sangue m'è rimaso che non tremi: conosco i segni de l'antica fiamma". Ma Virgilio n'avea lasciati scemi

(Dante si volta verso Virgilio ma lui non c’è più) (2)

(le 3 volte nomina il suo nome; come nelle georgiche il nome di Euridice da parte di Orfeo)

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di sé, Virgilio dolcissimo patre, Virgilio a cui per mia salute die'mi;

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né quantunque perdeo l'antica matre, (il paradiso terrestre che perdette eva) valse a le guance nette di rugiada, (dalla felicità dell’entrata nel paradiso terrestre) che, lagrimando, non tornasser atre.

vv. 55-99: Il rimprovero di Beatrice (a Dante; presenta la biografia morale di Dante)

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"Dante, perché Virgilio se ne vada, non pianger anco, non pianger ancora; ché pianger ti conven per altra spada".

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Quasi ammiraglio che in poppa e in prora viene a veder la gente che ministra per li altri legni, e a ben far l'incora;

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in su la sponda del carro sinistra, quando mi volsi al suon del nome mio, che di necessità qui si registra,

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vidi la donna che pria m'appario velata sotto l'angelica festa, drizzar li occhi ver' me di qua dal rio.

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Tutto che 'l vel che le scendea di testa, cerchiato de le fronde di Minerva, non la lasciasse parer manifesta,

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regalmente ne l'atto ancor proterva continüò come colui che dice e 'l più caldo parlar dietro reserva: "Guardaci ben! Ben son, ben son Beatrice. Come degnasti d'accedere al monte? non sapei tu che qui è l'uom felice?".

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Li occhi mi cadder giù nel chiaro fonte; ma veggendomi in esso, i trassi a l'erba, tanta vergogna mi gravò la fronte.

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Così la madre al figlio par superba, (perché lo rimprovera) com'ella parve a me; perché d'amaro sente il sapor de la pietade acerba.

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Ella si tacque; e li angeli cantaro di sùbito "In te, Domine, speravi"; ma oltre "pedes meos" non passaro.

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Sì come neve tra le vive travi per lo dosso d'Italia si congela, soffiata e stretta da li venti schiavi,

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poi, liquefatta, in sé stessa trapela, pur che la terra che perde ombra spiri,

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sì che par foco fonder la candela;

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così fui sanza lagrime e sospiri anzi 'l cantar di quei che notan sempre dietro a le note de li etterni giri;

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ma poi che 'ntesi ne le dolci tempre lor compatire a me, par che se detto avesser: "Donna, perché sì lo stempre?",

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lo gel che m'era intorno al cor ristretto, spirito e acqua fessi, e con angoscia de la bocca e de li occhi uscì del petto.

vv. 100-145: La biografia morale di Dante narrata da Beatrice (spiega il perché del suo rimprovero) agli angeli (che provano compassione per Dante)

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Ella, pur ferma in su la detta coscia del carro stando, a le sustanze pie volse le sue parole così poscia:

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"Voi vigilate ne l'etterno die, sì che notte né sonno a voi non fura passo che faccia il secol per sue vie;

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onde la mia risposta è con più cura che m'intenda colui che di là piagne, perché sia colpa e duol d'una misura.

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Non pur per ovra de le rote magne, che drizzan ciascun seme ad alcun fine secondo che le stelle son compagne,

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ma per larghezza di grazie divine, che sì alti vapori hanno a lor piova, che nostre viste là non van vicine,

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questi fu tal ne la sua vita nova virtüalmente, ch'ogne abito destro fatto averebbe in lui mirabil prova.

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Ma tanto più maligno e più silvestro si fa 'l terren col mal seme e non c¢lto, quant'elli ha più di buon vigor terrestro. Alcun tempo il sostenni col mio volto:

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mostrando li occhi giovanetti a lui, meco il menava in dritta parte vòlto.

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Sì tosto come in su la soglia fui di mia seconda etade e mutai vita, questi si tolse a me, e diessi altrui. Quando di carne a spirto era salita, e bellezza e virtù cresciuta m'era, fu' io a lui men cara e men gradita;

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e volse i passi suoi per via non vera, imagini di ben seguendo false, che nulla promession rendono intera.

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Né l'impetrare ispirazion mi valse, con le quali e in sogno e altrimenti lo rivocai; sì poco a lui ne calse!

138

Tanto giù cadde, che tutti argomenti a la salute sua eran già corti, fuor che mostrarli le perdute genti.

141

Per questo visitai l'uscio d'i morti, e a colui che l'ha qua sù condotto, li prieghi miei, piangendo, furon porti.

144

Alto fato di Dio sarebbe rotto, se Letè si passasse e tal vivanda fosse gustata sanza alcuno scotto

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di pentimento che lagrime spanda"....


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