La donna del miracolo - Riassunto del primo capitolo di Amate e Amanti di Marco Santagata, saggio \"La PDF

Title La donna del miracolo - Riassunto del primo capitolo di Amate e Amanti di Marco Santagata, saggio \"La
Course Letteratura italiana
Institution Università degli Studi di Milano
Pages 2
File Size 75.8 KB
File Type PDF
Total Downloads 93
Total Views 140

Summary

Riassunto del primo capitolo di Amate e Amanti di Marco Santagata, saggio "La donna del miracolo". ...


Description

LA DONNA DEL MIRACOLO La vita Nova è un’opera strettamente permeata da un’aura soprannaturale legata alla figura di Beatrice, nonostante contenga poche menzioni esplicite alla sua natura angelica o miracolosa. Dante dichiara subito la natura di miracolo di Beatrice, strettamente legata al numero nove: la radice del miracolo, del numero nove, è la mirabile Trinità, di cui Beatrice è il prodotto. Dante adopera la parola miracolo solo nel sonetto Ne li occhi porta la mia donna Amore (“si è novo miracolo e gentile”), e in Tanto gentile e tanto onesta pare (“e par che sia una cosa venuta/da cielo in terra a miracol mostrare”). Sono le uniche ricorrenze del termine, ma il concetto ritorna molto spesso. Proprio nel paragrafo introduttivo a Tanto gentile Dante si sofferma sui commenti espressi da coloro che hanno avuto la fortuna di vedere Beatrice: uno de li bellissimi angeli del cielo , una meraviglia. Anche il sostantivo angelo riferito direttamente alla donna ricorre solo in due casi. Per indicare la natura miracolosa della donna, Dante fa ricorso ad altre espressioni: meraviglia, mirabile. Dante ribadisce il tema dell’origine divina della donna attraverso il linguaggio dei numeri, una lingua diversa da quella della poesia tradizionale, in cui il topos della donna angelo, testimone in terra delle bellezze del cielo e della potenza creatrice del Signore, è presente in sovrabbondanza. Guinizzelli in Al cor gentile rempaira sempre amore; Chiaro Davanzati in Non me ne meraviglio, donna; Maestro Rinuccino in Donzella gaia e saggia e canoscente;  in Come il sol sengnoreggia ongni splendore; Monte Andrea in Chi ben riguarda, donna, vostre altezze e Lapo Gianni in Dolc’è ‘l pensier che mi notrica ‘l core; Cino da Pistoia in Io son chiamata nova ballatella. Nel duecento miracolo s tenta ad uscire dall’ambito della poesia religiosa, e ciò rende significativo l’uso che Dante ne fa nel libello. Nella poesia del duecento la realizzazione linguistica del tema dell’origine soprannaturale della dama è strettamente legato alla menzione dell’eccezionale bellezza fisica della donna, che la distingue dalle altre, segno della sua divinità. Nella Vita Nova, al contrario, Beatrice non è un miracolo per la sua bellezza, il testo non pone in risalto il suo aspetto fisico, al punto che le sue sembianze restano del tutto sconosciute al lettore. Beatrice è sempre gloriosa, mirabile, gentile, ma mai bella. Soltanto dopo la sua morte viene fatta menzione della sua bellezza, affermando come la sua anima gentile si è divisa de la sua bella persona. Nei rari casi in cui Dante fa riferimento alla bellezza, si tratta di una bellezza in astratto, non qualificata o specificata, e non si abbandona ad iperboli ed esagerazioni. Dante non si limita ad attingere dalla tradizione, ma rielabora e reinterpreta la topica consolidata. coronata e vista d’umiltade s’andava, nulla glloria mostrando di ciò ch’ella vedea e udia. Dicevano molti, poi che pasata era: «Questa non è femmina, anzi è uno de li bellissimi angeli del cielo». E altri diceano: «Questa è una maraviglia; che benedetto sia lo Segnore, che si mirabilemente sae adopeare!»

Introduce il topo della resa di grazie a Dio per la bellezza della donna, uscendo dalle raffigurazioni metaforiche e dalle sublimazioni in chiave iperbolico figurale della tradizione. Ecco perchè la bellezza di Beatrice non può essere esibita come segno della sua angelicità Il vero problema di Dante era, tuttavia, distinguersi linguisticamente, proponendo un diverso linguaggio per una miracolosità che si proclamava diversa. Quando scrive la Vita Nova, però, il suo linguaggio poetico non è ancora maturato abbastanza, non almeno in questi termini. Dante ne è consapevole, e applica questa sperimentazione non alla poesia, ma alla prosa, in cui sperimenta il linguaggio del sacro. Questo linguaggio è appunto quello dei numeri, mediante il quale può comunicare ai lettori che Beatrice non è come u  n angelo, ma è un angelo. Viene presentata come un personaggio attivo, che opera, ottenendo effetti virtuosi. Le azioni della donna si possono classificare nel seguente modo: Il suo apparire e la speranza di riceverne il saluto infondono nell’amante una fiamma di carità (caritade); Chi è degno di vederla prova su di sé gli effetti della sua virtù; Nel cuore di «chi parlar la sente» nasce «ogni dolcezza, ogni pensiero umile»; Amore «trae lo intendimento del suo fedele da tutte le vili cose» Beatrice può trasformare i cuori villani in nobili, nobilita tutto ciò che guarda; Chi ha avuto la fortuna di parlarle, è certo della sua salvezza. La donna angelo ha quindi il potere di nobilitare, ingentilire l’animo e il comportamento di chi viene in contatto con lei. Si tratta di un insieme di motivi tipici della lirica romanza, ai quali Dante conferisce un ordine e una coerenza ideologica. Tuttavia, le analogie numeriche assicuravano un fondamento teologico alla metafora divina di Beatrice, ma non consentivano di trasformare la metafora della donna angelo nel racconto di come l’angelicità opera nella vicenda del libro. Ciò che Beatrice opera è sostanzialmente quanto facevano le altre donne della poesia, dalle quali il libro non sembra quindi in grado di differenziare la nuova donna del miracolo. Dante non rinuncia però a tratteggiare una Beatrice miracolosa, oltre che in essenza, anche in atto. L’esperimento si colloca nella zona centrale del libro, nella quale il poeta si cimenta con la materia nuova della lode.

Dante collega strettamente tre sonetti: Donne c’avete intelletto d’amore Amore e ‘l cor gentile sono una cosa Ne li occhi porta la mia donna Amore costruendo una cornica narrativa intorno a questi testi connessi sotto il riguardo ideologico. I tre sonetti non sono originali, ma nuovi e originali sono invece ciò che le prose introduttive fanno loro dire e il rapporto di progressione e di superamento che quelle prose instaurano fra i sonetti e la canzone e fra i due sonetti stessi. Quale è la tecnica adoperata da Dante? Il collegamento tra i tre componimenti. Le prose introduttive hanno dei richiami veri e propri, a cui si aggiungono quelli tra poesia e poesia. I risvolti pubblici della canzone. Per esempio Dante dice che la sua canzone «fue alquanto divolgata tra le genti con ciò che fosse cosa che alcuno amico l’udisse». Con questi sonetti Dante vuole mostrare il retroterra culturale da cui la nuova materia si origina (forte influenza di Guinizzelli), vuole che sia chiaro come sia l’identità di amore e cuore gentile a fissare una delle discriminanti tra vecchia e nuova poesia. Dante sottolinea come la poesia d’amore debba rivolgersi a un pubblico ristretto e selezionato: si assiste, nel corso dell’opera. a un progressivo restringimento quantitativo dei destinatari dei componimenti poetici, compensato, però, da un raffinamento qualitativo. In un primo tempo il discorso poetico individua come interlocutori coloro che sperimentano l’amore, -

successivamente quelli che anche lo intendono. Il passo successivo è rivolgersi direttamente a Beatrice senza alcun intermediario. L’esito è quello di rivolgere direttamente il discorso a Beatrice stessa. Dopo di che interviene la grande svolta della lode, consistente nell’identificare il discorso poetico con le parole che lodano la donna. Il discorso si rivolge ora alle donne gentili, introducendo il tratto distintivo dell’ingegno, del valore intellettuale. Con il sonetto Ne li occhi porta Dante fa un passo avanti nella direzione di un diverso ruolo dell’amore e del ruolo di Beatrice nell’esperienza amorosa. Beatrice ha poteri divini, è come Dio. Ciò è detto non attraverso figure retoriche o immagini poetiche, ma attraverso il linguaggio della filosofia aristotelica. Il paragrafo 12 è l’unico in cui Beatrice viene presentata come essere miracoloso in quanto ha la capacità di fare miracoli. La novità del paragrafo è essenzialmente di ordine linguistico: qui Dante converte la tradizione di immagini metaforiche in un sistema scientifico e filosofico. Il contenuto del miracolo tuttavia non presuppone un orizzonte cristiano, ma si identifica con l’ideologia stilnovistica del postulato per cui amore e nobiltà sono inseparabili. Beatrice compie, cioè, un miracolo laico. Il salto di qualità del personaggio di Beatrice è anche un effetto della scoperta dell’amore disinteressato come solo vero amore possibile che sta alla base della lode poetica. Tuttavia, il libro accantona la nuova materia appena definita e abbandona la linea del racconto per inoltrarsi in una lunga digressione, dal paragrafo 13 al paragrafo 16. La morte del padre di Beatrice prepara il racconto dell’incubo durante il quale Dante ha la visione della morte dell’amata, cosicchè il tema funebre ruoti attorno a Beatrice. La morte di Beatrice in visione rappresenta la morte di Cristo, collegando strettamente le due figure. Beatrice è la donna che per propria singolare forza virtuosa genera amore negli animi a prescindere dalla loro nobiltà. Per la trattazione del motivo della lode, l’architettura del libro prevede una struttura articolata in due poli speculari separati da una zona intermedia. Ai primi tre componimenti Donne ch’avete, Amore e’l cor gentil, Ne li occhi porta segue la digressione dei paragrafi 14-16, poi si torna alla lode con un altro gruppo di tre componimenti Tanto gentile, Vede perfettamente, Si lungiamente m’ha tenuto Amore, che lodano gli effetti che la donna produce intorno a sè rovesciando il senso del movimento che va ora dalla donna all’amante....


Similar Free PDFs