La scienza come insegnamento - Eggebrecht PDF

Title La scienza come insegnamento - Eggebrecht
Author Katia Scuderi
Course Storia e storiografia della musica
Institution Università degli Studi di Catania
Pages 3
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Summary

Musica e Istruzione...


Description

La scienza come insegnamento La storia della musica nella formazione degli insegnanti di musica della scuola secondaria sotto il profilo scientifico -> cosa ha da dire il musicologo su questo tema? Che cosa ha da offrire alla formazione degli insegnanti? Eggebrecht spiega che il musicologo potrebbe isolarsi da questa professione (come se si trattasse di un’altra istanza) per spiegare ciò. Tuttavia sarebbe inappropriato. Ricerca e insegnamento sono inscindibili , infatti insegnante e scienziato sono una sola persona. Lo stesso possiamo dire per il musicologo che è attivo sia nel campo della musica che in quello della formazione dei futuri insegnanti di musica. Questa unitatierà di attività scientifica e attività didattica si trasmette ai discendenti da formare attrav. l’unitarietà della persona del formatore. Che cosa ha da offrire la musicologia alla formazione dei docenti di storia della musica? Scientificamente, in modo indiretto nulla. Il musicologo , nella formazione dei docenti, deve offrire i suoi risultati soltanto in modo indiretto. Quando lavora scientificamente infatti si occupa di una questione alla quale dà risposte scientifiche, senza preoccuparsi della loro utilizzabilità pedagogico-scolastica. Es: come si possa applicare la semiotica alla musica -> Il musicologo lavorerà su questo senza pedagogizzare su questo! Solo a patto di far questo potrà scoprire o produrre qualcosa che potrebbe tornargli utile per l’insegnamento. Ecco perché potrà mettere a disposizione il frutto del suo lavoro ma non in modo diretto. I ‘risultati’ della ricerca sono aperti e poco saldi perché la scienza stessa è fatta non tanto di risultati bensì di processi. Ogni portato scientifico viene coinvolto nella processualità della ricerca, ma non è adottato né assimilato , è valutato, discusso, ponderato, ripensato -> al fine di promuovere o di arrestare il cammino della ricerca intesa come processo. In questa apertura, processualità , la scienza corrisponde alla vita -> potenzialmente mutevole, fluida -> domande in cerca di risposte. La scienza dunque non può e non vuole proporsi alla gente come portatrice di risultati, neanche a chi insegna musica a scuola ( se lo facesse verrebbe meno al proprio principio) . La scienza può offrirsi per ciò che è : un processo che educa l’insegnante ad essere insegnante, facendone una persona cosciente del fatto che gli esiti della ricerca non sono lì per essere assunti ma per essere ponderati. Dunque, per gli insegnanti di Storia della musica non può esserci uno studio della Storia della musica specificamente finalizzato alla scuola. Tale insegnamento deve essere orientato in senso scientifico , non perché rivolto a specialisti ma perché è rivolto al principio fondante della scienza. Apertura e processualità della ricerca non riguardano soltanto gli esiti ma pure i suoi soggetti, interrogativi e prospettive. Le sfere di interesse che oggi sembrano importanti possono essere sostituite domani da altre priorità -> nella loro mutevolezza, saranno gli uomini (con la continua apertura dei risultati) a determinare ciò che è più importante entro il novero potenzialmente infinito delle priorità. E con uomini non si fa riferimento a qualcuno in particolare ma alla società, alla vita che non si arresta mai. Alunni e insegnanti hanno un imponente catalogo di domande , con quesiti sempre nuovi. Oggi è la sociologia musicale ad importare molto, domani sarà magari un’altra disciplina. Nello stabilire preferenze e porre domande ( al pari dei ‘risultati’ della ricerca) anche la formazione degli insegnanti di musica della scuola è importante . Anche essa si orienta secondo il principio della scienza, sia nel comprenderne i risultati che nel riconoscerne l’apertura e la processualità. Ecco perché vi è una cautela nei confronti dei curricoli ( i profili degli studenti): sono alla radice antiscientifici, poiché si contrappongono all’apertura degli oggetti di ricerca, alla processualità della vita. Ovviamente l’insegnamento si ricollega ai risultati della ricerca e a sua volta vuole conseguire dei risultati. Tuttavia la cosa più importante non è il risultato da conseguire ma la comprensione del processo che conduce al risultato! Dunque l’individuazione delle domande da porre, la riconsiderazione dei risultati già conseguiti, il procedere metodico. L’insegnamento si rivolge a oggetti e a problemi concreti e muovendo da essi produce e trasmette un sapere effettuale. Rimane però necessario che le cose da insegnare e gli interrogativi siano ‘rilevanti’ , cioè motivati dalla vita

effettiva delle persone partecipi all’insegnamento. Importante nell’ottica del rapporto tra ricerca e formazione è che l’insegnamento non si blocchi su un oggetto prescelto. Un insegnamento per oggetto può ridursi facilmente a un elenco di temi da spuntare e dunque rischia di restare soffocato. A furia di trasmettere un sapere bell’e pronto si perde di vista quel che più importa, cioè quell’autonomo ‘procedere imparando’ ( già implicito nella parola ‘metodo’) che nell’ambito della Storia della musica non si riferisce a un oggetto preciso ma a tutti gli oggetti pensabili, compresi quelli che ancora non ci sono. Un insegnamento non rivolto alla ricerca è un errore poiché opera in tal modo come se sapesse ciò che è importante. Soltanto nell’apertura, nella processualità e nella potenziale versatilità insite nel principio della ricerca, l’insegnamento può corrispondere alla vita vera verso cui tende la scienza. Quella vita che a sua volta non è fissata ma aperta. Storia della musica: il principio della scienza ( la processualità) è al tempo stesso il principio della storia. In questa è racchiusa anche la possibilità di superare l’idea della Storia della musica come storia del passato e di interrogare dal proprio punto d’osservazione i fatti della storia , i processi della tradizione e dell’innovazione. Come si presenterebbe un insegnamento nel quale non dovrebbe esserci differenza di principio tra università, conservatorio e scuola? Diversi presupposti: 1) In tutte e tre le istituzioni non vi sia alcun curricolo nella disciplina musicale, cioè che il curricolo funga soltanto da proposta non vincolante ( in quanto un programma vincolante contraddice la concezione scientifica dell’insegnamento) 2) L’oggetto da insegnare dovrebbe venir individuato insieme e se è possibile molto tempo prima d’iniziarne la trattazione, così vi è una prima fase di preparazione. Ciò sotto forma di discussione delle proposte, fermo restando che l’insegnante reca con sé maggiori conoscenze 3) L’insegnante stesso, se desideroso a sua volta d’apprendere, punterà ad innescare il processo scientifico 4) L’insegnante deve darsi tempo: ciò favorisce la possibilità di innescare il processo scientifico 5) All’oggetto prescelto occorre applicare di continuo i metodi della ricerca. Es: come si comprendono i testi? Come s’interroga la musica? 6) L’insegnamento dovrebbe condurre tutti coloro che sono partecipi ( incluso l’insegnante) ai confini di ciò che si sa sull’oggetto prescelto. Ciò va ottenuto mediante il semplice interrogativo: che cos’è questa cosa? -> sta alla base della ricerca. Da questo prende avvio il processo della ricerca , dal non sapere. 7) Questa domanda porta ponderare i risultati disponibili e li riconduce nel processo del chiedere e voler sapere. Qualsiasi nozione si colloca in rapporto col desiderio di sapere, diventa qualcosa di aperto, di storico, di accessibile alla ricerca. 8) Il principio scientifico inizia col principio dell’apertura, che è il presupposto della domanda chiave “perché?”-> che innesca quella processualità dell’interrogare, che diventa una condotta di vita e dunque si estende non solo al canone generale delle discipline, ma alla totalità dell’imparare e del fare. Sviluppare questa facoltà è l’obiettivo iniziale e finale della ‘formazione’ anche nella disciplina Storia della musica. Bisogna considerare A) Presupposto fondamentale: che la scuola abbatta la propria concezione ancorata ai risultati e alle materie per dare spazio ad un insegnamento orientato verso la ricerca. L’educazione all’habitus scientifico deve iniziare a scuola, anche nei confronti della musica. Talvolta risulta catastrofico il passaggio dalla scuola al conservatorio o all’università, poiché equivale a ricominciar di nuovo. Di questo è colpevole la Scuola e non il singolo insegnante.

B) Un presupposto dell’insegnante universitario e conservatoriale della Storia della musica e della Musicologia: l’insegnamento non deve essere finalizzato alla scuola , il lavoro e l’apprendimento non devono essere fin dall’inizio pedagogizzati -> solo chi ha sperimentato in proprio il principio scientifico è in grado di trasmetterlo agli altri. L’insegnante non dovrebbe conformarsi al pensiero scolastico vigente, proprio per quell’apertura di cui si parla. La domanda ‘cos’è questo’ e ‘perché?’ dovrebbero essere per lui costanti. C) Cosa ha il musicologo da offrire? Il suo lavoro consiste nel rendersi superfluo, nel fare in modo che coloro che egli forma non abbiano più bisogno di lui come persona. Così avrà insegnato a non ‘assumere’ i risultati della ricerca ma a meditarli e attualizzarli nei propri modi di pensiero, a valutarli e a ripensarli. Così potrà inoltre avere più tempo da dedicare alla musica in quanto esponente di una disciplina; a questo dedica il suo tempo e per quello viene pagato. Ciò che non può esistere è l’esponente della scienza perché quella non è di nessuno ed è di tutti....


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