Riassunto la filosofia come scienza rigorosa PDF

Title Riassunto la filosofia come scienza rigorosa
Course Filosofia teoretica
Institution Università degli Studi di Torino
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La filosofia come scienza rigorosa Introduzione La filosofia ha sempre provato ad essere scienza rigorosa, in minore o maggiore modo. Il punto però, che viene ammesso fin dal 700 da Kant è che non si possa imparare la filosofia, ma solo a filosofeggiare. In questi termini non è mai esistito un vero metodo. Anche altre scienze, quelle che definiamo certe tendono ad avere cosiddette mancanze ma sono in via di perfezionamento. È diverso invece il discorso della filosofia che invece non dispone di un sistema dottrinale incompleto; addirittura si fonda su esclusivi “punti di vista”. Il progetto che rientra nel suo articolo e più in generale nella rivista Logos, sui cui scrive la scienza rigorosa è proprio quello di dare un “sistema” ex novo alla filosofia. È per questo motivo necessaria una rifondazione della filosofia, chiarendo che tutto ciò che è stato considerato filosofico in passato, si fondi necessariamente su basi non scientifiche. Tale pretesa di rifondazione non è nuova nel tempo in cui ci si ritrova: già la filosofia naturalistica ha avuto tale intenzione. Nonostante il tentativo risulterà per Husserl necessario riconoscere diversi errori metodologici di tale filosofia a cui dedica la prima parte dell’opera. La seconda parte vuole invece essere una critica dello storicismo e alla sua tensione verso l’essere una mera filosofia della Weltanschauung, con la stessa pretesa di definirsi scienza, al pari del naturalismo. Il punto degli studi di Husserl si basa sul fatto che se gli analitici accettano la divaricazione delle discipline per poi si buttarsi sul versante della logica, come strumento per la filosofia, “on Denoting” ad esempio”; così Husserl che fa un percorso di studi simili, fa l’operazione inversa: accetta l’antipsicologismo e fa vedere come la psicologia reinventata da lui, diventa una cosa seria, “rigorosa”. Prova ad unire in maniera indissolubile psicologia e filosofia: la seconda attraverso la riduzione fenomenologica e la riduzione eidetica sarà in grado di fondare una nuova psicologia, di fatto fenomenologica. È bene sottolineare che per riduzione eidetica si intende il ritornare alle essenze delle cose, possibile per Husserl. La metodologia recuperata, sebbene non venga resa esplicita nell’articolo è quella della variazione, presa da Bolzano. È importante sottolineare una cosa sul titolo: lo studio della filosofia come studio dei metodi della conoscenza e non come conoscenza di per sé, ossia come qualcosa che deve chiarificare, è un’esigenza dell’epoca dove la filosofia cerca di assumere un suo posto nel mondo dove le scienze avevano occupato il ruolo di scienze certe. Non si tende più ad intendere la filosofia come conoscenza, ma come studio dei modi in cui si conosce (accade lo stesso per il Neokantismo). Filosofia naturalistica Il naturalismo nasce come fenomeno nel momento in cui si comincia a concepire la natura come unità dell’essere spazio-temporale regolata da leggi naturali esatte. Lo specialista naturalista tende a concepire tutto come natura e dunque fisica. Concepire tutto come natura significa ridurre tutto, anche la psicologia a inferenze naturali che rispecchiano una certa legalità. L’errore fondamentale in cui si ritrova il filosofo naturalista sta da una parte nell’affermare una necessità di riformare il bello, il bene in senso scientifico naturali, dall’altra vuole essere idealista: Sembra che dica che da una parte vuole essere oggettivo, dall’altro fonda su dati sensibili. Ciò che fa il naturalismo è dunque rendersi una scienza rigorosa inserendo anche ideali teoretici, pratici e assiologici che esso falsifica travisandoli erroneamente in senso empirico. Al metodo naturalistico dobbiamo secondo Husserl opporre la critica che conta di chiarire e distinguere che costringe a penetrare in senso autentico i motivi filosofici. In particolare Husserl definisce critica non come possibilità di… bensì come separazione della filosofia dalla natura. La critica verrà applicata al concetto di naturalizzazione della coscienza che porterà in secondo luogo a chiarire l’obiezione alla concezione naturalistica delle idee. Quella che secondo molti autori sembra essere diventata la disciplina per la tramutazione delle varie materie in scienze esatte-sperimentali, è la psicologia sperimentale; Husserl vuole ora argomentare l’antitesi, affermando prima di tutto che la psicologia in genere, in quanto scienza legata ai FATTI,

non può fondare principi puri né per quanto riguarda l’assiologia né per quanto riguarda logica e pratica. Ora accenna ad alcune interessanti obiezioni che possono scaturire dall’analisi della pretesa psicologista: si parte dal presupposto che la psicologia come la normale scienza della natura, studia la psiche in maniera empirica, in quanto studio del vissuto dell’io in rapporto alla natura che lo circonda; ne scaturisce che senza il rapporto con la natura sarebbe impossibile lo studio dell’io. In tal senso la filosofia non può essere in alcun modo scienza della natura, perlomeno non vi sono dimostrazioni specifiche che lo permettano per cui il fondamento è senza dubbio psicologico. Il problema che riguarda in primis tale modo di fondare una scienza è concepire l’esperienza di ogni tipo come un dato di fatto quando in realtà bisognerebbe fare attenzione a quale tipo di esperienza ci troviamo davanti: un’esperienza che risponde a delle regole logiche ben determinate è un esperienza con valore oggettivo, non qualsiasi cosa che venga esperita. Tuttavia una critica del genere non è sufficiente all’analisi del problema: va vista secondo Husserl una chiarificazione del valore dell’esperienza in generale. Il presupposto empirico per fondare qualcosa è per Husserl sbagliato di per sé: il motivo per cui una teoria della conoscenza non abbia avuto finora una forza e una validità che non potesse essere criticata sta proprio nel fatto che c’è un fattore di tipo esistenzialista, ossia un fondamento soggettivo alla base della teoria che non permette una validità universale. Si aggiunga il fatto che ogni qual volta proviamo a cercare una relazione tra coscienza ed essere nella ricerca della teoria della conoscenza prendiamo in considerazione l’essere solo come un qualcosa di coscienzialmente inteso, ossia come qualcosa che è percepito, immaginato, rappresentato, che fa riferimento al soggettivo flusso di pensieri derivanti dall’esperienza. L’essere di contro deve essere secondo Husserl visto come essenza, come qualcosa che è, di modo da avere un valore oggettuale, per essere valido e reale in maniera oggettiva. Qui introduciamo il cambio di atteggiamento che consiste proprio nella riduzione fenomenologica e nella riduzione eidetica. Gli studi oggettuali vanno definiti fenomenologici. Vuole opporre alla scienza naturale della coscienza, una fenomenologia della coscienza. Ciò che deve distinguere le due materie è ovviamente il metodo: la prima ha un approccio empirico, che dice che la psicologia ha a che fare con la coscienza empirica, l’altra vuole studiare la coscienza pura, ossia vuole cogliere la coscienza con un atteggiamento fenomenologico. In realtà la coscienza pura e la coscienza empirica sono la stessa cosa; la differenza la fa l’atteggiamento della psicologia naturalista che “naturalizza” la coscienza, ossia collega il fenomeno della psicologia ai dati empirici. La psicologia che viene oggi definita esatta non si occupa dunque della coscienza pura e dei suoi funzionamenti, bensì prende in esame dei concetti approssimativi come fantasia, enunciati, grandezze, errore etc. la psicologia sperimentale in tal senso analizza e accerta fatti e regolarità psicofisiche significative. Questo dimostra il fatto che tale materia non è sbagliata di per sé: il suo ruolo è specificatamente quello di rintracciare e fissare delle connessioni intersoggettive dei fatti; il problema sta piuttosto nel momento in cui si vuole analizzare la coscienza stessa. Sembra di capire che Husserl voglia distinguere tra esperienza verbale, dunque descrittiva e intuizione diretta senza la mediazione del linguaggio. La differenza tra la fenomenologia e le altre scienze sta proprio in questo: la prima parte dall’intuizione immediata, che attraverso la cosiddetta epochè, ossia la riduzione fenomenologica, che tende a prescindere dal tempo e dallo spazio, oltre che dal linguaggio, è diretta; di contro, la scienza sperimentale concerne il concetto di spiegazione che passa attraverso il tempo e lo spazio oltre che la mediazione della parola. Per epochè si deve intendere una sorta di sospensione di giudizio riguardo all’esistenza della realtà del mondo. la realtà è un’entità separata da noi e dobbiamo sottolineare che dobbiamo cercare in forma metodologica di distaccarci dalla credenza per cui essa rappresenti una realtà. Con questo Husserl non vuole negarla in toto, in senso idealistico, ma vuole mettere da parte la credenza per fondare una scienza rigorosa. Chiarisce: gli psicologi ritengono che la loro conoscenza psicologica sia frutto dell’esperienza, quindi le empatie, in virtù di un metodo sono alla base dei vari esperimenti. Il cardine del problema

della fondazione sta in un errore che secondo Husserl è nato da Locke: la tendenza del filosofo è stata quella di far derivare come elementi certi di una fondazione psicologistica, i dati empirici appresi tramite l’esperienza, che sono di fatto confusi (pensiamo ad immaginazione e ricordi). Tale esperienza naturale confusa, diviene poi la base dell’esperienza scientifica oggettivamente valida ed è qui che si fonda il problema metodologico di ogni scienza empirica. Il punto dunque è aver trascurato un dettaglio non di poco conto: non è stata data contezza di come i dati empirici confusi siano potuti divenire ipso facto chiari e validi oggettivamente tali da fondare una scienza esatta. Secondo Husserl fin dal XVIII secolo la psicologia empirica ha erroneamente pensato di poter avere lo stesso metodo di scienze come la chimica e a fisica. Seguire questo metodo però porta ad un problema irrisolvibile che Husserl definisice reificazione della coscienza: la natura e i suoi oggetti possono essere percepiti sempre ed essendo cogliibile empiricamente la loro trasformazione riusciamo a coglierne le qualità primarie, dunque una loro essenza. È possibile rintracciare un’oggettività-natura anche nei fenomeni psichici? La sfera dello psichico è totalmente differente da quella fisica: Husserl paragona le parti psichiche a delle varie monadi che sono in contatto tra loro solo per empatia, senza che vi sia una cosalità percepibile empiricamente. Non è un caso che il fenomeno psichico non faccia distinzione diversamente dal fenomeno fisico, tra apparire ed essere, è considerato in sé e per sé, è fenomeno in quanto tale e non natura. Questo vale perché il fenomeno non ha sostanza, non ha proprietà reali. Si aggiunga il fatto che il fenomeno psichico non è costante, non mantiene un essere permanente, identico. In soldoni l’essere psichico non è qualcosa che appare, si manifesta mediante sé stesso( come abbiamo detto essere e apparire coincidono). Queste unità monadiche poi, nella nostra coscienza, assumono una sorta di unità, un flusso, che NON ha nulla a che fare con spazio, tempo, causalità come le percepiamo in ambito fisico; ed è per questo che possiede una natura altra. Questo flusso che Husserl definisce immanente ci porta da passare solo da fenomeni a fenomeni. ( per spiegare tale concetto è utile ricordare che quando si ha un’intuizione la si ha senza relazione con altro; l’oggetto dell’intuizione è preso nella sua singolarità per cui se intuisco nero, non faccio un collegamento/confronto con l’altro come non nero o rosso, per via proprio dell’epochè). Come possiamo ora rintracciare una ricerca razionale, degli enunciati validi? Dobbiamo innanzitutto analizzare i dati come dati psicologici, prendendo i fenomeni come essi si danno, ossia facendo un’epochè, una sospensione di giudizio ( senza inferenze empiriche); solo in questo modo riusciremo ad avere una visione oggettiva del dato psichico. La ricerca a cui fa riferimento Husserl è una ricerca puramente immanente dell’empirico. Come possiamo ora rintracciare una sorta di oggettività nel cogliere i dati psichici? Husserl parla di intuizione: se siamo in grado di esercitare un’intuizione puramente immanente; solo così si coglie l’essenza. La visione di tale essenza non è da definire come esperienza, nel senso di una percezione: se l’esperienza seppur generalizzata fa riferimento a singolarità dell’io, la visione dell’essenza non pone in alcun modo un’esistenza, (in tal senso conoscenza d’essenza non è conoscenza di un fatto, in quanto non include nulla che contenga esistenza, dunque io, natura etc..). zione” (p.74). In questo parallelismo tra percezione sensibile e intuizione d’essenza Husserl sembra dire che l’intuizione di cui sta parlando è una forma di intuizione intellettuale, quella che Kant aveva considerato impossibile per l’uomo, capace solo di intuizione sensibile. Tale intuizione però si rivela di due differenti livelli: il primo livello è quello dei contenuti e fenomeni sensibili, come il “colore”, il “suono” etc.; - il secondo livello è quello degli “atti-d’-io” o “stati-d’-io”, come la percezione, la fantasia, il ricordo, il sentimento. Subito di seguito sembra che ci siano dei passaggi nel metodo fenomenologico, dei gradi di ascesa e che non si tratti quindi di un processo interamente immediato. L’essenza delle cose ora va ricercata per un motivo ben specifico: rintracciare i principi logici-guida legati alla correlazione dell’essere. Se si riuscirà in tale intento, ossia portare in auge la fenomenologia, e con sé rintracciare dei principi veri e propri, Husserl ritiene che verrà stabilita la nuova fondazione di ogni filosofia e psicologia proprio sulla fenomenologia. Storicismo e filosofia della Weltanschauung

Lo storicismo cade in analoghe difficoltà concernenti la psicologia empirica: prende posizioni nei fatti storici ponendo questi in maniera assoluta. Una formazione spirituale, uno sviluppo storicistica si fonda su un concetto ben specifico, ossia che vi sia una corrente di sviluppo in un divenire che è organico. In tale sviluppo organico opera l’essenza secondo una determinata motivazione. per cui tutto ciò che è, è storico, dunque pienamente comprensibile. Stessa cosa vale per la Welt che avanza la pretesa di essere scienza e per questo di avere la validità oggettiva. Si aggiunga poi la limitatezza che ha una tale visione: da una parte è frutto di una singola cultura di un determinato posto, dall’altra riprende soltanto un periodo storico. Nello storicismo Husserl individua un forte elemento di scetticismo, in quanto ogni filosofia risulta figlia del tempo e del luogo in cui sorge ed è destinata ad essere superata dal corso della storia che prosegue all’infinito. Viene meno dunque la fede nell’universalità e validità assoluta di ognuna delle filosofie che emergono nel corso della storia. tuttavia mette in evidenza i problemi e i controsensi che una tale posizione finisce col far sorgere: 1) La non autosufficienza della storiografia: la storia non ha gli strumenti per valutare la validità o meno di una filosofia, non può decidere da sé, per farlo deve ricorrere alla filosofia, ogni valutazione infatti è di per sé extra-storica. 2) ) La seconda critica riguarda la circolarità viziosa del ragionamento storicistico, che lo rende un “controsenso assoluto”. La filosofia della Weltanschauung descrive per Husserl il cosiddetto Habitus: l’accumulazione nel tempo e dello spazio portano ad una sorta di sapienza, una conoscenza delle cose che ci dà una visione del mondo soggettiva, il che riguarda tutti gli uomini. Il punto critico riguarda la sua pretesa: come può una filosofia dell’accumulo di esperienze essere fondamento di un qualcosa di oggettivo? Husserl presenta la filosofia della Weltanschauung come una corrente filosofica che tende a fondarsi sulle scienze empiriche, facendo tesoro di esse e tentando di darne una visione organica e unitaria. Weltanschauung è una visione del mondo e della vita, l’infrastruttura di una cultura, una forma di sapienza, un’idea di educazione… con tutti questi termini Husserl tenta di definire la tendenza filosofica a lui contemporanea che intendeva fare una sintesi dei motivi culturali viventi in un tempo. Compito della filosofia della Weltanschauung è quello riflettere sulla cultura e quindi di elevare ed estendere la sapienza di un tempo fino ad arrivare ad una chiarificazione delle problematiche teoretiche, assiologiche e pratiche che emergono dalla vita e che sono discordanti e disconnesse nelle singole Weltanschauung. Una filosofia simile ha una sua valenza soltanto in un contesto limitato da un punto di vista temporale e spaziale; la filosofia rigorosa invece ha la possibilità di diventare oggettiva sia da un punto di vista spaziale che temporale (ha valore anche per i posteri). Per tanto la Welt non deve smettere di esistere in quanto tale, non può assumere semplicemente il valore di scienza; la visione di singoli non può diventare visione collettiva, universale. La filosofia per essere rigorosa deve fare riferimento alle intuizioni immediate, non traviate da esperienze e relativismi; bisogna rifiutare un qualsiasi pregiudizio esterno. Le filosofie passate vanno di fatto messe da parte: il punto di partenza non devono essere gli autori studiati, (p.105) ma i problemi che ci si pongono davanti, evitando di porci all’interno dello spazio tempo e di visioni del mondo. La scienza infatti è impersonale, chi vi collabora non mette a disposizione la sua sapienza, ma la sua capacità teoretica. Se pertanto considero lo storicismo come un fraintendimento gnoseologico, che in virtù delle sue assurde conseguenze dovrebbe essere respinto così risolutamente come il naturalismo, verrebbe tuttavia sottolineare esplicitamente che riconosco pienamente l'immenso valore che ha la storia, intesa nel senso più ampio, per il filosofo. La scoperta dello spirito collettivo ha per lui la stessa importanza della scoperta della natura. Anzi, l'approfondimento della vita universale dello spirito offre al filosofo un materiale di ricerca più originario e, per

questo, più fondamentale di quello offerto dall’approfondimento della natura. Infatti il dominio della fenomenologia, considerata come una dottrina d'essenza-, si estende dallo spirito individuale direttamente all'intero campo dello spirito universale, e se Dilthey ha fatto valere in un modo così incisivo la tesi che non è la psicologia psicofisica che può servire come “fondamento delle scienze dello spirito”; Husserl aggiunge che solo la dottrina fenomenologica d'essenza che può fondare una filosofia dello spirito. Le scienze dello spirito non funzionano su rapporti di causa ed effetto, si fondano sul finalismo, come asserisce Dilthey, hanno una base teleologica. Quando parliamo di Cesare non parliamo del rapporto necessario di causa effetto tra cesre e il passaggio del Rubicone, come se fosse una reazione chimica, ci chiediamo piuttosto perché Cesare abbia passato il Rubicone, quale fosse il suo fine. Convertire in forme razionali univoche i presentimenti di un senso profondo, questo è il processo essenziale della nuova costituzione delle scienze rigorose. Anche le scienze esatte hanno avuto i loro lunghi periodi in cui regnava la profondità, come accadeva nel rinascimento. C’è necessità per tanto dell'assoluta certezza nella determinazione dello scopo e della grande volontà che, consapevolmente rivolta ad esso, impegna tutte le energie scientifiche disponibili. La nostra epoca non vuole credere che alle “realtà”. La realtà è ciò di cui la società, secondo Husserl, ha più bisogno. COMMENTO INTERESSANTE TROVATO ONLINE: L’ambizioso progetto di Husserl di rifondare la filosofia su basi nuove e scientifiche non può non affascinare un filosofo, soprattutto se alle prime armi… In particolare mi riconosco molto nella critica che egli svolge nei confronti del sapere scientifico sperimentale. La presunzione delle scienze empiriche di poter dare risposte definitive in tutti i campi del sapere mi pare ancora oggi una tendenza abbastanza presente nella nostra cultura, nonostante le interessanti osservazioni di Husserl e le riflessioni compiute successivamente dall’epistemologia del Novecento, che hanno contribuito a “smitizzare” la scienza sperimentale. A mio avviso Husserl ha ragio...


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