LA Sofistica - riassunto PDF

Title LA Sofistica - riassunto
Course Filosofia e scienze e tecniche psicologiche
Institution Università degli Studi di Perugia
Pages 5
File Size 117.9 KB
File Type PDF
Total Downloads 17
Total Views 140

Summary

riassunto...


Description

LA SOFISTICA “Sofista” significa SAPIENTE, ESPERTO DEL SAPERE. Platone e Aristotele sostennero che il sapere dei sofisti era “apparente” e non “effettivo” e che era professato a scopo di lucro. Per molto tempo si presero per buone anche le critiche di Platone e Aristotele e così il movimento sofistico divenne un movimento di grande decadenza del pensiero greco. Nel secolo scorso Jaerger disse che i Sofisti sono un fenomeno necessario come Socrate e Platone, anzi, questi senza i sofisti sono impensabili. I sofisti hanno operato una ver e propria rivoluzione spirituale spostando l’asse dalla riflessione filosofica della physis e del cosmo ALL’UOMO E A CIO’ CHE CONCERNE LA SUA VITA, quindi incentrarono i loro interessi su etica, politica, retorica, arte lingua religione ed educazione. Con i sofisti INIZIA IL PERIODO UMANISTICO DELLA FILOSOFIA ANTICA. Questo è stato reso possibile dall’azione congiunta da DUE CAUSE: da UN LATO la filosofia della physis era venuta via via esaurendoe si rivela indispensabile la ricerca di un altro obbiettivo. DALL’ALTRO LATO i fenomeni sociali, economici e politici favorirono lo svilupparsi della Sofistica. I sofisti riscossero tanto successo soprattutto presso i giovani: essi rispondevano ai reali bisogni del momento e offrivano la novità che loro attendevano. I sofisti mirarono ALLA RICERCA DEL SAPERE COME TALE e anche a scopi pratici, per essi era essenziale la ricerca di allievi. Con loro emergono in primo piano IL PROBLEMA EDUCATIVO e L’IMPEGNO PEDAGOGICO assumendo un nuovo significato. Essi si fanno banditori dell’idea secondo la quale “LA VIRTU’”, “L’ARETE’”, SI FONDA DUL SAPERE. Per i sofisti l’indagine del vero era legata alla sua diffusione. L’idea occidentale di “educazione” era basata sulla “diffusione del sapere” e deve molto ad essi. Loro avevano fatto MESTIERE DEL SAPERE, e quindi dovevano esigere un compenso per vivere e per poterlo diffondere, viaggiando di città in città. Così furono accusati di essere girovaghi e di non rispettare quell’attaccamento alla propria città. I sofisti mostrarono un’illimitata fiducia nelle possibilità della ragione. Furono chiamata GLI ILLUMINISTI GRECI. È necessario distinguere QUATTRO GRUPPI DI SOFISTI: 1) i grandi e famosi maestri della prima generazione, PROTAGORA, GORGIA, PRODICO, che Platone considerò degni di un certo rispetto; 2) GLI ERISTI che persero interesse per i contenuti e il ritegno morale che caratterizzava i loro maestri; 3) I SOFISTI POLITICI, che utilizzarono idee sofistiche in senso “ideologico” 4) UNA PARTICOLARE SCUOLA DI SOFISTI, che non si identificano con quella naturalistica. Protagora era stato IL PIU’ FAMOSO E CELEBRATO DEI SOFISTI. La proporzione base del suo pensiero è: l’uomo è la misura di tutte le cose, di quelle che sono per ciò che sono e di quelle che non sono per ciò che non sono. La “MISURA” è la “NORMA DI GIUDIZIO”. È stato considerato quasi MAGNA CHARTA del relativismo occidentale. Protagora intendeva negare l’esistenza di un criterio assoluto in grado di discriminare essere e non essere, vero e falso. CRITERIO E’ SOLAMENTE L’UOMO,IL SINGOLO UOMO. Il relativismo espresso nel principio dell’HOMO MENSURA dimostrava che, intorno ad ogni cosa è possibile DIRE e CONTRADDIRE. Questo doveva essere IL NOCCIOLO DELL’INSEGNAMENTO DI PROTAGORA. Egli insegnava i modi in cui tecnicamente e metodologicamente era possibile sorreggere e portare a vittoria l’argomento che nella discussione poteva risultare più debole. La “VITU’” era l’ABILITA’ nel saper fare prevalere qualsiasi punto di vista su quello opposto. IL SUCCESSO DEL SUO INSEGNMENTO deriva dal fatto che i giovani ritenevano di potersi fare strada nelle assemblee, nei tribunali e nella vita politica perché erano forti di questa ABILITA’. L’UTILE secondo il filosofo si presentava come un concetto relativo. E così non si sentiva a disagio nell’affermare che LA SUA SAPIENZA CONSISTEVA NEL SAPER RICONOSCERE CIO’ CHE E’ NOCIVO AGLI UOMINI E NEL SAPERLO DIMOSTRARE A AGLI ALTRI E SAPERLI CONVINCERE. Gorgia ha composto “Sulla natura o sul non essere”. Gorgia muove dal nichilismo su cui costruisce l’edificio della sua retorica. Il suo trattato è una sorta di manifesto sul nichilismo occidentale e si fonda sulle seguenti tesi: 1) NON ESISTE L’ESSERE, ossia nulla esiste, 2) gorgia dimostra che fra ESSERE e PENSIERO c’è divorzio e rottura; 3) la parola non può comunicare in maniera veritativa

qualcosa che sia altro da sé ma LA PAROLA ESPRIME NENT’ALTRO CHE LA PAROLA. Così il divorzio tra essere e pensiero diventa anche divorzio tra PAROLA, PENSIERO ED ESSERE. Viene negata anche la via DELL’OPINIONE perché è considerata LA PIU’ INFIDA DELLE COSE. Egli cerca di battere UNA TERZA VIA, quella della RAGIONE, che si limita a ILLUMINARE I FATTI, CIRCOSTANZA, SITUAZIONI DELLA VITA DEGLI UOMINI E DELLA CITTA’ e questa è un analisi della situazione di ciò che si deve e non si deve fare. Gorgia è uno dei rappresentanti dell’ETICA DELLA SITUAZIONE. Una stessa azione più essere buona o cattiva a seconda di chi ne è il soggetto. Gorgia SCOPRE quell’aspetto della PAROLA per cui essa può essere definita come persuasione di credenze e di suggestione, può essere definita come L’ARTE DEL PERSUADERE. Gorgia fu il primo filosofo che cercò di teorizzare la VALENZA ESTETICA della parola e L’ESSENZA della poesia, che egli definì come una produzione di struggenti sentimenti. L’ARTE è mozione di sentimenti e mira ALL’INGANNO POETICO, apàte, IN SE’ E PER SE’. Questo INGANNO è LA PURA FINZIONE POETICA. Gorgia dice che CHI INGANNA AGISCE MEGLIO DI CHI NON INGANNA e CHI E’ INGANNATO E’ PIU’ SAGGIO DI CHI NON LO E’. Chi inganna è migliore per la sua capacità creativa di illusioni poetiche, chi è ingannato è più saggio perché capace di cogliere il messaggio di questa creatività. Platone attingerà a questi problemi per negare validità all’arte e Aristotele lo farà per scoprire la potenza catartica, purificatrice, del sentimento poetico. Prodico compose il suo capolavoro con il nome Horai. Egli era abile nel tessere discorsi e Socrate lo ricorda scherzosamente come “suo maestro”. La tecnica che proponeva si fondava sulla SINONIMIA che è la distinzione dei vari sinonimi e sulla precisa determinazione delle sfumature di significato di questi sinonimi. In etica fu famoso per la sua reinterpretazione, Ercole al bivio, alle prese conn la scelta fra virtù e vizio. La VIRTU’ è presentata come IL MEZZO PIU’ IDONEO PER OTTENERE IL VERO “VANTAGGIO” E IL VERO “UTILE”. Gli eretisti escogitano tutta una serie di problemi impostati in modo da PREVEDERE RISPOSTE IN OGNI CASO CONFUTABILI. Si tratta di un’apparecchiatura di ragionamenti capziosi e ingannevoli che vennero definiti SOFISMI. Platone rappresenta l’eristica nell’opera “Eutidemo”. Dalla contrapposizione tra natura e legge derivano i sofisti politici. Essi applicarono l’arte dialettica alla prassi politica e la piegarono alla conquista del potere, ponendosi in modo provocatorio contro la morale e la fede tradizionale. Il Callicle, protagonista del GORGIA PLATONICO giunse a sostenere che E’GIUSTO PER NATURA CHE IL FORTE DOMINI SUL DEBOLE e che lo sogghigni interamente. I sofisti avevano CONTRAPPOSTO LA “LEGGE” ALLA “NATURA”. Questa contrapposizione NON E’ PRESENTE in Protagora, Gorgia e Prodico, è presente invece in Ippia di Elide e in Antifone. Ippia è noto per aver posto una forma enciclopedica e per aver insegnato L’ARTE DELLA MEMORIA, mnemotecnica. Fra le materie di insegnamento egli dava largo spazio alla matematica e alle scienze della natura. La natura UNISCE GLI UOMINI, mentre la legge spesso LI DIVIDE. Nasce la distinzione tra DIRITTO DI NATURA E DIRITTO POSITIVO. Da questa distinzione trae conseguenze più positive che negative. Egli rileva come non abbiano senso le discriminazioni delle leggi positive che dividono i cittadini di una citta da quelli di un’altra o all’interno di una stessa città. Nasceva un ideale cosmopolita ed egualitario che per i Greci costituiva UNA NIVITA’ ASSOLUTA. Antifone radicalizza l’antitesi fra natura e legge affermando che LA NATURA E’ LA VERITA’ e LA LEGGE POSITIVA E’ L’OPINIONE, l’una è quasi sempre in antitesi con l’altra. Egli dice che si deve seguire la legge di natura e trasgredire quella degli uomini. Arriva ad affermare LA PARITA’ DEGLI UOMINI. Ogni cittadino di qualunque città è uguale a quello dell’altra e ogni uomo di qualsiasi classe è uguale a quello dell’altra, perché PER NATURA TUTTI GLI UOMINI SONO UGUALI FRA LORO e tutti abbiamo le stesse necessità naturali. I Sofisti HANNO APERTO LA STRADA DELLA FILOSOFIA MORALE. Perché si potessero costruire nuove e più solide basi, bisognava che certe teorie venissero distrutte, ed era necessario che certi orizzonti venissero infranti perché se ne aprissero altri più vasti. I naturalisti identificano come

PRINCIPIO il DIVINO. Mentre i sofisti si erano avviati verso la NEGAZIONE DEL DIVINO. Protagora era rimasto agnostico, Gorgia era andato oltre, Prodico aveva inteso gli dei come ipostatizzazione dell’utile, Crizia come l’invenzione ideologia di un abile politico. Dopo queste critiche per pensare il divino bisognava cercare e trovare una sfera più alta in cui collocarlo. Prima del sorgere della filosofia LA VERITA’ ERA DISTINTA DALLE APPARENZE. I naturalisti AVEVANO L’AVEVANO RICONOSCIUTA NEL LOGOS. Ma Protagora aveva scoperto che questo logos DICE E CONTRADDICE. Gorgia lo aveva respinto e SI ERA RITROVATO UNA PAROLA CHE PUO’ DIRE TUTTO E IL CONTRARIO DI TUTTO E NON PUO’ VERAMENTE ESPRIMERE NULLA. La parola e il pensiero dovevano recuperare la verità a un livello più alto. Protagora aveva inteso l’uomo come SENSIBILITA’ e SENZAZIONE. Gorgia l’aveva inteso come SOGGETTO DI MOBILE EMOZIONE, suscettibile di essere trascinato dalla retorica in tutte le direzioni. I sofisti avevano parlato soprattutto DELLA NATURA BIOLOGIA E ANIMALE DELL’UOMO. Per riconoscersi l’uomo doveva trovare una base più solida. SOCRATE tenne il suo insegnamento in luoghi pubblici, come una sorta di predicatore laico. Nella sua vita ci sono state due fasi: NELLA PRIMA frequentò i fisici. NELLA SECONDA risentì degli influssi della Sofistica e ne fece suoi i problemi di questa. Queste due fasi HANNO LE RADICI nel momento storico nel quale egli visse. Socrate non scrisse nulla perché ritenne che il suo messaggio fosse comunicabile attraverso LA VIVA PAROLA, IL DIALOGO e L’ORALITA’ DIALETTICA. Fu autore di novità. La sua filosofia risulta aver avuto un peso tale da essere paragonabile a una vera e propria rivoluzione spirituale. Socrate concentrò definitivamente il suo interesse SULLA PROBLEMATICA DELL’UOMO e ha saputo giungere al fondo della questione tanto da ammettere di essere sapiente in questa materia. Egli cerca di rispondere alla domanda “CHE COS’E’ LA NATURA E LA REALTA’ UNLTIMA DELL’UOMO?” e “CHE COS’E’ L’ESSENZA DELL’UOMO?” L’UOMO E’ LA SUA ANIMA. L’anima è per Socrate L’IO CONSAPEVOLE, LA COSCIENZA E LA PERSONALITA’ INTELLETTUALE E MORALE. Quindi curare se stessi significa CURARE LA PROPRIA ANIMA, e insegnare agli uomini la cura della propria anima è il compito supremo DELL’EDUCATORE, questo compito Socrate ritenne di averlo avuto da Dio. Per Socrate una cosa è “LO STRUMENTO” di cui ci si avvale, un’altra cosa è “IL SOGGETTO” che si avvale di questo strumento. L’uomo si avvale del proprio corpo come STRUMENTO. L’anima ci ordina di conoscere chi ci ammonisce: CONOSCI TE STESSO. L’ARETE’ ERA LA VIRTU’. Questa virtù è ciò che fa si che l’anima sia ciò che deve essere per natura, ossia BUONA E PERFETTA. E secondo Socrate tale è “LA SCIENZA” o “CONOSCENZA”, mentre il vizio sarà LA PRIVAZIONE DI “SCIENZA” E “CONOSCENZA”, vale a dire “L’IGNORANZA”. I valori veri sono solamente i valori dell’anima che si sommano tutti nella conoscenza. Questo significa “CHE PER SE STESSI NON HANNO VALORE”. Diventano valori solo se SONO USATI COME LA “CONOSCENZA” esige, ossia IN FUNZIONE DELL’ANIMA E DELLA SUA ARETE’. La tesi socratica implica DUE CONSEGUENZE: LA VIRTU’ è scienza e il vizio è ignoranza. NESSUNO pecca volontariamente e CHI FA IL MALE lo fa per ignoranza. QUESTE riassumono L’INTELLETTUALISMO SOCRATICO. Contengono alcune istanze MOLTO IMPORTANTI. La prima Socrate tenta di sottoporre al dominio della ragione la vita umana e i suoi valori. Per lui la natura stesa dell’uomo è la sua anima, ossia la ragione, è evidente che le virtù sono ciò che perfezione e attua pienamente la natura dell’uomo, ossia la ragione, è evidente che le virtù risultano essere una forma di scienza e di conoscenza perché sono appunto la scienza e la conoscenza a perfezionare l’anima e la ragione. La seconda Socrate pensa che l’uomo ricerca sempre il proprio bene e quando fa il male, lo fa perché si aspetta di ricavarne un bene. E ha perfettamente ragione quando dice che LA CONOSCENZA E’ CONDIZIONE NECESSARIA PER FARE IL BENE. La “VOLONTA’” diventerà centrale ed essenziale nell’etica cristiana, mentre i filosofi greci su questa non hanno soffermato la loro attenzione. Per Socrate IL PECCATO si riduce a un “ERRORE DI CALCOLO”, DI “RAGIONE”, ossia all’”IGNORANZA” DEL VERO BENE. La più significativa manifestazione dell’eccellenza della psyche o ragione si esplica nell’

“AUTODINAMISMO” denominato da Socrate. Si tratta DEL DOMINIO DELLA RAZIONALITA’ SULL’ANIMALTA’, significa rendere l’anima signora del corpo e degli istinti legati al corpo. Egli ha espressamente identificato in ciò LA LIBERTA’ UMANA. L’uomo veramente LIBERO è colui che sa dominare i suoi istinti, SCHIAVO è colui che non sa dominarli e ne diventa vittima. AUTARCHIA vale a dire AUTONIMIA. IL NUOVO EROE invece è colui che sa vincere i nemici interiori. In Greco FELICITA’ si dice EUDAIMONIA, che significa l’aver avuto inl sorte un demone custode buono e favorevole ed esso garantisce una buona sorte e una vita prospera e piacevole. Socrate approfondisce e fonda in maniera sistematica dei concetti: LA FELICTA’ non può venire dalle cose esteriori quindi dal corpo ma solamente DALL’ANIMA QUANDO E’ ORDINATA, ossia VIRTUOSA. La malattia e il dolore fisico sono DISORDINE DEL CORPO, la salute dell’anima è L’ORDINE DELL’ANIMA, questo ordine spirituale o anteriore armonia è LA FELICTA’. Secondo Socrate L’UOMO E’ IL VERO ARTEFICE DELLA PROPRIA FELICITA’ O INFELICITA’. Egli non credeva agli dei della città perché credeva in un DIO superiore. le vere armi di cui l’uomo dispone sono la sua regione e la persuasione. Se con la ragione l’uomo non riesce nella persuasione ai suoi obbiettivi deve rassegnarsi perché la violenza è cosa empia. Con Socrate la concezione della VIOLENZA viene dimostrata con LA PROPRIA MORTE e in questo modo viene trasformata in una CONQUISTA PER IL SEMPRE. Il Dio di Socrate E’ INTELLIGENZA CHE CONOSCE OGNI COSA SENZA ECCEZIONE, E’ ATTIVITA’ ORDNATRICE E PROVVIDENZA. Una provvidenza che si occupa del mondo o degli uomini in generale e dell’uomo virtuoso in particolare. Socrate ha introdotto “NUOVI DAIMONIA” cioè nuove entità divine. Il “DAIMONION SOCRATICO” era una voce divina che gli vietava determinate cose. Questo daimonion non ha nulla a che vedere con le verità filosofiche. Per Socrate i principi filosofici traggono validità DAL LOGOS e non da divina rivelazione e non collega al damonion nemmeno la sua scelta morale di fondo. IL DAMONION NON ORDINA MA VIETA. Era un “segno” distoglieva Socrate da dal fare cose particolari da cui avrebbe tratto danno. La cosa della quale più fermamente lo distoglie era partecipare alla vita politica. Questo daimonion è qualcosa che riguarda l’eccezionale personalità di Socrate ed è da metter sullo stesso piano di certi momenti di intensissima concentrazione in cui egli qualche volta si immergeva. Socrate pero tenne il daimonion ben distinto e separato dalla sua filosofia. Il MODELLO E LA DIALETTICA di Socrate risultano legati alla sua scoperta dell’essenza dell’uomo come psyche, perché tendono a spogliare l’anima dall’illusione del sapere, a curarla al fine di RENDERLA IDONEA AD ACCOGLIERE LA VERITA’. Le finalità sono fondamentalmente di natura ed etica educativa. Il dialogare con Socrate portava ad un “ESAME DELL’ANIMA” e a un rendere conto della propria vita, ossia a un “ESAME MORALE”. E proprio in questo “rendere conto della propria vita” che era IL FINE SPECIFICO DEL METODO DIALETTICO. Far tacere Socrate con la propria morte per alcuni significava non dover “metter a nudo la propria anima”. In Socrate la dialettica e il dialogare coincidono e consistono in due momenti essenziali: LA CONFUTAZIONE e LA MAIEUTICA. Socrate si avvale della maschera del non sapere e dell’arma dell’ironia. Lui che sa di non sapere considera l’interlocutore come qualcuno da cui ha tutto da imparare. Questo non sapere era stato considerato L’INIZIO DEL PENSIERO SCETTICO. In realtà esso voleva essere un’affermazione di rottura: nei confronti del sapere dei naturalisti, che si era rivelato vano; nei confronti del sapere dei sofisti, che troppo spesso s’era rivelato mera saccenteria; nei confronti del sapere dei politici e dei cultori delle varie arti, che quasi sempre si rivelava inconsistente e acritico. Paragonandolo alla statura di questo sapere divino, il sapere umano si mostra in tutta la sua fragilità e pochezza. In quest’ottica anche la stessa sapienza umana socratica risultano un non sapere. Nell’Apologia è Socrate stesso che esplicita LA CONTRAPPOSIZIONE fra “SAPERE DIVINO” e “SAPERE UMANO” era un’antitesi cara a tutta la sapienza greca. L’IRONIA è la caratteristica fondamentale della dialettica socratica, questa significa “DISSIMULAZIONE”. Ha cura che lo scherzo abbia uno scopo serio ed è sempre metodico. La MASCHERA ESSENZIALE di Socrate era quella del non sapere e dell’ignoranza. La confutazione,

ELENCHOS, costituiva in un certo senso LA PARS DRUENTES DEL METODO, ossia il momento il cui Socrate portava l’interlocutore a riconoscere la sua ignoranza. Sui saccenti e sui mediocri la discussione provocava irritazione o reazioni ancora peggiori. Nei migliori la discussione provocava un effetto di purificazione dalle false certezze. Nel SECONDO MOMENTO del metodo dialettico, per Socrate l’anima piò raggiungere la verità SOLO SE NE E’ GRAVIDA. Come la donna che è gravida nel corpo ha bisogno dell’ostetrica per partorire, così IL DISCEPOLO CHE HA L’ANIMA GRAVIDA DELLA VERITA’ HA BISOGNO DI UNA OSTETRICA SPIRITUALE PER FAR VENIRE ALLA LUCE QUESTA VERITA’. Questa è LA MAIEUTICA socratica. Si è sostenuto che Socrate ha scoperto I PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA LOGIA OCCIDENTALE: IL CONCETTO, L’INDUZIONE e LA TECNICA DEL RAGIONAMENTO. Con la domanda “CHE COS’E’?” Socrate voleva mettere in moto tutto il processo ironico-maieutico e non giungere a definizione logica. Socrate ha spianato la via che doveva portare alla scoperta della definizione e del concetto, alla scoperta DELL’ESSENZA PLATONICA. L’INDUZIONE è il metodo che Socrate applicò col portare l’interlocutore dal caso particolare alla nozione generale. Le differenti Scuole socratiche imboccarono differenti direzioni, alcuni seguaci puntarono esclusivamente alle finalità etiche, altri svilupparono le implicanze logiche e ontologiche, altri ancora svilupparono quell’aspetto dialettico che sfocia nell’Eristica. Il discorso socratico lasciava una serie di problemi aperti. IN PRIMO LUOGO, il suo discorso sull’anima esigeva una serie di approfondimenti. Il Dio di Socrate è molto più puro dell’aria-pensiero di Diogene e si colloca di sopra dell’orizzonte dei fisici. Ma che cos’è questa Divina Intelligenza? In che cosa si distingue dagli elementi fisici? IN SECONDO LUOGO, tratta del discorso socratico che a un certo punto lascia l’impressione di sfuggire o di restare bloccato a mezza strada. Aveva senso solo sulla bocca del filosofo, in bocca ai suoi discepoli quel discorso doveva ridursi mediante l’eliminazione di alcune istanze di fondo, o dilatarsi mediante l’approfondimento di queste tramite la fondazione metafisica delle medesime. IN TERZO LUOGO, si parla della sconfinata fiducia socratica nel logos in generale che riceve una scossa assai dura soprattutto negli esiti problematici della maieutica. Il logos socratico non è in grado di far partorire ogni anima ma solo quelle gravide. Il logos è uno strumento dialogico che su di esso interamente si fonda non bastano a produrre o a far riconoscere la verità e a far vivere nella verità. Al logos socratico molti hanno voltato le spalle, il filosofo dice che l’hanno fatto perché ...


Similar Free PDFs