LA Televisione 2 PDF

Title LA Televisione 2
Course Fondamenti di psicologia della comunicazione
Institution Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM
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LA TELEVISIONE 2 Negli Usa radio e t. erano diffuse dagli stessi network radiofonici NBC; CBS; ABC; il broadcasting su entrambi i mezzi era così in mano ai privati, sotto il controllo di un’autorità federale (la Fcc, Federal Communications Commission), e si finanziava con le sponsorizzazioni e la pubblicità. Per la prima volta, questa rappresentava l’unica fonte di entrata di un mezzo di comunicazione. Fondamentale per la t. commerciale è la misurazione dell’ascolto, anche ai fini delle tariffe per gli inserzionisti; prima attraverso diari e interviste, poi negli anni Ottanta con metodi di misurazione elettronica (people meter) che si diffusero anche in Europa (in Italia Auditel dal 1986). In Europa la radio e conseguentemente la t. furono invece ritenute un servizio di utilità pubblicà, perché l’etere era considerato una risorsa scarsa che permetteva solo a pochi privilegiati di trasmettere. Per questo radio e Tv vennero amministrate da enti controllati direttamente o indirettamente dallo Stato, in regime di monopolio, e si finanziarono attraverso un canone o una tassa. In tutti i Paesi europei la t. fu un monopolio pubblico, con l’eccezione del Regno Unito in cui nel 1954 venne autorizzato un canale privato controllato dallo stato. Le t. pubbliche erano gestite con una filosofia che poteva sintetizzarsi nelle istruzioni di sir John Reith, il primo direttore generale della Bbc inglese: "istruire, informare, intrattenere". Si parla perciò di una t. ‘pedagogica’, con la quale un ceto dirigente intendeva promuovere un temperato progresso delle conoscenze e dello standard di vita delle popolazioni.

In Italia la t. venne avviata ufficialmente nel 1954 dalla Rai, titolare della concessione esclusiva da parte dello Stato. La sua diffusione fu all’inizio lenta, ma dopo due anni iniziò un successo duraturo; ogni anno i suoi abbonati aumentarono, mentre con grande efficienza e rapidità si veniva ampliando la rete di trasmissione. All’inizio la visione fu prevalentemente collettiva, anche in bar, club e parrocchie, cinema e luoghi di ritrovo, e sembrò delinearsi una nuova forma collettiva di spettacolo. Tuttavia, appena i prezzi degli apparecchi scesero, la t. si diffuse in tutte le case, diventando un arredo fisso del nucleo familiare attorno a cui si costruivano abitudini, relazioni, stili di vita che coinvolgevano tutti i membri della famiglia. Già nel 1957 la t., che era controllata in modo indiretto dal governo senza il contributo delle opposizioni parlamentari, era ricevibile praticamente dal 90% degli italiani. Nel 1961 fu inaugurato il secondo canale, che ebbe una programmazione complementare al primo assumendo talvolta, con l’affermarsi del centro sinistra, una funzione dialettica, mentre si diffuse la ‘lottizzazione’ (spartizione non trasparente di cariche e responsabilità e l’attribuzione di esse per meriti di partito). La pubblicità era scarsa e rigorosamente distinta dai programmi, in un apposito spazio ( Carosello, 1957-1977) nel quale il messaggio promozionale era regolato da norme restrittive. Tra il 1974 e il 1976 alcune sentenze della Corte Costituzionale aprono all’emittenza privata (purché locale), mentre parte la Terza rete (1978) della Rai. In assenza (e anche in violazione) di leggi, nascono radio e t. private che tenderanno ad assumere una dimensione nazionale. Negli anni Ottanta si afferma il network Canale 5 dell’imprenditore edile Silvio Berlusconi (Fininvest, poi

Mediaset), che assorbe nel 1981 Italia Uno e nel 1984 Retequattro. Si determina così una situazione in cui le tre reti Rai e le tre Fininvest, quasi alla pari come ascolto, si spartiscono il 90% delle risorse e dell’ascolto televisivo via etere (‘duopolio’). Questa situazione sarà ‘fotografata’ dalla L. 223/90 (c.d. "legge Mammì"), mentre l’apertura del duopolio mediante nuove tecnologie trasmissive è finalmente resa possibile dalla L. 249/97....


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