Le Regole DEL Metodo Sociologico - Durkheim PDF

Title Le Regole DEL Metodo Sociologico - Durkheim
Course Sociologia Generale
Institution Università telematica Unitelma Sapienza
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Appunti della lezione...


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LE REGOLE DEL METODO SOCIOLOGICO DURKHEIM critica i padri del positivismo Spencer (perché si è proposto soltanto di mostrare come la legge dell’evoluzionismo si applica alle società) e Compte perché per lui sono importanti le verità delle credenze. Per DURKHEIM sono importanti le credenze indipendentemente dalla pretesa di provarne la verità. DURKHEIM studia i FATTI SOCIALI: regole morali, giuridiche, religiose in grado di generare obbligazioni, collegate ad una sanzione. Questi FATTI SOCIALI sono esteriori (in quanto sussistono indipendentemente dall’individuo) e coercitivi. Il compito della Sociologia è quello di accertare i fatti sociali ricorrenti e in grado di esercitare una pressione sociale. I FATTI SOCIALI devono essere trattati come cose, e per questo devono essere osservati, devono essere presi in considerazione nella misura in cui sono in grado di esercitare una pressione attraverso la ricorrenza e non per verità e giustizia. Le prime categorie che rappresentano i fatti sociali sono quelle della RICORRENZA e della UNIFORMITA’, la pressione sociale deriva da queste. Il sociologo dovrà poi osservare l’omogeneità in fenomeni apparentemente distinti, considerare i collegamenti ricorrenti e costanti tra questi fenomeni. Dalle medie statistiche di queste ricorrenze si avrà il TIPO MEDIO. Solamente con il reperimento della causa si possono spiegare i fatti sociali. L’unica via è l’osservazione diretta. 1) ogni effetto ha una sola causa (e tra causa ed effetto c’è reciprocità) 2) causa ed effetto devono essere omogenei Le cause dei fenomeni sociali possono essere solo fenomeni sociali. Un effetto sorge e sussiste solo se ha una causa e resta in vita solo se svolge una funzione positiva. Quindi tutti i fatti sociali per il solo fatto di esistere svolgono una funzione positiva. Per determinare le cause sociali DURKHEIM parte dalla considerazione della formazione del TIPO MEDIO. Non esiste un Tipo Medio valido per tutte le società. Bisogna differenziare le società secondo la loro struttura. Società segmentarie = solidarietà meccanica Società organizzate = solidarietà organica Si va dalla società più semplice che ci sia (orda o clan) a quelle più complesse (polisegmentarie doppiamente complesse). Per DURKHEIM è fondamentale la densità della società. I TIPI SOCIALI sono le cause dei fenomeni sociali, i TIPI SOCIALI rispecchiano le condizioni di densità e dimensione della società. Il TIPO NORMALE di una società è costituito dalle ricorrenze statistiche proprie di quella società. Se si confronta il TIPO MEDIO con il TIPO NORMALE si avrà il grado di degenerazione patologica della società. Per DURKHEIM bisogna fare ricerca scientifica, però nel campo sociale. CAPITOLO II REGOLE RELATIVE ALL’OSSERVAZIONE DEI FATTI SOCIALI SPENCER Società a cooperazione spontanea Società a cooperazione cosciente Società industriali Società militari DURKHEIM: il primo passo è individuare l’oggetto di studio “liberandosi da prenozioni”. Nel momento in cui la ricerca sta per cominciare bisogna prendere in considerazione i soli caratteri esteriori, da risultare immediatamente percepibili. Assumere come oggetto di ricerca solo un gruppo di fenomeni precedentemente definiti da certi caratteri esterni ad essa comuni. ma affidandosi alle sensazioni. Non si può applicare la nostra morale a tutte le società, ogni società ha una propria morale. Dal momento che l’esterno delle cose ci è dato dalla sensazione, la scienza deve partire non già dai concetti che si sono formati senza di essa, ma dalla sensazione. Siccome la sensazione può essere soggettiva, il ricercatore deve prendere in esame quei caratteri che siano il più possibile oggettivi. Il sociologo deve avvicinarsi ai fatti sociali isolandoli dalle loro manifestazioni individuali. CAPITOLO III REGOLE RELATIVE ALLA DISTINZIONE TRA NORMALE E PATOLOGICO Per la scienza non ci sono fatti giusti o meno. La scienza non giudica. Bisogna distinguere i fenomeni normali da quelli patologici. I La sofferenza è volgarmente considerata l’indice della malattia, però non è sempre così vedi: parto etc. La vecchiaia è una malattia? E come faremmo a distinguere un vecchio malato da uno sano? Il ciclo produce sofferenza, però la mancanza di ciclo in età fertile è patologia! Ci sono malattie utili, tipo i vaccini che ci inoculiamo. Una maniera oggettiva potrebbe essere quella di provare che in determinate condizioni si hanno meno possibilità di sopravvivere. Questo metodo è però impossibile in sociologia, non si può neanche stabilire in quale momento nasca una società. Gli avvenimenti che avvengono all’interno della vita sociale sono vari e innumerevoli che non si può determinare con precisione se uno di essi possa aver contribuito ad affrettare l’esito finale. Si possono prendere in esame un certo numero di individui che abbiano in comune una sola ed unica anomalia e se ne può studiare l’influenza sull’organismo. Ma in sociologia ogni specie sociale conta soltanto un numero esiguo di individui, il campo di comparazione è troppo ristretto perché abbia valore dimostrativo, dunque sono possibili solo ragionamenti deduttivi. Si dimostrerà non che un certo avvenimento indebolisce l’organismo sociale, ma che esso

deve avere questo effetto; a tale scopo si mostrerà che esso produce quella o questa conseguenza incresciosa. Ma anche questo non è possibile perché presupporrebbe a priori la definizione di fenomeno normale. IN SOCIOLOGIA COME IN STORIA, LI STESSI AVVENIMENTO SONO QUALIFICATI SECONDO IL MODO DI SENTIRE PERSONALE DELLO STUDIOSO COME SALUTARI O MORBOSI. Non è possibile pretendere di determinare di primo acchito lo stato normale o patologico, bisogna semplicemente cercare qualche segno esteriore immediatamente percettibile ma oggettivo, che ci consenta di riconoscere l’uno rispetto all’altro. Ogni fenomeno sociologico è suscettibile di assumere forme differenti a seconda dei casi ve ne sono due: 1) FATTI NORMALI: Possono essere generali per tutta l’estensione della specie, esse si ritrovano in tutti gli individui o almeno nella maggior parte di essi. 2) FATTI PATOLOGICI: Ve ne sono altre che risultano eccezionali, non soltanto appaiono in una minoranza ma accade spesso che laddove si verificano non durano per tutta la vita dell’individuo. Si può’ affermare che il TIPO NORMALE si confonde con il TIPO MEDIO e che ogni divario nei confronti di questo campione della salute è un fenomeno morboso. UN FATTO NON PUO’ VENIR DEFINITO PATOLOGICO SE NON IN RIFERIMENTO AD UNA DATA SPECIE. LE CONDIZIONI DI SALUTE/PATOLOGIA NON POSSONO VENIR DEFINITE IN MANIERA ASSOLUTA. Ciò che è normale per un selvaggio è patologico per l’uomo civile. BISOGNA RINUNCIARE ALL’ABITUDINE DI GIUDICARE UN’ISTITUZIONE, UNA PRATICA UNA MORALE COME SE FOSSERO BUONE O CATTIVE. Bisogna tener conto delle variazioni che dipendono dall’età e questo vale anche per le società. II La generalità che caratterizza esteriormente i fenomeni normali è un fenomeno spiegabile ed ha una causa. Il carattere normale del fenomeno sarà ancora più incontestabile se si dimostrerà che il segno esterno non era solo apparente. Nei periodi di transizione da una società vecchia ad una nuova il tipo normale è quello passato. Nelle società nuove al sociologo mancano punti di riferimento, egli dovrà stabilire con l’osservazione se un fenomeno è generale (se lo è stato nel passato) e cercherà se vi sono ancora le condizioni nel presente (fenomeno normale) o se sono mutate (fenomeno non normale). ………. 1) UN FATTO SOCIALE E’ NORMALE PER UN TIPO SOCIALE DETERMINATO, CONSIDERATO IN UNA DETERMINATA FASE DEL SUO SVILUPO, QUANDO ESSO SI PRESENTA NELLA MEDIA DELLE SOCIETA DI QUELLA SPECIE, CONSIDERATE NELLA FASE CORRISPONDENTE DELLA LORO EVOLUZIONE. 2) POSSIAMO VERIFICARE I RISULTATI DEL METODO PRECEDENTE MOSTRANDO CHE LA GENRALITA’ DEL FENOMENO DIPENDE DALLE CONDIZIONI GENERALI DELLA VITA COLLETIVA NEL TIPO SOCIALE CONSIDERATO; 3) QUESA VERFICAZIONE E’ NECESSARIA QUANDO IL FATTO SI RIFERISCE AD UNA SPECIE SOCIALE CHE NON ABBIA ANCORA COMPIUTO LA SUA EVOLUZIONE INTEGRALE. III La caratteristica patologica del REATO è indiscutibile eppure esso è un fenomeno che appartiene a tutte le società (dunque è normale). Normale è semplicemente il fatto che esista una criminalità. Classificare il reato tra i fenomeni normali non significa solo dire che esso è inevitabile ma anche che è fattore della salute pubblica. Ciò è a prima vista allucinante. Il reato è normale perché la società che ne fosse esente è impossibile. Il reato offende certi sentimenti. Affinché gli omicidi scompaiano occorre che l’orrore per il sangue sia maggiore. Il reato è necessario. Per alcune società è reato un’ingiuria e per altre il delitto (non esiste una società buona). Il reato precorre la morale che verrà (ad es la libertà di pensiero non esisterebbe se qualcuno non l’avesse infranta quando era reato). In quest’ottica il criminale è un agente regolatore della società. Quando il tasso ei reati scende al disotto della soglia è sinonimo di mutamento sociale (es. carestia). Affinché la sociologia sia scienza delle cose, occorre che la generalità dei fenomeni sia assunta come criterio di normalità. CAPITOLO IV REGOLE RELATIVE ALLA COSTITUZIONE DEI TIPI SOCIALI Nell’idea di specie si ritrova sia l’unità che la diversità. Per COMTE non esistono specie sociali. Per sapere se un fato sia generale in una specie non è necessario osservare tutte le società bastano alcune di esse. Scegliere in base ai caratteri essenziali. Bisognerà arrivare a conoscere la società più semplice che esiste la società più semplice è quella che non ne racchiude altre: orda, poi si passa al clan (riunione di più orde). Ogni tipo superiore è formato dalla ripetizione della società del medesimo tipo immediatamente inferiore. CAPITOLO V REGOLE RELATIVE ALLA SPIEGAZIONE DEI FATTI SOCIALI La costituzione della specie è un mezzo che permette di raggruppare i fatti per renderne più facile l’interpretazione. La maggior parte dei sociologi ritiene di spiegare i fenomeni mostrando a cosa servono e quale funzione assolvono. Però mostrare a cosa un fatto sia utile non significa né come sia nato né come è. Ogni fatto sociale è una forza che domina la nostra, ha una sua natura propria. …………un fatto può esistere senza servire a nulla o anche se non è più funzionale (verificare). Le cause che fanno vivere un fatto sociale sono indipendenti dagli scopi. Nessuno scopo si impone a tutti gli uomini.

Per giungere allo stesso fine si possono percorrere più vie. QUANDO SI VUOLE SPIEGARE UN FENOMENO SOCIALE BISOGNA RICERCARE SEPARATEMENTE LA CAUSA EFFICIENTE CHE LO PRODUCE E LA FUNZIONE CHE ASSOLVE. La causa e l’effetto hanno vincolo di reciprocità. La causa dei fenomeni sociali non consiste nell’anticipazione mentale della funzione che essi sono chiamati ad assolvere. Anche se bisogna procedere soltanto in un secondo tempo alla determinazione della funzione essa è però sempre necessaria affinché la spiegazione del fenomeno sia completa. II Per determinare il metodo di spiegazione: esso è teleologico (che riguarda il fine) e psicologico. Per COMTE le leggi sociologiche non possono essere che corollari delle leggi psicologiche. Per lui il fatto dominante della vita sociale è il progresso. Per SPENCER. I fattori primari dei fenomeni sociali sono l’ambiente cosmico e la costituzione fisica e morale dell’individuo. Ma un simile metodo è applicabile ai fattori sociologici solo a costo di snaturarli. DAL MOMENTO CHE I FATTI SOCIALIHANNO POTERE DI ESERCITARE UNA PRESSIONE SULLE COSCIENZE INDIVIDUALI, NON POSSONO DERIVARE DA ESSE. FUNQUE LA SOCIOLOGIA NON PUO’ ESSERE COROLLARIO DELLA PSICOLOGIA. BISOGNA CERCARE LA SPIEGAZIONE NELLA SOICETA’ STESSA. Un tutto non è solo la somma delle sue parti è qualcosa di diverso. La soicetà è più della somma di individui, è una realtà dotata di caratteri propri. Il gruppo pensa e agisce in maniera diversa di come si comporterebbero i suoi membri isolati (es folla in un concerto o allo stadio). LA CAUSA DETERMINANTE DEI FATTI SOCIALI DEVE ESSERE CERCATA TRA IFATTI SOCIALI ANTECEDENTI E NON TRA GLI STATAI DELLA COSCIENZA INDIVIDUALE. LA FUNZIONE DI UN FATTO SOCIALE DEVE VENIR SEMPRE CERCATA NEL RAPPORTO IN CUI SI TROVA CON QUALCHE SCOPO SOCIALE. III L’ORIGINE PRIMA DI OGNI PROCESSO SOCIALE DI UNA CERTA IMPORTANZA DEVE VENIR RICERCATA NELLA COSTITUZIONE DELL’AMBIENTE SOCIALE INTERNO. Gli elementi che compongo l’ambiente sociale sono di due specie: COSE (comprese le norme etc.) e le PERSONE. Lo sforzo principale del sociologo dovrà sarà quello di scoprire le diverse proprietà di questo ambiente sociale: 1)VOLUME DELLA SOCIETA’ 2)DENSITA’ DINAMICA (numero degli individui tra i quali vi sono relazioni anche morali, non solo di lavoro). La densità materiale (sviluppo vie di comunicazione) di solido procede di pari passo con la densità dinamica e di solido serve anche a misurarla (però non è sempre così perché le strade possono servire ad avvicinare le persone solo per scopi di affari e non per la fusione dei popoli. Ogni aumento del volume e della densità dinamica di una società rendono la vita sociale più intensa. Non si deve pensare alla storia come un susseguirsi di società e basta. IV Per Hobbes e Rousseau l’uomo è naturalmente refrattario alla vita in comune. Per Spencer l’uomo normalmente incline alla vita politica, religiosa etc. Per DURKHEIM la costituzione del fatto sociale è una forza naturale non artificiale CAPITOLO VI

Le regole del metodo sociologico 1. CHE COS’È UN FATTO SOCIALE Regole morali, giuridiche, religiose in grado di generare obbligazioni, collegate ad una sanzione (es. abbigliamento..). Ogni modo di fare più o meno fissato, capace di esercitare una costrizione esterna. Esterni e coercitivi. Le prime categorie che rappresentano i fatti sociali sono la RICORRENZA e l’UNIFORMITÀ, la pressione sociale deriva da queste. 2. REGOLE RELATIVE ALL’OSSERVAZIONE DEI FATTI SOCIALI Considerarli come cose a) Scartare le prenozioni b) Definire le cose che tratta: all’inizio, attingere i CARATTERI ESTERIORI COMUNI es. reato…tutte quelle azioni punite con la pena…  Partire dalla sensazione  La nostra morale non è la morale valida per tutti, ma solo per la nostra società. Si cade in errore negando la moralità alle società inferiori, esse hanno una loro moralità che non è la nostra moralità. c) La sensazione spesso è soggettiva, invece, per la ricerca deve essere il più possibile oggettiva, quindi bisogna prendere dei punti fissi di riferimento  Considerare i fatti sociali isolati dalle manifestazioni individuali. 3. LA DIFFERENZA TRA NORMALE E PATOLOGICO A) la sofferenza non è sempre indice di malattia (es ciclo)  Non si deve determinare di primo acchito il normale dal patologico  Ogni fenomeno sociologico assume due forme a seconda dei casi: 1. Generali: per tutta la specie (normali) 2. Eccezionali: si presentano in una minoranza e non durano tutta la vita (morbosi)  TIPO MEDIO: racchiude i caratteri più frequenti insieme alle forme più frequenti.  TIPO NORMALE (quello che il sociologo studia) si confonde con il tipo medio. Ogni divario tra TIPO MEDIO e TIPO NORMALE è morboso.  Un fatto è patologico solo in rapporto ad una data specie. Non bisogna giudicare un fatto buono o cattivo indistintamente B) Un fatto è normale per un determinato tipo sociale considerato in una precisa fase del suo sviluppo  Si può verificare ciò, mostrando che la generalità del fenomeno dipende dalle condizioni generali della vita collettiva  Questa verificazione è essenziale per quelle società che non hanno compiuto la loro evoluzione integrale.  La generalità dei fenomeni deve essere assunta a normalità. C) Il reato non è un fatto normale perché diffuso, ma è normale che vi sia una criminalità. 4 COSTITUZIONE DEI TIPI SOCIALI  Cominciare dal tipo di società più semplice (quella che non ne racchiude altre) Orda – quando l’orda diviene un segmento sociale si passa al clan. Il tipo specifico non presenta in sociologia i contorni definiti come in biologia. 5. SPIEGAZIONE DEI FATTI SOCIALI  Le cause dei fatti sociali sono indipendenti dagli scopi ai quali servono, prima cercare la causa poi la funzione, cercare le cause separatamente dagli scopi  Cercare la spiegazione della vita sociale nella società e non nell’individuo (come fanno Comte e Spencer) 1. VOLUME DELLA SOCIETA’ 2. DENSITA’ DINAMICA (numero di individui fra i quali vi sono relazioni morali)  Densità materiale: (sviluppo vie di comunicazione) procede di pari passo con la densità dinamica e può servire a misurarla 6 REGOLE RELATIVE ALL’AMMINISTRAZIONE DELLA PROVA  Metodo comparativo: comparare i casi in cui i fenomeni sono assenti o presenti  Ad uno stesso effetto corrisponde una stessa causa. Per il suicidio ci sono varie cause perché ci sono vari tipi di suicidio.  Metodo concordanza e differenza. Non è valido perché stabilisce che i casi comparati concordino o differiscano in un solo punto  Metodo delle variazioni concomitanti: la concomitanza costante è di per sé una legge. Quando si può provare che in un certo numero di casi 2 fenomeni variano in modo analogo, ci si trova in presenza d una legge. 1. COMPARARE PIÙ SOCIETÀ: per fatti di grande generalità es suicidio in arco di tempo lungo. 2. COMPARARE PIÙ SOCIETÀ DELLA STESSA SPECIE: per fenomeni che hanno avuto origine durante la vita dei popoli comparati: es famiglia patriarcale Roma, Atene e Sparta. 3. COMPARARE VARIE SPECIE SOCIALI DISTINTE: per rendere conto di un’istituzione sociale che appartiene ad una specie SI PUÒ SPIEGARE UN FATTO SOCIALE SOLO A PATTO DI SEGUIRNE LO SVILUPPO INTEGRALE ATTRAVERSO TUTTE LE SPECIE SOCIALI. BISOGNA CONSIDERARE LE SOCIETÀ POSTE A CONFRONTO NELLO STESSO PERIODO DEL LORO SVILUPPO La dimensione tipica nella quale si muove la ricerca sociologica è la normativa. Le cause dei fenomeni sociali sono le condizioni dimensionali e densimetriche della società....


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