L\'educazione all\'interculturalità e alla sostenibilità PDF

Title L\'educazione all\'interculturalità e alla sostenibilità
Author Rita Flachi
Course Pedagogia Interculturale
Institution Università degli Studi di Messina
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Summary

Riassunto ben fatto del libro L'educazione all'interculturalità e alla sostenibilità della prof. Panarello, Università degli studi di Messina...


Description

L’ EDUCAZIONE ALL’INTERCULTURA E ALLA SOSTENIBILITA’ (PANARELLO)

PREMESSA: Una disciplina per essere considerata tale deve rispettare certe regole e deve “rientrare” entro determinati paletti,spesso ci si interroga su cosa sia realmente la Pedagogia interculturale. Essa è una disciplina costituita da più facce , la prima che punta al rinnovamento e la seconda che tende invece alla conservazione; si tenta dunque di assumere una posizione mediana, di intermezzo ,ma questa posizione non porta ad alcun risultato concreto. Secondo la nuova visione i punti deboli di una disciplina non devono essere considerati come elementi di disturbo,ma piuttosto come dei nuovi punti di partenza ; per quanto riguarda la pedagogia interculturale punti “fragili” sono gli strumenti da essa utilizzati e legati a problemi quali: identità e appartenenza. L’approccio pedagogico interculturale si può intendere sia come discorso specialistico che come discorso generico,ricco comunque di paradossi e contraddizioni; 1)La pedagogia interculturale cerca sempre di portare delle novità mantenendo comunque argomentazioni datate; [NOVITA’] 2)Tale disciplina si riconosce come fragile ,ma al contempo si autoproclama come solida sia per la fisionomia che per la disciplina; [SOLIDITA’] 3)Essa cerca di approdare a tutti i campi ma contemporaneamente ribatte il suo unicum disciplinare [UNICUM] .

Coulby definisce “debolezze teoriche fondamentali” della pedagogia interculturale: a)La tendenza a produrre prospettive irrealistiche; [confine] b)La tendenza a rimanere entro i confini dello stato nazionale; [irrealtà] c)La tendenza a “ridurre” l’oggetto di studio e i contesti sociali; [riduzione]

Temi dell’intercultura sono: identità, differenza ed ecologia; altro tema importante è quello della migrazione, in quanto esso mostra la reale natura delle nostre società “democratiche” (o quasi). Fondamentalmente dunque, possiamo dire che lo scopo dell’intercultura è quello di apportare dei miglioramenti nella società in cui viviamo.

CAPITOLO 1 : il discorso pedagogico dell’intercultura, pretesti e contesti -L’inter-specie pedagogico e il post-moderno Esiste in pedagogia un dibattito riguardante il “rinnovamento” innescato da nuovi temi affrontati negli ultimi tempi quali: complessità, interdisciplinarità, multiculturismo, ecc.; vasto è l’uso della parola INTER ovvero TRA, indicando la tendenza moderna ad assumere una posizione intermedia, non più al di sopra delle cose bensì tra di esse; si tratta di creare reti e collegamenti tra vari elementi che prima non pensavamo nemmeno di accostare; contemporaneamente queste tendenze alla pluralità e all’inter, sottolineano qyelle che sono le lacune di cui la pedagogia interculturale si fa carico. Alla base del discorso pedagogico basato sull’inter-speech vi sono riflessioni che riguardano concetti – chiave; prima fra tutte la riflessione sul soggetto post-moderno, un soggetto ricco di accezioni negative; parlando di “soggetti”, viene automatico e naturale ricollegarsi a quelle che sono le identità o profili identitari, anch’esse plurime e complesse. La differenza e l’ecologia vengono considerate le nuove teorie-guida del nostro tempo, ovvero della “società post”. Noi come soggetti pensanti non dobbiamo considerare questi temi come semplici dati di fatto, ma piuttosto come elementi che spronano la nostra mente alla riflessione e all’evoluzione. Possiamo dunque affermare di seguire l’idea di Zizek, il quale rinnega totalmente l’idea che la nostra società sia vuota, ribadendo invece il concetto che essa debba essere riscoperta e rielaborata attraverso le nuove visioni globalizzate. -Soggetto e Umanità Vs. Intercultura e Mondialità Nel suo testo dedito all’educazione scolastica Franco Frabboni individua nella globalizzazione un grosso pericolo che può mettere a repentaglio quel che è l’individualità; come “soluzione” lo studioso propone da un lato la difesa della persona nella sua singolarità e dall’altro l’umanizzazione della persona, sia che essa appartenga all’emisfero ricco o all’emisfero povero. Frabboni dunque ci vuole far capire che il pericolo sta nella velocità con cui si sta espandendo la globalizzazione, seminando “omologazione”, e la risoluzione a tutto ciò sta nelle mani della pedagogia che si deve assumere il ruolo di mediatrice tra la cittadinanza e le nuove visioni globali. Il processo di umanizzazione del soggetto viene rivendicato come “fame” della scienza pedagogica, che crede di poter risolvere tutti i conflitti e di dare all’uomo un futuro migliore. Un altro concetto chiave è il binomio Identità/Differenza, intesi come prodotti dei processi di mondializzazione legati alla sfera economica e informazionale; a ciò la pedagogia risponde da un lato attraverso strumenti educativi come l’intercultura e attraverso la costituzione di una disciplina specifica pronta ad affrontare le sfide poste dalla società in cui viviamo. Questi concetti chiave (identità/soggetto) devono essere rivisti sotto il punto di visti pedagogico per capire come si relazionino l’uno con l’altro e con la realtà circostante.

-I pilastri della prospettiva Interculturale Il discorso interculturale ruota intorno ad alcuni pilastri importanti: 1° Pilastro = idea secondo cui il nostro mondo è sempre più caratterizzato dal problema della compresenza di soggetti troppo diversi tra di loro in territorio occidentale creando un nuovo tipo di società mista che potrebbe destabilizzare quelli che sono gli antichi equilibri, vista questa situazione la pedagogia interculturale offre alcune linee guida per garantire una sana convivenza come, dialogo, rispetto e partecipazione dei nuovi arrivati alle abitudine della società ospite; ma la realizzazione di tutto ciò non è affatto semplice, poiché il problema non è dar fiato a questi principi, ma bensì creare i contesti per applicarli, e a riguardo vi sono molti pensatori, come Morin, che cercano di favorire questi contesti come ad esempio la sua idea di “identità planetaria”; 2° Pilastro = fa riferimento ad un nuovo tipo di educazione che si deve esercitare vista la nuova società multiculturale; 3° Pilastro = esso riguarda il trinomio Intercultura-Ambiente-Sostenibilità, concetti mai uniti prima d’ora; Secondo quest’ottica tutto è impiantato su queste nuova base e di conseguenza oltre all’intercultura vi è anche la visione nuova che si muove nella direzione del rispetto per l’ambiente e per la sostenibilità. Questa nuova visione dunque non si occupa solo della cultura, ma anche della natura, configurandosi cime strumento di salvaguardia e avanguardia della realtà. Un nuovo orizzonte di pensiero che interconnette, Cultura-Ecologia-Sostenibilità. -Prospettive di analisi All’interno di questo scenario si aprono dunque diverse prospettive di analisi: 1°prospettiva di analisi: Essa focalizza la propria attenzione sul funzionamento del pedagogico e su come esso trovi i concetti chiave su cui stilare le proprie considerazioni. 2°prospettiva di analisi: Riguarda l’analisi dei processi che hanno prodotto i flussi migratori e del modo in cui tali processi vengano recepiti dai cittadini del luogo di accoglienza ; questi processi vengono intesi come un qualcosa di quotidiano attraverso cui si imparano le nuove tecniche di inclusione ed esclusione ;tali processi arrivano addirittura a regolamentare i contesti in cui vive la cittadinanza , come se avessero una valenza giuridica. 3°prospettiva di analisi: Si interroga su come i regimi europei ed occidentali interagiscono pedagogicamente su aspetti quali la pace ,la convivenza e la tolleranza attraverso quest’analisi ci rendiamo conto di come i discorsi che cercano di valorizzare questi aspetti ,spesso finiscono per fare l’esatto opposto, ribadendo argomenti come la chiusura culturale e territoriale. 4°Prospettiva di analisi: Ci si pone l’idea di guardarci intorno come se ci trovassimo dinanzi ad un qualcosa di globale, trovandoci contemporaneamente dinnanzi ad una nuova scienza che punta alla sostenibilità ,questo scenario siamo soliti definirlo SEM(sistema eco mondo).

-Scenari dominanti Oggi ci troviamo dinanzi un modello dominante di vita che oppone l’uomo alla natura ; la

nostra vita è caratterizzata dal progresso, ed è proprio in nome di esso che commettiamo dei gravi reati come : pesanti tagli all’ atre, alla cultura e agli studi classici, per lasciare spazio alle materie tecno-scientifiche; questa tendenza al preferire il tecnologico coinvolge tutti però anche coloro che ne vengono danneggiati. Un’umanità migliore potrà realizzarsi non attraverso il progresso tecnologico e/o scientifico, ma piuttosto attraverso gli sforzi di coloro che collaborano per una nuova società multiculturale ;e per capire le nuove visioni, è necessario avanzare svariate ricerche.

Capitolo 2: La nascita dell’ intercultura come discorso istituzionale

- L’ intercultura come discorso accademico A linee generali possiamo dire che l’ intercultura nasce tra gli anni 70’ e gli anni 80’ per opera del consiglio d’ europa e dell’ UNESCO, inizialmente come discorso istituzionale e successivamente come discorso accademico nelle scuole e nell’ università; l’intercultura diviene una disciplina specialistica che racchiude in se vari temi. E’ abbastanza noto però che oggi il termine intercultura viene utilizzato anche in ambito comune. Secondo la studiosa Concetta Sirna la pedagogia interculturale non è una nuova disciplina, ne è diversa dalla pedagogia generale , più che altro possiamo dire che essa sposta il proprio sguardo su quelli che sono i problemi odierni più rilevanti , tra cui i flussi migratori. La diversità viene gestita attraverso le seguenti logiche: -della sottrazione = si eliminano le differenzze; -dell’ addizione = riconosce le differenze ; -della tolleranza = sopportazione delle diversità; -dell’ assimilazione = assorbimento dell’ alterità; -del meeting pot = fusione delle differenze ; -della segregazione = separazione delle diversità , -dell’ eliminazione dell’ alterità. Oltre passando queste logiche possiamo dire che l’ approccio interculturale si basa sullo scambio di idee , norme e valori. Dalle diverse analisi svolte possiamo notare come l’ intercultura può assumere svariati significati. “Intercultura” può essere intesa in vari modi , come idea o ideale , come forma mentis,come teoria o come pratica; “intercultura” può essere intesa come filosofia di vita che ci pone i problemi dinnanzi e insieme a noi cerca di risolverli; “intercultura” può essere intesa come strumento in grado di porci dinnanzi all’ altruità, aprendo la nostra mente ad essa e liberandoci dai pregiudizi che i sistemi neoliberalisti ci hanno inculcato. Tirando le somme possiamo dire che l’ intercultura può essere un valido strumento per la risoluzione dei problemi odierni.

-Quando nasce l’ intercultura La studiosa Francesca Gobbo fa risalire la nascita della pedagogia interculturale intorno agli anni 80’, ovvero quando nel Consiglio d’ Europa si iniziava a parlare di “migrazioni” ,riprendendo l’ idea di Leclercq. In particolare si può far riferimento ad un progetto del 1981 che cerca di rivisionare i modelli educativi e di riformare l’ integrazione degli stranieri, ribadendo due concetti fondamentali : 1) Gli stranieri sono ricchi di cultura ; 2) La coesione sociale scaturisce dalla capacità di apertura alla diversità . Portera colloca la nascita dell’ intercultura tra il 1977 e il 1983 anni in cui prende vita un gruppo che favorisce per la prima volta il termine “approccio interculturale”; tra questi vi è anche Rey-von Allmen. Proprio quest’ultimo sostiene che questo termine subentra nel Consiglio d’ Europa , anche se difatto bisogna fare due annotazioni: 1) l’ intercultura nasce anche prima , tra anni 60e70; 2) ma si realizza concretamente negli anni 80 quando l’ immigrazione giungerà in Francia,Germaania,Belgio ecc ( non è un caso che la Gobbo ricolleghi l’idea di intercultura all’ Europa Occidentale). E’ comunque fondamentale ricordare che l’ intercultura nasce come discorso istituzionale all’ interno della Comunità Economica Europea (CEE) = successiva Unione Europea. Inizialmente il Consiglio d’ Europa si occupava della scolarizzazione dei figli dei migranti, cercando loro di garantire una doppia educazione, quella del paese d’origine e quella del paese ospite; circa un decennio dopo si ipotizzava di poter dare questa possibilità anche ai bambini di paesi terzi. Il maggiore problema che preoccupava i politici era la lingua, ma nonostante questo in un primo momento le migrazioni vennero addirittura incoraggiate per far fronte alla necessità di avere mano d’ opera , ma a partire dal 1973 con la grande crisi furono assunte delle politiche migratorie restrittive ; da qui si possono individuare due fasi differenti : 1° fase (1970-1990)= programmi volti a tutelare i migranti ,nuove riforme per l’ educazione dei bambini e per la formazione degli insegnanti; 2°fase(1990-2003)= democrazia, diritti umani,minoranze =UNESCO. - Le tappe dell’ intercultura Rey-von Allmen sottolinea come guardando alla prospettiva culturale si debbano tenere in considerazione due elementi : Educazione e Politica. Questi due elementi sono a loro volta collegati a tre fattori fondamentali : cultura,identità e diversità ; -cultura= risultato delle esperienze di vita e dei rapporti con gli altri; -identità= processo costruito e modificabile ; -diversità= diversità religiosa e diversità filosofica.

-Dalla cultura all’ intercultura nella normativa UNESCO Tracce dell’ approccio interculturale si possono trovare nell’ UNESCO già a partire dagli anni 80’, ma sarà soprattutto tra gli anni 90 e 2000 che l’ intercultura diverrà una priorità di questo organo. Prima di capire pienamente il senso che l’intercultura ha per l’ UNESCO bisogna effettuare un cammino che parte dalla “cultura”. Il termine di cultura si identifica con quello di “perfezione “ e proprio per questa congruenza , l’ UNESCO cercava di ampliare l’ istruzione a livelli mondiali. Inizialmente si aveva la tendenza a definire cultura solo le opere di un certo valore, un’ idea molto ristretta ,ma con il passare del tempo tutto diventa cultura; dunque alla cultura “elitaria” si affianca quell’idea secondo cui ogni singola cosa è cultura ed ognuno possiede la propria. Da qui appare sempre più evidente il potente rapporto tra potere istituzionale e potere accademico, quest’ultimo fornisce le idee e il primo cerca di metterle in atto nel migliore dei modi. Figura molto importante è anche quella di Levi-Strauss il quale rinnega le sue teorie passate e inizia a sostenere che le diversità non sono solo culturali , ma sono anche argomento bio-naturale; egli ha un peso istituzionale molto notevole,tanto che poco dopo la sua ritrattazione erano in molti a sostenere l’ unità genetica di tutti gli uomini, e non è un caso che in Francia a partire dal 1978 sia stata introdotta una nuova circolare che invitava a creare delle nuove attività interculturali . Qualche anno dopo prenderanno vita quelli che sono gli assi su cui venne costruita la pedagogia: -soggettivo/intersoggettivo -alterità/identità -differenza/universalità.

CAPITOLO - 3 L’ educazione interculturale –uno strumento identitario europeo

-“fortezza Europea” Dopo aver tracciato il percorso effettuato dall’ intercultura ,è importante verificare quale sia il suo ruolo all’ interno dell’ Europa ;essa viene utilizzata molto spesso come strumento attraverso cui consolidare la propria identità europea, o a linee generali , quella occidentale. Tale consolidamento avviene attraverso la retorica dell’ integrazione, che si sviluppa su due versanti: -versante interno=territorio degli Stati membri; -versante esterno. Nel versante interno si intende livellare le differenze per apparire tutti identici, ma contemporaneamente si tiene conto della peculiarità culturali del singolo (=>neutralizzazione ed esaltazione). Nel versante esterno si creano invece discorsi sui flussi migratori e sugli extracomunitari. La differenza tra i cittadini del versante interno e

del versante esterno vengono però utilizzate in modo differente, nel versante interno vivano utilizzate per abbattere le barriere, mentre nel versante esterno venivano utilizzate per alzare delle barriere, tanto che si parla di cittadini comunitari europei e cittadini extraeuropei. si cerca dunque di rafforzare i confini esterni, tanto che si arriva a definire il concetto di FORTEZZA EUROPA (Cris Shore). Si tende dunque a creare un compattamento interno attraverso un irrigidimento esterno, creando una forte dicotomia tra un “Noi” e un “Loro”; dicotomia che dovrà essere affrontata dalla pedagogia interculturale. -Politiche dell’appartenenza Secondo Shore l’Europa ha costruito la propria fortezza mantenendo all’esterno dei propri confini i “problemi”, tra cui oggi configurano anche gli stranieri; in un certo senso quest’irrigidimento può essere considerato una sorta di “muro di Berlino”. Tutto ciò, in un certo senso, è anche possibile attraverso i discorsi portati avanti dalla cittadinanza europea per la cittadinanza europea, e, basati sul rispetto di valori ritenuti universali. Questi discorsi interculturali dunque, inneggiano alla sottolineatura del binomio “Inclusione/Esclusione”. E’ pertanto fondamentale che la prospettiva interculturale dialoghi con gli studi post-coloniali, il cultural studies e i post-colonial education, affincé non perda di vista il suo reale ruolo. -Il consiglio d’Europa ed il dialogo interculturale Nel 2008 il consiglio d’Europa, pubblica un opera intitolata “il libro bianco” attraverso cui cerca di fornire un modello per la costruzione dell’identità europea; esso si basa sulla necessità di trovare elementi in comune tra i cittadini degli stati membri e dal disinnescare il potenziale pericolo che potrebbe derivare dalle cose che non si hanno in comune. In altre parole possiamo dire che il discorso interculturale è fondamentale perché funge da ponte tra le diverse culture che contemporaneamente condividono gli stessi valori. INTERCULTURA = INTER – CULTURA = FRA LE CULTURE; SCOPO = CREARE UNA COVERNANCE CHE RISPETTI TUTTI Bisogna però stare attenti alle conseguenze; un primo aspetto potrebbe essere rappresentato dal fatto che sottolineando le differenze non incorriamo nel fenomeno opposto da quello che noi realmente ci auspichiamo; tale fenomeno si nota soprattutto attraverso una direttiva del consiglio d’Europa, secondo cui si devono rispettare gli immigrati, ma è necessario che essi si adeguino e si conformino al nostro modello di società con annessi valori. Questa idea fa notare come in un primo momento gli immigrati vengono identificati con i segno negativo “meno (-)” e successivamente, una volta omologati a noi vengono riconosciuti con il segno “più (+)”. -La logica della differenza Percorso per l’integrazione: riconoscere le differenze; utilizzo di esse per la conoscenza delle culture, e sfruttamento del discorso interculturale per creare dei contesti vivibili e democratici. Arrivati a questo punto si pongono altri problemi i quali:

-qual è il reale significato di Europa e di cittadinanza europea? -perché gli extra-comunitari non sono agevolati a livello di possibilità come gli altri? Automaticamente scaturisce un ideale per il quale gli interni sono puri mentre gli stranieri non lo sono; un ideale che presenta davanti i nostri occhi gli extracomunitari come dei corpi inermi in un luogo non loro; da qui scaturisce la tendenza ad inglobarli o ad ignorarli per tutto; la pedagogia interculturale cerca di rivedere queste logiche.

CAPITOLO 4 – Sui Migranti -Straniero/Altro/Immigrato Oggi si ha la tendenza ad utilizzare i termini: Straniero, Migrante, Immigrato, Altro, come se avessero lo stesso significato, ignorando la loro reale natura; in un certo senso distorciamo questi concetti come del resto facciamo anche con le politiche di inclusione/esclusione; cerchiamo di mantenere al di fuori dei nostri confini lo straniero ed una volta che egli è entrato si cerca di omologarlo ai nostri modelli. Non appena gli stranieri arrivano nel nostro paese, vengono internati nei: CPT = Centri di Permanenza Temporanea CIE = Centri di Identificazione ed Esclusione Questi centri vengono considerati come dei campi di concentramento, in cui lo straniero è fuori anche se è d...


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