Lettera al prete laico Nakaoki - Buddismo e Società PDF

Title Lettera al prete laico Nakaoki - Buddismo e Società
Author Giulia Rulli
Course Storia della pedagogia
Institution Università degli Studi Gabriele d'Annunzio - Chieti e Pescara
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Testo ai fini didattici usato per una migliore comprensione della storia della pedagogia, fondamentale per le lezioni con la professoressa Filograsso....


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Lettera al prete laico Nakaoki - Buddismo e Società

05/04/2021, 10)19

Buddismo e Società 207 2021 | aprile

Lettera al prete laico Nakaoki Ora io non sono un cittadino della capitale al centro del paese né il figlio di un generale in una regione di frontiera. Sono un figlio del popolo e vengo da una remota provincia. […] Tuttavia per ventisette anni, dal ventottesimo giorno del quarto mese del quinto anno di Kencho (1253) fino a ora, undicesimo mese del secondo anno di Koan (1279), non mi sono mai arreso e ho continuato a parlare ancora più forte, come la luna che cresce o la marea che si alza. Dapprima, quando io solo recitavo il Daimoku, coloro che mi vedevano, mi incontravano o mi udivano si turavano gli orecchi, mi gettavano occhiate furiose, storcevano la bocca, stringevano i pugni e digrignavano i denti. Perfino i miei genitori, fratelli, maestri e amici mi furono ostili. […] Tuttavia, forse grazie alla protezione del Sutra del Loto e delle dieci fanciulle demoni o perché il cielo riconobbe la mia innocenza, nell’isola, malgrado molti degli abitanti mi odiassero, c’era un uomo anziano chiamato il prete laico Nakaoki no Jiro [che mi aiutò]. Costui era avanti negli anni, era saggio, godeva di buona salute e della stima della popolazione locale. Forse perché questo venerabile uomo disse di me: «Questo prete non può essere una persona ordinaria», anche i suoi figli non mostrarono ostilità nei miei confronti. Poiché la maggior parte degli altri era al servizio di membri della famiglia Nakaoki, neanche essi tentarono di nuocermi di propria iniziativa e si attennero scrupolosamente alle istruzioni superiori. L’acqua può essere torbida, ma diventerà di nuovo limpida. La luna può essere nascosta dalle nuvole, ma riapparirà sicuramente. Allo stesso modo col tempo venne riconosciuta la mia innocenza e le mie predizioni si dimostrarono fondate. E, forse per questo motivo, nonostante i membri della famiglia Hojo e personaggi influenti insistessero perché non fossi perdonato, infine fui prosciolto dalla condanna all’esilio per decisione univoca del signore della provincia di Sagami e feci ritorno a Kamakura. […] Ora voi due siete il figlio e la nuora del defunto prete laico Jiro. Forse poiché siete il figlio e la nuora di un uomo profondamente saggio, seguite le sue orme e non solo credete nel Sutra del Loto che persino il sovrano non accetta, ma vi prendete anche cura del devoto del Sutra del Loto portandomi ogni anno offerte e viaggiando per mille ri allo scopo di vedermi. Inoltre per il tredicesimo anniversario della morte della vostra figlia neonata avete eretto un sotoba alto sedici piedi, iscrivendovi i sette caratteri di Nam-myoho-renge-kyo. Si dice che quando soffia il vento del nord, i pesci del mare del sud, toccati da esso, sono liberati dalle loro sofferenze e che, quando il vento viene da est, gli uccelli e i cervi delle montagne dell’ovest, toccati da esso, sfuggono al regno degli animali e rinascono nella corte interna del cielo Tushita. Quanto maggiori saranno i benefici degli esseri umani che si rallegrano davanti a questo sotoba sotoba, toccandolo con le mani e contemplandolo con i loro occhi! Io credo che, per il merito che deriva dall’aver eretto questo sotoba sotoba, anche i vostri genitori defunti stiano illuminando la pura terra come il sole e la luna nel cielo. Inoltre il figlio devoto, la moglie e i figli vivranno fino a centoventi anni e dopo la morte raggiungeranno i genitori nella Pura Terra del Picco dell’Aquila. Ciò è sicuro come il fatto che la luna si riflette nell’acqua limpida e che un tamburo produce un suono quando viene colpito. Se erigerete dei sotoba nel futuro, assicuratevi che vi sia iscritto il Daimoku del Sutra del Loto. (brani scelti, testo integrale RSND, 1, 892-896) PER ORIENTARSI NELLA LETTURA

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1. Quando le persone interiorizzano la Legge, si comportano basandosi su di essa e la diffondono, la loro vita e la società vengono arricchite dalle sue funzioni mistiche (p. 36) 2. Grazie alla relazione fra maestro e discepolo e l’impegno personale per kosen-rufu si può avanzare verso la costruzione di una nuova umanità (p. 36) 3. Kosen-rufu significa espandere legami di amicizia e fiducia. Rispettare, apprezzare e curare ogni individuo è la pratica del Sutra del Loto. Lo scopo è far emergere la bontà e l’umanità delle persone (p. 38) 4. I membri di una famiglia legati alla Legge mistica rimangono insieme per l’eternità nella dimensione più profonda della vita (p. 39) 5. Per elevare la condizione spirituale dell’umanità occorre creare una rete di persone dedite al bene, impegnate per la propria e l’altrui felicità (pp. 40-41) 6. La filosofia della rivoluzione umana, che insegna la trasformazione interiore individuale basata sul rispetto di ogni persona, disperderà l’oscurità e il caos che avvolgono il mondo. Il potere fondamentale risiede in noi esseri umani (p. 41)

Creare legami umani positivi sempre più numerosi è l’essenza di kosen-rufu Ampio estratto riveduto e aggiornato della lezione pubblicata sul mensile Daibyakurenge di giugno 2011 e su Buddismo e società n. 150, gennaio-febbraio 2012. Selezione a cura del Comitato di studio Attraversiamo un periodo di transizione e di grande cambiamento. Le norme e i valori della società moderna sono messi in discussione e occorrono nuovi approcci e prospettive. Ma quale dovrebbe essere la nostra base? Il Buddismo afferma chiaramente che dovrebbe essere il rispetto della dignità umana e della sacralità della vita. La missione fondamentale della religione consiste nell’ispirare e incoraggiare le persone a proteggere il benessere dell’umanità, ad apprezzare la vita e prendersene cura, a condurre un’esistenza più significativa. Il Buddismo del Daishonin è un insegnamento che ci aiuta a far emergere la forza di affrontare ogni difficoltà in questo mondo travagliato e pervaso dai conflitti. È un insegnamento che ci permette di accumulare indistruttibili “tesori del cuore”. Ovunque nel mondo le persone stanno rivolgendo la propria attenzione ai valori insegnati dal Buddismo del Daishonin, che trovano il loro fondamento ultimo nella presenza, dentro la vita umana, del potenziale della Buddità, uno stato di infinita purezza e forza. Il vasto movimento di base per la rivoluzione umana della Sgi, caratterizzato dagli sforzi incessanti dei membri volti a incoraggiare e sostenere le altre persone e a dimostrare che ogni individuo possiede dentro di sé il potere di superare ogni avversità, risplende come una luminosa fonte di ispirazione e speranza. Rinvigorire la vita delle persone L’eminente storico britannico Arnold J. Toynbee (1899-1975) scrisse nella sua prefazione all’edizione inglese del mio libro La rivoluzione umana: «La Soka Gakkai ha realizzato una stupefacente resurrezione post-bellica, un risultato che, dal punto di vista spirituale, eguaglia le realizzazioni materiali del popolo giapponese in campo economico».[ref]Daisaku Ikeda, The Human Revolution, Weatherhill Inc., Tokyo, 1972, vol.1, p. x (prefazione di Arnold Toynbee).[/ref] E proseguiva esprimendo le sue grandi aspettative nei confronti della capacità di influenza del nostro movimento a livello mondiale: «L’ascesa della Soka Gakkai nel dopoguerra non riguarda soltanto il paese in cui ha avuto inizio; la Soka Gakkai è già una realtà mondiale».[ref]Ibidem, p. xi.[/ref] Riconobbe inoltre che la Soka Gakkai stava realizzando la missione fondamentale della religione: ispirare le persone a sforzarsi in direzione dell’impegno spirituale che serve a rinvigorire non solo la loro vita, ma anche la società nel suo complesso.[ref]Cfr. Ibidem, vol. 2, pp. viii-ix (prefazione di Arnold Toynbee).[/ref] Credeva

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che questo fosse esattamente il compito della religione nella società contemporanea. Indipendentemente dai tempi, la strada per trasformare radicalmente il caos e la confusione della società umana viene tracciata da individui che coltivano saggezza e forza per creare una vita felice e vittoriosa. La rivitalizzazione spirituale delle persone è la chiave per realizzare ciò: nel pensiero e nella vita del Daishonin si ritrovano una filosofia piena di speranza e un modo di agire che la rendono possibile. Il Daishonin, che viveva nell’Ultimo giorno della Legge – un’epoca che aveva perso di vista l’enorme potenziale dell’essere umano e in cui la società funzionava sempre peggio – rischiò la vita nella lotta per sviluppare il potenziale verso il bene (le qualità positive) latente in tutte le persone. Lo scritto Lettera al prete laico Nakaoki ci offre una panoramica di questa lotta senza precedenti. «Ora io non sono un cittadino della capitale al centro del paese né il figlio di un generale in una regione di frontiera. Sono un figlio del popolo e vengo da una remota provincia. […] Tuttavia per ventisette anni, dal ventottesimo giorno del quarto mese del quinto anno di Kencho (1253) fino a ora, undicesimo mese del secondo anno di Koan (1279), non mi sono mai arreso e ho continuato a parlare ancora più forte, come la luna che cresce o la marea che si alza. Dapprima, quando io solo recitavo il Daimoku, coloro che mi vedevano, mi incontravano o mi udivano si turavano gli orecchi, mi gettavano occhiate furiose, storcevano la bocca, stringevano i pugni e digrignavano i denti. Perfino i miei genitori, fratelli, maestri e amici mi furono ostili». Un “figlio del popolo” dà inizio a una rivoluzione religiosa Nichiren scrisse questa lettera a 58 anni, il 30 novembre 1279, mentre si trovava a Minobu. È indirizzata a due seguaci dell’isola di Sado, il prete laico Nakaoki e sua moglie. Il Daishonin nutriva una profonda gratitudine per il padre di Nakaoki, il defunto prete laico Nakaoki no Jiro, che lo aveva sostenuto e assistito durante il suo esilio sull’isola (dall’ottobre 1271 fino al marzo 1274). Senza dubbio era molto felice che il figlio avesse una forte fede e si stesse sforzando in maniera ammirevole nella pratica buddista. In questa lettera, oltre a lodare la fede sincera del prete laico Nakaoki e di sua moglie, il Daishonin spiega l’importanza della sua battaglia. […] Spesso accade che lo spirito aperto, libero e progressista di un singolo individuo apra la strada a una corrente di pensiero completamente nuova. All’epoca del Daishonin, sette secoli dopo il suo avvento in Giappone, il Buddismo si era già diffuso in tutto il paese. A quel tempo l’insegnamento buddista era diviso in varie scuole tra le quali la scuola della Pura terra (Nembutsu), predominante fra la popolazione. In pratica il Budda Shakyamuni e il Sutra del Loto erano stati dimenticati. Nichiren apparve nel mondo in quel preciso momento storico per restaurare lo spirito originale del Buddismo. In questa lettera dichiara di essere «un figlio del popolo» nato in una remota provincia, lontana dalla capitale. L’unico modo per realizzare un cambiamento sostanziale della società nell’epoca malvagia dell’Ultimo giorno è la trasformazione interiore degli individui che vivono in quella società. L’espressione “figlio del popolo” può essere considerata una manifestazione dell’ardente desiderio del Daishonin di restituire autentico vigore alla gente comune e far rivivere lo spirito essenziale del Buddismo, dando per primo l’esempio in questa battaglia per la trasformazione interiore o rivoluzione umana. Tuttavia in quanto “figlio del popolo”, e dunque persona priva di potere o influenza, fu attaccato e calunniato da coloro che avevano legami con il potere secolare e dai preti di cui aveva smascherato le false pretese di autorevolezza in campo religioso. Le persone in genere non capivano il desiderio del Daishonin di mettere in grado ogni individuo di ottenere l’Illuminazione. Alcune non gli davano considerazione per ignoranza o indifferenza; altre, spinte dall’invidia o da interessi personali, gli erano apertamente ostili e lo avversavano; altre ancora, mosse da malevolenza e arroganza, lo molestavano e lo perseguitavano. In questa lettera il Daishonin ripercorre i ventisette anni della sua battaglia dalla prima volta in cui, il 28 aprile 1253, aveva recitato Nam-myoho-renge-kyo. E osserva che, negli anni seguenti, il suo insegnamento aveva cominciato a diffondersi ampiamente nel paese, al punto che adesso «un decimo del popolo del Giappone recita soltanto Nam-myoho-renge-kyo» (RSND, 1, 894). Osserva inoltre, però, che i suoi sforzi avevano suscitato un’opposizione e un’ostilità non comuni. In particolare, i seguaci della scuola Nembutsu di tutto il paese lo odiavano come se fosse il loro nemico giurato. Inoltre, gli attacchi contro di lui da parte dei potenti avevano raggiunto il culmine (nel 1271) https://buddismoesocieta.org/article/lettera-al-prete-laico-nakaoki-2/?print=print

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con la persecuzione di Tatsunokuchi e il successivo esilio a Sado (cfr. RSND, 1, 894). Quando il Daishonin afferma che una persona su dieci in Giappone aveva cominciato a recitare Nam-myoho-renge-kyo, possiamo supporre che fossero inclusi sia coloro che avevano immediatamente accettato la fede nel Sutra del Loto sia quelli che inizialmente vi si erano opposti. La sua potente convinzione, i suoi sforzi incessanti e la sua totale integrità toccarono profondamente la vita tanto di chi era aperto nei confronti dei suoi insegnamenti quanto di chi era contrario, conducendoli a formare un legame con la Legge mistica. Persecuzione di Tatsunokuchi ed esilio di Sado: il 12 settembre 1271 le autorità arrestarono il Daishonin, che fu condotto in una località alla periferia di Kamakura di nome Tatsunokuchi dove, con il favore delle tenebre, cercarono di decapitarlo. Quando il tentativo fallì, dopo circa un mese fu esiliato sull’isola di Sado, l’equivalente di una condanna a morte. Tuttavia, quando le sue predizioni di lotte intestine e invasione straniera si realizzarono, il governo lo perdonò e nel marzo 1274 il Daishonin fece ritorno a Kamakura. Sono le persone che diffondono la Legge Successivamente il Daishonin dice al prete Nakaoki e a sua moglie di aver combattuto instancabilmente per la felicità delle persone senza mai venir meno al suo impegno: «Tuttavia per ventisette anni […] non mi sono mai arreso». Il primo presidente della Soka Gakkai Tsunesaburo Makiguchi riteneva degne di nota queste parole, tanto che le aveva sottolineate nella sua copia degli scritti del Daishonin. Nelle sue lettere Nichiren descrive frequentemente le sue lotte, e lo fa per chiarire il proprio ruolo e la propria funzione alla luce del Buddismo. Ritengo che si sforzasse di spiegare il significato delle sue lotte affinché i discepoli potessero nutrire un’assoluta fiducia nel fatto che il suo era l’insegnamento corretto e si impegnassero con orgoglio al suo fianco, e potessero anche sviluppare una fede forte e incrollabile necessaria per il progresso di kosen-rufu. Il suo messaggio principale qui è avere l’orgoglio e il coraggio di un devoto del Sutra del Loto. Il Daishonin, il devoto del Sutra del Loto, abbracciò lo spirito autentico del Buddismo che il sutra illustra e lo praticò in esatto accordo con gli insegnamenti del Budda. Attraverso questa pratica devota giunse a incarnare nella propria vita la Legge fondamentale per il conseguimento della Buddità. La Legge, o insegnamento, è fondamentale nel Buddismo, non è un’astrazione separata dalla pratica concreta e dall’impegno personale. In realtà solo quando noi praticanti interiorizziamo e incarniamo la Legge nel nostro essere il suo potere comincia a manifestarsi concretamente in maniera vibrante. Solo allora le sue impareggiabili funzioni mistiche arrivano ad arricchire la nostra vita e la società. Come afferma il Daishonin: «La Legge non si diffonde da sola: poiché le persone la propagano, sia le persone che la Legge sono degne di rispetto» (GZ, 856).[ref]Da Hyaku Rokka Sho (Le centosei comparazioni).[/ref]Nella sua lotta per la propagazione il Daishonin non insegnò la Legge mistica solo con le parole e la teoria, ma ne dimostrò attivamente il potere con il comportamento e con l’impegno di una persona che crede e pratica la Legge mistica. Il Buddismo del Daishonin non esiste separato dagli sforzi per kosen-rufu nella vita reale. Di conseguenza, è importante che pratichiamo con lo stesso spirito del Daishonin, se vogliamo comprendere l’essenza dei suoi insegnamenti. Il maestro incarna e pratica la Legge mistica, i discepoli a loro volta si sforzano di fare lo stesso. Seguendo l’esempio del maestro e i suoi insegnamenti, continuano ad agire in prima persona per kosen-rufu. Questo è l’unico modo per avanzare. La vera trasmissione del Buddismo risiede in questo legame vivo fra maestro e discepolo. Dieci fanciulle demoni: dieci divinità femminili protettrici che appaiono nel ventiseiesimo capitolo del Sutra del Loto, Dharani, dove vengono chiamate “figlie dei demoni rakshasa” o “dieci rakshasa”. Esse fanno voto al Budda di proteggere e difendere i devoti del sutra. «Tuttavia, forse grazie alla protezione del Sutra del Loto e delle dieci fanciulle demoni (vedi box a p. 36) o perché il cielo riconobbe la mia innocenza, nell’isola, malgrado molti degli abitanti mi odiassero, c’era un uomo anziano chiamato il prete laico Nakaoki no Jiro [che mi aiutò]. Costui era avanti negli anni, era saggio, godeva di buona salute e della stima della popolazione locale. Forse perché questo venerabile uomo disse di me: “Questo prete non può https://buddismoesocieta.org/article/lettera-al-prete-laico-nakaoki-2/?print=print

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essere una persona ordinaria”, anche i suoi figli non mostrarono ostilità nei miei confronti. Poiché la maggior parte degli altri era al servizio di membri della famiglia Nakaoki, neanche essi tentarono di nuocermi di propria iniziativa e si attennero scrupolosamente alle istruzioni superiori. L’acqua può essere torbida, ma diventerà di nuovo limpida. La luna può essere nascosta dalle nuvole, ma riapparirà sicuramente. Allo stesso modo col tempo venne riconosciuta la mia innocenza e le mie predizioni si dimostrarono fondate. E, forse per questo motivo, nonostante i membri della famiglia Hojo e personaggi influenti insistessero perché non fossi perdonato, infine fui prosciolto dalla condanna all’esilio per decisione univoca del signore della provincia di Sagami[ref]Signore della provincia di Sagami: Hojo Tokimune (1251-1284), ottavo reggente del governo di Kamakura.[/ref]e feci ritorno a Kamakura». Il potere di trasformazione insito nelle relazioni umane I potenti temevano i grandi cambiamenti che il Daishonin stava avviando e cercavano di sbarazzarsi di lui. I funzionari del governo militare di Kamakura consideravano il suo esilio a Sado come una condanna a morte; erano certi che sarebbe stato ucciso dai suoi nemici o che sarebbe morto di fame. Come spiega lui stesso, esiliandolo sull’isola di Sado era questo il loro unico intento (cfr. RSND, 1, 894). Ma Nakaoki no Jiro abitava sull’isola di Sado; l’anziano prete laico protesse tenacemente il Daishonin su quell’isola remota, dove la fede nembutsu era ampiamente praticata e molte persone nutrivano odio e ostilità nei confronti del Daishonin. Nakaoki no Jiro era un capo della sua comunità e godeva di grande rispetto da parte di tutti per la sua posizione economica e sociale e il suo buon carattere. Anche se molti a Sado detestavano il Daishonin, Nakaoki no Jiro disse: «Questo prete non può essere una persona ordinaria» e con quest’unica dichiarazione trasformò completamente tutto il suo ambiente. La famiglia di Nakaoki no Jiro e i servitori seguirono i suoi desideri e non fecero alcun tentativo di recare danno al Daishonin. Era l’effetto delle funzioni protettive dell’universo che si manifestavano nel comportamento di Nakaoki no Jiro. Qui vorrei far notare l’umanità di Nakaoki no Jiro, il suo spirito umanistico. Di certo, per l’età e per il rispetto di cui era o...


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