Letteratura - Appunti di lezione 1-22 PDF

Title Letteratura - Appunti di lezione 1-22
Author alessandra susat
Course Letteratura latina
Institution Università Telematica Internazionale UniNettuno
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trascrizione delle lezioni di letteratura complete ...


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Una donna (lezione 1) Autrice: Sibilla Aleramo Trascorre la sua infanzia a Milano, frequenterà le elementari fino alla quinta. Si trasferì in un piccolo paese delle marche, posto in cui il padre doveva dirigere una fabbrica di prodotti chimici, in quel paese mancavano le scuole secondarie. Sibilla ebbe una cultura da autodidatta, lavorò nell’ufficio del padre dove conobbe l’uomo che avrebbe dovuto segnare negativamente la sua vita, ciò lo rende noto nel suo libro romanzo autobiografico. I primi capitoli rievocano un’adolescenza balda, temeraria e trionfante, parla di un padre idolato ed eccessivamente amato, in compenso una madre sopraffatta dal carattere autoritario del marito, rassegnata a lui e in fondo profondamente infelice. La madre è sconvolta dalla gelosia ed ha una malattia mentale che presto la porterà in manicomio. In seguito il rapporto di Sibilla con il padre va deteriorandosi, la ragazza scopre che lui ha una relazione con un’operaia della fabbrica, a questo punto il padre da semidio si rivela debole e colpevole, questo Sibilla non riesce a perdonarglielo. Per la prima volta avverte un forte senso di solitudine. A complicare le cose Sibilla venne stuprata da un uomo, così interruppe la sua adolescenza. L’uomo confuso e con forti sensi di colpa richiederà delle nozze riparatrici. Sibilla si sposerà sedicenne con quell’uomo e subito il suo romanzo entra in una zona d’ombra, da qua si incupirà sempre più. Quelle di Sibilla sono nozze infelici, “inizio di una tragedia silenziosa di una sposa infelice”. A questo punto il romanzo diventa veramente suggestivo e qui acquista la sua grandezza per due motivi: 1. È la prima apologia dello spirito femminile all’interno della letteratura Italiana del secolo scorso; 2. È un’approfondita storia della maturazione di una coscienza. La protagonista prova un profondo senso di estraneità verso l’ambiente provinciale in cui vive, è un’esistenza sottomessa al marito. È la storia di una donna che prova una forte pietà per se stessa ed è sempre più lucida con l’avanzare del romanzo. La scoperta dell’imminente maternità cambia la visione della vita di Sibilla. I due anni di matrimonio acquistano un senso profondo. Matura in lei un senso sempre più forte della socialità capisce che ci sono altri problemi più vasti dei suoi nel mondo. Capisce che ha una responsabilità di persona umana, nasce per lei l’impegno di scrivere un libro di amore e dolore che fosse straziante, fecondo inesorabile e pietoso. Sibilla riuscirà ad allontanarsi da quell’infelice nido domestico, lo farà dovendosi separare dal figlio, il marito le impedì di portarlo con lei. Si legherà a Giovanni Cena, colui che aveva fondato le scuole dell’agro romano per portare l’istruzione anche alle persone più povere. Sibilla lo aiutò in questo progetto ed in questi anni iniziò la stesura del suo romanzo. Inizialmente ebbe difficoltà di collocazione editoriale, fino a quando nel 1906 un imprenditore Torinese la pubblicò. Ebbe subito un’eco intensa e positiva, uscì una recensione sul corriere della sera la quale fece spopolare il libro.

Per Pirandello la chiusura doveva essere più drammatica. Un premio nobel della letteratura Francese aiutò nella traduzione del libro di Sibilla in francese, Sibilla attraverserà tutto il 900, nacque nel 1877 e morì nel 1960. Campana passò parte della sua esistenza in manicomi. La Aleramo fu influenzata dallo stile di D’Annunzio ed in particolare dai romanzi: il piacere e il fuoco. La linea stilistica è oppostitiva a grandi slanci emotivi e alla forte positività di quel periodo. C’è in Aleramo una spinta a trovare sempre una prosa contenuta e sobria, è una D’dannunziana che fa professione di anti dannunzianesimo, c’è un avvio di infanzia felice ma appena le cappe di negatività si accendono lo stile si fa controllato. Sibilla confessa di essere attratta dai romanzi di informazione, anche il suo romanzo doveva esserlo. Cerca di abbassare i toni per rendere più credibile l’atrocità degli eventi vissuti. 1950 Cecchi accetta l’invito di un editore che si dispone a scrivere un’introduzione per la ristampa di una donna. Non c’è scrittrice che non ammetta l’influenza che una donna ha esercitato sul proprio lavoro. L’influenza dell’Aleramo si è fatta sentire anche dal punto di vista poetico, lei si produsse molto come poeta dopo una donna.

Luigi Pirandello: il fu Mattia Pascal (lezione 2) Pirandello ha 36 anni quando inizia a scrivere il fu Mattia Pascal, vive a Roma, vi è giunto dopo essersi laureato a Bon. Nasce ad Agrigento e li si sposa ma solo a Roma si fa conoscere. Nel 1903 inizia la crisi economica per Pirandello, per questo si vede costretto ad accettare un anticipo monetario da Giovanni Cena per la stesura di un nuovo romanzo a puntate. Lo scriverà al capezzale della moglie senza avere un piano preparato di narrazione. Il romanzo uscì a puntate nella rivista “nuova antologia”, tra l’aprile ed il giugno del 1904. Mattia nasce e cresce in un paesino della supposta Liguria, rimane ben presto orfano di padre, sposato con Romina Salvatore la cui madre gli avvelena la vita. Vive una vita triste, sterile, lavora in una biblioteca, gli è stato dato un posto per pietà. Un giorno Mattia decide di fuggire da Montecarlo qua vince una grossa somma di denaro al casinò. Sulla via del ritorno su un giornale legge la notizia del suo suicidio. Dopo la scomparsa infatti è stato ritrovato il cadavere di uno sconosciuto che tutti hanno riconosciuto come Mattia Pascal. A quel punto Mattia decide di intraprendere una nuova esistenza con il nome di Adriano Meis, viaggia a lungo libero da qualsiasi preoccupazione ma non riesce ad avere un’altra vita a causa della mancanza dei documenti. A questo punto Mattia simula il suicidio di Adriano e torna nel suo paese nativo, qui però scopre che è impossibile anche riprendere la sua vecchia vita. Sua moglie si è risposata con il suo migliore amico, hanno avuto un figlio e lui è estraneo a tutti. Vivrà contemplando la vita degli altri e scrivendo le sue memorie. Questo è un romanzo diviso in tre parti ed ha una scrittura circolare (miragno, roma, miragno) ed il protagonista ha tre esistenze Mattia, Adriano e il fu Mattia. Il tema di questo romanzo è una sorta di viaggio a ritroso nella memoria di un personaggio ed il suo difficile rapporto con la verità. Questo viaggio nella coscienza si conclude con un fallimento.

Mattia non riesce a fuggire dal carcere dell’esistenza. Questo libro rappresenta la volontà della ribellione dell’individuo alle costrizioni dell’identità che viene lentamente in primo piano. Inizia con una vita molto grigia, quella in biblioteca, prosegue con la voluta estraneità dalla vita stessa e finisce con l’amara e scettica contemplazione della propria esistenza. Può andare a contemplarsi al cimitero sulla tomba. Pirandello spesso e volentieri arresta la narrazione del suo personaggio per aprirsi ad una serie di digressioni e riflessioni su aspetti dell’esistenza. Nel tredicesimo capitolo Pirandello si sofferma sul passaggio della tipologia di Oreste a quella di Amleto. L’Oreste antico. Cerchiamo di sottrarci al labirinto che l’esistenza stessa è per noi e cerchiamo di sottrarci, siamo dei ribelli e dobbiamo contemplare la miseria del nostro fallimento. Il romanzo è lungo in cui possiamo contemplare la nostra sconfitta ma possiamo anche aprire una nuova via di proiezione del nostro se indeciso, incerto, frammentario. La via della letteratura. 1905 nel marzo- maggio di quest’anno i libri di Pirandello aveva già fatto molto successo. L’attaccamento di Pirandello al libro nasce dal fatto di aver toccato un punto nevralgico della sua visione dell’esistenza. La vicenda di Mattia Pascal fu accusata di essere inverosimile e Pirandello smentirà queste teorie citando dei fatti di cronaca altrettanto inverosimili. Ci fu un interesse fortissimo del cinema straniero per trasformare il libro in pellicola. 1936 sempre in Francia compare la seconda versione de il fu Mattia Pascal, versione in cui Pirandello cura i dialoghi degli attori. Proprio in questo anno muore Pirandello. Inetto= l’impotente a vivere, colui che non ce la fa ad imporsi al giudizio degli altri, non riesce a realizzare pienamente le doti che ha Mattia, che è un inetto. Dal 1904 è impensabile che la letteratura si nutra con sé stessa, dovrà trarre qualcosa da altro come la filosofia, psicologia, sociologia ecc.. Mattia è il protagonista e la voce narrante del romanzo, Pirandello non usò mai la formula del monologo interiore. È il racconto in prima persona di sé di una personalità fragile, labile e contraddittoria, è quindi inevitabile che questo racconto assuma i ritmi stessi del flusso di coscienza. È uno dei pochi lavori affrontato in prima persona perché la terza garantisce una certa oggettività. Con la prima persona il racconto diviene un caleidoscopio frantumato, una narrazione estremamente labile e contraddittoria in cui i punti di vista, apparentemente uno solo (quello della voce narrante) si moltiplicano in tanti punti di vista e sta al lettore trarre una sorta di periodico consuntivo.

Italo Svevo (lezione 3) Svevo ha sempre avuto difficoltà a trovare un editore. 1892 nell’autunno di quest’anno pubblica a proprie spese il suo primo romanzo, una vita, questo romanzo provoca un eco scarsa e circoscritta. 15 giugno- 8 settembre 1898 esce selenità a puntate su un quotidiano, dopo di che Svevo lo pubblicherà sempre a proprie spese.

1919 inizia a scrivere la coscienza di Zeno e la pubblicherà sempre a sue spese presso l’editore cappelli, la pubblicazione avviene nel 1922. Una sola recensione a questo romanzo, quella di Silvio Benco, recensione positiva con qualche riserva. Un anno dopo ci fu una proposta di traduzione di una parte della coscienza di Zeno da parte di un Francese. Finalmente tra novembre e dicembre su una rivista importante viene pubblicato un articolo con il titolo inequivocabile omaggio a Italo Svevo da parte di Eugenio Montale. 1 febbraio 1926 si inizia a parlare di Svevo in Francia come il primo romanziere d’analisi che abbia prodotto l’Italia. La coscienza di Zeno è il racconto di sé da parte di Zeno cosini, diviso in una prefazione, un preambolo e sei capitoli. La prefazione è di un certo dottor S. che ha preso in cura il paziente Zeno Cosini e lo ha invitato a tenere un diario della propria malattia. Non si capisce se è una malattia mentale o fisiologica. Alla prefazione segue il preambolo con l’attacco del diario che ci presenta il protagonista come malato di un morbo che lo porta ad avere dentro di sé ogni impulso all’azione. Si consuma in un’indifferenza costante eppure è un uomo lucido, molto intelligente e dotato di una capacità di introspezione molto forte che tuttavia si esaurisce in se stessa. Il primo capitolo è intitolato il fumo, è tutto sottolineato da un’ironia molto sottile, un capitolo in cui Zeno parla del proprio vizio al fumo e dei suoi ripetuti tentativi di smettere, ogni sigaretta dovrebbe essere l’ultima ma non sarà mai così. Così vediamo un personaggio che non è in grado di far diventare realtà ciò che progetta a livello di intenzioni. Il secondo capitolo è intitolato la morte di mio padre, anche esso è l’analisi di un difficile rapporto tra padre e figlio, con uno schiaffo è il modo in cui viene sottolineato il difficile rapporto tra i due. Il terzo capitolo di intitola la storia del mio matrimonio, è molto significativo e racconta come Zeno si sia innamorato della più interessante di tre sorelle Ada, ma poi costei corteggiata goffamente da lui preferisce un candidato più brillante Guido, allora Zeno sposa la sorella Augusta, molto meno desiderata. Ad Augusta Zeno rimane legato da un sincero ma tiepido affetto, lei gli garantisce ciò che vuole, una comoda vita familiare. Il quarto capitolo si intitola la moglie e l’amante, Zeno in questo capitolo trova un’amante, una ragazza piuttosto insignificante che non riesce a coinvolgerlo completamente. Il quinto capitolo si intitola storia di un’associazione commerciale, narra dei rapporti tra Zeno e Guido, suo cognato narra di un iniziale rapporto di diffidenza poi di solidarietà ma Guido alla fine si rivela tanto debole e incapace quanto Zeno. Guido muore a causa di un errore con i sonniferi Zeno allora è costretto ad occuparsi dei debiti del cognato defunto, qui avrà un riavvicinamento ad Ada, tra i due sembra rinascere una certa affinità ma Zeno stenta ad impegnarsi. Il sesto capitolo si intitola psicoanalisi, il protagonista dichiara di non credere alla psicoanalisi, crede infatti che sia la fonte di molte malattie. Zeno si crede un malato eccezionale di una malattia a percorso lungo. Il romanzo è la storia della sua vita e delle sue opere. Zeno è un inetto, figura tipo del romanzo del 900. L’umorismo di Zeno esiste parodizza i rituali della più tipica esistenza borghese. Questo è l’ennesimo romanzo sul doppio. Svevo scrive in una lettera: quando ero lasciato solo cercavo di convincermi che ero io stesso Zeno. Questo è il primo romanzo in cui la psicoanalisi è entrata prepotentemente. Il rapporto tra Svevo e la psicoanalisi è fortemente ambiguo la terapia psicoanalitica si è volta a correggere le frustrazioni dell’uomo ma non può salvare totalmente il salvabile.

Il rapporto tra Zeno e i protagonisti degli altri due romanzi Alfonso Mitti nel caso di una vita e Emiglio Brentoni nel caso di senilità, Zeno è vicino a questi due personaggi ma tra i tre abbiamo esiti diversi. Zeno è l’individuo più compromesso, la sua è una personalità in frantumi. L’ironia è quella facoltà di giudicare con distacco critico la relazione che si instaura tra un soggetto e il reale. LA COSCIENZA DI ZENO ELEMENTO PARATESTUALE Come prima cosa bisogna descrivere la composizione del romanzo in tutte le articolazioni tra testo e paratesto, per fare ciò può essere utile dividere il testo in alcuni paragrafi: Possiamo trovare gli elementi paratestuali interni: 

La prefazione del dottor S.



Il preambolo di Zeno



Il racconto finale di Zeno in forma di diario

Possiamo trovare però anche degli elementi paratestuali sterni 

Il titolo la coscienza di Zeno (titolo ironico che presenta il problema la coscienza si contrappone all’inconscio)



Il nome e pseudonimo dell’autore Italo Svevo (il suo reale nome era Aron Hector Schmitz, il suo pseudonimo stava ad indicare le nazioni di cui si sentiva parte Italia e Austria)

Le parti nel mezzo del libro possiamo riconoscerle però come elementi testuali: 

La morte del padre



Il fumo



La moglie e l’amante



La storia del matrimonio



La storia di un’associazione commerciale

Probabilmente se pensiamo al paratesto interno l’elemento principale è la prefazione del dottor S, è così che il dottore nella coscienza di Zeno ha un triplice ruolo, quello di autore, curatore del testo, e dottore. Esso lo vediamo emergere come ispiratore del testo, è nella prefazione che viene svolta la funzione informativa sulla genesi dell’opera. Il dottore diviene un ispiratore del testo, ne impone la scrittura, chiudendo la prefazione con i tre punti di sospensione fa vedere uno degli spiragli maggiori che porteranno poi al fondo bucato del romanzo. Grazie alle parole del dottor S il lettore può capire il punto di vista dell’analista. Alla fine del romanzo Zeno Cosini confesserà di non credere ai reali benefici della psicoanalisi anzi pensava che fosse proprio la terapia a far ammalare le persone, nonostante ciò Zeno alla fine del romanzo si considerò guarito.

Carlo Emilio Gadda (lezione 4)

Nasce a Milano il 14 novembre 1893. Gadda a poco più di 30 anni si sente vecchio. Il padre lavorò tutta la vita con la seta, si sposò in seconde nozze con un’insegnante di francese, ebbe tre figli:   

Carlo; Clara; Enrico.

Carlo studia tutta la sua vita a Milano, per compiacere la madre si iscrive alla facoltà di ingegneria, nel giugno 1915 deve interrompere gli studi per andare a combattere. Tornato alla vita civile riprende gli studi e si laurea. Le sue prime esperienze professionali sono coerenti con la laurea, queste esperienze le farà in Argentina. 1920 si laurea, 1924 partenza per l’Argentina e ritorno in Italia. Lascia per un attimo l’ingegneria per partecipare al concorso di un romanzo inedito ma dovrà riprendere a lavorare e non lo pubblica. A Roma dirige la costruzione di vari impianti di ammoniaca sintetica. Finito questo periodo andrà a lavorare per il vaticano. Intanto pubblica il primo libro “il castello di Udine” Carlo su questo libro raccoglie molti articoli e vince un premio letterario. Quattro aprile 1936 muore la madre di Carlo. Dopo la morte della madre comincia a scrivere la cognizione del dolore. Vende la casa per pagare i debiti del padre. I primi sette tratti della cognizione del dolore Gadda li pubblica nella rivista letteratura, per tre annate. A Firenze entra nel più prestigioso cerchio dei letterati degli anni 40, qua avrà modo di conoscere i maggiori critici. Questo romanzo vedrà la luce solo nel 1963. Gadda aveva la volontà di non pubblicare mai ciò che scriveva perché li trovava pericolosi. Nel 1963 però pubblicò la cognizione del dolore con Einaudi. La vicenda è ambientata in un paese immaginario del sud America tra la fine degli anni 20 e la fine degli anni 30. C’è un’anziana signore ed il figlio un uomo profondamente vecchio nella mentalità, ama il silenzio attorno a lui, è incapace di inserirsi nella civiltà che lo circonda. La madre sogna che il figlio si inserisca nella civiltà. Tra loro ci sono molti personaggi secondari verso cui Gonzalo rivela tutto il proprio odio. La villa in cui i due vivono viene distrutta da un fulmine. Si dice anche che Gonzalo sia avaro, lui ha la gotta. Gonzalo ha un distacco dai vivi più patito che voluto. La seconda parte del romanzo vede il rapporto tra mamma e figlio sempre più esasperato, la mamma perde il figlio in guerra e vede la sua anima sempre più incupita avverte il rancore da parte del figlio verso di lei. Il libro si conclude con un disperato abbraccio tra madre e figlio. Gadda non finiva mai i libri per la paura sopracitata. La difficoltà di Gonzalo a vivere nel mondo viene ricondotta a una matrice culturale, tutt’altro avrebbe voluto fare Gonzalo come Gadda. Gonzalo è indifferente all’imbecillaggine del mondo. Incapace di avere un rapporto con gli altri. Vive con il ricordo di un’infanzia scarsa di dolcezze dai familiari. Gonzalo vive con il desiderio di assassinare la madre ma non lo farà. Il romanzo è scritto in un registro comico quindi in basso stile.

Elio Vittorini (lezione 5) Nato a Siracusa nel luglio del 1908, primo di quattro figli il padre è un ferroviere. Segue il padre nei suoi spostamenti. 1821 fugge da casa utilizzando i biglietti che hanno dato al padre come lavoratore nelle ferrovie. 16 anni lascia gli studi di ragioneria per entrare in contatto con alcuni anarchici. Poi parte e trova lavoro a Gorizia. 1826 stabilisce i contatti con alcuni letterati del tempo. A 24 anni si sposa con Rosa Quasimodo, legge i primi scrittori del novecento ed avrà un primo figlio. Nel dicembre del 29 si trasferisce a Firenze dove prende contatti con alcuni scrittori, Elio trova lavoro fisso come correttore di bozze. 1831 pubblica il suo primo libro piccola borghesia; 1832 vince il premio per miglior diario di viaggio in Sardegna; 34-36 due gravi incidenti, un primo strettamente fisico, un’intossicazione da piombo (nascita del secondo figlio), il secondo un trauma politico, nel luglio del 36 scoppia la guerra di Spagna, Mussolini si mette dalla parte di Franco e questo ammala Vittorini. Vuole espatriare ed aiutare gli spagnoli a combattere. Conversazione in Sicilia è stato pubblicato nel 38 e l’ultimo nel 39, racconta di un viaggio di ritorno, l’io del narratore si trova in uno stato di inerzia spirituale. Riceve una lettera dal padre che gli dice di aver lasciato la madre in Sicilia per un’altra donna, a questo punto Silvestro torna in Sicilia dalla madre. Sul traghetto Silvestro vede tutti che mangiano pane e formaggio mentre alcune persone mangiano solo un’arancia, lui si riconosce in loro. Giunto alla stazione di Siracusa Silvest...


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