Letterature Comparate De Cristofaro 8 PDF

Title Letterature Comparate De Cristofaro 8
Author francesca capitani
Course Letterature comparate
Institution Università degli Studi dell'Aquila
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Summary

Riassunto dettagliato del capitolo 8 del manulae di Letterature Comparate di F. De Cristofaro...


Description

8 CANONE E CANONI 8.1 I CLASSICI E IL CANONE

Il canone letterario può essere definito come il repertorio delle opere sulle quali si fonda una tradizione letteraria. Sarebbe difficile affrontare la discussione sul canone senza fare riferimento al termine di classico. Questa parola indica quegli autori appartenenti ad una classe superiore le cui opere sono veicolo di quei valori con cui si costruisce una società. I classici costituiscono un elemento fondamentale nello studio della tradizione. Quando Voltaire scoprì che l'Academie française stava per pubblicare classici francesi, fu soddisfatto che il suo popolo potesse dare una forma alla sua lingua. Il classico quindi non è solo il cittadino di classe superiore, ma anche l'antenato, colui che viene prima, che influenza ed informa il presente. Quando si parla di classici si pensa in particolare alle opere del mondo greco e latino. Il sostantivo latino canon viene dal greco e può avere due significati: può indicare un'unità di misura o una lista. Due significati che sono legati e che passeranno a definire l'elenco dei testi che definiscono il lascito di una determinata istituzione, organizzazione o collettività. L'esempio più immediato è quello dei testi sacri, il canone biblico è l'insieme di quei testi che nel corso dei primi concili della chiesa sono stati considerati come contenti il messaggio originale di Dio. Nella formazione del canone del biblico non solo l'inserimento o l'esclusione dei libri ha una grande importanza ma anche la stessa posizione è determinante. Nell'età ellenistica ad esempio il canone indicava un catalogo di libri degni di essere studiati e trasmessi. Una delle caratteristiche del classico è il suo valore morale, la sua capacità di innalzare spiritualmente chi venga investito dalla sua opera civilizzatrice. Nell'800, la letteratura assume alcuni dei compiti riservati alla religione e alla filosofia. Mattew Arnold affermava di considerare la poesia come unica forza capace di portare uguaglianza tra gli uomini. Richards considerava invece il cattivo gusto come radice di tutti i mali della società. T.S. Eliot in una visione più recente (1919) considerava una visione trans-storica del canone per cui le grandi opere della tradizione sono sempre presenti nelle opere dei grandi autori del presente. I monumenti del passato vengono cambiati solo dall'opera veramente nuova. 8.2 CANONI

Per Eliot il classico è l'opera d'arte che esprime il momento di maggior maturità di una cultura, indipendentemente dal piacere che si ha nel leggerla. In questo si differenzierebbe dalla grande opera “veramente nuova”, quella che cambia la tradizione che la precede e informa quella del futuro. Eliot nello spiegare i presupposti teorici della propria definizione di classico fa riferimento alla comunità interpretativa, fatta di persone mature e colte che sanno riconoscere una tale qualità. Questo atteggiamento di apertura nei confronti della comunità interpretativa fa parte di un'apertura della critica su una nuova tematica che è quella della RICEZIONE DI UN TESTO. L'attenzione della critica si è spostata gradualmente dall'autore al testo e dal testo al lettore. Hans Robert Jauss è il fautore della cosiddetta scuola della ricezione. Sosteneva un vero e proprio cambio di paradigma, sostenendo che per giudicare il fatto letterario fosse importante concentrarsi non solo su produzione e aspetto filologico, ma anche sulla ricezione e sugli aspetti legati alla comunicazione. Importante è il concetto di orizzonte d'attesa, ovvero quell'insieme di convenzioni situate nel tempo e nello spazio, che fanno parte dell'esperienza condivisa dei lettori e dei produttori letterari. A grandi linee potrebbero dirsi le aspettative legate a particolari esperienze di lettura quanto al canone e al mercato editoriale.

Dagli anni Sessanta e Settanta il dibattito sul canone e sul discorso pedagogico (di utilità formativa, morale ecc.) s’intreccia con il discorso politico e culturale. I subalterni cercano di far sentire la propria voce cercando di influenzare la formazione di un canone o di proporre dei canoni alternativi, i cosiddetti anti-canoni. Risale già al 1908, ad esempio, il tentativo di stabilire un canone di autrici letterarie che includesse Jane Austen, Elisabeth Browning, George Eliot e così via. Una schiera di donne messe praticamente a tacere dalle misure restrittive dell'educazione e della società patriarcale. Dopo la Seconda guerra mondiale queste spinte diventano proposte concrete di cambiamento. La storia del canone, come dice Fusillo, ci insegna che alcuni generi prima esclusi dall'ambito letterario sono diventati poi parte integrante del canone, viceversa altri che vi appartenevano sono stati progressivamente esclusi (come la filosofia, storiografia ecc.). Si mette in evidenza dunque la mutevolezza del canone, esso comprende anche degli elementi extraletterari, Terry Eagleton, nel 1983, sostiene che l'estetica è politica. Secondo la studiosa i concetti di letteratura e canone vanno ridiscussi poiché sono dei modi per mascherare l'imposizione di determinati valori che servono gli interessi di una classe dominante, formata per lo più da uomini bianchi. Per la Eagleton i grandi classici dovrebbero essere studiati in un'ottica di discourse analysis o di cultural studies, includendo anche letteratura popolare. La subordinazione del campo letterario a quello economico e politico è infatti innegabile, l'acquisizione di capitale da parte di autori subalterni ai quali viene concessa parola grazie a pubblicazioni, premi letterari rappresenta una concessione di spazio dall'alto, ad un'apparente alterità addomesticata ed omogeneizzata. Harold Bloom, negli anni Novanta, acquisisce una sorta di opposizione controriformistica, che pone l'accento sul valore estetico di un'opera. Il canone occidentale di Bloom si basa su una difesa del “genio”. Il canone è dunque, per Bloom, un retino ermeneutico che tiri fuori dal mare della letteratura gli autori più importanti dell’Occidente, facendo riaffiorare la loro dirompente forza estetica. Il canone per Bloom non ha nulla di educativo e di moraleggiante, non proietta modelli di comportamento sociale, ma è propriamente qualcosa di interno, di genetico, di immanente alla letteratura, il principio dinamico di una storia letteraria che si modifica, si amplia, si restringe. Il canone è l’insieme delle esperienze letterarie che contano per la loro stessa forza, che hanno arricchito e modificato la tradizione occidentale, irrompendo dentro di essa immettendovi qualcosa di essenziale e determinante: esperienze capaci di durare per la loro innata forza estetica, fatta di originalità, capacità cognitiva ed esuberanza espressiva. Negli Stati Uniti, negli anni Ottanta, Bill Readings affermava che il canone è uno strumento di negoziazione identitaria. Negli Stati Uniti che fondano la propria unione non sul popolo ma bensì sul contratto sociale, per canone s’intende un corpus di testi dal valore pedagogico: il SILLABO, corpus di opere che si usa in classe. In questa atmosfera culturale si arriva alla rivolta di Stanford del 1987, durante la quale si assiste ad una protesta degli studenti per la presenza di un'unica lista di classici obbligatoria per tutti. Ne conseguì una moltiplicazione delle liste di lettura che divennero otto. 8.3 LE STORIE LETTERARIE E IL CANONE

Stabilire un canone significa selezionare quello senso le storiografie letterarie rappresentano quanto politica ed ideologica sia la funzione momenti della storia delle nazioni e come la legata ai tempi e ai luoghi in cui viene prodotta.

che è importante ricordare. In questo un caso emblematico, che chiarisce del canone: in particolare in alcuni sua formazione sia necessariamente

Il Romanticismo è l'epoca delle storie letterarie, esempi di questo tipo di storiografia esistevano già prima, ma è con la formazione degli stati nazione che la storia letteraria di un popolo diventa la sua auto-biografia, il racconto del suo costruirsi e ritrovarsi. Nelle parole di Thomas Carlyle, 1831: “la storia della poesia di una nazione è l'essenza della sua storia politica, economica, scientifica e religiosa”.

Per definire questa essenza non bastano le storie letterarie, ma ci sono una serie di operazioni come i grandi classici pubblicati dalle accademie nazionali, alle celebrazioni di nascita e morte degli autori. La formazione di un canone nazionale è spesso parte di più ampie politiche di invenzione e tradizione, che forniscono a una comunità il proprio passato, ma che spesso contribuiscono a creare la comunità stessa. Un esempio può essere quello della storia irlandese nel periodo tra l’800 e il ‘900, in cui la formazione di un canone irlandese risulta un’operazione politica (dato che nella maggior parte degli stati europei la spinta romantica stava finendo), questa viene attuata attraverso il recupero di una tradizione folklorica dimentica che si unisce alla letteratura di lingua irlandese del tempo. Negli Stati Uniti la formazione di un canone autoctono segue la strada indicata dalla guerra di secessione e dalla separazione con l’Inghilterra, ciò nonostante si inizia a parlare di un canone unicamente americano solo all’inizio del ‘900. La storia letteraria italiana in età preromantica includeva ancora diversi influssi di altri popoli, come gli etruschi. In epoca romantica invece una caratteristica delle opere italiane consiste in una visione teologica rivolta a leggere la storia della letteratura e di un popolo come la completa espressione del suo spirito nazionale. Mentre si formavano le nazioni occorreva quindi narrarle, nel caso specifico dell’Italia, significava scrivere storie nelle quali lo spirito nazionale italiano, la sua nascita e il suo sviluppo, veniva narrato come in un romanzo. È soprattutto in Italia e in Germania che si diffonde il concetto di Weltliteratur, ponendo l’accento sulle componenti nazionalistiche. Nell'opera ‘’la storia della letteratura italiana’’ (1870) di Francesco De Sanctis, che a Napoli aveva la cattedra di letterature comparate, la storia della letteratura è vista come uno spirito italiano verso la costituzione dello Stato. Si recuperano infatti i padri, Dante, Boccaccio, Petrarca in cui si individuano i caratteri più utili alla costruzione della nazione italiana. Così il fiorentino Dante e il cosmopolita Petrarca diventano emblemi della passione italiana. Si può paragonare il caso di Dante a quello di Shakespeare in Inghilterra, entrambi diventano le basi sui quali fondare il canone nazionale e man mano vedono salire il proprio status a quello di tesori nazionali. È chiaro che per far ciò la narrazione di una nazione non utilizza solo inclusioni ad hoc, ma addomestica ciò che può risultare estraneo al racconto, o lo esclude del tutto. 8.4 CANONE, CENSURA, TRADUZIONE

Per una definizione all’evoluzione interna al canone letterario può essere utile far riferimento alla storia dei polisistemi di Even-Zohar, riprendendo alcune teorie sulla stratificazione del sistema letterario, Even-Zohar si propone di spiegare le modalità del cambiamento del gusto letterario studiando l’alternanza dei generi e modi diversi, canonizzati e non. Secondo Zohar quando un elemento del sistema diventa centrale (ad esempio il romanzo nel XVIII secolo) questo prende il posto di ciò che occupava il centro prima, spostandolo in secondo piano. Alla base di questa teoria c’è quindi un confronto tra centro e periferia del sistema, il rapporto tra canonicità e non canonicità, questo rapporto è essenziale per spiegare l’evoluzione del sistema letterario. Non è

l’opera in sé ad essere canonica, ma è il modo in cui il sistema (costituito da elementi extra letterari) legge e fa diventare canoniche le opere. L’ingresso di opere straniere fornisce dati importanti sui valori letterari egemoni in una data cultura; importando e traducendo opere non solo si accresce il loro valore e la canonicità di opere straniere ma si agisce anche sul sistema letterario interno. Dopo una traduzione il canone e il sistema letterario possono subire delle modifiche, cambiare o conformare il proprio status. La storia della letteratura è ricca di casi in cui una traduzione ha influenzato un’intera generazione di autori, come il caso delle poesie di Ossian ad opera di James Macpherson, che diedero una spinta cruciale alla stagione preromantica, o come le traduzioni a opera di Foscolo di alcune opere di Laurence Sterne risultano decisive per la nascita del romanzo umoristico. La riscrittura di opere classiche può portare a una riconferma del canone, attraverso l’omaggio, o una ridiscussione, o una parodia o una critica. Questo porta anche a una continua attualizzazione dei classici. Queste traduzioni possono essere anche bloccate dalla censura come nel caso del periodo fascista, nel 1934 ci fu una circolare che imponeva la censura preventiva, fino ad allora la censura delle traduzioni avveniva solo dopo che esse venivano pubblicate. Anche il canone limita l'espressione attraverso gli stessi modi della censura. Esso impone dei vincoli formali e generici. Esiste infatti una censura più silenziosa e pervasiva, che non solo limita l’espressione, ma la rende anche possibile e comunicabile attraverso una serie di limitazioni linguistiche, formali, morali, politiche, ideologiche. Il campo letterario viene infatti sempre “amministrato” e “regolato’’....


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