Lezione 04 - Le cinque età della comunicazione PDF

Title Lezione 04 - Le cinque età della comunicazione
Course Linguaggi della televisione e del giornalismo
Institution Università Telematica Internazionale UniNettuno
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Trascrizione accurata lezione 4...


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LINGUAGGI DELLA TELEVISIONE E DEL GIORNALISMO Lezione n. 4: Le cinque età della comunicazione

Gentili studentesse e cari studenti, questa lezione del corso di Linguaggio del giornalismo e della televisone è dedicata alle CINQUE ETÁ DELLA COMUNICAZIONE.

Dobbiamo subito domandarci “Come mai andare a ricercare un po’ all’indietro, anzi molto all’indietro quali sono le età che hanno preceduto il nostro momento? Forse non sarebbe

più semplice descrivere come stanno adesso le cose? Come funziona il giornalismo oggi? Come va la televisione? Come va Internet, eccetera, eccetera?”. Beh questo sarebbe molto utile. È utile e sarà fatto, però è anche importante andare a cogliere i passaggi preliminari, quelli che ci hanno preceduto perché possiamo dire con una immagine che l’uomo è un po’ come un grosso platano, una pianta di alto fusto che quando viene tagliata, voi sapete, dentro di sé ha tutti i cerchi che rappresentano i vari anni in cui ha continuato a sviluppare la sua corteccia, ed andare a cogliere i cerchi precedenti significa capire come è fatta la pianta oggi. Ecco l’uomo dentro di sé raccoglie le cinque età della comunicazione. Quindi le cinque età della comunicazione non sono solo un retaggio storico, ma sono anche una dimensione contemporanea, un modo d’essere che ha lasciato dentro ciascuno di noi delle tracce che vengono ripetute attraverso ovviamente la trasmissione biologica della vita e anche, molto più importante, attraverso l’educazione che riceviamo. Quindi affrontiamo bene queste cinque età della comunicazione, rapidamente, cogliendo il frutto che esse possono offrirci per la comprensione più approfondita dell’epoca in cui stiamo vivendo. Gli argomenti che fanno parte di questa lezioni sono i seguenti: Innanzi tutto una PREMESSA che abbiamo intitolato “Il buio prima della luce”, evidentemente c’è un momento in cui arriva la luce. La luce a cui noi ci riferiamo è la LUCE della EVOLUZIONE dei PROCESSI di COMUNICAZIONE nel genere umano, perché quella dei dinosauri ci interessa da un punto di vista evidentemente di scienze naturali, ma non ci interessa direttamente per quanto riguarda il nostro discorso sulla comunicazione (salvo il film, diciamo così, preistorici, ma quello sono la parte quasi irrilevante della comunicazione nel suo insieme), o E abbiamo quindi una PRIMA ETÁ che poi analizzeremo nei nostri argomenti che è l’ETÁ della ORALITÁ, che noi abbiamo

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impersonato, abbiamo rappresentato attraverso la figura e l’epopea del più grande poeta dell’antichità che è stato OMERO; o Abbiamo una SECONDA ETÁ, quella della SCRITTURA, in cui come vedremo non vi è solo il libro da leggere, anzi il libro da leggere verrà molto dopo come vedremo, ma la SCRITTURA serviva soprattutto a DECLAMARE, era praticamente il CANOVACCIO, la SCENEGGIATURA, chiamiamola così con un termine moderno, di rappresentazione pubbliche, teatrali ed anche non teatrali; o Abbiamo poi la TERZA ETÁ, che è quella della STAMPA, l’epopea, la “GALASSIA GUTENBERG” per usare un titolo famoso che si deve al genio di Marshall McLuhan, “La Galassia Gutenber”; o QUARTA ETÁ è quella della ELETTRICITÁ e qui abbiamo la fortuna che il personaggio emblematico di questo periodo è un italiano, è la “GALASSIA

MARCONI”, è la galassia introdotta da Guglielmo Marconi; o Ed abbiamo in fine la QUINTA ETÁ, quella contemporanea che anche questa è elettrica, non è che manca l’elettricità oggi, è supporto ma si è evoluta in strumenti più sofisticati che sono dovuti all’organizzazione DIGITALE dell’INFORMAZIONE, cioè la QUINTA ETÁ è quella del DIGITALE e l’abbiamo chiamata la “GALASSIA BILL GATES” o forse possiamo chiamarla forse la “galassia di Zuckerberg” e di altri personaggi che stanno diventando, sono protagonisti di questo cambiamento.

Ebbene partiamo quindi dal primo punto: la premessa “Il buio prima della luce”. “Che mondo sarebbe senza parole?” è una domanda retorica, ma che ci fa capire quanto è IMPORTANTE la PAROLA, quanto è IMPORTANTE il LINGUAGGIO a tal punto che senza scomodare molti studiosi, che potrebbero essere messi in campo, il LINGUAGGIO viene considerato CONSUSTANZIALE [Che

ha una sola e

medesima natura e sostanza, con riferimento alle tre persone della Trinità]

all’UOMO. L’UOMO e il LINGUAGGIO sono

praticamente ASSIMILABILI, non esiste uomo senza linguaggio e questo credo che sia un punto su cui non possiamo che essere d’accordo. “Ma il linguaggio come si ARTICOLA?” Si articola non solo nella PAROLA, ma anche in SEGNALI e COMPORTAMENTI COMUNICATIVI, anzi sono soprattutto i comportamenti quelli che segnano

più profondamente le relazioni interpersonali. Quando si dice ad una persona “hai un bel sorriso” oppure “mi tieni il muso” non è una cosa indifferente, soprattutto se il rapporto con questa persona è un rapporto prossimo, affettivo, familiare, e quindi i COMPORTAMENTI e i SEGNALI sono un elemento che dobbiamo tenere nel dovuto conto. Poi abbiamo la COMUNICAZIONE che è GESTUALE. Anche in questo stesso momento in cui voi mi state ascoltando non conta solo quello che dico, ma conta anche lo sforzo, o almeno lo spero che si percepisca, con cui cerco di essere persuasivo, con cui cerco di esprimere in un modo efficace, magari muovendo anche questa penna che ho in mano involontariamente: ecco il linguaggio GESTUALE, ma quante parole noi accompagniamo con il gesto della mano? Senza volerlo, istintivo, perché l’unità della nostra struttura comunicativa ci porta a gestire contestualmente diversi CANALI che sono quelli della PAROLA, quelli del GESTO, quello VOCALE e quello VERBALE. Vedremo la differenza tra VOCALE e VERBALE, ma l’anticipiamo subito: VOCALE significa EMETTERE UN SUONO , anche il cagnolino che possiamo avere a casa, o il bulldog, oppure il nitrito del cavallo sono elementi vocali con cui questi nostri compagni nella vita si fanno anche capire e quindi il VOCALE è proprio non solo della specie umana, ma anche della specie animale; il VERBALE è solo della specie umana ed significa

l’ARTICOLAZIONE DEL LINGUAGGIO che poi vedremo meglio. Ecco la parola ARTICOLAZIONE è una parola importante, perché significa che non c’è solo una emissione di suoni come potrebbe essere un guaito, ma c’è una loro organizzazione. Con organizzazione esprimo delle vocali in un certo modo, dal punto di vista sonoro, dei suoni che corrispondono a vocali a consonanti, consonanti arrotate come la “R”, organizzazione, delle “Z”, cioè vale a dire che c’è una COSTRUZIONE, che fra l’altro frutto ovviamente non solo della natura, ma dell’uso dello strumento naturale per arrivare evidentemente ad emettere dei suoni significativi per potere comunicare in modo dettagliato con l’interlocutore. Ecco le parole che in questo momento sto pronunciando non sono generiche, fanno parte di una trasmissione di conoscenza molto articolata attraverso appunto lo strumento VERBALE ARTICOLATO, attraverso le PAROLE. Ebbene non è sempre stato così evidentemente. I SEGNALI DI FUMO, come potete vedere nella slide che adesso sta apparendo, hanno costituito la possibilità di superare le DISTANZE. Come dicevo l’uomo ha combattuto con la sua FISICITÁ, ha combattuto quindi da una parte con la DISTANZA, per superare le DISTANZE che separavano uomo da uomo, gruppo da gruppo, paese da paese. Ha combattuto per superare evidentemente anche il tempo, per mantenere cioè MESSAGGI, le COMUNICAZIONI nel TEMPO, e quindi abbiamo da una parte appunto i SEGNALI di FUMO come SUPERAMENTO della DISTANZA, oppure i FUOCHI, oppure per quanto riguarda il mare le BANDIERE, la SEGNALZIONE mediante le BANDIERE ed ha combattuto anche per il superamento del TEMPO e in questo senso qui le PITTURE RUPESTRI che spesso rappresentavano semplicemente il numero degli animali posseduti nel greggio, nella mandria,

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ecco hanno consentito di superare il TEMPO, di trasmettere di generazione in generazione un patrimonio cognitivo, magari molto, molto elementare, embrionale sempre più evoluto. Quindi la parola si è manifestata, direbbe McLuhan, ha detto McLuhan, la prima

TECNOLOGIA PORTATILE che l’uomo si è portato addosso. Oggi possiamo pensare di portarci addosso un piccolo registratore per registrare per esempio un avvenimento, una telecamera, ma in realtà il primo elemento che noi portiamo addosso è la nostra stessa persona, la voce con cui ci esprimiamo, la parola che emettiamo e che è la cosa più semplice, più naturale attraverso la quale possiamo metterci in contatto con chi ci è vicino o anche a volte, attraverso le nuove tecnologie, con chi ci è lontano. Nello stabilire, e questo è un altro punto sempre di questa premessa, il rapporto, che esigerebbe un intero trattato dal punto di vista fisiologico, tra CERVELLO - LINGUAGGIO – PENSIERO. Ecco pensiamo, ad esempio riguardo a questi tre elementi, che noi nel nostro cervello possiamo immagazzinare soltanto i suoni che sono da esso catalogati come percepibili e quindi occorre sempre tenere conto del rapporto che esiste tra lo strumento che porta, il mezzo che porta, che veicola la comunicazione e l’organo di ricezione, il nostro (uso una banalità) computer personale che è quello che sta nella nostra testa che è l’organo di ricezione, quello preposto a ricevere ed elaborare i dati. Andiamo avanti e vediamo quali sono state appunto le ETÁ della COMUNICAZIONE, anzi sarebbe più proprio dire torniamo indietro ed andiamo a considerare la prima età.

Ce le ricordiamo quali sono le età? Ripassiamo, sono: 1. l’ORALITÁ, 2. la SCRITTURA, 3. la STAMPA, 4. l’ELETTRICITÁ, 5. il DIGITALE. Ecco partiamo dalla prima, appunto, l’ ORALITÁ emblematizzata da OMERO. Naturalmente è un’età che prima di arrivare a Omero è durata migliaia, migliaia, migliaia di anni prima che l’uomo potesse perfezionare questo strumento che si trovava addosso che era appunto la POSSIBILITÁ della PAROLA, la possibilità della TRASMISSIONE ORALE (“ORIS” vuol dire “attraverso la bocca” dal latino) della comunicazione, dei messaggi. Possiamo quindi dire che anche l’USO ARTICOLATO, che già accennavamo prima, cioè non fatto dalla pura emissione di suoni, come può fare anche il bambino piccolo che si fa capire per emettere uno stato di disagio, perché ha fame, perché ha sete, non solo questo, ma una ARTICOLAZIONE di SUONI, molto più ricca, molto più capace di trasmettere messaggi complessi è stato

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evidentemente, come abbiamo detto appunto nella slide, una GRANDE CONQUISTA. Ma una conquista ancora maggiore, in questa epoca della pura ORALITÁ, in cui l’uomo poteva soltanto parlare con l’altro suo simile e non aveva degli altri strumenti più complessi per arrivare a distanza o per mantenere evidentemente nella memoria quanto è stato detto, il messaggio che è stato comunicato, ecco tutto questo si riassume nella SFIDA della MEMORIA. L’ORALITÁ è un’epoca che tra l’altro in questo momento viene profondamente rivalutata, perché la nostra (epoca), un grande studioso Walter Ong, uno studioso di una università americana, di Saint Luis, ha definita, la NUOVA ORALITÁ, siamo nell’epoca della Nuovo Oralità, quindi oggi riviviamo quella esperienza. La più grande sfida è costituita dalla CONSERVAZIONE del MESSAGGIO, l’USO della MEMORIA, cioè la pura ORALITÁ, cioè il puro trasmettere un messaggio VOCALE, VERBALE, è effimero perché quando è finito non è più riproducibile a meno che non ci sia una tecnologia che lo accolga, ma all’epoca di Omero questo non c’era e spesso neppure oggi quando siamo sprovvisti di uno strumento di conservazione del messaggio. Quindi ecco che la SFIDA della MEMORIA diventa il grande problema dell’epoca di

Omero, il grande problema dell’ORALITÁ. Adesso ci sono tanti gruppi, per esempio che cercano di recuperare la memoria delle cose dette, magari anche semplicemente qualche decennio fa senza che fossero registrate, ci sono per esempio dei gruppi di donne, ormai divenute anziane che ripercorrono i canti delle mondine che sono un patrimonio, o altri gruppi che ripercorrono i canti della Prima Guerra Mondiale. Ecco sono TECNICHE di RECUPERO della MEMORIA e della CONSERVAZIONE del MESSAGGIO ora che ne abbiamo gli strumenti, ma allora certi strumenti non c’erano e allora “come si poteva conservare il messaggio in quei millenni e millenni in cui l’uomo cominciò ad usare la parola in modo articolato, ma non aveva gli strumenti della conservazione? ”. Ecco che nasce in un certo modo, c’è tutt’ora, non è l’unica istanza che la fa nascere, ma la POESIA diventa un elemento DETERMINANTE. Diventa un’ESPRESSIONE che spesso è ITERATIVA (iterativa vuol dire che viene ripetuta diverse volte) e FORMULAICA, cioè nel RIPETERE consiste l’ARTE della MEMORIA, consiste anche l’ARTE dell’EDUCARE, e quindi ecco che in tutta l’epoca della ORALITÁ, l’ITERAZIONE e le FORMULE prevalgono. Pensiamo a due casi che sono arrivati fino ad oggi, che sono per esempio alcune FORMULE, alcune PREGHIERE che vengono dette tutt’ora in chiesa, magari ancora oggi in latino un Pater Nostro ed una Ave Maria o qualche altra preghiera da parte di persone che magari il latino neppure lo conoscono, ma che costituiscono un modo attraverso cui si scava ancora nella memoria e si mantiene vivo un rapporto in questo caso non solo con i propri simili, ma addirittura con l’aldilà. Ecco quindi che la POESIA assume un ruolo molto, ma molto rilevante. Questo anche nei PROVERBI, nei proverbi che sono spesso molto saggi esiste questa iterazione, la BREVITÁ; in fondo i proverbi sono l’anticipazione potremmo dire del TWITTER, vale a dire della CONCISIONE, per poter ricordare dei messaggi brevi che hanno poi anche delle formule, magari di assonanze, di rime, che ci consentono la conservazione della memoria. Credo anche che possiamo dire che in tutta l’ORALITÁ vi sia una CONVIVENZA PIÚ SOLIDALE. È una cosa molto semplice che l’ORALITÁ crei una CONVIVENZA più SOLIDALE, nel senso che l’ORALITÁ, il MESSAGGIO, la COMUNICAZIONE arriva soltanto là dove la voce viene percepita e quindi la SOLIDARIETÁ, SOLIDITÁ e SOLIDARIETÁ di un gruppo, pensiamo per esempio non solo ad una famiglia, ma un gruppo di “cortile”, come ancora adesso in qualche case esiste, qualche architetto ancora oggi immagina di poter costruire quei tipi di

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comunità solidale, solidale nato dal fatto che la comunicazione arriva soltanto dove la voce viene ancora percepita. Quindi abbiamo una SOCIETÁ, una CULTURA nell’epoca della ORALITÁ che sono oggetto oggi di studi molto approfonditi ed in un certo modo possiamo dire di RIMPIANTI riguardo ad un tipo di società successiva che come vedremo assumerà caratteristiche molto diverse. La SOLIDARIETÁ diciamo così e la SOLIDITÁ del rapporto ORALE viene determinato anche dal fatto DIALETTALE. Per esempio se noi andiamo in qualsiasi parte del nostro paese e passiamo di paese in paese, noi vediamo che il dialetto si evolve, è SIMILE, quasi lo stesso, non c’è lo stacco come poi vedremo ci sarà tra una LINGUA di una nazione e la LINGUA di un’altra nazione, ma questo lo vedremo dopo quando introdurremo il secondo punto che è quello della SCRITTURA, perché la SCRITTURA, eccoci che ci arriviamo, LA SCRITTURA: IL LIRBO DA DECLAMARE.

La SCRITTURA a delle FORME di CONSERVAZIONE formidabile evidentemente del MESSAGGIO. Tutto il patrimonio che la civiltà ellenica e la civiltà romana hanno portato fino a noi sappiamo che si è mantenuto attraverso i CONVENTI, cioè attraverso gli AMANUENSI, attraverso la PAROLA SCRITTA. Però la PAROLA SCRITTA comporta anche diciamo così l’inconveniente rispetto a quella PARLATA, che là dove si fissa in una formula scritta, in un SEGNO SCRITTO, là dove si fissa in un SEGNO SCRITTO viene meno, c’è una CESURA, viene meno la continuità che invece la PURA ORALITÁ comporta, come dicevo passando da un paese ad un altro paese e trovando delle piccole varianti attorno dialetti praticamente del tutto SIMILARI. La SCRITTURA porterà invece ad avere LINGUE tra loro molto, molto DIVERSE, o meglio non è che le creerà le lingue, ma almeno registrerà la presenza di lingue molto diverse.

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Quindi risolve il problema del TEMPO, della CONSERVAZIONE del MESSAGGIO nel TEMPO. Non più le PITTURE RUPESTRI, non più la tradizione ORALE, non più soltanto le FORMULE e i PROVERBI, ma anche la carta, o la PERGAMENA SCRITTA attraverso gli amanuensi. I SUPPORTI della SCRITTURA via, via, si evolvono, prima di arrivare alla carta stampata che sarà una evoluzione formidabile, teniamo conto per esempio tutt’ora l’Enciclopedia Treccani assicura che la carta della Enciclopedia Treccani è garantita per cinquecento anni, ecco quindi ci rendiamo conto che le PERGAMENE, i ROTOLI, le TORAH e tanti altri supporti sono arrivati dalla civiltà anche giudaica, dalla civiltà cristiana fino a noi. Nel campo della SCRITTURA dobbiamo distinguere due tipi di ALFABETI. È una cosa molto, molto, semplice, sono due famiglie che poi si articolano in una serie di SCRITTURE molto, molto, diverse, ma che hanno delle caratteristiche abbastanza emblematiche: da una parte abbiamo gli alfabeti IDEOGRAMMATICI e dall’altra abbiamo gli alfabeti FONETICI. Gli ALFABETI IDEOGRAMMATICI, come dice la parola, rappresentano praticamente il CONCETTO, l’IDEA, l’OGGETTO che si vuole rappresentare. Se si dice una casa, per esempio la parola casa, essa viene rappresentata attraverso una casa stilizzata, e sono tipici soprattutto di alcune civiltà orientali. L’ALFABETO FONETICO non ha questa rappresentazione diretta dell’OGGETTO, anche le pitture rupestri rappresentando l’animale erano ideogrammatiche, l’alfabeto fonetico invece rappresenta non più l’oggetto, non più o l’idea dell’oggetto, il tavolo reale o il tavolo stilizzato, ma rappresenta le parole, i SUONI che vengono emessi per descriverlo, quindi da una parte l’ideogramma rappresenta il tavolo, dall’altra invece l’alfabeto fonetico rappresenta la “T”, la “A”, la “V”, la “O”, la “L” e la “O” della parola “TAVOLO”. Allora si dirà “ma perché questi due alfabeti?” Perché l’uomo è stato sempre alla ricerca di forme espressive ed ha trovato evidentemente la possibilità di battere due strade tra di loro molto diverse, ma l’alfabeto FONETICO che è più complicato di quello IDEOGRAMMATICO da un punto di vista concettuale, perché se io rappresento invece del “tavolo” una “casa” in modo ideogrammatico la cosa è intuitiva, mentre se io devo dire “CASA”, “C”,”A”,”S”,”A” e dall’altra parte “TAVOLO”, “T”, “A”, “V”, “O”, “L”, “O”, devo dare due passaggi: prima devo tradurlo in VOCE e poi devo tradurlo in SEGNO. Ebbene perché questa complessità viene privilegiata? Per un semplice fatto che i FONEMI, cioè vale a dire i SUONI FONDAMENTALI con cui si esprime una LINGUA sono molto, molto meno numerosi degli oggetti che abbiamo attorno. Mentre gli oggetti sono centinaia, migliaia, i fonemi possono essere ridotti, anche se la cosa non è così semplice perché ci sono molte sfumature che possono sfuggire, gli oggetti possono essere ridotti al suono che viene necessario per esprimerli e quindi abbiamo alfabeti da venticinque lettere, per esempio ventuno erano quelle italiane, ma insomma mediamente sono venticinque lettere, mentre abbiamo degli alfabeti ideogrammatici con migliaia di segni, ed è anche per questo che i paesi come la Cina, il Giappone, eccetera, eccetera, quando usano il computer poi finiscono spesso per usare l’inglese, quindi ridursi e tornare ad un alfabeto di tipo fonetico. Questo è quello che nella storia dell’uomo si è sviluppato che adesso sembra la cosa più naturale del mondo, ma che in realtà è stata una evoluzione quanto mai complessa e lenta. Quindi abbiamo, sempre nell’età della SCRITTURA, una PRODUZIONE, RIPRODUZIONE, CONSERVAZIONE dei MANOSCRITTI. Prima ho accennato già nella slide precedente l’importanza del LIBRO da LEGGERE, perché il Libro da Leggere? Perché il libro aveva una sua PRODUZIONE molto COMPLESSA, cioè vale a dire fare un libro significava commissionare ad

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un amanuense, come si potrebbe oggi commissionare un oggetto, insomma un artigianato molto complesso, che prendeva magari un mese di lavoro, quindi molto costo, molto ingombrante, molto oneroso ovviamente e quindi la produzione degli amanuensi era una PRODUZIONE PREGIATA, per quello soltanto in ambienti collettivi e prevalentemente nei conventi m...


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