Lezione 26 - La comunicazione dialogica PDF

Title Lezione 26 - La comunicazione dialogica
Author Mario Pompei
Course Sociologia della comunicazione
Institution Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
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La comunicazione dialogica Il quadro che emerge dalla globalizzazione è che ci possono essere situazioni di forte crisi, ovvero situazioni in cui si creano delle aspettative di peggioramento della riproduzione della comunicazione. Il caso della pandemia è diventato l’emblema di questo tipo di cosa. La crisi può essere avviata da conflitti distruttivi o irruzione dell’imprevedibilità che crea effetti catastrofici (es. pandemia) Come si fa a prevenire o evitare le crisi? Non si fa, è l’effetto dell’autopoiesi e di ciò che accade nell’ambiente. Non si può sapere cosa succederà in futuro, come andrà avanti l’autopoiesi  prevenire o evitare è impossibile. Nella sdf, in particolare in ogni sottosistema, la crisi ha effetti rilevanti nella società. La crisi può partire dappertutto. La crisi è minacciosa per i codici dei sottosistemi. Es. pandemia nasce da sistema della medicina  effetti su tutti gli altri sottosistemi, si sono dovuti modificare i codici, si amplifica. Le manifestazioni della crisi amplificano le aspettative di peggioramento. La crisi poi viene amplificata ulteriormente dall’interdipendenza tra i sistemi di funzione. La crisi di ciascun sistema si ripercuote sugli altri e sulla società complessiva. La segmentazione politica globale impedisce di prendere provvedimenti di prevenzione delle crisi. Ogni stato nazionale lavora al suo interno, non ha preoccupazione per l’esterno. Quattro tipi di minacce globali: 1. Aumento delle disuguaglianze e produzione di etnocentrismo 2. Deficit di gestione delle decisioni e conflitti distruttivi 3. Diffusione di malattie letali 4. Distruzione progressiva del pianeta Scienza e minacce Il sistema della scienza aiuta molto a contrastare le minacce globali. Dovrebbe risolvere i problemi e creare condizioni migliori di vita, benessere e comunicazione MA la scienza (soprattutto le scienze sociali) viene accusata di proporre troppi punti di vista diversi  si dimostra incapace di oggettività (e quindi di affrontare le minacce)  c’è uno scetticismo alimentato dai suoi effetti collaterali (es. armi nucleari) e dai suoi fallimenti. Internet diffonde lo scetticismo (mancanza di autorità epistemica) L’altro tentativo di contrastare le minacce globali sono i movimenti di protesta La protesta si è spostata sul problema del disastro ambientale (green new deal). Ma cosa può fare? Cosa può fare di concreto? Debolezza dei movimenti: possono protestare, spingere a fare qualcosa, ma non accedere alla comunicazione fondamentale (politica, economia) per cambiare realmente qualcosa. La difficoltà è accentuata dalla segmentazione della politica globale Debolezza della sdf: - assenza di vertice/centro  impedisce un trattamento unitario delle minacce globali, non c’è qualcuno che guida tutti per combattere qualcosa, non si è compatti - autonomia dei sottosistemi  ciò frammenta il trattamento delle minacce globali. Diventa difficile coordinare tutte le esigenze che nascono dopo un problema. Es. pandemia  pressione all’economia, pressione agli ospedali, pressioni al sistema educativo… - interdipendenza tra i sottosistemi: una minaccia tocca pian piano tutti i sistemi perché essi sono interdipendenti. Le interdipendenze accrescono le minacce globali Persistenza delle forme gerarchiche Ciò crea difficoltà nel contrastare minacce globali. Sono forme gerarchiche diverse. - Nella sdf alcuni ruoli di prestazione hanno delle possibilità decisionali superiori ad altri ruoli (questo è il primo tipo di gerarchia) - nella segmentazione politica globale presenta un’altra forma di gerarchia data dalla volontà di potenza degli sytati nazionali. Es. USA volevano contrastare Russia  c’è l’idea che c’è un noi superiore al loro che porta a conflitto Le conseguenze di questi due fattori sono emarginazione e discriminazione (donne, migranti, disabili, stati sottosviluppati, bambini…) e patologie della comunicazione. Le difficoltà, i problemi sono accresciute dalla persistenza di forme gerarchiche di vario tipo ! Le forme gerarchiche non sono sempre un problema, lo sono quando si dà valore alla partecipazione attiva, quando si dà la possibilità agli individui di esprimersi autonomamente, di esercitare diritti e di contribuire al cambiamento sociale (agency). Quando si alzano queste possibilità le forme gerarchiche creano un problema perché cercano di limitare le libertà degli individui. Nella sdf c’è stata una crescita del valore della persona a partire dagli anni ’60  la forma gerarchica viene vista sempre di più come un problema. Avere una catena gerarchica non è particolarmente utile in questo mondo. Va bene quando la parte bassa del popolo non ha peso nella società. Oggi il popolo incide fortemente grazie ai social, quindi la gerarchia non può funzionare. Nelle ultime settimane, per esempio, la questione dei trasporti è stata molto criticata: perché non ci sono autobus per portare i bambini a scuola? La risposta è stata che sono stati messi a disposizione i fondi troppo tardi, quando oramai il guaio era fatto. Questo è dovuto alla lentezza della forma gerarchica: dall’alto arriva l’ordine, che viene passato ad un ufficio, servono firme, carte ecce cc. Questo non va bene, bisogna creare una partecipazione attiva, efficace ovunque. Ognuno deve avere la percezione di essere un individuo attivo, altrimenti i problemi persistono.

Le forme gerarchiche possono essere eliminate? Nella storia della sdf c’è stato un incremento di partecipazione attiva, prima con un allargamento degli elettori, c’è stata un’eliminazione delle discriminazioni (donne, neri, lgbtqi, bambini…)  la storia della sdf è una storia di riduzione delle gerarchie e aumento della partecipazione. Il problema è che la produzione di forme gerarchiche è rimasta: con la globalizzazione nella segmentazione politica e nella sdf a causa di una situazione di forte pressioni tra sistemi. Partecipazione attiva significa creazione di imprevedibilità. Abbiamo già visto che l’imprevedibilità non si può eliminare nella comunicazione, ma questa è stata sempre considerata un problema: la tendenza a limitare o impedire l’imprevedibilità generata dall’azione. L’imprevedibilità è positiva solo nei sistemi di comunicazione interpersonale intima. Quindi tutto questo si tende ad eliminarlo perché imprevedibilità significa incertezza. L’imprevedibilità viene considerato un rischio perché appare scriteriata e arbitraria. Facciamo fatica ad accettare qualcosa di arbitrario, es. virus. Se noi facciamo un progetto migliore, più razionale eviteremo i problemi. Il problema però andrebbe visto dal punto opposto: questa programmazione razionale può sostituire l’imprevedibilità? Es. misure contro virus  lui continua a vincere perché è imprevedibile.  forma dialogica di comunicazione. Forma che fatica a proporsi, che c’è, ha molti limiti ma appare come una possibile alternativa per gestire l’imprevedibilità. È efficace? Non ci sono elementi per dirlo. È nata come conseguenza del periodo dei movimenti culturali, dove le forme rigide e gerarchiche non sembravano funzionare bene, c’era stata una nuova visione della partecipazione. I concetti che escono sono quelli di mediazione, dialogo Codice: distinzione tra equità/iniquità riferita alla distribuzione della partecipazione attiva. Si vuole arrivare ad una uguaglianza nella forma di equità della partecipazione. Questa idea è una nuova concezione del concetto di uguaglianza. È una questione di come si partecipa alla comunicazione. Tutti quelli che partecipano devono esprimersi allo stesso modo, altrimenti non c’è dialogo Posizionamento: personalizzazione dei ruoli (sensibilità ed empowerment). Se non c’è un’importanza della persona nel ruolo non ci può essere dialogo, perché i ruoli non comprendono l’equità. Empowerment= indica che ci partecipa ha delle opportunità. Forma di aspettative: affettiva (abbinata a una forma cognitiva o normativa). Ci si aspetta l’imprevedibilità dell’espressione personale ma nell’ambito di sistemi dove comunque si propongono delle norme o ci si aspetta un cambiamento. Non ha senso dire che chi si ama dialoga, ha senso chiedersi se si può creare dialogo in sistemi sociali dove sono importanti le gerarchie. E’ importante perché introduce dialogo senza eliminare i ruoli, aspettative di cambiamento e norme. La forza del dialogo è che non rivoluziona completamente la società, lavora all’interno dei sistemi sociali introducendo rivoluzioni per far funzionare meglio i sistemi La forma dialogica promuove posizioni e narrazioni diverse e alternative tra loro. È diversa dalle forme gerarchiche che privilegiano le forme di narrazione come monologhi, perché una persona prende decisioni anche per altre persone. La forma dialogica incoraggia comunicazioni tra ruoli diversi, posizioni divere. Introduce la possibilità di coordinarsi, discutere, lavorare insieme  la forma dialogica promuove equità, sensibilità per le espressioni personali ed empowerment della partecipazione attiva nei sistemi di comunicazione basati sui ruoli. L’agency viene attribuita a tutti i partecipanti e ciò apre div erse possibilità di agire per via della disponibilità di partecipazione di ogni individuo  una forma dialogica può trasformare i sistemi di funzione orientando e selezionando processi di comunicazione al loro interno, assegnando importanza alla persona, all’equità e alle aspettative affettive; gestisce l’imprevedibilità dell’azione, quindi della comunicazione Limit Il potenziale trasformativo della forma dialogica dipende da tre fattori: - importanza dell’interazione - specificità dei presupposti strutturali (sistemi sociali in cui la partecipazione attiva è importante). Es. nel sist. economico il dialogo è difficile perché la competizione è talmente importante che è impossibile dialogare. Es. vaccini: che senso ha avere così tanti vaccini? È una competizione, quindi ognuno ha i suoi partner ecce cc - situazione storica (importanza della personalizzazione nella società). Quanto cresce l’importanza della persona nella società? Possiamo aspettarsi un’ulteriore insistenza dell’importanza della persona? Se sì, possiamo aspettarci che il dialogo diventerà sempre più importanza. Ultimamente però non è l’importanza della persona a crescere, bensì l’individualismo: la gente pensa all’aperitivo piuttosto che salvare vite nell’ospedale La forma dialogica nasce nella sdf. Il dialogo può essere inteso come un’espansione della sdf occidentale. Qualche anno fa si è dato spazio alle forme culturali asiatiche, ovvero una variante un po’ più collettivista, dove il dialogo è meno rilevante. Il dialogo può essere accettato dall’ibridazione della società globale o viene visto come un’espansione della differenziazione per funzioni nel mondo? E quanto è efficace la forma dialogica?

Forma dialogica come coordinamento riflessivo della comunicazione

Sembra che tutti partecipino, ma in realtà la forma dialogica richiede un coordinamento riflessivo. Il dialogo mette in evidenza e ragiona sui modi in cui la comunicazione viene prodotta, mettendo in evidenza diverse possibilità. Come un mediatore coordina un’interazione, allo stesso modo nella forma dialogica ci vuole un coordinamento. Il coordinamento è dato da facilitazione e mediazione: facilitazione della partecipazione attiva… 1. Producono e diffondono l’equità, l’empowerment e sensibilità per le espressioni personali 2. Promozione di espressioni personali: motiva i partecipanti, con riduzione o annullamento delle strutture gerarchiche della comunicazione Sono spesso situazioni dove l’interazione è importante Sistemi di facilitazione e mediazione 1. Facilitazione dell’espressione personale nel sistema dell’educazione 2. Facilitazione nei meeting organizzativi 3. Mediazione dei conflitti 4. Mediazione linguistica 5. Comunicazione centrata sul paziente 6. Trattamento dei problemi nella comunicazione intima La comunicazione dialogica da sola non si attiva attraverso la facilitazione si può attivare Facilitare e mediare significa aiutare ad esprimere vari punti di vista in modo dialogico giungendo a qualche conclusione, in modo che non diventi una pratica dispersiva, che non arriva ad un punto In questi sistemi si richiede un0’asimmetria, ovvero un mediatore o qualcuno che coordina, ma non è gerarchia: è un’asimmetria necessaria, ma chi coordina non ha potere, ha un ruolo di aiuto per produrre le condizioni per cui si arrivi attraverso il dialogo ad una conclusione Nei sistemi sociali nei quali si afferma la forma dialogica, gli effetti sono - aumento dell’apertura al possibile e dell’imprevedibilità della partecipazione - promozione di equità nella distribuzione di decisioni e conoscenza - Riduzione delle strutture gerarchiche

Il dialogo è interculturale? Nella dinamica West/Rest c’è l’idea che si possano avere relazioni interculturali positive che si oppongono all’etnocentrismo. Se vediamo la forma dialogico vediamo che non è centrata sulle differenze culturali, ma sulla persona  le differenze culturali sono ammesse sono se sono ammesse le espressioni delle persone. Se queste nascono nel dialogo allora va bene trattarle perché si apre una riflessione sul modo in cui una persona presenta la sua cultura.  una forma dialogica introduce narrazioni personali, non differenze culturali, e non ammette differenza culturali se non sono espressione delle persone (riflessione sull’appropriazione personale della cultura). Limit del dialogo nella comunicazione mediatca Il sistema dei media fa fatica ad introdurre il dialogo per via della spettacolarizzazione, con internet si ha a dissoluzione dell’autorità epistemica  non ci sono forme di dialogo ! programmi specifici possono assumere una forma dialogica, come la documentazione di processi comunicativi, presupposti strutturali identità dei sistemi. Nei blog c’è di tutto tranne dialogo, anzi spesso ci sono conflitti distruttivi. MA alcuni siti specifici o programmi possono avere dialoghi, per esempio documentando di processi comunicativi si può discutere, creare posizioni, ma allo stato attuale è molto improbabile che il sistema dei media crei una situazione di dialogo. Forma dialogica e cosmopolitsmo La narrazione del cosmopolitismo è vecchia, appartiene al XVIII secolo: è un progetto illuminista di una nuova società fondata sull’affermazione di diritti e pace universali. L’individuo può girare liberamente il mondo e di sentirsi cittadino ovunque. E’ un’idea illuminista che prevede un grande cambiamento, i diritti umani e la pace possono essere universali Oggi il cosmopolitismo è l’affermazione dei diritti umani in forme politiche e giuridiche che definiscono i criteri della cittadinanza. I diritti umani riguardano la persona, il primato della persona nella società globale. Questo rende possibile di vivere ovunque MA cosa succede con l’arrivo dell’idea di diversità culturale? Vivere ovunque significherebbe essere accettati e accettare le forme culturali che ci sono in un luogo, c’è una reciprocità  il cosmopolitismo è una forma in cui i diritti personali e i diritti delle culture si combinano: sia il diritto degli esseri umani di avere diritti, sia differenze culturali in cui tali diritti possono essere riconosciuti. Quindi si cerca di mettere insieme diritti delle persone e diritti delle culture. Infatti ci sono molte critche al cosmopolitsmo: - si è detto che è una narrazione di élites culturali, che non tiene conto della disuguaglianza nella società globale  è un progetto che non corrisponde alla condizione attuale nella società globale ed è un progetto ambiguo: crea valori diversi 8ibridazione, universalismo, essenzialismo della diversità culturale) È un progetto che propone un’idea molto avanzata, ma molto ambigua e molto attuabile Può una forma dialogica promuovere il cosmopolitsmo?

Questa forma potrebbe essere promossa da organizzazioni transnazionale (ricerca scientifica, onu, eu…) ma è un successo limitato ed è la base nella differenziazione per funzione (sospetti) Una questione che è nata negli ultimi anni è la cooperazione partecipata: - promozione di equità nella cooperazione - decisioni dal basso verso l’alto (bottom up) e pari diritti tra partner della cooperazione nell’interazione locale. Es. Sono le grandi potenze mondiali a decidere le sorti dei paesi in difficoltà. Il problema è che i fondamenti dello sviluppo sono ancora definiti unilateralmente, c’è ancora il west e il rest, non c’è ancora pari peso nella società globale. Es. la pandemia colpisce di più i paesi poveri rispetto a quelli ricchi. Quindi complessivamente manca ancora una possibilità reale di forma dialogica in un sistema cooperativo Dunque? È impossibile progettare una forma dialogica della comunicazione: è una forma contingente di gestione dei rischi dell’imprevedibilità. Promuove condizioni difficili da realizzare in base alle forme gerarchiche dominanti e alla narrazione della razionalità. In tutti i casi ci vuole disponibilità dei partecipanti nel creare dialogo. Il dialogo promuove queste condizioni che sono difficili da realizzarsi se ci sono forme gerarchiche. Può realizzarsi se c’è una riduzione dei modelli classici originati dalla cultura europea. Non c’è alcun dubbio che c’è un aumento dell’esperienza di imprevedibilità nella società globale, è importante riflettere su come gestirlo. MA - non c’è ancora una quantità sufficiente di studi che descrivano la forma dialogica  è difficile proporla - è troppo presto. La sperimentazione per un periodo storico molto breve e in situazioni delimitati non dà certezza - è imprevedibile anche l’affermazione della forma dialogica La cosa interessante è che dagli anni ’80 si è iniziato a riflettere su tutto ciò, è diventato sempre più importante l’esigenza di far partecipare i pazienti nella com. medica, i bambini nella com. educativa, è importante la leadeship nei meeting…...


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